Piz Tuf (2834 m) - SKT
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Visto che la Sonnestube si è ormai trasferita dal Sud al Nord delle Alpi, per la seconda settimana di fila abbandono il grigio delle nuvole e vado a prendere un po’ di sole grigionese.
L’unica neve nuova arrivata sembra si sia fermata tra Pian San Giacomo e San Bernardino: né prima né dopo ci sono segni di bianca coltre, ma oggi l’importante è evitare il whiteout sudalpino; un po’ di portage non potrà che temprarmi le spalle in vista di future uscite…
Ad Andeer ci sono i fiorellini, a Zillis le mucche al pascolo: chissà che salendo non spuntino palme, banani e coralli …
Infatti, a Mathon, di neve neanche l’ombra e pascoli ben in vista, lo stesso a Wergenstein e i 300 metri (abbondanti) di sci a spalla, anche oggi, non me li leva nessuno…
Orbene, ciò ch’ha a esser, convèn sia: poco sopra Dumagns poso i legni ai piedi ed in siffatta guisa salgo sul pendio che aggira, a destra, le placche di Zons. Lo Scanavino-Gansser dice di fare così (ma se ritorno un’altra volta, passo a sinistra) e un solitario tracciatore, che incontro nei pressi di Dumagns, mi facilita il lavoro, avendo un ritmo un po’ superiore al mio (del resto non faccio nulla per sopravanzare e sobbarcarmi il tracking).
L’idea è di arrivare davanti alla quinta di vette (quinta nel vero senso della parola: sono infatti cinque le cime che mi si parano davanti, alcune vicine, altre con maggiore sviluppo: Schwarzhorn, Gelbhorn, Bruschghorn, Piz Tuf e Piz Tarantschun) e di scegliere poi secondo il soffio dell’ispirazione. Il Beverin rimane più sulla destra, né io ho ambizione di salirci, essendo abbastanza fresca la mia ultima (e unica) visita (…non freschissima però, circa due anni fa…)
Arrivo così all’Alp Tumpriv e continuando a salire arrivo in zona Sur Tuf, più o meno sotto la verticale S del Piz Tarantschun.
Per voler diversificare rispetto a chi mi precede (che è già sulla pala finale del Tarantschun) e non voler fare a tutti i costi quello che approfitta delle tracce altrui, mi dirigo, sempre su facili pendii, un po’ più a sinistra, e risalgo il versante SE del Piz Tuf. Sono ormai abbastanza in alto quando mi accorgo di avere un baratro alla mia sinistra, che mi impedisce di spingermi più a Ovest. Bene, allora è deciso: oggi sarà Piz Tuf.
Monto i rampanti, perché sotto i pochi centimetri di polvere si nasconde una neve dura e ventata, e proseguo in direzione della vetta su pendii un po’ più inclinati rispetto a quanto si è visto finora. Arrivato ad una specie di colletto noto verso N l’uomo di vetta. Evito così le roccette sommitali rivolte a Sud e con un breve traverso esposto (è tutto qui il “+” del PD+ di giornata) supero un canalino ombroso e ripidissimo, e raggiungo la cima con il parallelepipedo ben congegnato.
Trattasi della cima Nord, che però non è il punto più alto della montagna. Torno quindi sui miei passi e, proprio sopra il canalino di cui sopra, noto uno stretto passaggio, percorribile però sci ai piedi, che adduce alla zona più alta. Con circospezione salgo e raggiungo così il vero uomo di vetta, meno “artistico” di quello precedente, ma dotato di gamella in bella vista.
Dopo la “necessaria” firma del libro di vetta tolgo gli sci e discendo a piedi le roccette rivolte a S, forse di tufo (dovrei chiedere ad un esperto, ma hanno tutta l’aria di constare di materiale magmatico, o comunque di roccia porosa, magari calcare indurito…). La discesa senza sci dura solo un minuto (non più di 10-15 metri di dislivello) e dove ricomincia la neve, spello e mi preparo alla discesa.
Questa, per una volta, o, per la prima volta in stagione, è una vera discesa, visto che la neve – seppur poca – è comunque presente e c’è anche un piccolo strato di polvere sopra la neve vecchia. Le curve sono piacevoli e gli sfondamenti limitatissimi per numero.
Arrivato a Dumagns, o poco sotto, decido di risparmiare le solette e propendo per una via diretta verso Lavanos (località che precede Wergenstein di circa 200 metri lineari), diretta come lo era stata la salita del mattino, tagliando, via bosco, i tornanti della stradina ufficiale. All’auto mi attende la birra.
I recenti rovesci non hanno portato significative novità, in termini di innevamento, nelle zone da me visitate. Speriamo in questa nuova fase. E mentre speriamo, proclamiamo la pace natalizia. Erga omnes.

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