Proman dal Piz d'la Vugia - Valgrande
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La cima del Proman, complessa montagna al confine tra Ossola e Valgrande, normalmente viene raggiunta lungo il sentiero segnalato che passa dalla Colma di Premosello ma può essere salito in modo molto più avventuroso partendo direttamente da Cuzzago o da Nibbio, con percorsi in piena wilderness che regalano sensazioni impagabili.
Qualche anno fa lo avevo salito da Cuzzago per il Cröt del Busin Lung, ripido canalone dal fondo erboso che un tempo veniva utilizzato dai cacciatori di camosci. Questa volta il programma prevede la salita del versante Sud del Piz d'la Vugia, l'articolato contrafforte del Proman che incombe su Cuzzago, lungo il percorso seguito dagli animali che raggiungono la cima della montagna dalla zona del Mot Gianin.
I due itinerari differiscono per la parte iniziale: dopo il Pass Barozz (intaglio posto a circa 1740 m sulla cresta Sud del Proman) i due percorsi coincidono.
Entrambe le possibilità sono state documentate sul sito di Ferruccio (qui e qui), che questa volta non è della partita. Sono con Fabrizio, compagno di poche ma memorabili avventure, tutte caratterizzate da un impegno fisico non indifferente...
Avvertenze
Percorso impegnativo, lungo e molto faticoso ma caratterizzato da un continuo di panorami mozzafiato. Il passaggio selettivo coincide con il primo tratto roccioso, ovvero la paretina che precede il rudere del Mot Gianin (quota 1150 m IGM). C'è un unico punto in cui siamo riusciti a passare, usando come appiglio una ginestra che condivide la stessa zolla di terra con un rovo...
Più in alto, spesso è difficile per l'occhio raccapezzarsi nel disordine di rupi e canaloni ma i passaggi alla fine si trovano e non comportano mai difficoltà eccessive (max II).
Notevole l'esposizione in alcuni tratti in cui si traversa su erba seguendo esili tracce di camosci.
Non c'è acqua lungo l'intero percorso.
Il percorso
Da Cuzzago seguiamo le indicazioni per la linea Cadorna. Superato il ponte sul Rio dei Mulini, proseguiamo dritti arrivando sulla strada tagliafuoco che risale il versante.
All'ottavo tornante, imbocchiamo il sentierino (non indicato) che si stacca sulla destra per il Sasso Grande. Si tratta di un percorso scomodo in cui i segni di vernice, pur presenti, sono a tratti nascosti dalla vegetazione che sta soffocando il sentiero, soprattutto nel tratto iniziale.
Ad ogni modo, senza particolari difficoltà, arriviamo ai ruderi del Sasso Grande o Alpe Sostenna 878 m (1:30). Fino a qui si può arrivare anche da Nibbio lungo il percorso noto da precedenti visite. Difficile dire quale delle due opzioni sia la più vantaggiosa, non trattandosi comunque di percorsi comodi...
Il sentiero prosegue a sinistra dell'alpe, segnalato da bolli rossi, e risale la dorsale arrivando sul Mot Gianin, bel punto panoramico sulla bassa Ossola e i laghi. La dorsale finisce ai piedi di una parete rocciosa: qui traversiamo su una cengia sottile da destra a sinistra e quindi cambiamo direzione salendo su una facile rampa che permette di accedere ad una sorta di terrazzino con ginestre tagliate. Dopo vari consulti e tentativi a destra e a sinistra, ci decidiamo a salire sulla verticale, afferrando una pianta di ginestra che condivide un'esiguo spazio con un rovo. Al di sopra di questo passaggio disastroso (!), il terreno diviene facile e, rientrati nel bosco, si trova un traccia segnalata da tagli che risale la dorsale verso Nord toccando il rudere di quota 1150 (1:20 dal Sasso Grande, tempo che si può ridurre sensibilmente se si affronta la parete senza esitazioni).
