La Colma (1424 m) e Sasso Drosa (1444 m) - Biological Tour
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In una situazione d’incertezza come quella venutasi a creare questo fine settimana (neve fino a 500 m nella giornata di venerdì – e, in contemporanea, fondo per le solette del tutto mancante, almeno sotto i 3000 metri di quota… e non dico altro…) conviene rimanere in ambito domestico, vieppiù se proprio fuori dalla porta di casa la Natura offre quanto di più coinvolgente essa possa esprimere.
Orbene, dopo abbondante riflessione sgorga l’idea della camminata biologica, tanto più che, nonostante la vicinanza, c’è un’altura che non ho mai degnato di una visita, posizionata, com’è, a lato del sentiero che porta verso il Gridone (e quindi, per il ben noto brocardo “ubi major, minor cessat”, è sempre rimasta, per l’appunto, a latere).
Il notturno precedere dell’alba pare perfetto, le stelle in cielo brillano su uno sfondo già azzurro verso Est, mentre sul versante opposto le tenebre mantengono la notte ancora a far da cupola per lo sfavillio degli astri… Sarà biologica, questa gita, sì. Gli scarponi inforcati ancora sulla porta di casa confermano il tutto.
Il sentiero è quello noto (per es. BioTraversata al Monte Zeda e Giro integrale della Cannobina, bio anch’esso, per citarne solo due): limitatamente al primo tratto Traffiume-Cavaglio c’è solo da segnalare l’estrema viscidità, che, per una mulattiera “storica” com’è questa (acciottolata, la Via Borromea, percorsa già da San Carlo oltre 5 secoli fa), comporta qualche problema di equilibrio. La recente mala stagione ha inoltre provocato alcuni smottamenti, e franamenti di alberi: i primi rimangono tali e quali, i secondi sono stati prontamente segati per permettere il passaggio, anche se, passato l’inverno, un più radicale intervento di miglioria sarebbe auspicabile.
Da Cavaglio evito il passaggio per Gurrone, preferendo la via più diretta che sale ad Olzeno: questo mi fa imbattere in una battuta di caccia con ben quattro cacciatori, armati fino ai denti (speriamo che le prede li abbiano presi per il naso… anche se la recente nevicata non sembra un segno tanto incoraggiante… le orme sono una forma indelebile… però magari il passo non è lo stesso… del resto nemmeno la velocità di un proiettile lo è… mah, mi fermo qui, tanto si può disquisire all’infinito, la sostanza non cambia… comunque trovarsi a tiro di schioppo – letteralmente - non è una bella sensazione, fortunatamente indossavo una maglietta blu elettrico…)
Durante la salita per Olzeno a poco a poco il terreno diventa bianco: all’arrivo ad Olzeno infilo le gamasce per i restanti 400 metri di dislivello.
Superato questo caratteristico agglomerato, al primo tornante della carrozzabile abbandono “l’autostrada” e salgo fra ginestre e felci per via diretta in direzione della vetta de La Colma. Mi tengo sempre sulla linea di confine tra vegetazione di alto fusto (betulle e faggi) e i predetti “arbusti”, con due occhi sulla Cannobina e nessuno verso il Lago (il bosco ne impedisce la vista). La neve non è moltissima, saranno al massimo una quindicina di centimetri, comunque si procede bene, visto che il sole batte e, sotto la neve, il fondo irregolare non permette grossi accumuli. La “vetta” (La Colma, 1424 m), sempre rivolta verso la Valle, proprio sulla verticale di Falmenta, presenta un piccolo ometto, segno che qualcuno l’ha voluta considerare veramente tale… Procedo poi in leggera discesa e, sempre sul filo di cresta, intravedendo un cervo, ne seguo le orme. Il cervo poi scende sul versante soleggiato (quello Est), mentre io continuo a percorrere la montagna in direzione Sud-Nord. Tocco anche una piccola elevazione (rocciosa) intermedia, il P. 1436, e da lì avanzo verso la cima del Sasso Drosa, 1444 m, il punto più alto di giornata, costituito da un triplice affioramento roccioso, di cui quello centrale è il più alto (praticamente la parte T3 è concentrata qui, e nella zona senza sentiero; per il resto non si va oltre il T2). Ora che sono giunto fin qui, continuo in cresta in piacevole scivolata, sempre in direzione Nord, fino a giungere alla base della “cresta N”, cioè ai Tre Confini (punto posizionato sulla mulattiera che collega Olzeno all’Alpe Spoccia). Da qui, finita “la parte avventurosa”, procedo sulla sterrata che, passando dalle Biuse mi riporta ad Olzeno e da lì a Cavaglio. L’ultimo tratto di sentiero non riserva sorprese.
In attesa di riesumare i legni, si è trattato di una piacevole gita senza grosse pretese, sui monti di casa che non tradiscono mai. Le due cime odierne, colorate di bianco, hanno senz’altro soddisfatto la voglia di avventura, pur trovandosi in zone molto note. Non sempre sono necessari kilometri per poter felicemente passare una bella giornata in montagna…
Tempi e dislivelli:
Traffiume – La Colma: 4 ore
La Colma - Sasso Drosa: 30 minuti
Sasso Drosa – Traffiume: 2 ore e 45’

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