Pizzo d’Orsalia (2664 m) - SKT
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Anche oggi, nel momento esatto in cui inforco gli sci, compare il cane che già mi aveva accompagnato sullo Strahlbann. Per tre motivi (1: è una femmina; 2: è salita con me anche sul Pizzo d’Orsalia; 3: ama la neve e per questo mi ricorda il karjalankarhukoira - cane da orso della Carelia - anche se è di tutt’altra razza) la soprannominerò Orsola. Troppo generico “cane”, e poi gli amici (le amiche in questo caso) è giusto chiamarli per nome.
Dunque, come dicevo, superate con gli sci in spalla le vie del paese di Bosco, già a Ferder Orsola compare, mi riconosce e mi fa capire che anche oggi verrà con me.
Mi dirigo su buona traccia verso Feistana. Qui il bosco diventa ripido e le impronte di ciaspole salgono troppo dirette per replicarle integralmente. Mi do da fare con le inversioni ma, per cercare di non perdere la traccia preesistente, finisco per perdere il sentiero. Non importa, è inverno, ed è sufficiente trovare i passaggi giusti. Abbandono un fitto bosco piegando verso sinistra (WNW); continuo la salita e, superando dei bei pendii aperti a picco su Bosco, mi trovo a dover togliere gli sci per salire sopra una fascia rocciosa (troppo ripida e troppo poca neve). Rimessi gli sci continuo la salita fino a portarmi vicino alla punta triangolare quotata 2220, ultima propaggine S della Heij Bärg.
In lontananza riconosco il Pizzo d’Orsalia: per raggiungerlo taglio tutto il versante di Wolfstaffel ed aggirando alcune placche arrivo proprio sopra il Lago Melo (Schwarzsee). Passando sotto le rocce - e la cima - del Pizzo d’Orsalia procedo in direzione est fino a raggiungere l’altro lago, il Lago Pero (Üssera See). Qui la montagna offre l’unica via di salita possibile: il pendio SE.
Salendo, il terreno diventa man mano sempre più inclinato, giustificando pienamente (a mio giudizio) l’AD del Gabuzzi: le inversioni sono al limite, ma ancora possibili. Già alla sella sopra il Lago Pero avevo montato i rampanti: i numerosi tratti di neve dura avallano questa scelta.
Raggiunta la cresta est del Pizzo d’Orsalia si annuncia ora il tratto più delicato: da una parte, verso la Val Calnegia, evidenti massicce cornici invitano a non calcare troppo la mano (il piede…) e a rimanere distanti dal filo; dalla parte opposta, cioè verso la via di salita (Wolfstaffel), il pendio è molto inclinato e sotto, ormai invisibili ma presenti, ci sono dei salti di roccia. Per passare questo tratto dalla forte esposizione bisogna procedere lentamente, saggiando la tenuta della neve, e cercando al contempo di rimanere il più leggeri possibile.
Molto circospetti ma al tempo stesso stimolati dalla situazione, senza togliere gli sci (secondo il Gabuzzi “gli ultimi metri sono da farsi a piedi”), io e Orsola raggiungiamo la cima del Pizzo d'Orsalia, più in alto dell’ometto di vetta che esce dalla neve.
Per il cambio di assetto retrocedo/retrocediamo di qualche metro per essere al riparo da eventuali crolli di cornici. La zona è sicura ma non per questo poco ripida. Mi scavo una piazzuola e procedo con la massima attenzione: perdere uno sci qui sarebbe drammatico.
Assolta l’incombenza ripercorro la cresta Est senza nessuna curva, in equilibrio tra le cornici e il pendio “sfuggente”alla mia destra. Raggiunto il punto in cui posso abbandonare la cresta (che corrisponde poi a quello in cui l’avevo raggiunta) mi lascio andare sul ripido sulz e mi godo la discesa. In breve sono al Lago Pero e da qui continuo poi la discesa fino all’altro lago.
Per il ritorno, nonostante il richiamo dei bei pendii di Wolfstaffel, vorrei evitare di togliere gli sci sulle placche erbose e disarrampicare il tratto salito a piedi il mattino; decido quindi che procederò verso la sella di Herli e da lì scenderò, ripercorrendo la discesa fatta in occasione dell’uscita allo Strahlbann.
Questo comporta però una ripellata, esercizio a cui non sono troppo incline: ma oggi, per una volta, si può anche fare. Dal Lago Melo ci sono cento metri diretti di dislivello da salire; poi una breve discesa, un’ulteriore risalita e poi un tratto in falsopiano. Giunto alla sella (Herli Sattel) estraggo la birra ed il cibo che naturalmente divido con Orsola. Un tarallino a me, uno a lei. Un biscotto a me, uno a lei. La birra la tengo per me, ma non per egoismo…
Il resto della discesa la conosco bene, avendola fatta non più di dieci giorni fa. Nel pendio-canale di Herli la neve è cartonata; poi, quando l’esposizione da ovest ridiventa sud, ricomincia il bel sulzone che tanto mi piace (nella lista delle mie preferenze viene subito dopo la polvere…). Da Bann rimango sulla sinistra orografica del riale e dopo aver toccato il diroccato di quota 1819 mi godo il rimollo del bosco fino a raggiungere Bosco.
Stavolta Orsola mi accompagna fino all’auto. Poi si congeda da me e se ne va all’Osteria delle Alpi. Che sia quella la sua residenza ufficiale?
Conclusione: davvero emozionante ed adrenalinica questa salita al Pizzo d’Orsalia. Data l’esposizione, in mancanza di nuove precipitazioni nevose, non penso rimanga a lungo in condizione la sua cresta est. Poi si potrà sempre farla a piedi. Ma non sarà la stessa cosa.

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