I tagli proseguono ancora per un breve tratto, poi terminano e ci si deve districare al meglio nella fitta boscaglia. Giunti su terreno aperto alla base della parete del Piz d'La Vugia, saliamo a sinistra (Ovest), trovando presto sulla nostra destra (Est), lo stretto passaggio che permette di superare il salto basale.
Risalito l'erto canalino, si gira l'angolo e ci si affaccia sul selvaggio mondo verticale che sprofonda nel vallone di Nibbio. Sopra di noi un pendio erboso con roccette che si risale verso sinistra (Sud) arrivando alla base di un ripido canalino con vegetazione stretto tra le rocce. Lo risaliamo, trovando sulla sommità un ometto. Si traversa quindi a Ovest entrando in un altro canale, che si risale brevemente per poi traversare ancora a Ovest, alla base di un versante misto di erba e rocce. Saliamo cercando i passaggi migliori (mancandone sicuramente qualcuno...) fino all'inizio della cresta Sud del Proman, ovvero il Piz d'La Vugia (1611 m, mal tradotto dal dialetto in Pizzo Voggia, quando il significato è Pizzo dell'Ago, riferito all'appuntito monolite al suo fianco). Il resto della cresta infatti è nascosto alla vista per chi guarda da Cuzzago e quindi il Piz d'La Vugia non può che essere questo primo risalto in cui culmina, per così dire, il versante visibile dal paese.
Il percorso prosegue, in questo tratto molto incerto, sul versante Est della cresta, fino allo stretto intaglio del Pass Barozz (circa 1740 m) al termine di un ripido canalino, che permette di attraversare la cresta entrando nella parte alta del Cröt del Busin Lung. Si traversa in leggera discesa su traccia di camosci e si risale il secondo canale sulla destra (Nord), fino al suo termine. Giunti in cresta, con faticosi aggiramenti e saliscendi, si raggiunge la cima del Proman (2098 m), la cui croce è visibile solo all'ultimo momento.
Fin qui, circa 8 ore da Cuzzago.
Per la discesa utilizziamo l'ottimo sentiero segnalato, che in circa 3 ore ci porta a Premosello, dove avevamo lasciato la seconda macchina.
Qualche anno fa lo avevo salito da Cuzzago per il Cröt del Busin Lung, ripido canalone dal fondo erboso che un tempo veniva utilizzato dai cacciatori di camosci. Questa volta il programma prevede la salita del versante Sud del Piz d'la Vugia, l'articolato contrafforte del Proman che incombe su Cuzzago, lungo il percorso seguito dagli animali che raggiungono la cima della montagna dalla zona del Mot Gianin.
I due itinerari differiscono per la parte iniziale: dopo il Pass Barozz (intaglio posto a circa 1740 m sulla cresta Sud del Proman) i due percorsi coincidono.
Entrambe le possibilità sono state documentate sul sito di Ferruccio (qui e qui), che questa volta non è della partita. Sono con Fabrizio, compagno di poche ma memorabili avventure, tutte caratterizzate da un impegno fisico non indifferente...
Avvertenze
Percorso impegnativo, lungo e molto faticoso ma caratterizzato da un continuo di panorami mozzafiato. Il passaggio selettivo coincide con il primo tratto roccioso, ovvero la paretina che precede il rudere del Mot Gianin (quota 1150 m IGM). C'è un unico punto in cui siamo riusciti a passare, usando come appiglio una ginestra che condivide la stessa zolla di terra con un rovo...
Più in alto, spesso è difficile per l'occhio raccapezzarsi nel disordine di rupi e canaloni ma i passaggi alla fine si trovano e non comportano mai difficoltà eccessive (max II).
Notevole l'esposizione in alcuni tratti in cui si traversa su erba seguendo esili tracce di camosci.
Non c'è acqua lungo l'intero percorso.
Il percorso
Da Cuzzago seguiamo le indicazioni per la linea Cadorna. Superato il ponte sul Rio dei Mulini, proseguiamo dritti arrivando sulla strada tagliafuoco che risale il versante.
