Pizzo Forno (2907 m)
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Beh, che dire di questa salita se non: SPETTACOLARE! I fattori sono molteplici: la giornata meteorologicamente sconvolgente, la temperatura ideale, la tenuta della neve, i panorami a perdita d’occhio, la perfetta solitudine del luogo, il finale dal sapore alpinistico.
Già percorrendo in auto al buio la stradina asfaltata verso Valle ho un sentore positivo: gruppi di cervi si dileguano a destra e sinistra nel bosco e la stellata è abbagliante. Il sentiero è quanto di più classico in Ticino si può trovare: ben curato con tratti di mulattiera lastricata che rapidamente conduce a Cala. Qui scelgo di seguire il percorso ufficiale (più lungo) per il Rifugio Alpe Sponda. Raggiunta la conca dell’omonima alpe, il paesaggio è magnifico: un circondario delle cime innevate crea il contrasto cromatico tipico dell’ambiente autunnale. Il rifugio è aperto e deserto, tiro diritto proseguendo sul sentiero, ora marchiato bianco-blu, che percorre la valle affiancando il Ri di Vedlè. Salgo liberamente su neve bella portante fino a circa 2600 m, dove decido di calzare i ramponi per affrontare il traverso ripido in direzione della cima. Alla luce di quanto mi balza all’occhio, ritengo più opportuno restare basso per superare il banco roccioso che sostiene il pendio sotto la punta; giunto però oltre la metà del traverso, scorgo i bolli bianchi e blu in corrispondenza di una costola erbosa completamente priva di neve. Rapido dietrofront e, seguendo i segni, raggiungo comodamente il Passo di Ghiacciaione, dove mi abbasso leggermente a destra puntando la vetta fino ad arrivare all’inizio del pendio nevoso che si vedeva da sotto. Qui faccio un altro breve traverso sottocresta ed un semicerchio verso destra, per poi riavvicinarmi alla cresta (ripido) con l’aiuto di alcuni ometti di riferimento. Giunto nei pressi della dorsale, la percorro con attenzione badando bene a mantenermi lontano dalla cornice sospesa sul versante nord della montagna.
Ed eccomi in cima! Non mi dilungherò con i consueti apprezzamenti, lascio parlare le foto.
Per la discesa tiro fuori la picca, risultata poi utile nei tratti più ripidi, e da quota 2600 m in giù anche mettere le racchette (che comunque avevo) non sarebbe stata una cattiva idea, vista la neve smollata. Ma completamente rapito dalla purezza dell’aria e dal torpore del sole, mi lascio scivolare ramponato verso valle, immerso nel magnifico ambiente, quasi senza accorgermene. Lunga sosta pranzo nei pressi di un bel sasso piatto e poi ritorno al rifugio (sempre aperto e deserto). Al bivio con palina quotato 1828 m sulla CNS, imbocco il sentiero non ufficiale verso Cala (qualche tratto esposto ma attrezzato), comunque sempre visibile e ben segnato e da lì scendo a Valle dove posso tirare le somme della magnifica giornata trascorsa.

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