Pizzo Albèr (2213 m) e Pizzo Coca (2222 m)
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Il sentiero che da Giumaglio, via Arnau e Costa, porta all’Alpe Spluga è uno dei più belli che io conosca: tanti scalini, un considerevole dislivello in poco tempo, un vista d’eccezione sempre a picco sul fondovalle e, dulcis in fundo, un bel traverso panoramico al cospetto di grandi cime. Elementi che magari non incantano tutti gli amanti della montagna, ma che nel mio caso costituiscono elementi di gran pregio. È per questo che, per la gita odierna, scelgo comunque (all’andata) questa via, anche se parrebbe un poco eccentrica per le mete che ho in mente. La descrizione del tragitto dell’andata fino praticamente all’Alpe Spluga si trova qui, nella relazione sulla Punta di Spluga, mentre per quella del ritorno si può fare ricorso al rapporto sul Pizzo Muretto. Tutto ciò che è compreso tra le due, è oggetto del presente racconto.
Come detto, parto da Giumaglio (353 m) e via Arnau (1108 m) e Costa (1505 m) raggiungo l’Alpe di Spluga (1838 m) . Da qui mi dirigo verso la sella a quota 1920 sul sentiero che nel frattempo, dall’Alpe di Spluga in poi, da bianco-rosso è diventato bianco-blu (direzione Masnee). Per la salita al Pizzo Albèr seguo una via intermedia, situata a metà strada tra le due (il canalino di II° a S della cima ed il traverso su pendii erbosi con partenza dall’Alpe di Sopra) proposte dal Brenna. Infatti, poco oltre il canalino di II° che non mi sono fidato a percorrere perché alla base ho trovato della neve (magari poteva essercene anche in mezzo...), scorgo un altro canale, più semplice. Lo raggiungo salendo tra ginepri e rododendri e, a parte un brevissimo traverso all’inizio un po’ esposto, le difficoltà sono abbastanza contenute (I°), anche se, data la franosità elevata, lo consiglierei soltanto a chi volesse passare da solo (o, eventualmente, a turni, aspettando il completamento da parte di chi è più in alto). Lo sbocco del canale è sulla cresta SW, detritica, che si percorre senza nessuna difficoltà. Raggiungo la cima del Pizzo Albèr (2213 m), ingentilita da un esiguo ometto di pietra. Già che sono qui, proseguo sull’aereo filo di cresta verso N per una cinquantina di metri, per andare a vedere l’interruzione della catena che porta al Sass d’Argent: il Brenna afferma che il profondo intaglio verticale “dovrebbe poter essere superato attrezzando una corda doppia di una ventina di metri”. In effetti, in omaggio alle sue profetiche parole, attorno ad un macigno a picco sull’abisso fa bella mostra di sé un cordino, che a qualcuno è senz’altro servito all’uopo. Dopo una breve pausa decido di scendere dalla cresta SE, in modo da avvicinarmi al Passo dei Due Laghi, o, quantomeno, al Laghetto di quota 2010, che mi servirà da base di partenza per la meta successiva. In effetti la cresta SE e la successiva discesa al laghetto si rivelano più semplici del canale fatto in salita, anche se i ripidi pendii erbosi richiedono una certa attenzione.
In breve sono al Laghetto (2010 m) dove assisto, per la prima volta nella vita, a scene di incontri di gruppo di anfibi, con “lamenti” tali da far pensare al canto delle sirene. Un numero così elevato di batraci adulti mi lascia sbalordito, evidentemente non si curano del ghiaccio ancora presente nel laghetto, il loro unico pensiero è assicurare la continuazione della specie, spinti dalla misteriosa forza della natura…
Cerco di disturbarli il meno possibile (anche se la mia sola presenza è già elemento di disturbo) dribblando il laghetto ed una successiva pozza, e salgo sul pendio NW del Pizzo Coca. Faccio il possibile per evitare le ultime lingue di neve presenti, ed in breve raggiungo la sella tra la cima principale e la cima W. Da qui la salita diretta alla vetta sembra molto difficile (rocce pressoché verticali), quindi aggiro la cima verso S e, su di un ripido pendio erboso, senza difficoltà guadagno la seconda cima di giornata, quella del Pizzo Coca (2222 m). Birra di vetta, breve pausa con contemplazione e poi giù, stavolta sulla cresta NE nel primo tratto (per evitare i ripidi prati a Sud), per poi raccordarmi con la via di salita (a NW), sempre facendo attenzione ad evitare le lingue di neve sulle pietraie. Ritorno nei pressi del Laghetto 2010 e da qui raggiungo l’Alpe di Sopra (1923 m), e successivamente Cortone (1593 m), Valle (1362 m), Arnau (1108 m) e, da qui, Giumaglio.
Trovo che la zona dell’Alpe Spluga sia un vero gioiello, incorniciata com’è da quelle splendide pareti. Per il potente fascino che emana, non credo di poterne restare lontano a lungo…
Tempo totale: 10 ore. Dettaglio:
Giumaglio – Alpe Spluga: 3 ore e 45’
Alpe Spluga – Pizzo Albèr: 1 ora e 45'
Pizzo Albèr – Laghetto (q.2010): 45’
Laghetto (q.2010) – Pizzo Coca: 45’
Pizzo Coca – Giumaglio: 3 ore

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