Rocce del Gridone (2155 m) con Madone (2136 m) in appoggio
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Le Rocce del Gridone non sono certo una sorpresa per me: montagne di casa come tante altre elevazioni che sovrastano Cannobio e la sua valle. Il motivo che mi induce a sottolineare questa uscita con una pubblicazione in hikr è il fatto che sia comunque “una prima” per me: in particolare è la prima volta che ci salgo in inverno. Certo, le condizioni non sono molto invernali… Ma per quanto riguarda le creste, cioè i punti in cui si trovano le difficoltà maggiori, si può comunque parlare di salita invernale, in quanto neve e ghiaccio sono ben presenti, oltre al fatto che il calendario parli comunque di 7 gennaio, il giorno in cui si commemora “il miracolo di Cannobio” con la festa dei Lumineri (e alla sera si mangiano le luganighe).
Per quanto riguarda il percorso rimando ad un’altra mia uscita invernale (questa). Le differenze sono poche e riguardano esclusivamente la parte iniziale e quella finale.
La parte iniziale, dicevo, perché stavolta decido di partire da Cavaglio: è vero, c’è un po’ più di dislivello che da Gurrone, ma il percorso è più diretto e mi consente di evitare il tratto in macchina da Cavaglio a Gurrone, breve ma stressante per l’auto, a causa della pendenza e dell’angustia della sede stradale.
Da Olzeno fino a quota 2000 m, poco o nulla da segnalare: il tragitto è quello ripetuto tante e tante volte, sia per la vetta del Gridone che per il Madone (Cima Centrale) che per le Rocce del Gridone, visibile nei waypoints e nella scheda sintetica.
Dall’Alpe Spoccia in avanti (e fino alla predetta quota 2000 m) condivido il mio percorso con un alpinista della zona, Fausto, molto appassionato di queste montagne e con un occhio di falco per quanto riguarda gli avvistamenti faunistici. Sotto la verticale del Madone le nostre strade di dividono: lui prosegue per la vetta del Gridone; io, che avevo originariamente programmato solo la salita alle Rocce, decido invece che salirò prima alla Cima Centrale (Madone) per poi affrontare la sua crestina ovest e scendere alla Bocchetta del Fornale, in modo da evitare il traverso obliquo e trovarmi nel punto migliore per la salita finale verso il culmine delle Rocce del Gridone.
Solo in prossimità della vetta del Madone comincio a pestare un po’ di neve. Dalla vetta scendo con non sempre agevole (dis)arrampicata verso la bocchetta. A metà strada (quindi con una perdita secca di una cinquantina di metri, non calcolati ai fini del computo totale del dislivello) mi accorgo di aver dimenticato in vetta la macchina fotografica. Risalgo, trovo la macchina dove l'avevo lasciata e riscendo, approfittando dei buchi precedentemente creati sul manto nevoso (comunque cattivo, principalmente crosta non portante). Raggiunta la bocchetta comincio la salita verso le Rocce.
Ci sono alcuni tratti aerei e due passaggi sul versante nord, ombroso e nevoso. In particolare, questi ultimi richiedono attenzione, perché pur “passando via in piano” presentano, a pochi cm sulla destra (e al ritorno, rispettivamente, sulla sinistra), un versante molto ripido e nevoso, quindi con possibilità di lunghe scivolate.
Nel successivo tratto di pura salita, quando posso cerco di evitare la neve; in alcuni casi la calco, senza comunque grosse difficoltà, e senza dover ricorrere a piccozza e ramponi (ancora una volta portati solo per sicurezza, ma non usati).
Dopo qualche altro tratto d’arrampicata in prossimità di un’anticima, raggiungo prima l’ometto di vetta e poi, su facile cresta nevosa, la cima vera e propria, con visuale sulla Val Vigezzo.
Siccome si è perso parecchio tempo nell’osservazione dei camosci, la pausa dovrà essere abbastanza contenuta: riesco comunque a trovare un angolino privo di neve e a gustarmi il panorama, ben noto ma sempre fantastico.
Per il ritorno, una volta fuori dalle difficoltà della cresta, approfitto della conca sotto la Bocchetta del Fornale per una rapida discesa su neve. Differentemente da altre volte, non mi faccio ingolosire oltremodo, e prima di trovarmi troppo in basso e dover poi risalire nei rododendri (rognosi anche in presenza di neve), effettuo un traverso poco sotto il P. 1884, con solo una ventina di metri di risalita.
Abbandonata la zona nevosa, ripercorro tutto il percorso dell’andata fino a Cavaglio. E come direbbe il ciolly, “anche questa è andata”. Sempre stupende le Rocce. Anche d’inverno.
Tempi:
Cavaglio - Madone: 3 ore e 30’
Madone – Rocce del Gridone: 1 ora
Rocce del Gridone – Cavaglio: 3 ore

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