Monte Zucchero (2735) da Daghei in giornata
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Il progetto era un altro: andare sulla Cima dell'Uomo da Vogorno. Ma quella è una zona ormai nota perché ci sono stato domenica scorsa (Pizzo di Vogorno). Il desiderio di scoperta e avventura mi portano quindi a smanettare su internet in cerca di qualcosa di più attraente. Salta fuori questo monte Zucchero, bello alto ma non difficile dal punto di vista tecnico, raggiungibile attraverso un percorso molto lungo e per me totalmente ignoto. Quindi decido e domenica mattina alle 7.00 sono già a Daghei, dove infilati gli scarponi lascio l'automobile. I primi quattro km si snodano lungo le rive di un fiume molto impetuoso, prima a destra, poi, attraversato un bel ponte sospeso, a sinistra. In questo tratto il dislivello è quasi impercettibile, l'escursione è riducibile a passeggiata. Si incontra qualche mandria, alcune pecore, asini e - di sfuggita - un paio di camosci. Dopo circa un'ora di cammino lo sguardo si apre sulla testata della valle dominata dal monte Zucchero e dal Madone Grosso (io non so ancora chi sia chi). Ancora mezz'oretta e si giunge su un altipiano di rara bellezza, tra boschi e pascoli aperti. Sembra di trovarsi in Canada, in un qualsiasi posto di un parco nazionale di Banf o Jasper. Alcuni rumori nel bosco mi spaventano: sarà mica - mi chiedo - un orso grizzly? Un altro camoscio mi riporta alla realtà della Val d'Osura, Verzasca, realtà più tranquilla ma non meno affascinante. Ed eccomi giungere alla capanna Osola ancora sonnacchiosa che supero senza fermarmi perchè mi attendono ancora 1300 metri di dislivello e prima o poi andranno superati. Infatti, giusto il tempo di lasciarsi alle spalle la capanna e il sentiero comincia a fare sul serio arrampicandosi tra prati e boschi sul fianco sinistro della valle. In 800 mt circa di sviluppo lineare si superano quasi 400 mt di altezza. Chi ne ha voglia faccia i conti della pendenza. In una zona che mi pare si chiami Corte di Fondo (??), il sentiero spiana e procede di traverso a mezza costa per arrivare alla capanna Sambuco (q1800 circa). I due alfieri sono sempre sopra di me, belli impressionanti ma ancora non so qual è il Monte Zucchero. Di certo individuo la bocchetta di Mugaia da cui dipartono le creste che portano alle relative vette e mi rendo conto che i prossimi 900mt di dislivello non saranno uno scherzo. Una breve pausa, scorta d'acqua (da qui in poi sarà molto difficile trovarne) e riparto. Il tragitto si snoda dapprima in un mare di rododendri, poi su rari prati ed infine su un'inclinatissima pietraia, tutto sotto un sole veramente caldo. In cielo non c'è (e non ci sarà per tutto il giorno) una nuvola, neanche passeggera, neanche piccolina, non una. Proprio all'inizio del tratto su pietraia rischio di schiacciare la testa ad una vipera. Il suo acutissimo sibilo, insieme alla testa alzata e alla lingua di fuori mi bloccano per un attimo e riesco a ritrarre il piede. Quando tutti e due torniamo ad essere tranquilli ci guardiamo un po', senza troppa simpatia ma alla fine la serpe si lascia anche fotografare e sembra mettersi in posa rialzando la testa. Riparto, faccio ciao ciao e siamo quasi amici.
