Piz Pombi (2967 m) da Mesocco (variante alta per il Passo Forato) e Piz Nebion (2850 m)
|
||||||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
La peculiarità di queste remote montagne è il netto stacco tra le quote inferiori e i piani superiori.
Caratteristica che si presenta con meno frequenza in altre regioni a sud delle Alpi.
Lungo i singoli piani ci si muove agevolmente. Ma il passaggio tra l'un l'altro è assai complicato.
Ciò conferisce fascino e prestigio alle cime poiché assumono un carattere quasi trascendentale.
Ricordo la mia avvincente ascesa al vicino Piz Corbet: già in quel caso avevo osservato e descritto un mondo selvaggio, complesso e verticale. Pombi e Nebion non sono dissimili dal loro capogruppo: impongono il superamento di grandi dislivelli abbinati ad una laboriosa ricerca del percorso lungo terreni talora difficili, soprattutto quando una frattura della continuità della montagna determina il passaggio al livello superiore.
La vastità del massiccio che sovrasta Mesocco ne rende assai stimolante l'esplorazione.
Piccola perla di questo tour sarà il Porton del Pombi.
Siamo nel profondo Misox e questo sarà un tour grandioso.
In breve
Io e Gabriele siamo saliti in giornata sul Piz Pombi da Mesocco. Ci siamo avvicinati con le bici elettriche fino al monte di Gumegna.
Abbiamo risalito il versante ovest/ sud-ovest della montagna optando per la "variante alta" che conduce al Porton del Pombi e, da qui, abbiamo seguito la cresta sud-est fino alla vetta. Quindi siamo scesi a nord passando dalla Bocchetta del Pombi, abbiamo toccato la cima del Piz Nebion scalandone la cresta nord-est e siamo ridiscesi a Gumegna dalla Bocchetta del Nebion.
La discesa è stata la parte più difficile.
Il Passo Forato (o Porton del Pombi) - Una deviazione meritevole

Da Mesocco al Passo Forato - Descrizione della "variante alta" da Fep
(Il nostro riferimento per questa salita è l'itinerario 574 descritto da Brenna nella Guida delle Alpi Mesolcinesi).
Grazie alle bici elettriche, gentilmente fornite da Tita, amica di Gabriele, possiamo salire a Gumegna senza sforzo ma con un buon riscaldamento. Impieghiamo 40 minuti. Per sbaglio deviamo nei pressi di Dèira uscendo dalla strada principale. Prendiamo una stradina sterrata per riallacciarci ma una frana, per un breve tratto, ci impone di portare a mano la bici. Anche sulla strada principale è presente la frana e il transito delle auto è al momento sospeso: i locali possono scambiarsi il necessario raggiungendo la frana chi da valle e chi da monte. Con le bici invece si passa.
A Gumegna nascondiamo le bici nel bosco. Non abbiamo i lucchetti.
Con le frontali imbocchiamo un sentiero. Esso risale un breve costone della Val Bregn e aggira un'enorme frana piegando verso sud/sud-ovest. Per un breve tratto seguiamo una falsa traccia a sinistra ma correggiamo subito (meglio avere una traccia gpx nel telefono scaricando la mappa offline, nel mio caso la traccia l'ho disegnata io stesso seguendo le descrizioni della guida).
Attraversiamo un bellissimo bosco di sempreverdi e raggiungiamo la lunga costa che conduce a Fep. La risaliamo piacevolmente fermandoci ad ammirare il cielo rosa nel magico momento dell'alba.
Alle 08.00 siamo a Fep. Ci fermiamo per un breve snack. L'aria è fredda e il terreno intriso d'acqua. Abbiamo i pantaloni bagnati.
Fep

Per la "variante alta" risaliamo il costone. Se seguissimo quella "bassa" dovremmo intraprendere una traversata puntando al promontorio di quota 2284 m alla base della cresta SW. Ma noi, appunto, scegliamo la variante più alta.
Sopra i 2000 m appaiono le sterpaglie e l'erba si fa alta (oltre che bagnata). A 2160 m circa dovremmo iniziare a traversare verso SE ma ci alziamo di ulteriori 20-30 metri. Metri che dovremo perdere per poter aggirare la base dello sperone della torre 2395 m. Consiglio di essere precisi con la quota. Non è facile abbassarsi senza imbattersi in salti da aggirare. Superata la base dello sperone risaliamo un bel canale erboso. Ci teniamo a debita distanza dalla parete sulla nostra sinistra.
A quota 2280 m pieghiamo decisamente a SE e intraprendiamo una traversata restando alla base delle pareti rocciose sovrastanti. Non è difficile ma il pendio erboso è ripido. Attraversiamo un canale di rocce che coincide con il confine dei comuni di Soazza e Mesocco, proseguiamo con leggero saliscendi tra fasce di roccia e raggiungiamo, infine, la cresta SW che risaliamo fino ad un buon punto per una pausa. Ci fermiamo a quota 2400 m, c'è il sole e la roccia sta asciugando. Sono le 10:20.
Canalone erboso a destra dello sperone roccioso della torre 2395 m

