Corno Bianco 3320 m
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Non so da dove sia saltato fuori questo Corno Bianco quando venerdì cercavo qualcosa di nuovo da andare a vedere. Pensavo ad un'altra cima che ancora non mi viene in mente ed è saltata fuori questa.
La zona di Alagna la conosciamo pochissimo, ci siamo stati due o tre volte. Nella relazione di questa escursione leggo che bisogna stare attenti alle nebbie frequenti. Le previsioni sembrano ottime, speriamo ci vada bene e così decidiamo per questa meta.
A pochi km da Alagna svoltiamo per Riva Valdobbia, il posteggio è a Sant’Antonio ma in estate c’è il divieto di proseguire oltre Cà di Janzo. I posteggi qui sono pochi ma al rientro vediamo che ci sono macchine lungo la strada. Ci hanno riferito che multano molto facilmente per cui bisogna stare molto attenti a dove si lascia l’auto e alla velocità con cui si viaggia!
Dal posteggio, in breve, lungo strada asfaltata si arriva a Sant’Antonio dove si prosegue lungo la sterrata che porta al rifugio Ospizio Sottile. Dopo 15/20 minuti si trova il cartello che indica il Rifugio Carestia a 2,10 h. Il sentiero sale ad un primo alpeggio poi si sposta a sinistra e riprende a salire molto ripidamente nel bosco praticamente fino a giungere al rifugio.
Dal rifugio un lungo traverso porta al Lago Bianco dove si ha la prima visuale del Corno Bianco. Lo si costeggia superando dapprima un dosso e poi rimanendo nei pressi della riva fino al bivio dove riprende a salire molto ripidamente fino a giungere al Lago Nero. Altro bivio, per la cima si riprende a salire sempre ripidamente su pietraia fino a raggiungere dei cavi (nuovi) che aiutano a superare un salto di roccia spesso bagnato. Per noi questo, o meglio il tratto terminale, è stato il punto più difficoltoso da superare. Uno degli ultimi cavi è stato messo su una “placca” liscia dove non ci sono appigli e bisogna salire di braccia, il tratto non è lungo ma il cavo è molto molle e abbiamo preferito salire nel canale a destra, ben appigliato. Arrivati in alto si riesce abbastanza facilmente riprendere il cavo incriminato al suo termine. In discesa abbiamo preferito scendere lungo il cavo. Una volta passato questo tratto si risale sempre ripidamente andando ad imboccare un primo facile canale detritico con passaggi di I° grado, ci si sposta poi a sinistra e si entra in un altro canale un poco più impegnativo, passaggi di I° e II° fino a giungere al Colle del Merlo. Si svolta ora a sinistra e si risale la cresta finale su placche appoggiate e brevi saltini con difficoltà massima di II° fino a raggiungere il cippo di vetta. Nei pressi ci sono anche una Madonnina e il libro di vetta. Panorama eccezionale. Ci fa compagnia una stambecca dapprima timida poi sempre più spavalda che non ci ha abbandonato un attimo quasi volesse spingerci ad andarcene per ritornare padrona della vetta. Ne abbiamo fatto un ampio reportage, forse la sua presenza è opera dell’ente del turismo!
Con tutta la cautela del caso, torniamo al Lago Nero dove facciamo una buona pausa pranzo. Poi Lago Bianco dove scambiamo un po’ di chiacchiere con due fortunati che stanno piantando la tenda in riva al lago, e infine sosta caffè al Rifugio Carestia (il rifugio è molto carino e il gestore sembra una persona cordiale, peccato i prezzi, due caffè in bicchierino di plastica con bastoncino, soci Cai 4 euro! E per fortuna siamo soci!).
Ultima ripida discesa e dopo circa 12 ore siamo di nuovo alla macchina.
Il percorso è molto bello è richiede una buona gamba. Sono circa 2000 m di dislivello metro più, metro meno ma che non mollano praticamente mai. Le difficoltà citate nella parte finale dell’escursione sono le stesse che ho letto in altre relazioni, avendole ritenute appropriate le ho riportate. Grazie al cielo abbiamo avuto la fortuna di trovare una giornata limpida e fresca cosa che a quanto si dice non capita spesso. Non sarebbe stata un’escursione così appagante se non avessimo visto le bellezze che ci hanno circondato.
