Pizzo Corbet e Pizzo Pombi. Le vie perdute della Mesolcina
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Sopra Mesocco, sul versante orografico sinistro della Mesolcina, si erge una ripidissima bastionata, un susseguirsi di balze coperte da boschi con grandi cascate che precipitano dalle balze; poi più in alto cime severe, grandi bastionate e torri rocciose. E' questo mondo misterioso e poco conosciuto che ci accingiamo ad esplorare oggi. Del Piz Pombi, il colosso già ben visibile da Bellinzona, Giuseppe Brenna dice che l'accesso è difficile sia per il grande dislivello, sia perché non c'è alcun itinerario oggettivamente semplice. Quanto di meglio per il gitone di inizio estate!
Partiamo prestissimo da Lugano, la salita a Gumegna dalla stettissima strada forestale è già un'avventura. Poco prima delle sette ci avviamo: l'inizio è dolce, sul sentiero bianco e rosso che conduce a Calnisc (sarà l'unico sentiero marcato che vedremo tutta la giornata). Passiamo da Calnisc, bel monte aperto sulla Mesolcina, e continuiamo per una decina di minuti in salita. Quando spiana, poco prima della Val Recancin, lo lasciamo per salire direttamente nel ripidissimo bosco sovrastante; si trovano alcune flebili tracce del vecchio sentiero che rendono la salita più semplice, è importante evitare le alte erbe e le drose tenendosi il più possibile sotto gli abeti. Saliamo quattrocento, duri metri e poi sbuchiamo sul prato di Arna: immersi nell'erba fino alla vita compare il bel cascinino, recentemente rinnovato, al di sotto di una grande parete, letteramente a picco sulla Mesolcina.
A questo punto initzia il tratto più delicato, che ci porterà fino a Pian Guarnei. E' fondamentale seguire con attenzione la vecchia traccia, che c'è ancora tutta; prima si sale circa sulla verticale del cascinino per raggiungere un fantastico prato fiorito, sovrastato dalla parete rocciosa; in alto a destra, oltre il torrente Geseneta, si vede già una delle antenne sul pianoro dell'Alpe: la via per arrivarci è però assai complessa. Raggiunto il prato si obliqua a destra, sempre in leggera salita, fino a quando non si vede la traccia che traversa il torrente (qui abbastanza evidente). La si raggiunge con una traversa, proprio sotto una grande cascata. Poi il sentiero, spesso poco visibile, traversa sotto la bastionata che sostiene l'Alpe e le gira attorno, fino a quando appare il fantastico vallone della Gesena. Si segue attentamente la traccia in modo da evitare gli ontani e si raggiunge una cengia obbligata che riporta a sinistra proprio sul terrazzo dell'Alpe. Il luogo è straordinariamente commovemente: restano poche pietre ormai della cascina, pensare a chi saliva in questo luogo sperduto per un po' di pane.
Saliamo in cima al prato dell'Alpe e troviamo il vecchio sentiero che entra a sinistra nel vallone della Geseneta; è importantissimo trovare questo tracciato, probabilmente tenuto aperto dalle bestie, altrimenti si finisce in mezzo a un muro impenetrabile di ontani. Il sentiero procede in leggera salita avvicinandosi al torrente, che raggiunge con una cengia un po' esposta. Superiamo il fiume sul resto della valanga (attenzione!) e ci spostiamo sul versante orografico destro che è quello più semplice per salire. Ci si tiene un po' sopra il torrente sfruttando l'erba e cengette e saltini di roccia per salire; se si sceglie bene il percorso, il vallone non è per nulla difficile. L'ambiente è entusiasmante e si va vieppiù severo mestre si sale, fra grandi torri, pareti e nevai: sotto di noi, all'apertura della Valle, compare magicamente il Castello di Mesocco.
Sono ormai le 11 quando sbuchiamo sul Ciaton della Gesena, ancora largamente innevato; questo grande pianoro che si stende al piede delle creste sommitali è un luogo incredibile, a confronto della verticalità della salita dalla Mesolcina. Per rendere meno lunga la gita, decidiamo di puntare direttamente al Pizzo Corber , che si erge in fondo. Raggiungiamo la Bocchetta del Sevino e, aggirato a sinistra il primo grande torrione (l'itinerario è mercato in bianco e blu) e saliamo infine in vetta. Il panorama da questo tremila poco conosciuto è entusiasmante, sia verso la Valchiavenna, sia verso la Mesolcina. Proprio sotto di noi il lago Croce ancora in parte innevato sembra un fiordo islandese.
