Anello in Val Veddasca
Non saprei più contare le volte in cui son salito da queste parti... ma una cosa è sicura, nulla è mai scontato e ogni salita fa storia a sè.
Dopo aver rinunciato ad un invito di
igor per il tempo un po' incerto a nord, decido in comune accordo con Ale (
froloccone) di abbassare un po' il tiro per un giro "tranquillo" più vicino a casa, in luoghi che conosco (quasi) come le mie tasche.
Partiamo un po' più tardi del solito con l'idea di fare un bell'anello sul modello di un ampio giro da me fatto lo scorso anno, e tirando dentro più cime possibili nel progetto, anche se alla fine saranno "solo" cinque (sei contando anche i Sassi Gialli). Lo affrontiamo tuttavia in senso opposto, partendo dal Ponte di Piero, punto più basso e ombroso della Val Veddasca, in direzione di Biegno per un bel sentiero nel bosco: giunti poco sotto il paese notiamo una miriade di inutili cartelli posti a poche decine di metri l'un dall'altro con la scritta "tra monti e lago". Davvero non si capisce perchè in Italia si debba sempre sprecar soldi per cose di poca o nulla utilità... sorvoliamo e proseguiamo verso Cangili, ma ben presto abbandoniamo quest'itinerario con una deviazione che con un lungo saliscendi e dentro e fuori a mezzacosta ci porterà al Colle Sant'Anna. Il sentiero è bello e suggestivo, ma dalla parte italiana è sempre invaso da felci ed erba alta che rendono a volte insidioso (fondo molto umido) e fastidioso il procedere: al contrario sul lato svizzero il sentiero era perfetto.
A Sant'Anna facciamo una breve pausa, quindi riprendiamo a salire nella faggeta seguendo una flebile traccia (bolli rossi) che ci porta ai piedi della coreografica ganna da costeggiare sulla destra per poi staccarsene in un bel bosco di faggi e betulle con tappeti di rododendro. In breve raggiungiamo la cresta su una sorta di selletta nei pressi della cima denominata "Sassi gialli", che raggiungiamo per studiare un po' qualche eventuale via di salita sul Gambarogno, il quale in questo punto presenta un intersecarsi di vallette, canali e pinnacoli rocciosi molto interessanti, in ambiente selvaggio e dirupato. Purtroppo la nebbia persistente ci nasconde molti begli scorci, dunque proseguiamo verso il Gambarogno per la bellissima cresta sud in un alternarsi di colli e forcelle, sino all'anticima e alla cima. E' ancora presto ma decidiamo di pranzare qui, vicini alla sottostante casermetta per sfuggire ai fastidiosi moscerini che sostano in vetta.
Ma non è ancora finita, e ci portiamo ora a dominare il Passo di Neggia, verso il quale scendiamo per ripidi prati: ora puntiamo verso il Tamaro, e non possiamo fare a meno di notare che lungo il sentiero si stanno svolgendo alcuni lavori (fognature?) fino al colle del Tamaretto. Superata quest'ultima località ci concentriamo per un attimo su altri programmi futuri, osservando il sentiero sottostante che conduce sul rognoso e dirupato Poncione del Macello, cima tutt'altro che semplice e notoriamente poco frequentata. E' poi la volta di tentare un approccio alla cresta ovest del Tamaro, ma da quanto visto andiamo su livelli veramente altissimi, e che di escursionistico hanno ormai ben poco. Più che una cresta è una parete di qualche metro, che verso l'alto si fa anche abbastanza marcia e poco raccomandabile... e la flebile cengia stapiombante che aggira a destra non pare molto più rassicurante. In breve, una bella gatta da pelare ma non certo col fondo umido di oggi.
Andiamo oltre, e decidiamo di raggiungere la Capanna Tamaro per il comodo e suggestivo sentiero nord, ma non prima d'aver affrontato una vecchia conoscenza, il Motto Rotondo, con la sua bella e divertente cresta rocciosa. Una fetta di torta e le eccezionali bevande al sambuco e alla robinia addolciscono ulteriormente la giornata, poi si riparte... saliamo sulla vetta del Tamaro (nebbia quasi totale) dalla cresta est, quindi ci buttiamo verso la Bassa di Indemini e pian piano risaliamo la Bassa di Montoia, dove ci attende l'ultima salita per il Gradiccioli, più coriaceo da questo versante. Ma noi lo siamo di più, e in pochi minuti saldiamo anche quest'ultimo conto... Scendiamo dalla parte opposta verso il Passo Agario, ma ai Pianoni usciamo dal sentiero di cresta deviando verso il Monte Polà, indi iniziando la lunga discesa che ci fa toccare in successione la Capanna Merigetto (dove un gruppo di ragazzi si appresta a passare la notte), l'Alpe Corte, la sempre suggestiva Monteviasco ed infine Ponte di Piero seguendo la bella mulattiera nella roccia.
L'anello è chiuso: nonostante il tempo è stato un bellissimo giro, in un ambiente che non ci finisce mai di stupire. Grazie ad Ale per averlo condiviso.
froloccone
Se il tempo non è il massimo, i giri da inventarsi non mancano mai. Montagne ormai già da noi abbastanza frequentate, che non finiscono mai di stupirci, con scorci unici e indimenticabili!!! Le possibilità sono infinite e volendo si può ampliare o restringere l'anello a proprio piacimento. Grazie ad Emiliano per la compagnia e per le solite risate che ci"spariamo" ogni volta!!!
Dopo aver rinunciato ad un invito di