La zona di Alagna la conosciamo pochissimo, ci siamo stati due o tre volte. Nella relazione di questa escursione leggo che bisogna stare attenti alle nebbie frequenti. Le previsioni sembrano ottime, speriamo ci vada bene e così decidiamo per questa meta.
A pochi km da Alagna svoltiamo per Riva Valdobbia, il posteggio è a Sant’Antonio ma in estate c’è il divieto di proseguire oltre Cà di Janzo. I posteggi qui sono pochi ma al rientro vediamo che ci sono macchine lungo la strada. Ci hanno riferito che multano molto facilmente per cui bisogna stare molto attenti a dove si lascia l’auto e alla velocità con cui si viaggia!
Dal posteggio, in breve, lungo strada asfaltata si arriva a Sant’Antonio dove si prosegue lungo la sterrata che porta al rifugio Ospizio Sottile. Dopo 15/20 minuti si trova il cartello che indica il Rifugio Carestia a 2,10 h. Il sentiero sale ad un primo alpeggio poi si sposta a sinistra e riprende a salire molto ripidamente nel bosco praticamente fino a giungere al rifugio.
Dal rifugio un lungo traverso porta al Lago Bianco dove si ha la prima visuale del Corno Bianco. Lo si costeggia superando dapprima un dosso e poi rimanendo nei pressi della riva fino al bivio dove riprende a salire molto ripidamente fino a giungere al Lago Nero. Altro bivio, per la cima si riprende a salire sempre ripidamente su pietraia fino a raggiungere dei cavi (nuovi) che aiutano a superare un salto di roccia spesso bagnato. Per noi questo, o meglio il tratto terminale, è stato il punto più difficoltoso da superare. Uno degli ultimi cavi è stato messo su una “placca” liscia dove non ci sono appigli e bisogna salire di braccia, il tratto non è lungo ma il cavo è molto molle e abbiamo preferito salire nel canale a destra, ben appigliato. Arrivati in alto si riesce abbastanza facilmente riprendere il cavo incriminato al suo termine. In discesa abbiamo preferito scendere lungo il cavo. Una volta passato questo tratto si risale sempre ripidamente andando ad imboccare un primo facile canale detritico con passaggi di I° grado, ci si sposta poi a sinistra e si entra in un altro canale un poco più impegnativo, passaggi di I° e II° fino a giungere al Colle del Merlo. Si svolta ora a sinistra e si risale la cresta finale su placche appoggiate e brevi saltini con difficoltà massima di II° fino a raggiungere il cippo di vetta. Nei pressi ci sono anche una Madonnina e il libro di vetta. Panorama eccezionale. Ci fa compagnia una stambecca dapprima timida poi sempre più spavalda che non ci ha abbandonato un attimo quasi volesse spingerci ad andarcene per ritornare padrona della vetta. Ne abbiamo fatto un ampio reportage, forse la sua presenza è opera dell’ente del turismo!
Con tutta la cautela del caso, torniamo al Lago Nero dove facciamo una buona pausa pranzo. Poi Lago Bianco dove scambiamo un po’ di chiacchiere con due fortunati che stanno piantando la tenda in riva al lago, e infine sosta caffè al Rifugio Carestia (il rifugio è molto carino e il gestore sembra una persona cordiale, peccato i prezzi, due caffè in bicchierino di plastica con bastoncino, soci Cai 4 euro! E per fortuna siamo soci!).
Ultima ripida discesa e dopo circa 12 ore siamo di nuovo alla macchina.
Il percorso è molto bello è richiede una buona gamba. Sono circa 2000 m di dislivello metro più, metro meno ma che non mollano praticamente mai. Le difficoltà citate nella parte finale dell’escursione sono le stesse che ho letto in altre relazioni, avendole ritenute appropriate le ho riportate. Grazie al cielo abbiamo avuto la fortuna di trovare una giornata limpida e fresca cosa che a quanto si dice non capita spesso. Non sarebbe stata un’escursione così appagante se non avessimo visto le bellezze che ci hanno circondato.
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