Là in fondo si vede il Pombi, ancora lontano. Dobbiamo scendere alla Bocchetta del Pombi e poi risalire l'edificio sommitale. La cresta è bella e facile, resa molto più agevole dall'ottima marcatura bianca e blu. Il pombi si sale con percorso evidente verso sinistra, su terreno un po' franoso. Alle 14 siamo finalmente in vetta, ce l'abbiamo fatta! Ora resta "solo" la discesa. Che non è poi così semplice come si può pensare: dappima una bella e facile cresta, poi si scendere per prati cosparsi di sassi fino al grande prato della Gagna del Pombi. Qui troviamo di nuovo le marcature bianco e blu, che evidentemente segnano l'itinerario che da Mesocco sale al Porton del Pombi.
La mercature sono particolarmente utili per trovare l'inizio della selvaggia traversa che conduce al cascinino del Fep. Il percorso è abbastanza logico, la cosa più importante è non abbassarsi troppo. L'ambiente è estremamente selvaggio, si è letteramente sospesi sulla Valle della Forcola. In compenso, il terreno è molto disagevole e la fatica ormai si fa sentire. Superato il grande canalone (franossissimo) si entra nel bosco: il sentiero in questo tratto è particolarmente difficile da trovare e sale in diversi punti per superare dei valloni. Finalmente siamo sul costone, che si raggiunge un centinaio di metri sopra il Fep. Di lì un discreto sentiero (marcato sulla CNS conduce a valle).
Un commento conclusivo. I luoghi sono entusiasmanti, aspri e selvaggi, si passa da posti commoventi come Pian Guarnei. Ma l'anello non è veramente per tutti, un misto esplosivo di dislivello, distanza, terreno difficile e senza sentiero; il minimo errore di orientamento rischia veramente di costare caro. Più semplice per conoscere questa regione è salire da Gumegna al Porton del Pombi e poi magari dormire al Lago del Truzzo. Poi, il secondo giorno, affrontare la traversata di cresta e tornare dal Pass de la Sancia (l'itinerario è quasi tutto marcato). Percorso comunque non banale (almeno T4).
Partiamo prestissimo da Lugano, la salita a Gumegna dalla stettissima strada forestale è già un'avventura. Poco prima delle sette ci avviamo: l'inizio è dolce, sul sentiero bianco e rosso che conduce a Calnisc (sarà l'unico sentiero marcato che vedremo tutta la giornata). Passiamo da Calnisc, bel monte aperto sulla Mesolcina, e continuiamo per una decina di minuti in salita. Quando spiana, poco prima della Val Recancin, lo lasciamo per salire direttamente nel ripidissimo bosco sovrastante; si trovano alcune flebili tracce del vecchio sentiero che rendono la salita più semplice, è importante evitare le alte erbe e le drose tenendosi il più possibile sotto gli abeti. Saliamo quattrocento, duri metri e poi sbuchiamo sul prato di Arna: immersi nell'erba fino alla vita compare il bel cascinino, recentemente rinnovato, al di sotto di una grande parete, letteramente a picco sulla Mesolcina.
A questo punto initzia il tratto più delicato, che ci porterà fino a Pian Guarnei. E' fondamentale seguire con attenzione la vecchia traccia, che c'è ancora tutta; prima si sale circa sulla verticale del cascinino per raggiungere un fantastico prato fiorito, sovrastato dalla parete rocciosa; in alto a destra, oltre il torrente Geseneta, si vede già una delle antenne sul pianoro dell'Alpe: la via per arrivarci è però assai complessa. Raggiunto il prato si obliqua a destra, sempre in leggera salita, fino a quando non si vede la traccia che traversa il torrente (qui abbastanza evidente). La si raggiunge con una traversa, proprio sotto una grande cascata. Poi il sentiero, spesso poco visibile, traversa sotto la bastionata che sostiene l'Alpe e le gira attorno, fino a quando appare il fantastico vallone della Gesena. Si segue attentamente la traccia in modo da evitare gli ontani e si raggiunge una cengia obbligata che riporta a sinistra proprio sul terrazzo dell'Alpe. Il luogo è straordinariamente commovemente: restano poche pietre ormai della cascina, pensare a chi saliva in questo luogo sperduto per un po' di pane.