Giungo alla bocchetta di Mugaia (q2500 circa) molto stanco e finalmente capisco qual è il monte Zucchero: quello alla mia sinistra. Quindi mi avvio e incrocio un paio di escursionisti solitari come me che scendono. Si stupiscono del fatto che abbia deciso per questa gita in giornata, infatti - mi spiega uno dei due - di solito si divide in due giorni con pernottamento alla capanna Sambuco. L'ultimo tratto di cresta, sebbene non impossibile, per me è difficilotto: si tratta di superare un passaggino un po' esposto e quindi risalire in fortissima pendenza una pietraia sfasciumata e molto instabile. Per fare un esempio: il pizzo di Vogorno dall'alpe Bardughè è classificato come alpin trail in bianco blu mentre questa cresta terminale è semplicemente bianco rossa. Per me, tuttavia, è ben più complessa questa via rispetto a quella di domenica scorsa. Tant'è, probabilmente sono io ad essere poco esperto di tratturi di montagna. Se mi conosco, se conosco i miei punti di forza e i miei limiti, devo dire che sono stato bravo ad arrivare fin quassù in meno di cinque ore (8 km, 1755 mt di dislivello, quasi tutti sotto il sole) ma temo che ci vorrà almeno lo stesso tempo a scendere. Per questo - a malincuore - in vetta rimango solo una mezz'ora. Il tempo di mangiare, riposare, guardare l'incredibile panorama su tutte ma proprio tutte le Alpi, firmare il libro di vetta, meditare ed altre cose del genere. Lassù sarei rimasto in eterno perché è fantastico!
Come temevo, meno fantastica è la discesa, dalla vetta alla corte Sambuco ci metto un bel due ore e mezza che è una vergogna ma ognuno ha i limiti suoi. Poi su terreno più congeniale, ricomincio a marciare di buona lena e tra una sosta e l'altra alle 17.00, dieci ore dopo esser partito, riprendo l'automobile e torno a casa.
Probabilmente l'uscita più interessante del 2011, per impegno richiesto, varietà del paesaggio, emozioni e panorama di vetta. Consiglio di emularmi solo se ben allenati, altrimenti vale davvero la pena di considerare uno stop over alla capanna Sambuco (o perchè no, Osola).
Giungo alla bocchetta di Mugaia (q2500 circa) molto stanco e finalmente capisco qual è il monte Zucchero: quello alla mia sinistra. Quindi mi avvio e incrocio un paio di escursionisti solitari come me che scendono. Si stupiscono del fatto che abbia deciso per questa gita in giornata, infatti - mi spiega uno dei due - di solito si divide in due giorni con pernottamento alla capanna Sambuco. L'ultimo tratto di cresta, sebbene non impossibile, per me è difficilotto: si tratta di superare un passaggino un po' esposto e quindi risalire in fortissima pendenza una pietraia sfasciumata e molto instabile. Per fare un esempio: il pizzo di Vogorno dall'alpe Bardughè è classificato come alpin trail in bianco blu mentre questa cresta terminale è semplicemente bianco rossa. Per me, tuttavia, è ben più complessa questa via rispetto a quella di domenica scorsa. Tant'è, probabilmente sono io ad essere poco esperto di tratturi di montagna. Se mi conosco, se conosco i miei punti di forza e i miei limiti, devo dire che sono stato bravo ad arrivare fin quassù in meno di cinque ore (8 km, 1755 mt di dislivello, quasi tutti sotto il sole) ma temo che ci vorrà almeno lo stesso tempo a scendere. Per questo - a malincuore - in vetta rimango solo una mezz'ora. Il tempo di mangiare, riposare, guardare l'incredibile panorama su tutte ma proprio tutte le Alpi, firmare il libro di vetta, meditare ed altre cose del genere. Lassù sarei rimasto in eterno perché è fantastico!
Come temevo, meno fantastica è la discesa, dalla vetta alla corte Sambuco ci metto un bel due ore e mezza che è una vergogna ma ognuno ha i limiti suoi. Poi su terreno più congeniale, ricomincio a marciare di buona lena e tra una sosta e l'altra alle 17.00, dieci ore dopo esser partito, riprendo l'automobile e torno a casa.
Probabilmente l'uscita più interessante del 2011, per impegno richiesto, varietà del paesaggio, emozioni e panorama di vetta. Consiglio di emularmi solo se ben allenati, altrimenti vale davvero la pena di considerare uno stop over alla capanna Sambuco (o perchè no, Osola).
Tourengänger:
rochi

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Kommentare (6)