Strahlbann, Cima Orientale (2671 m)
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Dopo più di un mese dall’ultima uscita e con una forma ancora ben lontana dalla situazione ottimale provo a tornare in montagna, in modo da verificare le mie condizioni sul campo. Non posso forzare, soprattutto in termini di sviluppo e di dislivello: anzi, diciamo che l’obiettivo primario è quello di respirare l’aria della montagna, e tutto quello che viene in più è un regalo dal cielo.
Ognuno ha le sue passioni, si sa: chi è ossessionato dall’Engadina, chi dalla Verzasca, chi dalla Catena dei Muncech… Io sono stregato – permanentemente - dallo Strahlbann e dalla Valle di Bosco, ed è quindi ovvio che pensando ad un ritorno in montagna, i miei pensieri vadano lì, tra le pieghe d’argento di quella splendida costiera rocciosa.
Parto, e fin dove arrivo, arrivo: nel caso la caviglia dovesse darmi delle noie, nulla mi impedisce di tornare da dove son venuto…
Invece il responso finale dirà che questo tipo di gita (10 km di sviluppo totale e 1200 metri di dislivello) è attualmente alla mia portata, anche se pian pianino e senza aggiungere un metro di più.
Visto che delle cime principali dello Strahlbann mi fa ancora difetto la Cima Orientale (la 2671) - discorso diverso per elevazioni, spuntoni e frecce secondarie, per le quali è sempre affaire à suivre - mi dico: “proviamo”, sapendo di avere la meteo dalla mia parte (un fatto piuttosto raro di questi tempi…).
Parto da Bosco e seguo il ben noto sentiero che porta a Bann. Poco sopra, all’arrivo del sole, vengo travolto dal profumo di fiori di montagna che il vento porta con sé: sensazioni uniche, il soffio vitale che trapassa i polmoni, l’immanenza della vita e il senso di far parte del tutto; i ricordi che riaffiorano…
Alla Herli Sattel proseguo fino alle sponde del laghetto di Herli, aggirato il quale, quasi senza perdere dislivello (che invece al ritorno perderò), salgo in direzione delle bancate a Sud della Cima 2671. Si deve oltrepassare una pietraia e più su un breve e ripido pendio erboso.
Arrivato alla base della montagna, mi porto leggermente sulla destra, dove si intravedono delle cenge presumibilmente risalibili. Io però voglio avere un quadro d’insieme di questa punta, per cui mi sposto ulteriormente a destra, avvicinandomi (dall’alto) al Lago Melo (Schwarzsee). La parte a sinistra della verticale della vetta avevo già avuto modo di visionarla durante la salita alle due cime centrali dello Strahlbann, per cui oggi non ripeto.
Dunque, continuando ad aggirare la base di questa cima, trovo un passaggio tra erba e rocce affioranti che porta ad una successiva placca. Lo salgo e grazie a delle coppelle naturali trovo l’appoggio e l’appiglio necessario per guadagnare il passaggio successivo. Si tratta di un camino di 5-6 metri, dotato di corda. Dopo averne testato la tenuta, salgo il camino (la corda è più che altro una sicurezza “psicologica”), a metà del quale si può sostare in sicurezza. All’uscita del camino devo superare verso sinistra una placca poco inclinata ma senza appigli (al ritorno aggirerò questo tratto rimanendo più a destra su una ripida cengetta erbosa). Superata la placca, mediante cenge erbose e facili placche, arrivo in vetta, dove si apre una visione paradisiaca sulla Val Calnegia, sul Basodino e sulle montagne della Val Bavona.
Per completezza riporto anche la descrizione del Brenna. “Da Lendar d’Herli si sale fin dove la verticale parete SSW si piega e si incontra con la rocciosa parete SE. Un passaggio iniziale obbligato porta sul filo della larga cresta, che si segue fino in cima tra canalini, cenge e placche levigate”.
Come detto mi gusto a lungo la permanenza in vetta e poi con la massima circospezione ripercorro i passaggi obbligati dell’andata e mi riporto alla base della rocciosa cupola di vetta. Per il ritorno fino al laghetto di Herli scelgo una via più diretta (quindi piegando solo di quel poco a destra), per cui mi ritrovo poi, per aggirare una fascia rocciosa, a dover riprendere una trentina di metri di dislivello.
Con un’adeguata, ulteriore pausa poco prima del bivio di Bann, in cui l’acqua gelida del ruscello fa da giusta terapia per le mia caviglia convalescente, mi avvio verso Bosco, conscio del privilegio di cui ho potuto fruire oggi.
PS: una piccola nota riguardo alla difficoltà. Il Brenna quota questa salita come F+. Siccome nella scala di hikr la F+ non è presente, dovendo scegliere tra F e PD- opto per questa seconda quotazione, in quanto i seppur brevi passaggi alpinistici richiedono un certo impegno, pur in presenza dell’aiutino (la corda) in uno dei punti più impegnativi.

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