Piz Griatschouls da Zuoz
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Dopo un dicembre a suon di sanprimi, cimebianche, crocioni e pianchette, mi guadagno il cenone di San Silvestro con un'alternativa Tonale/Presena e apro il 2011 con il tradizionale appuntamento engadinese di inizio anno.
Dopo le discussioni preliminari, restano in lizza il classicissimo (che, peraltro, non ho mai fatto) Arpiglia e il dirimpettaio Griatschouls.
Partiti dall'Aprica io e il Capitano, recuperato a Tirano Schiep detto P e venuti a capo di un giovane e tignoso doganiere svizzero in vena di pignolerie, viaggiando verso il Bernina, diamo corso alle "primarie" che vedono imporsi facile il Griatschouls (detto, per comodità, Gratosoglio) che al minor dislivello dell'Arpiglia contrappone un sole spianato dall'inizio alla fine, garanzia di un maggior comfort e di gratificanti, quantunque contenute, ricadute in termini di abbronzatura.
Piazzata l'auto al limitare dell'incantevole Zuoz, iniziamo senza indugio (è mezzogiorno!) la salita che si svolge senza intoppi e senza dubbi di percorso su un evidentissima dorsalona.
Raggiungiamo in un'ora e un quarto la baita isolata (incantevole) a circa 2400 metri (settecentotredicimetri di dislivello percorsi sentenzia il Capitano, consultando il GPS). Da lì proseguiamo di buon passo sul crinale che si fa sempre più ripido e si restringe in una cresta larga e meno pendente che porta sotto il breve salto che adduce alla crestina finale. Spunto sul pianoro sommitale poco dopo le 14 e, in attesa del Capitano, (Schiep, più indietro, sembra deciso a ripiegare) spello, fotografo, apprezzo il clima assolutamente gradevole e mi inoltro lungo la breve e a tratti aerea crestina che porta alla vetta vera e propria pochi metri più in alto. La traccia è sicura ma sul piccolo salto di pochi metri prima del cavalletto trigonometrico, c'è una grande quantità di neve fresca e instabile: dopo un paio di piccole frane decido di lasciar perdere e torno sui miei passi, raggiungendo il Capitano che, nel frattempo è giunto anche lui sul piccolo pianoro dell'anticima.
Con un paio di centinaia di tracce in meno, la discesa, nella parte alta, sarebbe stata stupenda, ma è comunque divertente. Più in basso, invece, si scia per sopravvivere a crosta, buche e fili spinati e guadagnarsi nel più breve tempo possibile la Calanda d'ordinanza.
Dopo le discussioni preliminari, restano in lizza il classicissimo (che, peraltro, non ho mai fatto) Arpiglia e il dirimpettaio Griatschouls.
Partiti dall'Aprica io e il Capitano, recuperato a Tirano Schiep detto P e venuti a capo di un giovane e tignoso doganiere svizzero in vena di pignolerie, viaggiando verso il Bernina, diamo corso alle "primarie" che vedono imporsi facile il Griatschouls (detto, per comodità, Gratosoglio) che al minor dislivello dell'Arpiglia contrappone un sole spianato dall'inizio alla fine, garanzia di un maggior comfort e di gratificanti, quantunque contenute, ricadute in termini di abbronzatura.
Piazzata l'auto al limitare dell'incantevole Zuoz, iniziamo senza indugio (è mezzogiorno!) la salita che si svolge senza intoppi e senza dubbi di percorso su un evidentissima dorsalona.
Raggiungiamo in un'ora e un quarto la baita isolata (incantevole) a circa 2400 metri (settecentotredicimetri di dislivello percorsi sentenzia il Capitano, consultando il GPS). Da lì proseguiamo di buon passo sul crinale che si fa sempre più ripido e si restringe in una cresta larga e meno pendente che porta sotto il breve salto che adduce alla crestina finale. Spunto sul pianoro sommitale poco dopo le 14 e, in attesa del Capitano, (Schiep, più indietro, sembra deciso a ripiegare) spello, fotografo, apprezzo il clima assolutamente gradevole e mi inoltro lungo la breve e a tratti aerea crestina che porta alla vetta vera e propria pochi metri più in alto. La traccia è sicura ma sul piccolo salto di pochi metri prima del cavalletto trigonometrico, c'è una grande quantità di neve fresca e instabile: dopo un paio di piccole frane decido di lasciar perdere e torno sui miei passi, raggiungendo il Capitano che, nel frattempo è giunto anche lui sul piccolo pianoro dell'anticima.
Con un paio di centinaia di tracce in meno, la discesa, nella parte alta, sarebbe stata stupenda, ma è comunque divertente. Più in basso, invece, si scia per sopravvivere a crosta, buche e fili spinati e guadagnarsi nel più breve tempo possibile la Calanda d'ordinanza.
Tourengänger:
Nevi Kibo
Communities: Hikr in italiano, Skitouren
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