Traversata Maggia - Sonogno: tre giorni da ricordare!
Dopo tre anni dall'ultima "tre giorni", finalmente siamo riusciti a organizzarne un'altra, sempre tra la Valle Maggia e la Val Verzasca. Sapevamo, pianificando il percorso, che l'escursione non sarebbe stata facile, soprattutto per la durata della seconda tappa. Malgrado ciò, tanta era la voglia di vivere appieno la montagna e buono era il nostro allenamento, che ci siam detti: "Ma sì, fémal!".
Primo giorno: Maggia - Capanna Alpe Masnee
Partenza col postale dalla stazione di Locarno, e arrivo a Maggia alle 08.30 precise. Sappiamo che la salita alla capanna non sarà estremamente lunga, e quindi decidiamo quest'orario, decisamente di lusso, viste le nostre abitudini. Pensiamo infatti di salire nelle sei orette previste, e di goderci, voglia permettendo, qualche attrazione del posto (per esempio la vista dal Passo Deva, o dalla Cima del Masnee), oppure di rilassarci aspettando l'ora di cena.
Sin dai primi passi, comunque, la salita si fa sentire, e anche la temperatura sembra aumentare col dislivello. Il sentiero è assolutamente ben visibile e ben segnalato, tanto che in alcuni punti sembra quasi un tracciato da mountain-bike. Però è duro, quello sì! La salita offre solo a tratti (brevi) qualche momento di tregua, e il sole (sempre ben gradito, per carità!) non manca di farsi sentire.
Il mio stomaco comincia a borbottare, e attorno all'ora di pranzo ci troviamo all'Alpe Deva. Propongo una pausetta ristoratrice prima dello strappo finale. Pranziamo quindi in quel posto, godendo di un bellissimo panorama.
Proseguiamo qualche metro, e ci troviamo a un bivio: da una parte, salita diretta al Masnee, dall'altra, deviazione verso il Laghetto Pianca, con salita al Masnee. Come detto prima, non abbiamo assolutamente fretta di arrivare, e perciò decidiamo di visitare il lago. Beh, che dire... superbo! Siamo decisamente stanchi, ma quel posto ci fa come dimenticare tutto. Il cartello lì vicino ci dice inoltre che la capanna è a 20 minuti... meglio di così!
Proseguiamo infine fino alla capanna, dove provvediamo a sistemarci, e a non farci mancare nulla...
Passano le ore, e alla capanna giungono altre persone, tutte che seguono la Via Alta della Vallemaggia.
Prepariamo tutto per il giorno dopo, mangiamo, e ci corichiamo.
Secondo giorno: Capanna Alpe Masnee - Capanna Osola (via Bocchetta Canòva)
Questa è la tappa regina del nostro progetto. Ho calcolato che per portarla a termine ci vorranno circa undici ore, tra diversi sali-e-scendi, e qualche chilometro di sviluppo. L'idea è quella di arrivare a Sonogno, passando dal Monte Zucchero, e quindi la scelta più ovvia ci pare quella di non fermarci all'Alpe Spluga, tappa normale della VAVM, ma di sconfinare in Verzasca, e di pernottare alla Capanna Osola.
Alle sei del mattino muoviamo i primi passi, e i colori dell'alba ci salutano e ci accompagnano durante le prime ore di cammino. La VAVM comporta un passaggio in Val Verzasca, fino all'alpe di Scimarmota. Da lì parte il tracciato bianco-blu bianco, che ci porta per un momento in cresta, e che poi si srotola, com'è giusto che sia, nel versante valmaggese. La prima parte del percorso è una vera passeggiata, accessibilissima e piacevolissima. La segnalazione è perfetta, rasentando l'esagerazione. Ciò non ci disturba, poiché sappiamo di non avere tempo (né voglia) di perderci in lunghi pellegrinaggi alla ricerca del sentiero. Ecco comunque che il discorso cambia alla Q2039: da qui ci troviamo ad affrontare una discesa praticamente verticale, ma non manchiamo di complimentarci con chi di dovere: l'intero pezzo critico è falciato di fresco, e il poter camminare su erba corta aiuta non poco. Giungiamo all'Alpe Cuasca, e proseguiamo puntando verso l'Alpe Spluga. Cominciamo ad essere stanchi, ma non siamo nemmeno a metà del percorso! Non ci fermiamo, e proseguiamo deciso, giungendo fino al primo dei due laghetti sotto tra il Pizzo Coca e il Pizzo Muretto. Al secondo di questi, facciamo pranzo. Manca ancora un'ora e mezzo all'Alpe Spluga, e la camminiamo abbastanza spediti; la stanchezza e il caldo ci stanno tritando pian piano, ma non possiamo fermarci: mancano ancora sì e no tre ore, dall'alpe! Non rimane che salire alla Bocchetta Canòva, e scendere finalmente alla Capanna Osola. La salita alla bocchetta, in altre condizioni, non sarebbe così pesante, ma noi la sentiamo in ogni passo, e non vediamo l'ora di scollinare, per goderci un po' di discesa. Giunti alla bocchetta, ci concediamo qualche foto al Monte Zucchero (meta per il giorno dopo), ci complimentiamo e partiamo alla vòlta della discesa. Vediamo il fondovalle, ma sembra non giungere mai! Non ne possiamo più, ma ormai manca "poco", e, per quanto possibile, aumentiamo il ritmo. Dopo 10 ore e 40 minuti, eccoci finalemente alla capanna! Come la sera prima, ci concediamo qualche meritata birretta, mangiamo e ci corichiamo presto. Siamo distrutti, ma soddisfattissimi: il giro effettuato è indubbiamente uno dei più impegnativi mai affrontati (da noi, ovviamente)!
