Monte Duria (2264 m)
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Le previsioni meteo sono un po’ dubbie, per cui la scelta di oggi non si rivela facile. Inizialmente l’idea era il Pizzo Rabbi, ma mentre percorro in auto nella notte la litoranea occidentale del lago, mi capacito che la fitta coltre di nubi presente non gli renderebbe giustizia. Decido pertanto di dedicarmi a qualcosa di meno “corposo” e mi torna in mente il Monte Duria, cima abbastanza frequentata della zona e ancora mai salita.
Raggiungo quindi Bodone e parcheggio alla fine della strada. A piedi inizio a percorrere un ampio sentiero sul crinale aperto fino alla sommità del Monte la Motta, dove mi attende un bel gregge di pecore e dal quale ho la fortuna di godermi un’alba veramente spettacolare, in assoluto il momento più emozionante della giornata!
Sempre sul crinale, in leggera discesa raggiungo l’Alpe Paregna e la vicina Sella di Paregna, senza nome sulla CNS, dove comincio a seguire il sentierino che risale a lungo la ripida dorsale erbosa sino a giungere, verso quota 1950 m, ad un caratteristico avvallamento di ganda. Nel frattempo, l’inizialmente visibile meta è sparita completamente nella nebbia e così sarà per il resto dell’escursione. Nel corso di una provvidenziale schiarita, scorgo però l’evidente canale da imboccare, a destra dei pilastri rocciosi che sostengono la vetta. Risalgo per buona parte nel canale, mentre inizia a cadere qualche fiocco di neve e poi, seguendo delle tracce, traverso a sinistra, ben al di sotto della cresta. Proseguendo, un pendio di rocce ed erba mi permette di raggiungere facilmente l’ultima parte della cresta E, che conduce in vetta.
Pausa surreale nella nebbia e nel silenzio, la montagna sa avere fascino anche così.
Ridisceso alla base del canale, la visibilità sembra migliorare e quindi ne approfitto per salire anche al Sasso Camoscé, cima minore lungo la frastagliata dorsale del Duria. Esiste una traccia da seguire, che vado a perdere solo nell’ultimo tratto prima della sommità, sulla quale è presente un ometto. Da qui riesco a scorgere nitidamente per un attimo il Lago Darengo sul versante opposto della vallata.
Ripresa la via dell’andata, ritorno a Bodone, ammirando qualche bello scorcio sul lago e terminando tra le caprette l’ultimo tratto di discesa fino all’auto.
In compagnia dell'inseparabile Zeus.

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