Gran Sasso d'Italia: Corno Grande, monte Aquila e rif. Duca Abruzzi da Assergi
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Oggi, nel mio pellegrinaggio per le montagne d'Italia, mi trovo ad affrontare il Gran Sasso che, con il suo Corno Grande occidentale rappresenta la più alta vetta appenninica e mantiene il ghiacciaio più a Sud d'Europa, il piccolo catino del Calderone.
Le condizioni meteo sembrano perfette, perciò affronto la salita in pieno stile "rochi", vale a dire con partenza all'alba, in perfetta solitaria e lasciando l'auto il più lontano possibile.
Per questo, alle 6.00 sono già in marcia da Fonte Cerreto, località di Assergi dove comincia la strada o la funivia per Campo Imperatore, che consentono di dimezzare il dislivello.
L'aria fresca e l'assenza di umidità mi consentono di procedere spedito sul sentiero che parte proprio dietro la stazione della funivia. Non ci sono segnalazioni ma la via è evidente, inoltre, una recente sky race ha tracciato un sentiero dritto per dritto che consente di salire veloci, compiendo un chilometro verticale. Alternando la traccia comoda a quella "lacrime e sangue", pervengo in paio d'ore al Campo Imperatore, dove lo scenario è impressionante con il Corno Grande che già domina la scena sull'altopiano di grandezza infinita che qualcuno osa definire il "piccolo Tibet" (vedi foto).
Dopo una sosta allo storico albergo, m'incammino e oltrepasso l'Osservatorio dove, lasciato a sinistra il tracciato per il Rifugio Garibaldi, prendo a destra sull'ampia via che entra in un vallone, lo risale e giunge alla sella di Monte Aquila. La pista è ora evidentissima, attraversa un fornale di rara bellezza e comincia a salire con decisione verso il Corno Grande. Sin qui, la gita è T2 su comodissimi sentieri che potrebbero essere solcati anche in MTB. Da questo punto, invece, occorre risalire ripidi e instabili canali. Ad un certo punto i bolli si sdoppiano, io seguo quelli di sinistra perchè altri escursionisti lo fanno. La via si fa sempre più impervia, talvolta esposta ed esce su un crestino niente male. Mi rivolgo a quello che sembra il capo del gruppo che mi precede e mi spiega che questa è una variante più complessa e panoramica della normale. In effetti, la vista sul Corno Piccolo è impressionante, pare di essere sulle dolomite o, se preferite, sulle Grigne con le quali questi monti hanno più di un'affinità. Con grande cautela percorro il filo di cresta e mi reimmetto sul sentiero normale proprio ad un passo della vetta che, nonostante siano solo le 11.00 è già molto affollata.
Panorama impressionante che spazia sul mare Adriatico, sulla Majella, sui monti circostanti, sulla città dell'Aquila, sul lago di Campotosto, sull'avvincente monte Intermesoli e sulla catena orientale dove risiede la vetta Giovanni Paolo II.
Qualche foto, un boccone e giù, ora per il canale giusto e con il mio solito passo lentissimo in discesa sorpassato da torme di Romani con cani e bambini e al seguito (bravi!!).
Superato finalmente il tratto delicato, ricomincio a marciare spedito e, prima di essere nuovamente alla sella di Monte Aquila, risalgo per prati l'omonimo monte dove giungo con una deviazione di una mezz'ora. Per chi non volesse cimentarsi sul Corno Grande per pigrizia, paura di non farcela o mancanza di tempo, consiglio vivamente la gita al monte Aquila perchè ripropone in piccolo tutto ciò che offre in grande il "gigante addormentato" (come lo definiscono i locali).
Scendo da questa cima, supero e la sella e, invece di rientrare a Campo Imperatore, mi concedo una visita al vicino Rifugio Duca degli Abruzzi che raggiungo seguendo il facile filo di cresta che supera due cime senza nome e perviene all'amena costruzione gestita dal CAI Roma dove si cuociono arrosticini di agnello alla brace senza soluzione di continuità.
Per il sentiero tracciato e molto largo che procede a comodi tornanti, scendo dunque a Campo Imperatore, dove, per non esagerare, decido di scendere gli ultimi 1000 metri avvalendomi della funivia.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 36 km circa (il mio pedometro è deceduto, una prece!).
Dislivelli relativi che contemplano numerosi sali scendi (vedi way points).
