Monte Duria - mt 2.264
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Escursione al completo per il gruppo “AnDaSer”, nell’occasione allargato per la presenza di Maria Teresa che ci ha concesso fiducia “bissando” l’uscita della scorsa settimana.
Siamo arrivati con l’auto fino al parcheggio posto alla fine della strada che, dopo aver superato l’abitato di Peglio, sale a Bodone; solo al rientro a casa ho scoperto che il transito sulla strada è a pagamento e che avremmo dovuto munirci di un biglietto di accesso, del costo di un solo euro, in distribuzione automatica presso il municipio.
Il parcheggio ha una capienza di circa 10 posti auto ed è situato dopo le ultime case del piccolo abitato di Bodone. Sono presenti una fontanella d’acqua e un tavolo in legno con panche mentre la vista spazia sull’alto lago di Como, sul tratto della Valtellina solcato dal corso dell’Adda e sul sovrastante monte Legnone, posto proprio di fronte a noi.
Con tutte queste piacevoli premesse e confortati anche dalle ottime condizioni meteo – siamo già al sole e non fa per niente freddo – ci siamo incamminati che erano da poco passate le 8.30.
Proprio all’inizio del parcheggio imbocchiamo il sentiero ripido che sale verso la dorsale dell’Alpe Motta dove è ben visibile una croce; in realtà arriviamo dopo 30 minuti ad un’altra croce, situata nei pressi di una fonte e di una malga, ad una altitudine di circa 1.400 metri.
Proseguiamo seguendo la traccia che passa proprio sotto l'Alpe Motta, tra gli ultimi pascoli di pecore, per poi affrontare un tratto in piano e poi in discesa – si perdono poco meno di 100 metri di dislivello – per arrivare, alle 9.50, alla Sella di Paregna dove sono posizionate 3 fontane con acqua freschissima.
Ci aspetta ora un tratto di salita molto faticoso, su sentiero molto ripido tra prati che ci consente di guadagnare metri di altitudine percorrendo poca, ma faticosa, strada. Sono frequenti le soste per ricompattare il gruppo e soprattutto riprendere il fiato e un’ottima occasione è rappresentata anche dall’avvistamento di uno splendido esemplare di aquila che effettua ampi giri concentrici proprio sopra di noi; in lontananza ne avvistiamo altre 2 che però ben presto spariscono dalla nostra vista.
Arrivati alle 11 ad una altitudine di circa 1.850 metri, quando il sentiero finalmente spiana un poco, ci fermiamo su un comodo sasso per una sosta di circa 15 minuti.
Riprendiamo il cammino percorrendo un lungo traverso un po’ esposto che aggira alcune creste erbose per arrivare ad una conca posta sotto le pareti rocciose di fronte a noi. Il sentiero bollato prosegue in direzione nord ma quando alle 12 arriviamo ad una quota di circa 2.100 metri e troviamo un masso con l’indicazione “Duria” (freccia rossa e scritta in bianco) lo abbandoniamo per piegare decisamente a sinistra e poi affrontare un ripido detritico canale da salire con attenzione.
Al termine del canale pieghiamo ancora a sinistra percorrendo un traverso un po’ esposto, superiamo con molta attenzione ed aiutandoci con le mani una placca rocciosa ed affrontiamo un ultimo traverso in cresta che ci consente di arrivare agli omini di pietra di vetta; sono le 12.40, abbiamo percorso circa 5 km in 2h8m di marcia e 1h57m di sosta. Ovviamente quella che durante la salita aveva avuto qualche dubbio sul raggiungimento della meta…..è stata la prima a giungere in vetta.
Il clima è veramente gradevole e quindi decidiamo di fermarci qui per la nostra sosta pranzo. Assieme a noi sono presenti poche persone accompagnate da un bravissimo amico a quattro zampe. La vista spazia da un lato sulle vette del Pizzo Stella, Ledù, Badile, Cengalo, Disgrazia e Legnone; a sud i vicini rilievi del lago (Grigne, Corni di Canzo e San Primo) e la lunga cresta che dal Bregagno, passando per il Pizzo di Gino, arriva alla sella del passo di S. Jorio e poi, proseguendo alla catena dei Muncech. Sotto di noi, nell’ampia conca esposta a nord che in parte è già in ombra, si distingue il lago Darengo e i vicini rifugi Como e Avert-Darengo; abbiamo già raggiunto tali mete lo scorso autunno partendo da Dangri.
