Cima di Cardèd (2227 m)
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tapio: Inizialmente per questa giornata c’era in programma una splendida cima ossolana in compagnia di due famosi hikrs d’oltralpe. Sfumata la cosa, mi organizzo da solo per un’affascinante cima verzaschese, ma durante la pianificazione dei dettagli operativi ed organizzativi, ecco arrivare improvviso il messaggio di
Jules con una terza proposta, anch’essa verzaschese.
Rispondo subito con entusiasmo. In quattro e quattr’otto, con mezza giornata di preavviso, l’accordo prende corpo, e così ci ritroviamo, attorno alle 6 del mattino successivo, al lido di Tenero per depositare un’auto e proseguire con l’altra alla volta di Frasco con meta la Cima di Cardèd.
Partiamo in prossimità del ponte sulla Verzasca (858 m), prima dell’ingresso in paese, e prendiamo il sentiero (che qui coincide con la strada vietata ai non autorizzati) che sale, attraverso Valdasc e Valdign, al Monte Valdo (1248 m), fantastico balcone sulla Val Verzasca e sulla Val d’Efra. Terminata la strada, ci inerpichiamo nel bosco e con un ritmo sempre elevato (Jules è davvero un atleta, non per nulla questa gita è per lui soltanto un “riscaldamento-muscoli” in vista di una famosa corsa che si tiene il giorno successivo), quasi senza accorgerci arriviamo a Cazzai (1695 m).
Da qui in avanti il sentiero perde la pendenza che aveva mantenuto finora, e aggira in falsopiano la Cresta di Cazzai. Superiamo senza difficoltà la prima lingua di neve. Per la seconda, invece, visto che presenta un ruscello nascosto che potrebbe aver scavato considerevolmente il manto nevoso, ci armiamo di pazienza e scendiamo una ventina di metri in un selvaggio bosco di ontani, in modo da effettuare il guado e risalire dal versante opposto senza rischi.
Superata questa fase, il sentiero ci conduce a Pianasc (1869 m) dove, accanto a due cascine diroccate, fa bella mostra di sé una terza cascina particolarmente curata. Il toponimo è perfetto: l’abbiamo paragonato al “raccolto pianoro, molto indicato per pacifiche meditazioni” che ci sta di fronte, ai piedi della Corona di Redòrta.
Su di un ottimo sentiero quasi in piano che riproduce dal basso la catena Cima di Cazzai-Sasso Rosso-Sgemögna giungiamo in breve a Magadign (1920 m) dove, in vista del raggiungimento della vetta che ci aspetta, abbandoniamo ogni sentiero e saliamo in direzione NW su ripidi pendii erbosi ai margini di una fascia rocciosa.
L’obiettivo è la bocchetta a SW della cima; ci sono tre possibilità, tre arrivi in cresta che sembrano sostanziarsi nella predetta bocchetta: Jules sceglie la prima, ma non dà accesso; io scelgo la seconda, ma la storia si ripete. Insieme raggiungiamo la terza, quella più a destra e capiamo che questa è la via corretta. Con facile salita, senza usare mai le mani, se non per qualche raro appoggio (T3+), evitando a sinistra degli imponenti blocchi rocciosi alla Wile Coyote/Beep Beep, guadagniamo la vetta della Cima di Cardèd (2227 m) dove un bell’ometto di pietra, con un piccolo (ma cospicuo) dolmen centrale sottolinea solennemente il punto sommitale.
Una stretta di mano vigorosa: anche la Cima di Cardèd è raggiunta! Ora si passa alla fase della contemplazione, del pranzo in completo relax e della birra di vetta. Un'oretta più tardi, mentre ci apprestiamo a scendere veniamo raggiunti da un terzo escursionista, Gabriele, con cui scambiamo opinioni sulla vetta appena raggiunta (e scopriamo altresì che era stato, due giorni prima di me, sul Pizzo Albèr: il mondo è piccolo, anche quello delle vette poco battute!) e sul fantastico mondo delle Alpi Ticinesi.
