2 giorni su parte dell' Alta Via Tullio Vidoni e sul Corno Bianco
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Salita al Corno Bianco per la via normale nell' ambito di un anello intorno ad esso, aperto e chiuso con mezzi pubblici.
Giorno 1: Staffal - Passo dei Salati in telecabina quindi proseguimento per rifugio Carestia
Salire in breve verso Sud al Corno del Camoscio: senza percorso obbligato si seguono le tracce meno ripide che in breve portano all' ampia cima (presenti pannelli esplicativi) e si scende poi per sentiero nell' altro versante al Col d' Olen.
Transitare dal visibile rifugio Citta' di Vigevano e imboccare il sentiero segnato per Pianlunga da lasciare al bivio per Passo Foric: dal passo seguire in salita per Alpe Zube dove e' presente una piccola fontana. Purtroppo non si trova il sentiero 3C per Alpe Granus segnalato sia sulla mappa sia sulla guida del CAI (... del 1990; errore mio non avere preso informazioni a priori).
Questa ricerca infuttuosa fa perdere circa 1 ora e un po' di morale visto che si contava di restare sempre ben sopra i 2000 metri e di immettersi sull' Alta Via Tullio Vidoni (AVTV) nei pressi del bivacco Ravelli.
Invece tocca scendere fino a Scarpia per intercettare il sentiero per Alpe Tailly e relativi laghi (fin qui tutto T2).
Si risale con buona andatura, per recuperare tempo, il sentiero 3a il cui ultimo tratto, bello ripido, e' per fortuna gia' in ombra.
Finalmente immessi sull' AVTV ... senza sapere ancora cosa ci aspetta dal Passo delle Pisse in avanti (dai laghi al Passo T3)
Se da un lato la vista su entrambi i lati e' esaltante sul lato Val Vogna e' anche sconsolante: la distanza da coprire appare subito tanta e si capisce che non sara' una passeggiata. I primi passi sono ripidissimi su tracce segnate (diversi segni nuovi) ma poco evidenti.
La pendenza diinuisce un poco ma si procede lenti alla ricerca del segno successivo. Indicativamente si scende sulla destra di un canalone al terminre del quale si vedono 2 tetti di edifici; ma, a partire da un ometto di pietre abbastanza evidente, i segni porteranno a destra sempre in discesa ripida dapprima su erba poi su scomoda pietraia di sassi a tratti mobili nei pressi di una casetta.
Si prosegue sempre cercando segni in terreno con vegetazione folta facendo attenzione a buchi vari nel terreno.
Un primo guado di torrente si effettua senza problemi anche se lascia perplessi la direzione del sentiero che tende a tagliare pendii molto ripidi poco attraenti spesso coperti dalla vegetazione (eppure i rametti tende spezzati presenti fanno capire che qualche altro sventurato come noi ha deciso di passarci). Ci sono altri 2 guadi da fare ... non il massimo ma almeno si e' fuori dalla vegetazione.
Si va avanti cosi' a lungo, con fatica anche perche' ora si va in salita. In un tratto con poca vegetazione si nota una divergenza dei segni ... non c'e' nessun cartello che segnala questo "bivio" ... si decide sdi stare "bassi" verso il segno piu' nuovo ... incrociando le dita (ed intanto il tempo passa). Ho scritto "bassi" ma la traccia sempre incerta riprende a salire anche ripida: pali col cartellino "AVTV", avvistabili anche a distanza, confermano se non altro che si e' sulla strada giusta ... ma quando si arriva ? In effetti ora si vede la punta Carestia per cui non dovrebbe mancare molto: ed infatti e' molto bello avvistare poco piu' in basso la bandiera del rifugio (3 ore dal Passo delle Pisse: T4 ... perche' almeno ci sono i segni).
E' ora di cena: bene cosi'; la giornata e' stata lunga e faticosa ... Chiacchere a tavola servono a distendersi e provare a pensare con calma alla salita di domani.