Terzo giorno: Capanna Osola - Sonogno (via Monte Zucchero e Bocchetta Mügaia)
La buona sorte sembra accompagnarci, e anche quella che sembra essere una giornata quasi piovosa, dopo un paio d'ore di cammino, si rivela tutto sommato discreta.
Abbiamo le gambe pesanti, ma siamo decisi più che mai a portare a termine il progetto. Giungiamo al Rifugio Sambuco, e proseguiamo decisi verso la Bocchetta Mügaia, attraversando la Corte del Sambuco. La salita in vetta al Monte Zucchero avviene senza difficoltà, ma siamo comunque stanchi, e i 20 minuti del cartello diventano circa 40. Ma non importa! Siamo in cima! Foto, pranzo, e ritorno alla bocchetta. Ok: manca poco! Sonogno è data a tre ore e mezzo.
SaBo è più in forma di me: io ho le gambe come sassi, e all'inizio faccio fatica a carburare; dopo un po', comunque, visualizzo l'obiettivo e aumento il ritmo. Ora vogliamo solo arrivare, e il passo è deicamente spedito. La Val Redorta è unica, spettacolare. Mi chiedo come sia possibile di non aver mai mosso nemmeno un passo, in quella valle laterale... poco male: ora me la percorro tutta, dalla cima alla base! Attraversiamo diversi terrazzoni, praticamente pianeggianti, e continuiamo a scenedere, abbastanza velocemente.
Arriviamo infine sulla strada asfaltata, e ci sentiamo praticamente già seduti al tavolino del bar... Alla prima occasione ci fermiamo a lavarci un po', e a mettere ammollo i piedi nell'acqua... goduriaaa!
Non rimane che la birra. Siccome il bus per il rientro non partirà che dopo quasi mezz'ora, pensiamo che le birre possono anche diventare due...
Primo giorno: Maggia - Capanna Alpe Masnee
Partenza col postale dalla stazione di Locarno, e arrivo a Maggia alle 08.30 precise. Sappiamo che la salita alla capanna non sarà estremamente lunga, e quindi decidiamo quest'orario, decisamente di lusso, viste le nostre abitudini. Pensiamo infatti di salire nelle sei orette previste, e di goderci, voglia permettendo, qualche attrazione del posto (per esempio la vista dal Passo Deva, o dalla Cima del Masnee), oppure di rilassarci aspettando l'ora di cena.
Sin dai primi passi, comunque, la salita si fa sentire, e anche la temperatura sembra aumentare col dislivello. Il sentiero è assolutamente ben visibile e ben segnalato, tanto che in alcuni punti sembra quasi un tracciato da mountain-bike. Però è duro, quello sì! La salita offre solo a tratti (brevi) qualche momento di tregua, e il sole (sempre ben gradito, per carità!) non manca di farsi sentire.
Il mio stomaco comincia a borbottare, e attorno all'ora di pranzo ci troviamo all'Alpe Deva. Propongo una pausetta ristoratrice prima dello strappo finale. Pranziamo quindi in quel posto, godendo di un bellissimo panorama.
Proseguiamo qualche metro, e ci troviamo a un bivio: da una parte, salita diretta al Masnee, dall'altra, deviazione verso il Laghetto Pianca, con salita al Masnee. Come detto prima, non abbiamo assolutamente fretta di arrivare, e perciò decidiamo di visitare il lago. Beh, che dire... superbo! Siamo decisamente stanchi, ma quel posto ci fa come dimenticare tutto. Il cartello lì vicino ci dice inoltre che la capanna è a 20 minuti... meglio di così!
