Gran Zebrù 3851 m - Via normale dai Forni con qualche variazione


Publiziert von Michea82 , 14. Juni 2023 um 16:08.

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:12 Juni 2023
Wandern Schwierigkeit: T4 - Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: WS+
Klettern Schwierigkeit: II (UIAA-Skala)
Schneeshuhtouren Schwierigkeit: WT2 - Schneeschuhwanderung
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 10:45
Aufstieg: 1680 m
Abstieg: 1680 m
Strecke:17.6 km (dal Rifugio Forni)
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Santa Caterina (Valfurva), che si raggiunge da Bormio in Valtellina, risalire la strada a pedaggio (possibilità di acquistare un ticket da esporre presso un automatico) fino al parcheggio del Rifugio Forni. Attualmente stanno lavorando di giorno e la strada sarebbe chiusa. Noi siamo saliti ignari alla sera tardissimo. Al pomeriggio del giorno dopo eravamo bloccati su ma gli operai sono stati clementi nonostante qualche smadonnamento.
Unterkunftmöglichkeiten: Rifugio Forni  Rifugio Pizzini attualmente chiuso per fine stagione invernale

Un'insolita inquietudine avvolge il mio stomaco mentre mi preparo per il Gran Zebrù. Preparo il mio zaino secondo un rito ormai consolidato ma qualcosa mi rende nervoso. Sono sicuro che si tratti di paura.
È lecito provarla?
Sarà un presagio?
La montagna mi ha sempre detto chiaramente se andare oppure lasciare perdere. Provo a sentire Gabriele: anche lui ha la stessa irrequietezza, qualcosa che lo turba, siamo telepatici? 
Abbiamo paura di essere nuovamente respinti? Non saprei.
Il 4 aprile scorso avevamo rinunciato al Gran Zebrù dopo aver superato il collo di bottiglia. Avevamo fatto dietro-front, ridisceso il collo di bottiglia ed eravamo corsi al Cevedale.
Credo che quel giorno la visione della pala carica di neve ci avesse intimorito. Del resto sappiamo bene che il Gran Zebrù non di rado si prende qualcuno. 
Il nostro (o, forse, solo mio) timore è fondato: abbiamo paura della montagna. Non ci spaventa il dover rinunciare. Quando in fase pianificatoria prendo seriamente in considerazione la rinuncia di una vetta sono molto sereno. Sono pacificamente rassegnato al destino: "o la va o la spacca". 
Ma stavolta le condizioni ci sono. C'è dell'altro che interferisce.
Ebbene lasciamo il Ticino senza conoscere il motivo del nostro essere inquieti.  
Con noi stavolta abbiamo però Carlo Donati, il cui spirito allegro è contagioso. Durante il lungo spostamento verso Santa Caterina Valfurva il nostro trio si carica gradualmente di una straordinaria dose di motivazione, intesa ed energia. Arriviamo a Santa Caterina cantando e ineggiando all'imminente impresa. 
Il Rifugio quasi ci rispedisce indietro a causa del nostro umore alle stelle e dell'orario tardivo (22.00).
Il Gran Zebrù invece ci accoglie silente e immenso, noi tre soli nella Valle dei Forni. 
Ce lo portiamo a casa. Vivido e potente nelle gambe, negli occhi e nei nostri cuori. 


Traccia approssimativa del nostro tour sul Gran Zebrù (scatto del 4 aprile)



Breve descrizione 

In sostanza abbiamo percorso la via normale fino alla base della vetta, quindi abbiamo deviato un po' troppo a destra nella sezione sommitale della pala, puntando alla cresta est, ci siamo corretti poi con un traverso sotto-cresta. Questa deviazione è stata dovuta all'assenza di una traccia evidente sulla via normale oltre il pianoro soprastante la pala.

Siamo solo noi presso il Rifugio Forni. Ubicato a valle (circa 5 km) rispetto al Rifugio Pizzini, non dista eccessivamente dal Gran Zebrù. Diciamo che l'Adula in giornata è più lunga. 
Dopo tre ore scarse di sonno leggero, poco prima delle 04.00 ci avviamo. Io, più lento, alle 03.40. Carlo e Gabriele alle 04.10. Loro due troveranno un passaggio gentilmente offerto da due ragazzi dotati di fuoristrada. Questi saliranno veloci dalle pale rosse. Li rivedremo sciare la pala durante la nostra salita. 
Gli step sono 4: avvicinamento, collo di bottiglia, pala, vetta. 
In un'ora e venti minuti raggiungo i miei amici al Pizzini. I due rifugi sono collegati da una strada sterrata. Poco più avanti incontriamo la prima neve, sfondosa e discontinua. Ci avviciniamo all'inconfondibile roccia da aggirare. La aggiriamo a sinistra. La neve è diventata uniforme e ci sono tracce. 
Guadagniamo quota e presto siamo alla base del collo: montiamo i ramponi e lo risaliamo. La notte è stata nuvolosa ma il rigelo parziale. Ci sono punti più ghiacciati e altri meno. Due piccozze non sono indispensabili ma rendono più fluido il nostro procedere (con una piccozza si può fare lo stesso).
Il canale è relativamente facile e sicuro con le attuali condizioni. Gabriele perde uno sci ma riesco a recuperarlo tra le roccette della parte bassa del collo.

