Un doppio Gradiccioli: uno per amore, uno per inutile necessità.
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Abbiamo patito con l'amico
Poli89 l'astinenza di montagna per tutto il mese di novembre e buona parte di dicembre a causa dei relativi affaccendamenti. Per questo, oggi, dimentichiamo le nostre miserie e ci lanciamo sugli amati monti. La meta è il Gradiccioli con possibile estensione al Tamaro, montagne per cui nutro immenso amore e che non visitavo da tempo. Al buio, illuminata la strada con le frontali, partiamo dal parcheggio di Piero e ci inerpichiamo sulla splendida scalinata di Monteviasco per raggiungere l'ameno paesino circa quaranta minuti dopo. Affacciati sulla Veddasca, subito capiamo l'aria che tirerà oggi: gran caldo e gran fatica da disallenamento.
Proseguiamo sul sentiero verso la capanna Merigetto e la raggiungiamo dopo una breve sosta all'alpe Corte.
Comincia ora un tratto superfaticoso perchè occorre risalire il ripido versante del Monte Pola per uscire sulla cresta che sale al Gradiccioli dove troviamo la prima, irrilevante, neve. La lunga cresta che sale verso la cima a strappi ci mette a dura prova con la differenza che il Poli ha diciotto anni meno di me e sui pendii finali mi brucia. Mentre arranco, incrocio un signore in discesa: sarà l'unico essere umano di giornata, per il resto silenzio.
In vetta godiamo il fantastico spettacolo che questa cima, nei giorni tersi, sa offrire. Non si sa dove guardare, è tutto bello. Il laghi sembrano Fiordi, le Prealpi si alzano si alzano leggiadre dagli stessi e più su, i giganti delle Alpi che ammiriamo con particolare gioia in clima di amarcord e anche per buttar là qualche progetto.
Discesa verso la Bassa di Indemini per il versante Nord ben innevato. Nessun problema, la neve ben scalinata permette una discesa velocisssima e per nulla faticosa. Alla Bassa, la mesta decisione: non salirò il Tamaro, la sola vista del piramidone mi spaventa e libero il caro Poli ad una salita in solitaria.
Da lui, una rinuncia, forse per solidarietà.
Scendiamo allora verso l'Alpe Montoia dove ci pregustiamo il pranzo. Con la tavola già imbandita, faccio una triste constatazione: il mio telefono non c'è più. Pasto rovinato e quindi una decisione. Risalgo il Gradiccioli, convinto di aver dimenticato il prezioso oggetto sotto la croce di vetta. Con la forza della disperazione associata ad una colossale arrabbiatura, in quaranta minuti mi rifaccio i trecento metri di dislivello, dall'alpe alla vetta.
Dove del telefono non c'è traccia.
Sconsolato, ritorno dal Poli dopo un'ora e venti. Lui ha fatto un pisolino e ha custodito le nostre cose (sono salito leggerissimo) e gli riferisco la brutta novità.
Ripartiamo dunque per la discesa verso Indemini e mentre cammino, giusto per dimenticare, rifletto sulla forza della determinazione. Per nessuna ragione avrei salito oggi il Tamaro nella convinzione di non potercela fare dal punto di vista fisico. Una necessità, sebbene inutile, mi ha mosso e quasi non mi sono accorto di aver salito per la seconda volta il Gradiccioli, che, peraltro, al tempo della seconda regalava colori di ineguagliabile meraviglia.
La discesa ad Indemini prevede un passaggio dentro una bellissima faggeta a pervenire ad un paese abbandonato e quindi una discesa su scalinata spaccaginocchia sino al fondo della valle dove impetuoso scorre il torrente Giona disegnando splendide cascate. Occorre quindi risalire sino al paese e, da qui, percorrere circa tre chilometri della Pr. 5 sino a Lozzo. Qui si scende nel bosco e in breve si perviene dapprima a Piero e quindi al parcheggio dove l'auto ci attende da nove ore.
Sviluppo: 18 km circa; SE: 36 km circa.
I tempi, lo sviluppo e il dislivello contemplano il doppio Gradiccioli e la risalita a Indemini (100 metri circa).

Proseguiamo sul sentiero verso la capanna Merigetto e la raggiungiamo dopo una breve sosta all'alpe Corte.
Comincia ora un tratto superfaticoso perchè occorre risalire il ripido versante del Monte Pola per uscire sulla cresta che sale al Gradiccioli dove troviamo la prima, irrilevante, neve. La lunga cresta che sale verso la cima a strappi ci mette a dura prova con la differenza che il Poli ha diciotto anni meno di me e sui pendii finali mi brucia. Mentre arranco, incrocio un signore in discesa: sarà l'unico essere umano di giornata, per il resto silenzio.
In vetta godiamo il fantastico spettacolo che questa cima, nei giorni tersi, sa offrire. Non si sa dove guardare, è tutto bello. Il laghi sembrano Fiordi, le Prealpi si alzano si alzano leggiadre dagli stessi e più su, i giganti delle Alpi che ammiriamo con particolare gioia in clima di amarcord e anche per buttar là qualche progetto.
Discesa verso la Bassa di Indemini per il versante Nord ben innevato. Nessun problema, la neve ben scalinata permette una discesa velocisssima e per nulla faticosa. Alla Bassa, la mesta decisione: non salirò il Tamaro, la sola vista del piramidone mi spaventa e libero il caro Poli ad una salita in solitaria.
Da lui, una rinuncia, forse per solidarietà.
Scendiamo allora verso l'Alpe Montoia dove ci pregustiamo il pranzo. Con la tavola già imbandita, faccio una triste constatazione: il mio telefono non c'è più. Pasto rovinato e quindi una decisione. Risalgo il Gradiccioli, convinto di aver dimenticato il prezioso oggetto sotto la croce di vetta. Con la forza della disperazione associata ad una colossale arrabbiatura, in quaranta minuti mi rifaccio i trecento metri di dislivello, dall'alpe alla vetta.
Dove del telefono non c'è traccia.
Sconsolato, ritorno dal Poli dopo un'ora e venti. Lui ha fatto un pisolino e ha custodito le nostre cose (sono salito leggerissimo) e gli riferisco la brutta novità.
Ripartiamo dunque per la discesa verso Indemini e mentre cammino, giusto per dimenticare, rifletto sulla forza della determinazione. Per nessuna ragione avrei salito oggi il Tamaro nella convinzione di non potercela fare dal punto di vista fisico. Una necessità, sebbene inutile, mi ha mosso e quasi non mi sono accorto di aver salito per la seconda volta il Gradiccioli, che, peraltro, al tempo della seconda regalava colori di ineguagliabile meraviglia.
La discesa ad Indemini prevede un passaggio dentro una bellissima faggeta a pervenire ad un paese abbandonato e quindi una discesa su scalinata spaccaginocchia sino al fondo della valle dove impetuoso scorre il torrente Giona disegnando splendide cascate. Occorre quindi risalire sino al paese e, da qui, percorrere circa tre chilometri della Pr. 5 sino a Lozzo. Qui si scende nel bosco e in breve si perviene dapprima a Piero e quindi al parcheggio dove l'auto ci attende da nove ore.
Sviluppo: 18 km circa; SE: 36 km circa.
I tempi, lo sviluppo e il dislivello contemplano il doppio Gradiccioli e la risalita a Indemini (100 metri circa).
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