Gamberoni Ski 1734 m
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“Silja, la bella ragazza del contado, morì una settimana dopo la festa di San Giovanni, quando l’estate era ancora giovane. Serviva in una fattoria; orfana di padre e madre, non aveva altri parenti ai quali appoggiarsi.” …
…”Una vita umana, contemplata nell’ora di morte, è come una fugace visione, un simbolo che desta malinconia. La giovane creatura aveva vissuto soltanto ventidue anni; nata tre miglia più a nord del luogo dove si era spenta, aveva per tutta la sua vita sognato il sud.” F.E. Sillanpää – Silja
A differenza di Silja, io continuo tuttora a sognare il Nord. Solo che, oggi, il Nord mi ha abbandonato, e fortunatamente c’era il Sud a tendermi la mano…
Parto presto e, al mio arrivo ad Airolo, nevica. La strada del passo è innevata già alla Caserma. La cosa sarebbe ottima, ma d’altro canto non vorrei perdermi nella bufera che più sopra è in corso. Torno verso l’entrata dell’autostrada e noto che la strada della Val Bedretto è completamente bianca già alla partenza.
Devo davvero puntare verso Sud, oggi. A Quinto l’illuminazione: torno al Gambarogno e quali che siano le condizioni, salgo con gli sci.
Più scendo verso Sud, più la meteo migliora. La salita all’Alpe di Neggia è, come sempre, paragonabile all’entrata in una ghiacciaia: candele di ghiaccio, cascate, stalattiti, c’è di tutto!
Arrivato all’Alpe di Neggia, le cose cambiano. Il pendio è rivolto a Est ed un sole generoso illumina la via di salita. Come spesso accade trovo quasi più godibile la salita rispetto alla discesa. Raggiungo prima la cima con la croce e poi la vetta vera e propria, con qualche acrobazia, pur di non togliere gli sci.
Come detto, la discesa è di quelle che si dimenticano in fretta: alcune curve in alto, un dura lotta con i sassi, le felci, gli ontani e le betulle nel “corposo” tratto centrale, e qualche ulteriore curva in basso, sul tratto già battuto dal gatto (cioè, più che curve, uno slalom per evitare le zolle d’erba ed altre amenità affioranti).
In ogni caso il Gambarogno mi ha permesso di salvare la giornata e poi, come avevo già detto in una recente occasione, quel pendio, prima o poi, “dovevo farlo”. Adesso l’ho fatto e penso che mi ripresenterò da quelle parti solo dopo copiose nevicate. Il pendio, lo confermo, è bello (anche se breve), ma l’innevamento attuale non è certo adatto per discese degne di questo nome.

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