Dopo una pausa panino ripartiamo risalendo la cresta SW che lasciamo tra i 2500 m e i 2600 m per attraversare l'ampio versante sud. Difatti la nostra idea è di salire al Pombi dalla cresta SE al fine di poter vedere il Porton del Pombi (l'arco di roccia). Si tratta di una deviazione che ci costerà del tempo. Ma sarà meritevole. La salita dalla cresta SW sarebbe invece diretta e veloce ma non ci consentirebbe di vedere l'arco.
Ci affacciamo su un'ampia ganna attraversata da una traccia bianco-blu. Seguiamo i segni e attraversiamo tutto il versante. Ad un certo punto deviamo a destra per abbassarci alla base del Passo Forato.
(Nota bene: il Passo Forato normalmente utilizzato dagli escursionisti non coincide con l'arco di roccia che ne dà il nome ma rimane leggermente più a nord, lungo la cresta. L'arco invece è situato nel punto di massima depressione della cresta SE del Pombi. La CNS lo indica correttamente. Il waypoint di Hikr invece è ubicato laddove transita il sentiero).
Attraversamento del versante sud del Pombi - Passo Forato (Porton del Pombi) in fondo

Perdiamo una trentina di metri e risaliamo poi una ripida rampa di sfasciumi. Raggiungiamo l'arco: si tratta di un grande varco. Ci fermiamo il tempo necessario per scattare alcune foto. Gabriele si presta per salire sullo stesso arco dandomi la possibilità di fotografare un elemento umano (ciò è importante poiché rende l'idea delle dimensioni degli elementi fotografati). La roccia tuttavia è coperta, a tratti, da una spolverata di neve ed impone prudenza.
Piz Pombi (2967 m) dalla cresta SE
Dall'arco di roccia ci sono due possibilità per riprendere la cresta: risalire direttamente in cresta oppure scendere ed aggirarne da ovest la prima parte seguendo i bolli bianco-blu. Scegliamo la prima e più veloce opzione: Gabriele è già sopra. Io sarò un po' impacciato poiché le rocce verglassate sono saponette: devo mettere i piedi nei punti giusti in quanto una scivolata qui è tabu.
Risalita in cresta dall'arco del Passo Forato
Superato il punto più delicato risalgo facilmente sul filo della bella cresta e seguo Gabriele. Inizialmente è semplice. Poi, leggendo la guida, so che dobbiamo aggirare una torre da destra. Tramite una cengia erbosa lasciamo temporaneamente la cresta spostandoci sul versante orientale. Il terreno è franoso ma non ci sono difficoltà. Aggirata la torre riprendiamo la nostra cresta.
Cresta SE del Pombi - Torre da aggirare a destra

La salita prosegue facilmente. L'ultimo tratto di cresta si svolge con esposizione NE. Per questo avremo uno strato di neve sulle rocce.
Dopo ben 7 ore conquistiamo il Piz Pombi!
Il panorama è infinito.
Vista verso la Mesolcina e San Bernardino dal Piz Pombi

Piz Nebion (2850 m) dal versante E e dalla cresta NE
Dopo venti minuti di pausa e cambio assetto iniziamo a discendere a nord tramite un canaletto piuttosto ripido. Qui i ramponi sono indispensabili sebbene ben presto la pendenza si riduca.

