Pizzo Penca (3038 m)
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Tra i migliori tremila ticinesi: ora guglia snella (se vista da SE), ora tozzo edificio di roccia rossastra solidissima (parte superiore sul lato di Val di Prato), ora vetta orientale della triade classica comprendente il Pizzo Tenca e il Pizzo Campo Tencia. Ma è soprattutto irripetuto nodo orografico in cui si saldano tre catene dalla singolare struttura topografica, sulla quale ci parla e ci lascia estasiati la carta topografica nazionale.
Dalla cima non può che esaudirsi quello che la carta promette: a S uno sguardo sopra la lunga lama regolare che raggiunge il Pizzo Barone e sulle due grandiose valli laterali (di Prato e Chironico); a N un abbraccio maestoso di tutta la Val Piumogna. (Giuseppe Brenna, Guida delle Alpi Ticinesi).
Che cosa aggiungere? …ha già detto tutto il maestro!
Il tragitto: in breve, da Chironico (Valle, 940 m), passando dall’Alpe Sponda e dall’omonima Capanna, proseguo sul sentiero che porta al Pizzo Forno (che alcuni uomini del CAS stanno provvedendo a segnalare in bianco-blu, per la traversata fino a Dalpe attraverso il Passo di Ghiacciaione). In prossimità del laghetto posto a quota 2526 sotto la parete sud del Forno lo abbandono per effettuare un lungo traverso, non privo di alcuni leggeri sali-scendi, in direzione del Laghetto di Gardiscio. Già la sola visione di questo lago vale la gita! Lo passo sulla sponda N ed evitando l’inutile salita alla Bocchetta di Staletto, proseguo in direzione W. Salgo poi una bella pietraia verso N e punto alla cresta più o meno alla quota 2804. Da qui si intuisce la via di salita residua. Attacco la parete E del Pizzo Penca, e quando questa diventa troppo verticale mi sposto sul ripido e franoso versante N (Brenna) fino quasi alla cima. Gli ultimi metri, i più difficili, li faccio arrampicando sul versante W (è solo questo brevissimo tratto che giustifica a mio giudizio il PD- dato dal Brenna). Eccomi sulla cima (3038 m): è tutto vero, qui si esaudisce quello che la carta promette! L’omone di vetta è posizionato sullo spigolo più lontano, quello a E, che non è nemmeno il più alto, ma tant’è, ormai sono qui e vado sotto l’ometto a mangiare qualcosa di fretta, visto che delle brutte nuvole grigie si stanno addensando (poi, quando scenderò, spariranno).
Per la discesa, arrivato alla quota 2804 della cresta che guarda verso la Leventina (Carì, Osco, Piumogna, etc.) scelgo un itinerario più basso rispetto a quello dell’andata, scendendo verso l’Alpe Gardiscio, dove trovo un gruppo di cavalli stazionanti vicino ad una baracca. Sono docili, anche se qui non ne vedranno tanta, di gente, immagino… Taglio tutta l’Alpe Gardiscio verso E, più o meno sempre attorno alla quota 2480. Poi arrivato al Sasso Rosso passo le facili placche quasi orizzontali e all’Alpe Töira (sì, come a Olivone…) sono costretto a scendere, visto che non posso superare le rocce a picco sul torrente. Scendo fino a quando riesco a traversare (senza arrivare sul noioso sentiero che proviene dal Passo Barone e che porta alla Cap. Alpe Sponda) e a raggiungere l’ultimo tratto del sentiero che scende dal Forno. In breve sono alla capanna, nei pressi della quale faccio un’altra sosta con i piedi a mollo nel Ri di Vedlè, con l’agognata birretta. Da qui a ritmo sostenuto giungo all’auto, per poi, un po’ prima di arrivare a Chironico, ripetere il rito della lavanda dei piedi nel Ticinetto.
Gita perfetta in una zona bellissima raggiungendo una cima tra le più affascinanti viste finora!
Tempi:
Chironico (Valle) – Capanna Alpe Sponda: 2 ore e 30’ ritorno: 1 ora e 30’
Capanna Alpe Sponda – Pizzo Penca: 4 ore e 30’ ritorno: 3 ore
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