Toresella (2245 m), vetta e cresta SW
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Welcome to the jungle
La gita comincia alla luce della frontale e subito noto qualcosa di strano: un faggio secolare mi sbarra la strada dopo pochi passi dall’inizio. Lo supero con non poche difficoltà, oltrepasso il ponticello con massima circospezione, viscido com’è (e memore della quasi scivolata dell’anno scorso con pm1996), e procedo. Ben presto ripongo la frontale nello zaino. Il tratto fino al punto quotato 1318 (“Alla Serra”) è una lotta continua con le decine di alberi di alto fusto caduti. Almeno 20 “passaggi avventurosi” (del tipo “quasi T5”) per oltrepassare gli alberi caduti (“de-ceduti”), superandoli o verso l’alto (pendio), o verso il basso (fiume), o con il sistema “delle forche caudine” (sotto) o ancora, dove l’altezza lo consente, salendoci sopra. Quasi mezz’ora buttata al vento e lo stesso varrà anche per il ritorno. Durante il ritorno mi accorgerò che la forza della natura ha infierito non solo sul bosco, ma anche sugli animali: un cadavere di cinghiale è intrappolato tra le radici sradicate di uno degli alberi caduti. L’apocalisse deve essersi concretizzata – presumibilmente - tra martedì e giovedì scorso (22-24 ottobre 2013); spero che il danno sia già stato segnalato a chi di dovere: in queste condizioni, il sentiero non può assolutamente definirsi “escursionistico”. Si passa (perché si passa…) ma a prezzo di un’immane fatica.
Bucolico andar per monti di qua e di là dal confine
Quando il sentiero si impenna e - oltrepassato il riale - sale nel bosco di faggi, la distruzione termina (se non con qualche piccola eccezione, qualche ramo qua e là, ma nulla al confronto di quanto visto finora). Raggiungo Giggio, Giggione, il Passo San Jorio e la Bocchetta di Stazzona su amabili sentieri. Trovo un po’ di nebbia in Lombardia, sotto la verticale della Marmontana, ma si dissolve con celerità. Dal San Jorio alla Bocchetta di Stazzona rimango alto, per evitare il più possibile i saliscendi che l’Alta Via del Lario (più bassa) presenta. Qualche breve perdita e riappropriazione di dislivello devo comunque effettuarla.
Aggiramento infinito
Dalla Bocchetta di Stazzona (detta anche Bocchetta del Lago) il mio obiettivo è uno solo: la vetta della Toresella. Decido dunque di prendere la via più facile, cioè, inizialmente in cresta e successivamente percorrendo il sentiero che si mantiene qualche decina di metri sotto la cresta (sentiero “naturale”: come dice il Brenna “si tratta di uno dei più strabilianti esempi di formazione di un sentiero dovuto al passaggio, da tempi immemori, di greggi di pecore”. Aggiungo solo che le tracce sono più di una e a piacere si può rimanere più in alto o più in basso a seconda del gusto personale). Qualche passaggio su roccette e su di un pendio abbastanza ripido, ma per il resto si tratta di un lunghissimo aggiramento delle tante costole che scendono dalla cresta SW della Toresella. Il versante percorso si trova interamente in Italia, sempre con ottima visuale sulla Valle San Jorio (e, soprattutto, al sole!). L’Alto Lario è sempre in vista così come lo sbocco dell’Adda e la parte iniziale della Valtellina.
In prossimità della spalla Est della Toresella, o poco prima, abbandono il sentiero e salgo diretto sul ripido pendio erboso (T4) che ben presto immette in un canalino. Lo seguo integralmente (circa 100 metri di dislivello) e arrivo diretto sulla cima della Toresella (quella più a Est, mentre altre due cime leggermente inferiori me le ritrovo sulla sinistra).
Via di cresta
La permanenza in vetta è prolungata: si sta bene e sono bastate quattro ore dalla partenza, per cui inutile affrettarsi…
Per il ritorno non ho un programma preciso, certo è che la cresta precedentemente ignorata attira…
Mi spingo dunque sulle due cupole vicine e decido che proverò a stare in cresta il più a lungo possibile. Grossi problemi non ce ne sono, supero una quarta emergenza ed avvicinandomi alla quinta noto che si tratta della punta rocciosa nei pressi della quale si era interrotta la nostra (mia e di pm1996) visita dell’anno scorso, seppur in condizioni molto più invernali. Provo ad infilarmi in un canalino franoso e umido rivolto a Nord con l’obiettivo di raggiungere la cresta W e conseguentemente la punta di quota 2188 (raggiunta con Paolo l’anno scorso), ed eventualmente infilarmi nella bella Valletta, con possibile risalita dai Laghi di Roggio verso la Bocchetta di Stazzona.
Scendo con circospezione il breve canale (umido e franoso) (diff. massima T4+ / I) ed immediatamente risalgo sulla punta che vide i nostri passi circa un annetto fa (il 9 novembre 2012). A parità di condizioni, avremmo potuto raggiungere la cima anche da quella via, io e pm1996: ma facendo un breve confronto, le difficoltà erano allora ben superiori, oltre al fatto che non mi sarebbe mai più venuto in mente oggi di auto-offrirmi una ripetuta a distanza di un anno…
In ogni caso, comincio a scendere il ripido pendio erboso in direzione dei Laghi di Roggio ma dopo non molto focalizzo la possibilità di rientrare sulla cresta evitandomi un pesante sali-scendi. Punto quindi deciso verso S e con una perdita di dislivello minima riguadagno la cresta. La percorro integralmente (aggirando talvolta i rari salti di roccia ora dal lato della Val di Roggiasca, ora verso la Valle San Jorio). I saliscendi sono numerosi: già che ci sono, con manovra aggirante, salgo anche sull’unica punta quotata della cresta summenzionata, la cima 2141 (più o meno a metà strada tra la Toresella e la Bocchetta di Stazzona). Proseguo fino al penultimo panettone, oltre il quale aggiro l’ultimo in terra grigionese, con un taglio sul versante ombroso che mi scodella proprio sulla sella denominata Bocchetta di Stazzona.
Epilogo, considerazioni finali e quisquilie geografiche
Da qui ripeto senza variazioni degne di nota il tragitto dell’andata, e, dopo aver nuovamente lottato con gli alberi atterrati della parte bassa del sentiero, giungo ai Monti di Ruscada dove mi attende l’auto.
Questa gita è stata messa in cantiere solo la sera precedente, scartabellando tra le numerose cartine che “adornano” la mia scrivania (a differenza di molte altre gite, in cui la programmazione è senz’altro più accurata), ma la considero senz’altro un’escursione di grande interesse e cospicuo valore. Magnifica – su tutto - la possibilità di abbracciare con lo sguardo sia l’entrata dell’Adda nel Lario che quella del Ticino nel Verbano. E molto altro…
Relativamente alla scheda sintetica, pur nella consapevolezza che la Toresella sia situata sulla linea di confine tra Lombardia e Grigioni, ho preferito indicare “Ticino” perché ivi si svolge l’avvicinamento, oltre al fatto che senza Val Morobbia, probabilmente non avrei mai pensato di mettere in cantiere questa uscita. Basta saperlo…
Tempi:
Monti di Ruscada – Passo San Jorio: 2 ore
Passo San Jorio – Toresella (versante italiano): 2 ore
Toresella (cresta e versante grigionese) – Monti di Ruscada: 4 ore

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