Saliamo in cima al prato dell'Alpe e troviamo il vecchio sentiero che entra a sinistra nel vallone della Geseneta; è importantissimo trovare questo tracciato, probabilmente tenuto aperto dalle bestie, altrimenti si finisce in mezzo a un muro impenetrabile di ontani. Il sentiero procede in leggera salita avvicinandosi al torrente, che raggiunge con una cengia un po' esposta. Superiamo il fiume sul resto della valanga (attenzione!) e ci spostiamo sul versante orografico destro che è quello più semplice per salire. Ci si tiene un po' sopra il torrente sfruttando l'erba e cengette e saltini di roccia per salire; se si sceglie bene il percorso, il vallone non è per nulla difficile. L'ambiente è entusiasmante e si va vieppiù severo mestre si sale, fra grandi torri, pareti e nevai: sotto di noi, all'apertura della Valle, compare magicamente il Castello di Mesocco.
Sono ormai le 11 quando sbuchiamo sul Ciaton della Gesena, ancora largamente innevato; questo grande pianoro che si stende al piede delle creste sommitali è un luogo incredibile, a confronto della verticalità della salita dalla Mesolcina. Per rendere meno lunga la gita, decidiamo di puntare direttamente al Pizzo Corber , che si erge in fondo. Raggiungiamo la Bocchetta del Sevino e, aggirato a sinistra il primo grande torrione (l'itinerario è mercato in bianco e blu) e saliamo infine in vetta. Il panorama da questo tremila poco conosciuto è entusiasmante, sia verso la Valchiavenna, sia verso la Mesolcina. Proprio sotto di noi il lago Croce ancora in parte innevato sembra un fiordo islandese.
Là in fondo si vede il Pombi, ancora lontano. Dobbiamo scendere alla Bocchetta del Pombi e poi risalire l'edificio sommitale. La cresta è bella e facile, resa molto più agevole dall'ottima marcatura bianca e blu. Il pombi si sale con percorso evidente verso sinistra, su terreno un po' franoso. Alle 14 siamo finalmente in vetta, ce l'abbiamo fatta! Ora resta "solo" la discesa. Che non è poi così semplice come si può pensare: dappima una bella e facile cresta, poi si scendere per prati cosparsi di sassi fino al grande prato della Gagna del Pombi. Qui troviamo di nuovo le marcature bianco e blu, che evidentemente segnano l'itinerario che da Mesocco sale al Porton del Pombi.
La mercature sono particolarmente utili per trovare l'inizio della selvaggia traversa che conduce al cascinino del Fep. Il percorso è abbastanza logico, la cosa più importante è non abbassarsi troppo. L'ambiente è estremamente selvaggio, si è letteramente sospesi sulla Valle della Forcola. In compenso, il terreno è molto disagevole e la fatica ormai si fa sentire. Superato il grande canalone (franossissimo) si entra nel bosco: il sentiero in questo tratto è particolarmente difficile da trovare e sale in diversi punti per superare dei valloni. Finalmente siamo sul costone, che si raggiunge un centinaio di metri sopra il Fep. Di lì un discreto sentiero (marcato sulla CNS conduce a valle).
Un commento conclusivo. I luoghi sono entusiasmanti, aspri e selvaggi, si passa da posti commoventi come Pian Guarnei. Ma l'anello non è veramente per tutti, un misto esplosivo di dislivello, distanza, terreno difficile e senza sentiero; il minimo errore di orientamento rischia veramente di costare caro. Più semplice per conoscere questa regione è salire da Gumegna al Porton del Pombi e poi magari dormire al Lago del Truzzo. Poi, il secondo giorno, affrontare la traversata di cresta e tornare dal Pass de la Sancia (l'itinerario è quasi tutto marcato). Percorso comunque non banale (almeno T4).
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