Seguiamo la cresta ma, come indicato sulla guida, sappiamo di doverla lasciare discendendo un ripido pendio. Forse la lasciamo troppo presto in quanto ci ritroviamo a discendere un versante esposto con salti di roccia. Riusciamo a trovare una via seguendo un paio di cenge fino a raggiungere il pendio di sfasciumi.
Cengia sull'esposto versante est della cresta nord del Pombi

Proseguiamo la discesa su blocchi e sfasciumi lungo il versante orientale. In totale dal Pombi si perdono 250 metri. Appena ci è possibile torniamo sulla cresta nord. Ormai siamo vicini alla bocchetta del Pombi. Leviamo i ramponi e ci affacciamo: quello che ci appare è un maestoso paesaggio. Un ambiente grandioso.
La Bocchetta del Pombi è stupenda: una vasta placconata orizzontale sormontata a sinistra dal Piz Nebion e a destra dal Piz Corbet.
Bocchetta del Pombi

Per salire sul Piz Nebion ci teniamo a sinistra del conoide detritico e puntiamo ad un gendarme ben visibile sulla cresta NE. Raggiunto quel punto scaliamo la cresta. Con la roccia scivolosa la salita è delicata. Le difficoltà tuttavia non superano il secondo grado. Si tratta di una cresta di blocchi. Gli stessi sono però spesso instabili. Ciò non mi rende tranquillo. Tant'è che rinuncio ad affrontare la salita in vetta dal diedro finale (III). Gabriele lo affronta con efficacia. Io mi sposto di traverso sulla cresta sud e facilmente pervengo alla vetta.
Il Piz Nebion ha una doppia cima molto aerea. Gabriele ed io ci diamo il cambio sulle reciproche sporgenze.
Si tratta di una montagna per nulla regalata che consiglio di non aggirare durante un'eventuale traversata Corbet-Pombi. Merita una visita.
Diedro finale Piz Nebion (III) - Evitabile a sinistra

Aerea vetta del Piz Nebion (2850 m)

La discesa: itinerario dalla Bocchetta del Nebion
(Per la discesa ci siamo basati sull'itinerario 555 della Guida delle Alpi Mesolcinesi di Brenna)
In realtà dalla Bocchetta del Nebion non ci siamo passati: discendendo la cresta NE abbiamo trovato una "scorciatoia" tramite un canaletto. L'uscita è piuttosto delicata: un muro di due metri con un intaglio che offre alle mani una presa in rovescio. Superato il muro discendiamo lungo una ganna malferma. La oltrepassiamo lentamente e ci abbassiamo lungo gli aperti pendii tenendoci a destra.
Scorciatoia per lasciare la cresta NE del Nebion e scendere a Mesocco
Con il senno di poi consiglierei di completare la cresta e di scendere direttamente dalla bocchetta del Nebion. Il nostro guadagno in termini temporali penso che sia stato irrisorio.
Puntiamo alla quota 2224 m: si tratta di un punto panoramico prima del passaggio chiave della discesa. Nel raggiungerlo evitiamo di scendere troppo a sinistra (c'è una scogliera).
Dalla quota 2224 m sarà pura sopravvivenza.
Discendiamo un ripido canaletto fino al torrente. Qui non ricordiamo bene cosa ci fosse scritto nella guida. Dapprima attraversiamo il torrente e seguiamo un'ampia cengia erbosa. La stessa ci porta di fronte ad un grande salto. Retrocediamo. Discendiamo brevemente il torrente su pendenze sostenute e lo riattraversiamo. Seguiamo nuovamente una cengia erbosa, stavolta breve, e ci troviamo sul lato orografico sinistro del torrente. Qui cerchiamo una linea di discesa ma è pieno di cliff. Dobbiamo arrangiarci disarrampicando, con l'aiuto degli arbusti, alcuni salti. Proseguiamo nella fitta vegetazione su pendenza ora più moderata. Intorno ai 2000 m riattraversiamo il torrente e ci spostiamo sul lato orografico destro. Vegetazione e salti rendono tutto difficile. Ci aspettano ancora 2 passaggi ostici prima di entrare finalmente nel bosco a monte di Veis. Siamo a 1880 m ai piedi delle pareti rocciose. La discesa non sarà subito facile a causa di ulteriori piccoli salti.
Gli aperti pendii sotto la Bocchetta del Nebion