In breve raggiungiamo Magadign, dove, senza indugi, decidiamo per intraprendere il ritorno da un’altra via rispetto a quella di salita. Una scelta che si rivelerà molto appagante dal profilo paesaggistico, ma più lunga del previsto.
Infatti ci dirigiamo verso NNE aggirando la Cima di Cardèd e la sua propaggine inferiore, il Mött Penagia (toponimo che ha a che fare più con l’alpicoltura – “l’attrezzo per fare la panna” - che con il significato traslato passato in uso nel dialetto ticinese), e così in breve ci portiamo al Corte di Mezzo dell’Alpe di Mügaia (1723 m). Da qui una scorciatoia (che rimane comunque segnata con i segnavia bianco-rossi) ci porta direttamente a Cortign (1526 m), evitando il passaggio per Brüsoo e per i due successivi lunghi traversi.
Il sentiero prosegue a fianco della cascata e poi svolta a N verso Püscen Negro, che comunque non raggiungiamo perché, pochi metri prima, iniziano gli innumerevoli tornanti (che spesso e volentieri “tagliamo”) che scendono verso Fracèd (1041 m) e la strada asfaltata (vietata ai non autorizzati) che porta a Sonogno. La percorriamo fino a Froda (955 m), dove passiamo dall’altra parte del fiume Redòrta e saliamo fino alla maestosa Cascata della Froda (990 m) (da vedere!!!), per poi ridiscendere e percorrere l’ameno sentiero che ci conduce a Sonogno. Poi, sempre restando al di qua del fiume, che nel frattempo ha cambiato none (da Redòrta a Verzasca), giungiamo a Frasco e al ponte nei pressi del quale sbuchiamo sulla strada principale, che in un minuto ci riporta all’auto.
Concludiamo questa grande giornata di montagna in riva al lago, cioè al Lido di Tenero, dove due Weißbier (non faccio pubblicità, tanto la foto parla da sola) offerte (grazie! e a buon rendere!) con signorilità da Jules si affrettano vogliose a ritemprare le nostre gole riarse dal sole della Verzasca. Un grande grazie a
Jules per questa proposta che si è rivelata essere una vera chicca e che raccomando caldamente a tutti gli appassionati che avessero voglia di un giro “fuori dai soliti itinerari”.
Jules: Mentre sto scrivendo, dovrei trovarmi più o meno all'arrivo della corsa a cui ha fatto riferimento l'amico
tapio... come si può immaginare, anche se non è completamente una scusante, ho deciso di non farla: non me la sono sentito di correre con una meteo così dispettosa! Il "riscaldamento" di ieri è comunque servito, se non altro a mantenere al calduccio la mia sete di montagna!
In ogni caso, cosa posso aggiungere a una relazione così minuziosamente descritta? Non è possibile! Posso solo ringraziare tapio per avermi fatto compagnia in una gita che da anni mi stuzzicava.
Questa Cima di Cardèd... così bella e così misteriosamente ignorata.
Questa Cima di Cardèd così non ancora non evidenziata in blu sulla mia Quadraconcept della Val Verzasca...
Questa Cima di Cardèd così superbamente posizionata in mezzo a colossi monumentali...
Questa Cima di Cardèd così... così... così!
Non posso che rinviare alle foto, scattate a profusione da due fanciullescamente entusiasti escursionisti, felici di sgambettare allegramente in un mondo unico. Trovarci entrambi ad affrontare una new entry nei nostri carnets, poterne discutere insieme le vie di salita, soprattutto nel rampone finale... un'autentica, appagante avventura!
E la Weissbier finale... la vera ciligina! Mentre tutti i bagnanti si crogiolavano al sole, o uscivano rinfrescati dalle acque del Verbano, noi li si guardava (o almeno io lo facevo) e si pensava: "Fino a poche ore fa, eravamo lassù!".
Tempo totale: 7 ore e 30’. Dettaglio:
Frasco – Cima di Cardèd (via Cazzai): 4 ore
Cima di Cardèd – Frasco (via Mügaia-Cortign-Sonogno): 3 ore e 30’
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