Lasciata traccia del nostro passaggio sul libro di vetta che è custodito in un grosso contenitore metallico, ci rimettiamo in cammino alle 13.35 decidendo, per la discesa, di ripercorrere a ritroso il sentiero di salita. Affrontiamo con circospezione il primo impegnativo tratto per superare la placca rocciosa, percorrere i traversi in cresta e scendere il canale detritico e impieghiamo circa 30 minuti per arrivare al masso con le indicazioni per la vetta del Duria.
Il successivo tratto di sentiero si rivela in alcuni punti difficoltoso a causa della ripidità (il dislivello affrontato è significativo in relazione alla distanza percorsa), della scarsa manutenzione (si passa da ciuffi d’erba a tratti con terra smossa e pietre instabili) ed anche per la stanchezza.
Ci riprendiamo un poco quando alle 15.35 arriviamo alle fontane della Sella di Paregna dove ci fermiamo per una rinfrescante sosta.
Riprendiamo il cammino alle 16 per affrontar ancora un tratto di salita fino a Motta Fiorita per poi ridiscendere alla caratteristica croce dell’Alpe Motta, dove arriviamo in circa 30 minuti.
Il sole che sta ormai calando dietro la cresta nei pressi del passo di S.Jorio illumina la vetta del prospicente Legnone; belli anche i colori che assumono i pendii pratosi e il contrasto di luminosità tra lago e montagna.
Affrontato l’ultimo tratto di ripida discesa, arriviamo all’auto che sono da poco passate le 17, giusto in tempo per iniziare a sentire un po’ di freddino.
Ancora una bella escursione in una giornata dal clima inconsueto per il periodo di avanzato autunno; le imminenti previste piogge ci porteranno a scegliere itinerari verso altitudini più contenute, in attesa di calpestare la neve……manca poco alla stagione delle ciaspole.
Dati complessivi:
Km percorsi: 10,1;
Tempo marcia: 4h10m;
Tempo sosta: 4h15m;
Ascesa: mt. 1.250 circa;
Velocità media in marcia: 2,4 km/h;
Velocità media totale: 1,2 km/h.
Siamo arrivati con l’auto fino al parcheggio posto alla fine della strada che, dopo aver superato l’abitato di Peglio, sale a Bodone; solo al rientro a casa ho scoperto che il transito sulla strada è a pagamento e che avremmo dovuto munirci di un biglietto di accesso, del costo di un solo euro, in distribuzione automatica presso il municipio.
Il parcheggio ha una capienza di circa 10 posti auto ed è situato dopo le ultime case del piccolo abitato di Bodone. Sono presenti una fontanella d’acqua e un tavolo in legno con panche mentre la vista spazia sull’alto lago di Como, sul tratto della Valtellina solcato dal corso dell’Adda e sul sovrastante monte Legnone, posto proprio di fronte a noi.
Con tutte queste piacevoli premesse e confortati anche dalle ottime condizioni meteo – siamo già al sole e non fa per niente freddo – ci siamo incamminati che erano da poco passate le 8.30.
Proprio all’inizio del parcheggio imbocchiamo il sentiero ripido che sale verso la dorsale dell’Alpe Motta dove è ben visibile una croce; in realtà arriviamo dopo 30 minuti ad un’altra croce, situata nei pressi di una fonte e di una malga, ad una altitudine di circa 1.400 metri.
Proseguiamo seguendo la traccia che passa proprio sotto l'Alpe Motta, tra gli ultimi pascoli di pecore, per poi affrontare un tratto in piano e poi in discesa – si perdono poco meno di 100 metri di dislivello – per arrivare, alle 9.50, alla Sella di Paregna dove sono posizionate 3 fontane con acqua freschissima.
Ci aspetta ora un tratto di salita molto faticoso, su sentiero molto ripido tra prati che ci consente di guadagnare metri di altitudine percorrendo poca, ma faticosa, strada. Sono frequenti le soste per ricompattare il gruppo e soprattutto riprendere il fiato e un’ottima occasione è rappresentata anche dall’avvistamento di uno splendido esemplare di aquila che effettua ampi giri concentrici proprio sopra di noi; in lontananza ne avvistiamo altre 2 che però ben presto spariscono dalla nostra vista.