Finalmente scendiamo veloci, attraversiamo Veis, accendiamo le frontali, raggiungiamo il sentiero. Rimontiamo almeno 100 metri di quota per attraversare i due fiumi e al buio chiudiamo l'anello a Gumegna. Allo stesso buio in cui l'abbiamo aperto.
Con le bici velocemente scendiamo a Mesocco. Stavolta senza deviare su Déira.
Tita e Deborah ci aspettano con una fondue!
Cosa può esserci di meglio dopo un giro di queste proporzioni? Se non due meravigliose donne affamate (di fondue)?
Video
[/drive.google.com/file/d/1nQ1lYN86ix7TDtX9xHUY403O4jQfR89g/v...]
Storie in evidenza: [/www.instagram.com/stories/highlights/17888658717099936/?__p...]
Reel: [/www.instagram.com/reel/DBHdmtkxm7r/?utm_source=ig_web_copy_...]
Caratteristica che si presenta con meno frequenza in altre regioni a sud delle Alpi.
Lungo i singoli piani ci si muove agevolmente. Ma il passaggio tra l'un l'altro è assai complicato.
Ciò conferisce fascino e prestigio alle cime poiché assumono un carattere quasi trascendentale.
Ricordo la mia avvincente ascesa al vicino Piz Corbet: già in quel caso avevo osservato e descritto un mondo selvaggio, complesso e verticale. Pombi e Nebion non sono dissimili dal loro capogruppo: impongono il superamento di grandi dislivelli abbinati ad una laboriosa ricerca del percorso lungo terreni talora difficili, soprattutto quando una frattura della continuità della montagna determina il passaggio al livello superiore.
La vastità del massiccio che sovrasta Mesocco ne rende assai stimolante l'esplorazione.
Piccola perla di questo tour sarà il Porton del Pombi.
Siamo nel profondo Misox e questo sarà un tour grandioso.
In breve
Io e Gabriele siamo saliti in giornata sul Piz Pombi da Mesocco. Ci siamo avvicinati con le bici elettriche fino al monte di Gumegna.
Abbiamo risalito il versante ovest/ sud-ovest della montagna optando per la "variante alta" che conduce al Porton del Pombi e, da qui, abbiamo seguito la cresta sud-est fino alla vetta. Quindi siamo scesi a nord passando dalla Bocchetta del Pombi, abbiamo toccato la cima del Piz Nebion scalandone la cresta nord-est e siamo ridiscesi a Gumegna dalla Bocchetta del Nebion.
La discesa è stata la parte più difficile.
Il Passo Forato (o Porton del Pombi) - Una deviazione meritevole

Da Mesocco al Passo Forato - Descrizione della "variante alta" da Fep
(Il nostro riferimento per questa salita è l'itinerario 574 descritto da Brenna nella Guida delle Alpi Mesolcinesi).
Grazie alle bici elettriche, gentilmente fornite da Tita, amica di Gabriele, possiamo salire a Gumegna senza sforzo ma con un buon riscaldamento. Impieghiamo 40 minuti. Per sbaglio deviamo nei pressi di Dèira uscendo dalla strada principale. Prendiamo una stradina sterrata per riallacciarci ma una frana, per un breve tratto, ci impone di portare a mano la bici. Anche sulla strada principale è presente la frana e il transito delle auto è al momento sospeso: i locali possono scambiarsi il necessario raggiungendo la frana chi da valle e chi da monte. Con le bici invece si passa.
A Gumegna nascondiamo le bici nel bosco. Non abbiamo i lucchetti.
Con le frontali imbocchiamo un sentiero. Esso risale un breve costone della Val Bregn e aggira un'enorme frana piegando verso sud/sud-ovest. Per un breve tratto seguiamo una falsa traccia a sinistra ma correggiamo subito (meglio avere una traccia gpx nel telefono scaricando la mappa offline, nel mio caso la traccia l'ho disegnata io stesso seguendo le descrizioni della guida).
Attraversiamo un bellissimo bosco di sempreverdi e raggiungiamo la lunga costa che conduce a Fep. La risaliamo piacevolmente fermandoci ad ammirare il cielo rosa nel magico momento dell'alba.
Alle 08.00 siamo a Fep. Ci fermiamo per un breve snack. L'aria è fredda e il terreno intriso d'acqua. Abbiamo i pantaloni bagnati.
Fep

Per la "variante alta" risaliamo il costone. Se seguissimo quella "bassa" dovremmo intraprendere una traversata puntando al promontorio di quota 2284 m alla base della cresta SW. Ma noi, appunto, scegliamo la variante più alta.
Sopra i 2000 m appaiono le sterpaglie e l'erba si fa alta (oltre che bagnata). A 2160 m circa dovremmo iniziare a traversare verso SE ma ci alziamo di ulteriori 20-30 metri. Metri che dovremo perdere per poter aggirare la base dello sperone della torre 2395 m. Consiglio di essere precisi con la quota. Non è facile abbassarsi senza imbattersi in salti da aggirare. Superata la base dello sperone risaliamo un bel canale erboso. Ci teniamo a debita distanza dalla parete sulla nostra sinistra.
A quota 2280 m pieghiamo decisamente a SE e intraprendiamo una traversata restando alla base delle pareti rocciose sovrastanti. Non è difficile ma il pendio erboso è ripido. Attraversiamo un canale di rocce che coincide con il confine dei comuni di Soazza e Mesocco, proseguiamo con leggero saliscendi tra fasce di roccia e raggiungiamo, infine, la cresta SW che risaliamo fino ad un buon punto per una pausa. Ci fermiamo a quota 2400 m, c'è il sole e la roccia sta asciugando. Sono le 10:20.
Canalone erboso a destra dello sperone roccioso della torre 2395 m

