Anello + Pizzo Tre Signori 2554 m
Siamo in giro con la trappolina per cui spostamenti brevi. Ne approfittiamo per fare un giro che da qualche anno abbiamo in mente. Zona straconosciuta ma come per il giro dei Corni, un concatenamento mai provato e che oggi abbiamo l’occasione di fare.
Partiamo da Introbio, piazzale dei Carabinieri, alle 7.30 circa, tempo nuvolo-nebbioso ma confidiamo nel miglioramento previsto.
Puntiamo al P.so di Nava. La salita, a tratti ripida nel bosco raggiunge il sentiero proveniente da Barzio e da qui prosegue comodamente con numerosi sali scendi, qualche tratto assicurato con vecchissime catene. Una salita a tornanti in un bel bosco di faggi e si raggiunge il bivio, dove si potrebbe tornare a Introbio oppure raggiungere in 40 minuti circa il rifugio Buzzoni.
Naturalmente Buzzoni altrimenti dove sarebbe il Pizzo Tre Signori?
Al rifugio facciamo una prima sosta dopo di che proseguiamo per il P.so Gandazzo. Su questo tratto qualche anno fa, causa una slavina, ha perso la vita il vecchio gestore del rifugio. Raggiunto il P.so e il Sentiero delle Orobie Occidentali, proseguiamo per quello del Toro, questo per me è il tratto più faticoso del giro, lo digerisco sempre malamente.
Raggiunto il passo, si sale ancora un pochino dopo di che si prosegue con un lungo mezza costa, con altri sali scendi fino a raggiungere il rifugio Grassi. Il P3S, non lo abbiamo visto prima, non lo vediamo ora e non lo vedremo nemmeno a sera, sempre costantemente nascosto!
Al rifugio altra sosta e facciamo conoscenza con l’ultimo piccolo dei gestori. La più grande sta organizzando una gara di bolle di sapone di cui però ignoriamo il regolamento, numero di bolle, dimensioni, velocità…nemmeno il papà vuole entrare nel merito!
Proseguiamo per la nostra cima, totalmente nelle nebbie tanto che a un certo punto penso che abbiamo mancato il bivio.
Dopo l’incontro con tre stambecchi di cui uno con il ciuccio, troviamo il bivio e riprendiamo a salire ripidamente. Qualche incertezza tra le roccette più in alto per via della nebbia e della neve che nasconde i bolli. Individuiamo le corde in alto ma bisogna uscire dalla traccia per via di una lingua di neve non troppo rassicurante. Ora breve tratto in piano e finalmente fuori dalla nebbia. Raggiungiamo il famigerato canalino dove la neve rimane sino a stagione inoltrata. Diamo la precedenza a una coppia in discesa che ci avvisa di fare attenzione all’uscita del canalino dove la neve è piuttosto ghiacciata. In effetti, questo è il punto dove prestare più attenzione. Appigli per le mani nulli e roccia bagnata. Una volta forse c’era anche qui una corda, si vede un chiodo in alto. Bisogna fidarsi della neve e fare un piccolo saltino verso l’alto, dopo di che si procede in diagonale verso destra, pochi passi ancora sulla neve, ma qui ci sono degli appiglietti per le mani e si esce così dal canaletto. Ancora qualche facile fune e si raggiunge la cima.
Sempre bello il Pizzo! Per un attimo, che poi si prolungherà per fortuna, la nebbia si dissolve e ci fa vedere la discesa verso la Bocchetta di Piazzocco. C'è ancora qualche lingua di neve ma non sembra problematica, tra l’altro vediamo che sta arrivando gente per cui…
Altra sosta e poi discesa verso la Bocchetta di Piazzocco. Fare attenzione alle prime placche, la roccia tiene bene ma fanno un po’ impressione per l’esposizione. Qualche lingua di neve ma senza problemi raggiungiamo la Bocchetta. Proseguiamo ora per il Rifugio S. Rita prendendo il sentiero che prosegue diritto, non ci sono indicazioni sui cartelli ma è comunque bollato. Il sentiero segue la cresta che divide la Val Biandino dalla Val Varrone. La cresta è semplice, con qualche catena nei punti più esposti ma, se si hanno problemi con questo tipo di percorso meglio scendere al Rifugio Falc e raggiungere il rifugio S. Rita lungo il sentiero di fondo valle.
Proseguiamo quindi con il sentiero di cresta che poco prima di arrivare al rifugio si congiunge con quello proveniente dalla Falc. Ancora pochi minuti e siamo arrivati. Altra sosta, finalmente le nebbie in Val Biandino sono in via di dissolvimento. Proseguiamo quindi sempre in cresta in direzione Alpe Paglio fino a un crocefisso in legno, poco dopo c’è il cartello che indica la discesa in Val Biandino. Un sentiero un po’ inerbato ma evidente va ad attaccarsi alla strada delle mucche che scende alle Case di Biandino. Pochi minuti e finalmente siamo sulla terrazza del Rifugio Tavecchia per l’ultima sosta. La serata sta diventando spettacolare, un vero peccato dover scendere, facciamo passare un’oretta circa e poi giù a Introbio lungo il sentiero anche se ormai, vista l’ora, il passaggio di jeep e moto è in pratica nullo.
Raggiungiamo la macchina che mancano pochi minuti alle 19.30, ora tocca a lei portarci a casa, noi siamo alla frutta!!!!
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