Pizzo della Rossa (2576 m)
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“Lucente, originale bastionata a forma di lama affilata (così appare a chi risale la Valle di Peccia o dal Piatto Cröis) che, con il Pizzo Castello, dà vita ad un quadro spettacolare. Visto da E (da Bolle) appare come guglia ardita che ricorda il Petit Dru. Osservato dai pascoli dell’Alpe Sròdan (da N) mostra una lunga cresta inclinata e regolare che si trasforma poi in una sega.
Vale la pena di raggiungere la vetta, poiché da lì si ha una visione ravvicinata del Pizzo Castello di una bellezza indescrivibile”. (Giuseppe Brenna)
Le parole del chiarissimo bardo, per chi non conoscesse la zona, fanno già intuire di essere in presenza - insieme con l’adiacente Pizzo Castello - di “uno dei quadri alpini ticinesi più spettacolari”.
Personalmente, dopo aver già raggiunto il Pizzo Castello, tenevo molto anche a toccare il Pizzo della Rossa. Nel novembre dell’anno scorso avevo però dovuto rinunciarvi a causa del ghiaccio e ripiegare sulla più innocua Taneda. Allora mi ero detto: “Mai più d’autunno”. (Stessa sorte era capitata precedentemente anche al Castello, prontamente rimpiazzato dal Pulpito). “La Rossa sarà d’estate”. E così è stato, anche se – questa – chiamarla estate, è un’iperbole gratuita.
Il punto chiave per ridurre i rischi ed avere così una salita accettabile è partire tardi. Io stesso ho ritardato di almeno un'ora e mezza rispetto ai miei soliti standard, ma sarebbe stato meglio essere ancora più pigri, in modo da avvicinarsi al versante N del Pizzo della Rossa (nella zona dei traversi sul ripido) con già il favore del sole. È vero che nel mio caso si veniva da forti piogge nei giorni precedenti, ma penso che anche in assenza, potrebbe esserci comunque rugiada (attualmente) o ghiaccio (più avanti). Detto questo, veniamo alla salita.
Dal Ponte sul Fiume Peccia seguo il sentiero che porta alla Capanna Poncione di Braga. Prima di attraversare il Ri delle Spondelle piego a sinistra su una traccia di animali che va e viene. Risalgo praticamente dritto (direzione N) tutto il Furnaa di Cröis su vegetazione bassa. Arrivo fin sotto le emergenze rocciose del Pizzo della Rossa (sono già presumibilmente oltre la quota 2100 consigliata dal Brenna) e devo quindi piegare a sinistra per aggirarle. Qui la zona è delicata: pendii erbosi molto ripidi e umidi esigono una particolare prudenza.
Appena posso, piego a destra risalendo alcune roccette e mi immetto su di una cengia erbosa. Piego poi nuovamente verso N in direzione della cresta NE del Pizzo. Per un po’ rimango appena sotto la cresta. Poi, intravista la possibilità di salirvi, supero alcuni massi (umidi) e, finalmente in cresta, trovo una situazione più rassicurante: belle gobbe marmoree con ottima aderenza e, soprattutto, asciutte.
Seguo il filo di cresta fino a raggiungere un grosso ometto, molto utile in discesa. Proseguo poi ancora un po’ sulla cresta, diventata qui di roccia gneissica. Piego poi verso S per raggiungere il grande canalone di sinistra, costituito da pietre, erba e qualche detrito.
Proseguendo mi faccio tentare anche dalla cresta E, marmorea (dal Brenna quotata PD). La percorro per qualche metro, ma data l’esposizione infinita verso Sud (Pezze Grosse, Piatto Cröis, una valle già percorsa in occasione della salita al Pizzo dei Foiòi) rientro nel rassicurante canalone e continuo la salita, tenendomi leggermente a destra.
Sbuco addirittura oltre la cima, cioè sulla cresta W (di qualche metro). Ho alla mia destra ancora due spuntoni, di cui il primo a pochi metri da me, e poi l’ineffabile parete E del Pizzo Castello. Alla mia sinistra vi è però la cima principale, per cui con un piccolo saliscendi di un ulteriore spuntone e con visuale a picco (davvero verticale) sul Piatto Cröis, la raggiungo senza indugi.
Rimango lì per circa un’ora a contemplare il Castello e tutto il resto. Poi mi avvio verso il ritorno, seguendo il percorso fatto all’andata, con un’unica eccezione: seguo ad oltranza la cresta NE e quando questa diventa verticale, mi sposto leggermente a sinistra continuando la discesa sull’evidente gobba erbosa, anche qui ad oltranza. Quando sotto di essa si presenta un salto di roccia, scendo dal canalino di destra (un po’ ripido), aggiro l’emergenza rocciosa e piego poi a sinistra. In questo modo evito tutte le difficoltà del mattino (cenge erbose ripide, rocce scivolose, pendio ripido e ombreggiato). Giunto così sul Furnaa di Cröis, mi riconnetto alla via seguita al mattino e da lì raggiungo l’auto.
Il Pizzo della Rossa: per me attrazione fatale; basta guardare le foto per capirne il motivo.
Tempi (andatura turistica):
Ponte sul F. Peccia – Pizzo della Rossa: andata 4 ore; ritorno 3 ore

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