Giorno 2: Rifugio Carestia - Corno Bianco - Lago Nero - Passo Alpetto - Alpe Valdobbiola - Rong ( + navetta / autostop per Staffal)
Notte tranquilla e si parte di buon ora per il Corno Bianco anche se le pile non si sono ricaricate al 100 %.
Passato il lago Bianco (con un dosso da scavalcare che aggiunge dislivello) si sale regolari, con un ultimo bel tratto pratoso, al lago Nero (T2). Dopo il lago la pendenza aumenta fino all' inizio delle catene. Sosta obbligata anche perche' le catene sono occupate (utile per studiare la tecnica). Trovo ostico il primo tratto che termina con un traverso in falsopiano a sinistra; piu' semplice il secondo tratto; verticale il terzo tratto e facile l' ultimo tratto. Si prosegue su sentiero ... la strada e' ancora lunga: scavalcato un dosso iniziano i tratti in cui si usano le mani. Seguendo i segni giallo rossi si rimonta il tutto cercando di prendere nota dei pezzi piu' rognosi in vista della discesa. Finalmente in cresta si trova il passaggio piu' impegnativo (ma forse lo e' perche' si e' stanchi ?): un bell' ometto fa capire che ormai e' fatta. Il vasto panorama spegne un poco i timori per la discesa che si fara' impiegando piu' tempo per la salita ... Le catene sono ancora occupate: altro ripasso in diretta della tecnica di discesa. Un ultimo scambio di consigli e "si va" ... le difficolta' (T4+) sono finite ... ma la giornata no. Dopo doverosa sosta al lago Nero, si riparte per il Passo dell' ALpetto che riporta in Val d' Aosta. Il sentiero, 2d, coincide all' inizio con l' AVTV per Passo Rissuolo e biv. Gastaldi ma poi si stacca, segnalata, verso sinistra la traccia in costa che piega poi a destra a risalire un canalino per un finto passo; ci si trova su un pianoro sassoso (oggi ancora innevato). I segni proseguono sulla costa successiva mentre dal basso si nota la traccia, 2a, proveniente dal lago Bianco. Personalmente mi pianto sull'ultimo passo del 2d che su roccia scavalca (esposto) una roccetta (appigli per le mani nulli o quasi): perdo qualche metro a convergere sul 2a e con un ultimo ripido pendio in parte su roccette si giunge al passo (T3).
Giusto il tempo di notare quanto sia umido il clima in Piemonte (dove nubi basse coprono le cime) e quanto secco sia in Val d' Aosta (cielo sgombro da nuvole) e si inizia la discesa sul segnavia 9. Ottimo sentiero (T2) che scende verso una prima piana detritica.
Qui i segni portano a sinistra verso una serie di piani erbosi molto ampi: attenzione a non perdere i segni distratti dalla bellezza del luogo. Dopo un' ultima sosta rigenerante per quanto possibile, si riparte convinti verso Rong per prendere la navetta per Staffal.
Non mancano scorci panoramici che meriterebbero di essere immortalati ma occorre dare precedenza al rispetto dei tempi. Senza troppi patemi si arriva a Rong da cui in breve alla regionale e alla fermata del bus. Alle 20:50 si riparte in auto verso casa.
NOTE FINALI PERSONALI:
1) Spero sia l' ultima volta che pianifico la salita ad una cima "da 2 giorni" con un primo giorno altrettanto impegnativo (mi era gia' successo col Monviso: lezione non imparata; allora ero piu' allenato)
2) L' Alta Via Tullio Vidoni necessita di urgente manutenzione (almeno nel tratto che ho percorso il primo giorno): il fatto che ci siano i segni ed i pali coi cartellini nuovi e' gia' qualcosa; molto resta da fare.
3) Come promemoria mi dico di prendere piu' info possibili sul tracciato che intendo seguire. Questa volta per me eran tutti sentieri nuovi e l' entusiasmo per aver ideato un tale giro mi ha dato un po' alla testa e non ho curato al meglio ogni dettaglio ... tutto e' bene cio' che finisce bene.
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