Partiamo un po' più tardi del solito con l'idea di fare un bell'anello sul modello di un ampio giro da me fatto lo scorso anno, e tirando dentro più cime possibili nel progetto, anche se alla fine saranno "solo" cinque (sei contando anche i Sassi Gialli). Lo affrontiamo tuttavia in senso opposto, partendo dal Ponte di Piero, punto più basso e ombroso della Val Veddasca, in direzione di Biegno per un bel sentiero nel bosco: giunti poco sotto il paese notiamo una miriade di inutili cartelli posti a poche decine di metri l'un dall'altro con la scritta "tra monti e lago". Davvero non si capisce perchè in Italia si debba sempre sprecar soldi per cose di poca o nulla utilità... sorvoliamo e proseguiamo verso Cangili, ma ben presto abbandoniamo quest'itinerario con una deviazione che con un lungo saliscendi e dentro e fuori a mezzacosta ci porterà al Colle Sant'Anna. Il sentiero è bello e suggestivo, ma dalla parte italiana è sempre invaso da felci ed erba alta che rendono a volte insidioso (fondo molto umido) e fastidioso il procedere: al contrario sul lato svizzero il sentiero era perfetto.
A Sant'Anna facciamo una breve pausa, quindi riprendiamo a salire nella faggeta seguendo una flebile traccia (bolli rossi) che ci porta ai piedi della coreografica ganna da costeggiare sulla destra per poi staccarsene in un bel bosco di faggi e betulle con tappeti di rododendro. In breve raggiungiamo la cresta su una sorta di selletta nei pressi della cima denominata "Sassi gialli", che raggiungiamo per studiare un po' qualche eventuale via di salita sul Gambarogno, il quale in questo punto presenta un intersecarsi di vallette, canali e pinnacoli rocciosi molto interessanti, in ambiente selvaggio e dirupato. Purtroppo la nebbia persistente ci nasconde molti begli scorci, dunque proseguiamo verso il Gambarogno per la bellissima cresta sud in un alternarsi di colli e forcelle, sino all'anticima e alla cima. E' ancora presto ma decidiamo di pranzare qui, vicini alla sottostante casermetta per sfuggire ai fastidiosi moscerini che sostano in vetta.
Ma non è ancora finita, e ci portiamo ora a dominare il Passo di Neggia, verso il quale scendiamo per ripidi prati: ora puntiamo verso il Tamaro, e non possiamo fare a meno di notare che lungo il sentiero si stanno svolgendo alcuni lavori (fognature?) fino al colle del Tamaretto. Superata quest'ultima località ci concentriamo per un attimo su altri programmi futuri, osservando il sentiero sottostante che conduce sul rognoso e dirupato Poncione del Macello, cima tutt'altro che semplice e notoriamente poco frequentata. E' poi la volta di tentare un approccio alla cresta ovest del Tamaro, ma da quanto visto andiamo su livelli veramente altissimi, e che di escursionistico hanno ormai ben poco. Più che una cresta è una parete di qualche metro, che verso l'alto si fa anche abbastanza marcia e poco raccomandabile... e la flebile cengia stapiombante che aggira a destra non pare molto più rassicurante. In breve, una bella gatta da pelare ma non certo col fondo umido di oggi.
Andiamo oltre, e decidiamo di raggiungere la Capanna Tamaro per il comodo e suggestivo sentiero nord, ma non prima d'aver affrontato una vecchia conoscenza, il Motto Rotondo, con la sua bella e divertente cresta rocciosa. Una fetta di torta e le eccezionali bevande al sambuco e alla robinia addolciscono ulteriormente la giornata, poi si riparte... saliamo sulla vetta del Tamaro (nebbia quasi totale) dalla cresta est, quindi ci buttiamo verso la Bassa di Indemini e pian piano risaliamo la Bassa di Montoia, dove ci attende l'ultima salita per il Gradiccioli, più coriaceo da questo versante. Ma noi lo siamo di più, e in pochi minuti saldiamo anche quest'ultimo conto... Scendiamo dalla parte opposta verso il Passo Agario, ma ai Pianoni usciamo dal sentiero di cresta deviando verso il Monte Polà, indi iniziando la lunga discesa che ci fa toccare in successione la Capanna Merigetto (dove un gruppo di ragazzi si appresta a passare la notte), l'Alpe Corte, la sempre suggestiva Monteviasco ed infine Ponte di Piero seguendo la bella mulattiera nella roccia.
L'anello è chiuso: nonostante il tempo è stato un bellissimo giro, in un ambiente che non ci finisce mai di stupire. Grazie ad Ale per averlo condiviso.

Se il tempo non è il massimo, i giri da inventarsi non mancano mai. Montagne ormai già da noi abbastanza frequentate, che non finiscono mai di stupirci, con scorci unici e indimenticabili!!! Le possibilità sono infinite e volendo si può ampliare o restringere l'anello a proprio piacimento. Grazie ad Emiliano per la compagnia e per le solite risate che ci"spariamo" ogni volta!!!
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Poncione,
froloccone


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