Sassariente (Cresta Nord) e Cima di Sassello
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Come già ampiamente accennato nelle altre due relazioni recenti di Amedeo e Danicomo, la quasi totalità dei sentieri In zona Sassariente-Sassello (e chissà quante altre zone allora..) sono pesantemente danneggiati dalle intemperie invernali. Soprattutto sopra Q1500m è incredibile la quantità di alberi sradicati e i tratti di sentiero smottato. Probabilmente anche la strada che sale da Curogna ai Monti della Motta era in pessimo stato, tempestivamente resa agibile in mattinata dagli operatori forestali in azione.
Parcheggiamo nell’ampio spiazzo vicino alla sbarra dei Monti Della Motta, dove termina il permesso di transito. Imbocchiamo il sentiero per l’Alpe di Foppiana a sinistra della panchina (quindi a sx della sbarra).Nei pressi dei Monti Bared Q1150 facciamo un dritto per dritto (quindi eventualmente evitare questo tratto di percorso GPS) accorciando il sentiero e sbucando a Q1400 senza passare dai Monti di Gola Secca. Ripreso il sentiero arriviamo al segnavia dell’Alpe di Foppiana e , senza raggiungere l’alpeggio, seguiamo le invisibili segnalazioni nel bosco del versante Sud (senza passare dalla Forcarella). Questo è il tratto più impraticabile. Alberi smossi, segni invisibili e nevaietti residui. Ma “a naso” si passa senza problemi. Sbuchiamo sulla dorsale W dopo la Q1723. Qui c’è ancora molta neve, e si intravedono tratti non sommersi del famoso Muro dei Polacchi (da altre relazioni leggo che è stato costruito dal 1945 al 1949 dai rifugiati polacchi in svizzera probabilmente per contenere il bestiame). Una traccia battuta ci porta, sempre con non poche difficoltà, alla base della crestina Nord del Sassariente, obbiettivo primario di oggi.
Cresta Nord Sassariente: PD+ complessivo, III grado prevalente.
Materiale: Imbrago, qualche nuts, 6 rinvii, un esercito di fettucce e moschettoni a pera, una corda da 30m.
L’altezza complessiva della via non penso superi i 40m-50m e le soste possono essere gestite come si vuole in base agli spuntoni e a qualche chiodo sparso verso la metà della via. La prima parte si affronta sulla sinistra, è relativamente facile e costituita da ampie cenge. Poi ci si sposta sulla destra seguendo il filo delle rocce e creando una comoda sosta su un recente spit. In questa fase centrale si avverte (a mio parere) l’esposizione e la verticalità di alcuni passaggi. Ho infatti qualche titubanza e cerco un’eventuale via di fuga. Non ce ne sono! Quindi mi faccio forza perché l’unica via è verso l’alto! Filo intanto va sempre da primo, con esperienza e sicurezza maggiore. Qui (più o meno a metà via) è necessario un balzetto di coraggio passando completamente sull’esposto lato destro della cresta, per poi infilarsi in uno pseudo camino e guadagnare un comodo piattone con due spit. Da qui la croce è ben visibile, la cresta spiana parecchio e mancano solo pochi metri, facili e non esposti, percorribili in conserva senza problemi.
Sassariente – Muro dei Polacchi – Cima di Sassello: T3+ (condizioni di oggi T4/T5)
Scendiamo lungo le comode passerelle del versante E (in alcuni tratti seriamente danneggiate dalle intemperie). Seguiamo le orme fino al bivio che indica i Monti della Gana. Questa era l’idea iniziale. Ci accorgiamo in breve che le impronte scompaiono e che il sentiero è invisibile e impraticabile per via degli alberi caduti. Serve una decisione veloce, sopra il Tamaro c’è un brutto temporale in arrivo. Propongo a Filo di passare per la Cima di Sassello, supponendo che la traccia sia già battuta. Raggiunta la dorsale invece ci accorgiamo che la via è fresca, intoccata dal piede umano recentemente. Sperando nella facilità della percorrenza del muro iniziamo ad aumentare il ritmo di camminata. Ben presto ci accorgiamo che c’è ben poco da fare i fenomeni, qui c’è da stare all’occhio ai ponti di neve cedevoli e in diversi tratti alla neve marcia del versante Nord. In qualche punto la Val della Porta sa’ essere preoccupante! Gli ultimi 20m prima della Cima di Sassello sono stati, personalmente, inquietanti. Il lato della Val della Porta stracolmo di neve marcia e una verticalità ben oltre i 45° (siamo senza ramponi……) e dall’altra parte dei poco simpatici salti di roccia. Stando il più possibile sul filo della cresta (lontano dal moro polacco sepolto dalla neve) arriviamo in cima.
Cima Di Sassello – Cappella Santa Maria (T4) – Monti di Motti (T2)
Ora dobbiamo correre per evitare il temporale, sta iniziando a tuonare. Perlomento raggiungere l’Alpe di Sassello ma…. Come sarà il sentiero?? Delle impronte provenienti dall’altro versante ci tranquillizzano, le seguiamo di corsa. Raggiunto il punto in cui la dorsale è spaccata dal Crosio Magno perdiamo le tracce. Seguendo il GPS scendiamo dritti per dritti verso il sentiero principale, visto che le curve di livello sono abbastanza ampie. Con molte difficoltà e un buona dose di motricità arboricola (per la foresta devastata) raggiungiamo il sentiero (già pestato) e finalmente tiriamo un sospiro di sollievo. Da qui alla Cappella è un attimo. Il temporale sembra non arrivare più per fortuna. Raggiunti i Monti della Gana (bellissima posizione) prendiamo la strada asfaltata per raggiungere in 10’ la macchina ai Monti di Motti.
Confermo la quasi impraticabilità del sentiero SASSARIENTE - MONTI DELLA GANA, perlomeno in discesa, specie se non lo si conosce. Magari partendo dai Monti della Gana, in qualche modo, ci si può orientare e arrivare al Sassariente, questo non lo so.
Sicuramente da sopra non si capisce niente ( e avevamo anche il GPS con le mappe!!!)
Tempistiche totalmente sfasate per le condizioni ambientali (circa 7h tutto il giro, arrampicata e pause incluse)
Km: circa 10
Per quanto possibile, sarebbe bello se ognuno di noi facesse, nel suo piccolo, dei minimi ma significativi gesti di “ripristino” come per esempio evidenziare la traccia quasi scomparsa con ometti, spezzare (meglio segare, se si ha un seghetto) i rami più scomodi degli alberi abbattuti, ripulire da pietre e piccoli tronchi.. insomma piccoli gesti che su escursioni “corte” come queste non possono che agevolare i successivi passaggi e i “manutentori” volontari dei sentieri. A noi costerà mezz’oretta in più di tempistica ma un piccolo lavoro compiuto da tanti “passanti” diventerebbe di grande aiuto al sentiero.
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