Per gli appassionati, queste montagne, al pari delle Grigne, offrono numerose vie di salita, alcune ferrate, altre alpinistiche.
Le condizioni meteo sembrano perfette, perciò affronto la salita in pieno stile "rochi", vale a dire con partenza all'alba, in perfetta solitaria e lasciando l'auto il più lontano possibile.
Per questo, alle 6.00 sono già in marcia da Fonte Cerreto, località di Assergi dove comincia la strada o la funivia per Campo Imperatore, che consentono di dimezzare il dislivello.
L'aria fresca e l'assenza di umidità mi consentono di procedere spedito sul sentiero che parte proprio dietro la stazione della funivia. Non ci sono segnalazioni ma la via è evidente, inoltre, una recente sky race ha tracciato un sentiero dritto per dritto che consente di salire veloci, compiendo un chilometro verticale. Alternando la traccia comoda a quella "lacrime e sangue", pervengo in paio d'ore al Campo Imperatore, dove lo scenario è impressionante con il Corno Grande che già domina la scena sull'altopiano di grandezza infinita che qualcuno osa definire il "piccolo Tibet" (vedi foto).
Dopo una sosta allo storico albergo, m'incammino e oltrepasso l'Osservatorio dove, lasciato a sinistra il tracciato per il Rifugio Garibaldi, prendo a destra sull'ampia via che entra in un vallone, lo risale e giunge alla sella di Monte Aquila. La pista è ora evidentissima, attraversa un fornale di rara bellezza e comincia a salire con decisione verso il Corno Grande. Sin qui, la gita è T2 su comodissimi sentieri che potrebbero essere solcati anche in MTB. Da questo punto, invece, occorre risalire ripidi e instabili canali. Ad un certo punto i bolli si sdoppiano, io seguo quelli di sinistra perchè altri escursionisti lo fanno. La via si fa sempre più impervia, talvolta esposta ed esce su un crestino niente male. Mi rivolgo a quello che sembra il capo del gruppo che mi precede e mi spiega che questa è una variante più complessa e panoramica della normale. In effetti, la vista sul Corno Piccolo è impressionante, pare di essere sulle dolomite o, se preferite, sulle Grigne con le quali questi monti hanno più di un'affinità. Con grande cautela percorro il filo di cresta e mi reimmetto sul sentiero normale proprio ad un passo della vetta che, nonostante siano solo le 11.00 è già molto affollata.
Panorama impressionante che spazia sul mare Adriatico, sulla Majella, sui monti circostanti, sulla città dell'Aquila, sul lago di Campotosto, sull'avvincente monte Intermesoli e sulla catena orientale dove risiede la vetta Giovanni Paolo II.
Qualche foto, un boccone e giù, ora per il canale giusto e con il mio solito passo lentissimo in discesa sorpassato da torme di Romani con cani e bambini e al seguito (bravi!!).
Superato finalmente il tratto delicato, ricomincio a marciare spedito e, prima di essere nuovamente alla sella di Monte Aquila, risalgo per prati l'omonimo monte dove giungo con una deviazione di una mezz'ora. Per chi non volesse cimentarsi sul Corno Grande per pigrizia, paura di non farcela o mancanza di tempo, consiglio vivamente la gita al monte Aquila perchè ripropone in piccolo tutto ciò che offre in grande il "gigante addormentato" (come lo definiscono i locali).
Scendo da questa cima, supero e la sella e, invece di rientrare a Campo Imperatore, mi concedo una visita al vicino Rifugio Duca degli Abruzzi che raggiungo seguendo il facile filo di cresta che supera due cime senza nome e perviene all'amena costruzione gestita dal CAI Roma dove si cuociono arrosticini di agnello alla brace senza soluzione di continuità.
Per il sentiero tracciato e molto largo che procede a comodi tornanti, scendo dunque a Campo Imperatore, dove, per non esagerare, decido di scendere gli ultimi 1000 metri avvalendomi della funivia.
Sviluppo: 16 km circa; SE: 36 km circa (il mio pedometro è deceduto, una prece!).
Dislivelli relativi che contemplano numerosi sali scendi (vedi way points).
Per gli appassionati, queste montagne, al pari delle Grigne, offrono numerose vie di salita, alcune ferrate, altre alpinistiche.
Tourengänger:
rochi

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