Dopo una pausa panino ripartiamo risalendo la cresta SW che lasciamo tra i 2500 m e i 2600 m per attraversare l'ampio versante sud. Difatti la nostra idea è di salire al Pombi dalla cresta SE al fine di poter vedere il Porton del Pombi (l'arco di roccia). Si tratta di una deviazione che ci costerà del tempo. Ma sarà meritevole. La salita dalla cresta SW sarebbe invece diretta e veloce ma non ci consentirebbe di vedere l'arco.
Ci affacciamo su un'ampia ganna attraversata da una traccia bianco-blu. Seguiamo i segni e attraversiamo tutto il versante. Ad un certo punto deviamo a destra per abbassarci alla base del Passo Forato.
(Nota bene: il Passo Forato normalmente utilizzato dagli escursionisti non coincide con l'arco di roccia che ne dà il nome ma rimane leggermente più a nord, lungo la cresta. L'arco invece è situato nel punto di massima depressione della cresta SE del Pombi. La CNS lo indica correttamente. Il waypoint di Hikr invece è ubicato laddove transita il sentiero).
Attraversamento del versante sud del Pombi - Passo Forato (Porton del Pombi) in fondo

Perdiamo una trentina di metri e risaliamo poi una ripida rampa di sfasciumi. Raggiungiamo l'arco: si tratta di un grande varco. Ci fermiamo il tempo necessario per scattare alcune foto. Gabriele si presta per salire sullo stesso arco dandomi la possibilità di fotografare un elemento umano (ciò è importante poiché rende l'idea delle dimensioni degli elementi fotografati). La roccia tuttavia è coperta, a tratti, da una spolverata di neve ed impone prudenza.
Piz Pombi (2967 m) dalla cresta SE
Dall'arco di roccia ci sono due possibilità per riprendere la cresta: risalire direttamente in cresta oppure scendere ed aggirarne da ovest la prima parte seguendo i bolli bianco-blu. Scegliamo la prima e più veloce opzione: Gabriele è già sopra. Io sarò un po' impacciato poiché le rocce verglassate sono saponette: devo mettere i piedi nei punti giusti in quanto una scivolata qui è tabu.
Risalita in cresta dall'arco del Passo Forato

Superato il punto più delicato risalgo facilmente sul filo della bella cresta e seguo Gabriele. Inizialmente è semplice. Poi, leggendo la guida, so che dobbiamo aggirare una torre da destra. Tramite una cengia erbosa lasciamo temporaneamente la cresta spostandoci sul versante orientale. Il terreno è franoso ma non ci sono difficoltà. Aggirata la torre riprendiamo la nostra cresta.
Cresta SE del Pombi - Torre da aggirare a destra

La salita prosegue facilmente. L'ultimo tratto di cresta si svolge con esposizione NE. Per questo avremo uno strato di neve sulle rocce.
Dopo ben 7 ore conquistiamo il Piz Pombi!
Il panorama è infinito.
Vista verso la Mesolcina e San Bernardino dal Piz Pombi

Piz Nebion (2850 m) dal versante E e dalla cresta NE
Dopo venti minuti di pausa e cambio assetto iniziamo a discendere a nord tramite un canaletto piuttosto ripido. Qui i ramponi sono indispensabili sebbene ben presto la pendenza si riduca.

Seguiamo la cresta ma, come indicato sulla guida, sappiamo di doverla lasciare discendendo un ripido pendio. Forse la lasciamo troppo presto in quanto ci ritroviamo a discendere un versante esposto con salti di roccia. Riusciamo a trovare una via seguendo un paio di cenge fino a raggiungere il pendio di sfasciumi.
Cengia sull'esposto versante est della cresta nord del Pombi

Proseguiamo la discesa su blocchi e sfasciumi lungo il versante orientale. In totale dal Pombi si perdono 250 metri. Appena ci è possibile torniamo sulla cresta nord. Ormai siamo vicini alla bocchetta del Pombi. Leviamo i ramponi e ci affacciamo: quello che ci appare è un maestoso paesaggio. Un ambiente grandioso.
La Bocchetta del Pombi è stupenda: una vasta placconata orizzontale sormontata a sinistra dal Piz Nebion e a destra dal Piz Corbet.
Bocchetta del Pombi

