Monte Gambargogno (1734 m), ovvero “la ribellione delle pelli e degli sci”
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Dialoghi immaginari all’Alpe di Neggia
La pelle destra: ”Ma questo non sarà così rimbambito da farci uscire proprio qui, in questa ghiacciaia?”
La pelle sinistra: “Ma no, vedrai, stavolta ce ne stiamo al calduccio”
La pelle destra: “Non ne sarei tanto sicura, quello non ha tutte le rotelle a posto…”
Una raffica di vento mi richiude la portiera in faccia, forse nemmeno l’auto vuole farmi scendere…
Gli scarponi da sci: “Noi oggi non ci muoviamo dalla nostra bella borsa blu, non deve nemmeno provare a toccarci”
Gli sci restano indifferenti, loro sanno già come andrà a finire…
Intanto fuori Eolo e Borea si sfidano, per vedere chi sarà il padrone dell’Alpe di Neggia.
Il pendio, che sognavo immacolatamente farinoso, svela invece la sua natura leopardata.
Assalito da mille dubbi, medito sul da farsi, quando da dietro si alza una voce…
Gli scarponi da montagna: “Siamo noi, i tuoi scarponi, quelli che porti sempre sulle pietraie d’estate. Siamo stufi di assaggiare solo sassi, basta, vogliamo toccare la neve anche noi”. Io: “Ma è poca…!” Loro: “Non fa niente, oggi ci va così, sentiamo il richiamo della neve e del vento. Dai, andiamo!!!”
E così, quella che doveva essere una breve salita ed una breve (ma entusiasmante) discesa con gli sci, si è trasformata in una breve gita a piedi che racconto qui per due motivi, e cioè testimoniare lo stato della neve in questa zona (e limitrofe) e proporre qualche foto di una giornata ventosa (visto che di solito, con queste condizioni, me ne guardo bene dall’andare in montagna). Nessuna velleità escursionistica, ci mancherebbe!
Antefatti (posticipati)
Dunque, da casa mia sono ben visibili i versanti Nord-Ovest del Monte Lema e del Poncione di Breno, dai quali si evince che la zona al di sopra del limite della vegetazione è abbondantemente innevata (così almeno sembra). Quindi dai 1400 metri in su.
L’altro antefatto è questo: il bollettino valanghe del giorno prima presenta un pericolo 3 (marcato) per tutta la Svizzera, ad eccezione di Sottoceneri e vicinanze (a S dell’arco Magadino - Giubiasco), dove è previsto “moderato” (2). Per il resto, le previsioni meteo sono abbastanza repellenti (vento da nord sostenuto, fino alle basse quote: per i 2000 metri è prevista una media di 45 km/h, con possibilità di raffiche anche al doppio della velocità, ed una temperatura massima di -10°).
Da tutto ciò scaturisce l’idea di una salita veloce, in modo da minimizzare gli effetti nefasti del vento. In più la pur breve discesa dal Monte Gambarogno all’Alpe di Neggia mi ha sempre attirato, e oggi cadrebbe propizia l’occasione di provarla.
La realtà dei fatti
Come detto, una volta arrivato all’Alpe di Neggia e constatata l’impossibilità di salire con gli sci ai piedi data la scarsità di neve (ed avendo previdentemente e previamente provveduto a mettere in auto anche gli scarponi da montagna), decido di salire ugualmente, visto che mi ero preparato comunque ad una giornata iper-ventosa. Attrezzato, lo sono, tanto vale fare due passi! Il vento non si rivelerà poi così impetuoso (almeno, non sempre!) da impedire questi 350 m scarsi di dislivello… Raggiungo prima la cima con la croce e poi la principale. Inutile stare a descrivere quello che è il punto focale della gita odierna (la visuale), per questo ci sono le foto!
Bisognerà avere pazienza e mettersi il cuore in pace: prima o poi si materializzeranno anche delle buone condizioni per belle gite sulla neve. Fino a quel punto, calma e gesso!
Dettaglio tecnico
Differentemente dalla maggioranza di chi mi ha preceduto, indico come difficoltà T3 perché la via, seppur breve, va comunque percorsa con attenzione in inverno, visto che i tanti passaggi creano talvolta una patina di ghiaccio (ovviamente) scivolosa, mentre talaltra la neve soffiata può presentare inaspettati (e profondi) affondamenti.
In estiva mi accodo invece a tutti coloro che hanno dichiarato T2.

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