All'ottavo tornante, imbocchiamo il sentierino (non indicato) che si stacca sulla destra per il Sasso Grande. Si tratta di un percorso scomodo in cui i segni di vernice, pur presenti, sono a tratti nascosti dalla vegetazione che sta soffocando il sentiero, soprattutto nel tratto iniziale.
Ad ogni modo, senza particolari difficoltà, arriviamo ai ruderi del Sasso Grande o Alpe Sostenna 878 m (1:30). Fino a qui si può arrivare anche da Nibbio lungo il percorso noto da precedenti visite. Difficile dire quale delle due opzioni sia la più vantaggiosa, non trattandosi comunque di percorsi comodi...
Il sentiero prosegue a sinistra dell'alpe, segnalato da bolli rossi, e risale la dorsale arrivando sul Mot Gianin, bel punto panoramico sulla bassa Ossola e i laghi. La dorsale finisce ai piedi di una parete rocciosa: qui traversiamo su una cengia sottile da destra a sinistra e quindi cambiamo direzione salendo su una facile rampa che permette di accedere ad una sorta di terrazzino con ginestre tagliate. Dopo vari consulti e tentativi a destra e a sinistra, ci decidiamo a salire sulla verticale, afferrando una pianta di ginestra che condivide un'esiguo spazio con un rovo. Al di sopra di questo passaggio disastroso (!), il terreno diviene facile e, rientrati nel bosco, si trova un traccia segnalata da tagli che risale la dorsale verso Nord toccando il rudere di quota 1150 (1:20 dal Sasso Grande, tempo che si può ridurre sensibilmente se si affronta la parete senza esitazioni).
I tagli proseguono ancora per un breve tratto, poi terminano e ci si deve districare al meglio nella fitta boscaglia. Giunti su terreno aperto alla base della parete del Piz d'La Vugia, saliamo a sinistra (Ovest), trovando presto sulla nostra destra (Est), lo stretto passaggio che permette di superare il salto basale.
Risalito l'erto canalino, si gira l'angolo e ci si affaccia sul selvaggio mondo verticale che sprofonda nel vallone di Nibbio. Sopra di noi un pendio erboso con roccette che si risale verso sinistra (Sud) arrivando alla base di un ripido canalino con vegetazione stretto tra le rocce. Lo risaliamo, trovando sulla sommità un ometto. Si traversa quindi a Ovest entrando in un altro canale, che si risale brevemente per poi traversare ancora a Ovest, alla base di un versante misto di erba e rocce. Saliamo cercando i passaggi migliori (mancandone sicuramente qualcuno...) fino all'inizio della cresta Sud del Proman, ovvero il Piz d'La Vugia (1611 m, mal tradotto dal dialetto in Pizzo Voggia, quando il significato è Pizzo dell'Ago, riferito all'appuntito monolite al suo fianco). Il resto della cresta infatti è nascosto alla vista per chi guarda da Cuzzago e quindi il Piz d'La Vugia non può che essere questo primo risalto in cui culmina, per così dire, il versante visibile dal paese.
Il percorso prosegue, in questo tratto molto incerto, sul versante Est della cresta, fino allo stretto intaglio del Pass Barozz (circa 1740 m) al termine di un ripido canalino, che permette di attraversare la cresta entrando nella parte alta del Cröt del Busin Lung. Si traversa in leggera discesa su traccia di camosci e si risale il secondo canale sulla destra (Nord), fino al suo termine. Giunti in cresta, con faticosi aggiramenti e saliscendi, si raggiunge la cima del Proman (2098 m), la cui croce è visibile solo all'ultimo momento.
Fin qui, circa 8 ore da Cuzzago.
Per la discesa utilizziamo l'ottimo sentiero segnalato, che in circa 3 ore ci porta a Premosello, dove avevamo lasciato la seconda macchina.
Tourengänger:
atal

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