Arrivati alle 11 ad una altitudine di circa 1.850 metri, quando il sentiero finalmente spiana un poco, ci fermiamo su un comodo sasso per una sosta di circa 15 minuti.
Riprendiamo il cammino percorrendo un lungo traverso un po’ esposto che aggira alcune creste erbose per arrivare ad una conca posta sotto le pareti rocciose di fronte a noi. Il sentiero bollato prosegue in direzione nord ma quando alle 12 arriviamo ad una quota di circa 2.100 metri e troviamo un masso con l’indicazione “Duria” (freccia rossa e scritta in bianco) lo abbandoniamo per piegare decisamente a sinistra e poi affrontare un ripido detritico canale da salire con attenzione.
Al termine del canale pieghiamo ancora a sinistra percorrendo un traverso un po’ esposto, superiamo con molta attenzione ed aiutandoci con le mani una placca rocciosa ed affrontiamo un ultimo traverso in cresta che ci consente di arrivare agli omini di pietra di vetta; sono le 12.40, abbiamo percorso circa 5 km in 2h8m di marcia e 1h57m di sosta. Ovviamente quella che durante la salita aveva avuto qualche dubbio sul raggiungimento della meta…..è stata la prima a giungere in vetta.
Il clima è veramente gradevole e quindi decidiamo di fermarci qui per la nostra sosta pranzo. Assieme a noi sono presenti poche persone accompagnate da un bravissimo amico a quattro zampe. La vista spazia da un lato sulle vette del Pizzo Stella, Ledù, Badile, Cengalo, Disgrazia e Legnone; a sud i vicini rilievi del lago (Grigne, Corni di Canzo e San Primo) e la lunga cresta che dal Bregagno, passando per il Pizzo di Gino, arriva alla sella del passo di S. Jorio e poi, proseguendo alla catena dei Muncech. Sotto di noi, nell’ampia conca esposta a nord che in parte è già in ombra, si distingue il lago Darengo e i vicini rifugi Como e Avert-Darengo; abbiamo già raggiunto tali mete lo scorso autunno partendo da Dangri.
Lasciata traccia del nostro passaggio sul libro di vetta che è custodito in un grosso contenitore metallico, ci rimettiamo in cammino alle 13.35 decidendo, per la discesa, di ripercorrere a ritroso il sentiero di salita. Affrontiamo con circospezione il primo impegnativo tratto per superare la placca rocciosa, percorrere i traversi in cresta e scendere il canale detritico e impieghiamo circa 30 minuti per arrivare al masso con le indicazioni per la vetta del Duria.
Il successivo tratto di sentiero si rivela in alcuni punti difficoltoso a causa della ripidità (il dislivello affrontato è significativo in relazione alla distanza percorsa), della scarsa manutenzione (si passa da ciuffi d’erba a tratti con terra smossa e pietre instabili) ed anche per la stanchezza.
Ci riprendiamo un poco quando alle 15.35 arriviamo alle fontane della Sella di Paregna dove ci fermiamo per una rinfrescante sosta.
Riprendiamo il cammino alle 16 per affrontar ancora un tratto di salita fino a Motta Fiorita per poi ridiscendere alla caratteristica croce dell’Alpe Motta, dove arriviamo in circa 30 minuti.
Il sole che sta ormai calando dietro la cresta nei pressi del passo di S.Jorio illumina la vetta del prospicente Legnone; belli anche i colori che assumono i pendii pratosi e il contrasto di luminosità tra lago e montagna.
Affrontato l’ultimo tratto di ripida discesa, arriviamo all’auto che sono da poco passate le 17, giusto in tempo per iniziare a sentire un po’ di freddino.
Ancora una bella escursione in una giornata dal clima inconsueto per il periodo di avanzato autunno; le imminenti previste piogge ci porteranno a scegliere itinerari verso altitudini più contenute, in attesa di calpestare la neve……manca poco alla stagione delle ciaspole.
Dati complessivi:
Km percorsi: 10,1;
Tempo marcia: 4h10m;
Tempo sosta: 4h15m;
Ascesa: mt. 1.250 circa;
Velocità media in marcia: 2,4 km/h;
Velocità media totale: 1,2 km/h.
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