Proseguiamo infine fino alla capanna, dove provvediamo a sistemarci, e a non farci mancare nulla...
Passano le ore, e alla capanna giungono altre persone, tutte che seguono la Via Alta della Vallemaggia.
Prepariamo tutto per il giorno dopo, mangiamo, e ci corichiamo.
Secondo giorno: Capanna Alpe Masnee - Capanna Osola (via Bocchetta Canòva)
Questa è la tappa regina del nostro progetto. Ho calcolato che per portarla a termine ci vorranno circa undici ore, tra diversi sali-e-scendi, e qualche chilometro di sviluppo. L'idea è quella di arrivare a Sonogno, passando dal Monte Zucchero, e quindi la scelta più ovvia ci pare quella di non fermarci all'Alpe Spluga, tappa normale della VAVM, ma di sconfinare in Verzasca, e di pernottare alla Capanna Osola.
Alle sei del mattino muoviamo i primi passi, e i colori dell'alba ci salutano e ci accompagnano durante le prime ore di cammino. La VAVM comporta un passaggio in Val Verzasca, fino all'alpe di Scimarmota. Da lì parte il tracciato bianco-blu bianco, che ci porta per un momento in cresta, e che poi si srotola, com'è giusto che sia, nel versante valmaggese. La prima parte del percorso è una vera passeggiata, accessibilissima e piacevolissima. La segnalazione è perfetta, rasentando l'esagerazione. Ciò non ci disturba, poiché sappiamo di non avere tempo (né voglia) di perderci in lunghi pellegrinaggi alla ricerca del sentiero. Ecco comunque che il discorso cambia alla Q2039: da qui ci troviamo ad affrontare una discesa praticamente verticale, ma non manchiamo di complimentarci con chi di dovere: l'intero pezzo critico è falciato di fresco, e il poter camminare su erba corta aiuta non poco. Giungiamo all'Alpe Cuasca, e proseguiamo puntando verso l'Alpe Spluga. Cominciamo ad essere stanchi, ma non siamo nemmeno a metà del percorso! Non ci fermiamo, e proseguiamo deciso, giungendo fino al primo dei due laghetti sotto tra il Pizzo Coca e il Pizzo Muretto. Al secondo di questi, facciamo pranzo. Manca ancora un'ora e mezzo all'Alpe Spluga, e la camminiamo abbastanza spediti; la stanchezza e il caldo ci stanno tritando pian piano, ma non possiamo fermarci: mancano ancora sì e no tre ore, dall'alpe! Non rimane che salire alla Bocchetta Canòva, e scendere finalmente alla Capanna Osola. La salita alla bocchetta, in altre condizioni, non sarebbe così pesante, ma noi la sentiamo in ogni passo, e non vediamo l'ora di scollinare, per goderci un po' di discesa. Giunti alla bocchetta, ci concediamo qualche foto al Monte Zucchero (meta per il giorno dopo), ci complimentiamo e partiamo alla vòlta della discesa. Vediamo il fondovalle, ma sembra non giungere mai! Non ne possiamo più, ma ormai manca "poco", e, per quanto possibile, aumentiamo il ritmo. Dopo 10 ore e 40 minuti, eccoci finalemente alla capanna! Come la sera prima, ci concediamo qualche meritata birretta, mangiamo e ci corichiamo presto. Siamo distrutti, ma soddisfattissimi: il giro effettuato è indubbiamente uno dei più impegnativi mai affrontati (da noi, ovviamente)!
Terzo giorno: Capanna Osola - Sonogno (via Monte Zucchero e Bocchetta Mügaia)
La buona sorte sembra accompagnarci, e anche quella che sembra essere una giornata quasi piovosa, dopo un paio d'ore di cammino, si rivela tutto sommato discreta.
Abbiamo le gambe pesanti, ma siamo decisi più che mai a portare a termine il progetto. Giungiamo al Rifugio Sambuco, e proseguiamo decisi verso la Bocchetta Mügaia, attraversando la Corte del Sambuco. La salita in vetta al Monte Zucchero avviene senza difficoltà, ma siamo comunque stanchi, e i 20 minuti del cartello diventano circa 40. Ma non importa! Siamo in cima! Foto, pranzo, e ritorno alla bocchetta. Ok: manca poco! Sonogno è data a tre ore e mezzo.

Arriviamo infine sulla strada asfaltata, e ci sentiamo praticamente già seduti al tavolino del bar... Alla prima occasione ci fermiamo a lavarci un po', e a mettere ammollo i piedi nell'acqua... goduriaaa!
Non rimane che la birra. Siccome il bus per il rientro non partirà che dopo quasi mezz'ora, pensiamo che le birre possono anche diventare due...
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