Per salire sul Piz Nebion ci teniamo a sinistra del conoide detritico e puntiamo ad un gendarme ben visibile sulla cresta NE. Raggiunto quel punto scaliamo la cresta. Con la roccia scivolosa la salita è delicata. Le difficoltà tuttavia non superano il secondo grado. Si tratta di una cresta di blocchi. Gli stessi sono però spesso instabili. Ciò non mi rende tranquillo. Tant'è che rinuncio ad affrontare la salita in vetta dal diedro finale (III). Gabriele lo affronta con efficacia. Io mi sposto di traverso sulla cresta sud e facilmente pervengo alla vetta.
Il Piz Nebion ha una doppia cima molto aerea. Gabriele ed io ci diamo il cambio sulle reciproche sporgenze.
Si tratta di una montagna per nulla regalata che consiglio di non aggirare durante un'eventuale traversata Corbet-Pombi. Merita una visita.
Diedro finale Piz Nebion (III) - Evitabile a sinistra

Aerea vetta del Piz Nebion (2850 m)

La discesa: itinerario dalla Bocchetta del Nebion
(Per la discesa ci siamo basati sull'itinerario 555 della Guida delle Alpi Mesolcinesi di Brenna)
In realtà dalla Bocchetta del Nebion non ci siamo passati: discendendo la cresta NE abbiamo trovato una "scorciatoia" tramite un canaletto. L'uscita è piuttosto delicata: un muro di due metri con un intaglio che offre alle mani una presa in rovescio. Superato il muro discendiamo lungo una ganna malferma. La oltrepassiamo lentamente e ci abbassiamo lungo gli aperti pendii tenendoci a destra.
Scorciatoia per lasciare la cresta NE del Nebion e scendere a Mesocco

Con il senno di poi consiglierei di completare la cresta e di scendere direttamente dalla bocchetta del Nebion. Il nostro guadagno in termini temporali penso che sia stato irrisorio.
Puntiamo alla quota 2224 m: si tratta di un punto panoramico prima del passaggio chiave della discesa. Nel raggiungerlo evitiamo di scendere troppo a sinistra (c'è una scogliera).
Dalla quota 2224 m sarà pura sopravvivenza.
Discendiamo un ripido canaletto fino al torrente. Qui non ricordiamo bene cosa ci fosse scritto nella guida. Dapprima attraversiamo il torrente e seguiamo un'ampia cengia erbosa. La stessa ci porta di fronte ad un grande salto. Retrocediamo. Discendiamo brevemente il torrente su pendenze sostenute e lo riattraversiamo. Seguiamo nuovamente una cengia erbosa, stavolta breve, e ci troviamo sul lato orografico sinistro del torrente. Qui cerchiamo una linea di discesa ma è pieno di cliff. Dobbiamo arrangiarci disarrampicando, con l'aiuto degli arbusti, alcuni salti. Proseguiamo nella fitta vegetazione su pendenza ora più moderata. Intorno ai 2000 m riattraversiamo il torrente e ci spostiamo sul lato orografico destro. Vegetazione e salti rendono tutto difficile. Ci aspettano ancora 2 passaggi ostici prima di entrare finalmente nel bosco a monte di Veis. Siamo a 1880 m ai piedi delle pareti rocciose. La discesa non sarà subito facile a causa di ulteriori piccoli salti.
Gli aperti pendii sotto la Bocchetta del Nebion

Finalmente scendiamo veloci, attraversiamo Veis, accendiamo le frontali, raggiungiamo il sentiero. Rimontiamo almeno 100 metri di quota per attraversare i due fiumi e al buio chiudiamo l'anello a Gumegna. Allo stesso buio in cui l'abbiamo aperto.
Con le bici velocemente scendiamo a Mesocco. Stavolta senza deviare su Déira.
Tita e Deborah ci aspettano con una fondue!
Cosa può esserci di meglio dopo un giro di queste proporzioni? Se non due meravigliose donne affamate (di fondue)?
Video
[/drive.google.com/file/d/1nQ1lYN86ix7TDtX9xHUY403O4jQfR89g/v...]
Storie in evidenza: [/www.instagram.com/stories/highlights/17888658717099936/?__p...]
Reel: [/www.instagram.com/reel/DBHdmtkxm7r/?utm_source=ig_web_copy_...]
Tourengänger:
Michea82

Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (2)