Collo di bottiglia


All'uscita osserviamo la pala. Anche qui ci sono tracce. Si mantengono sulla sinistra dopo un primo traverso necessario per aggirare le bastionate di roccia dello sperone. 
Nel traverso siamo prudenti: usiamo bene le piccozze. La pendenza si fa sentire.


Pala: parte iniziale e traverso dopo il collo di bottiglia


Quindi risaliamo la pala sempre sulla sinistra. È bella in piedi ma mai troppo per noi. Raggiungiamo il pianoro (una specie di sella) e osserviamo la vetta. Non ci sono tracce, se non alcune linee (tipo scaricamenti di neve). Probabilmente la pioggia e la trasformazione della neve le hanno cancellate. 
I pendii soprastanti ci sembrano ripidi e potrebbero nascondere imprevedibili difficoltà che preferiremmo evitare (ci sbagliamo). Individuiamo un'evidente traccia un centinaio di metri alla nostra destra: essa traversa la parte alta della pala fino alla cresta. Ci spostiamo di traverso verso la traccia  (ramponi e piccozza sempre) e poi la seguiamo fino alla cresta. Non ci sentiamo a nostro agio nel traverso (affondiamo parecchio e in altri punti siamo su neve dura quasi gelata). Pertanto cerchiamo di svolgerlo veloce seppur con attenzione. Il pendio è molto carico di neve umida. 

Parte alta della pala
 

Seguiamo la cresta rocciosa che ci appare friabile. Esposta sia da una parte che dall'altra. A nord è molto esposta. A sud di meno ma c'è sotto la pala che non è di certo un docile pendio. Dopo alcuni passaggi rocciosi (max II), durante i quali Carlo si tiene più a sinistra, progrediamo lungo un tratto nevoso. La traccia (recente) devia poi a sinistra in corrispondenza di un ulteriore passaggio roccioso. Al di là di questo la cresta appare nuovamente nevosa, intatta ed affilata. Sembrerebbe percorribile ma da tracciare sul filo: anche noi deviamo a sinistra sotto-cresta lungo il pendio. Il passaggio chiave corrisponde al saltare sul pendio tenendosi a rocce instabili. Lo eseguiamo con molta cautela. 

Cresta est: Carlo su roccette mentre io sono sul filo


Progrediamo in diagonale fino a confluire in quella che scopriamo essere la via normale. Presto risaliamo dritti e riprendiamo la cresta nevosa, nuovamente tracciata: camminiamo leggermente a destra e ci assicuriamo ad essa con la piccozza. La percorriamo (facile ma esposta sul lato nord) fino alla croce di vetta.
"Uh uh Gran Zebrù"! 
Siamo fieri della nostra riuscita. Ora ci aspetta la discesa. 
Sono le 10.00, è già piuttosto tardi considerando l'esposizione meridionale dei pendii.
Il tempo di scattare qualche foto e di fumare una sigaretta e ci apprestiamo a rientrare. 
Cerchiamo una discesa alternativa: al posto di ritornare dalla cresta est, poco sotto la croce di vetta, discendiamo un canale (45% max 50%) che ci ricollega al pianoro sottostante la vetta. Carlo lo scia e ci aspetta sotto. 


Discesa sotto la vetta (versante meridionale)



La discesa ai Forni è abbastanza veloce, lo sviluppo non eccessivo.
Carlo scia la pala e il collo. Gabriele rimane con me a piedi fino al collo, nel quale anche lui si gode la sciata.
Alle 14.00 siamo al Rifugio Forni con due bei taglieri di formaggi e salumi, le birre a raccontare al capannaro la nostra avventura.
Il viaggio di ritorno in Ticino sarà lungo. Il nostro morale altissimo.
Con noi abbiamo il Gran Zebrù. 
I nostri animi saranno acquietati, la sensazione della partenza non ci sarà più. 


Video

Reel:
/www.instagram.com/reel/CtcHfZmuMz8/?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
Storie: /www.instagram.com/stories/highlights/17992102531994884/
 

Tourengänger: Michea82


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Kommentare (6)


Kommentar hinzufügen

Daniele66 hat gesagt:
Gesendet am 14. Juni 2023 um 21:21
Bella li Complimenti..........Daniele66

Michea82 hat gesagt: RE:
Gesendet am 14. Juni 2023 um 23:11
Grazie Daniele. Proprio una gran bella montagna. Di quelle che non si dimenticano

numbers hat gesagt: Complimenti !!!!!
Gesendet am 15. Juni 2023 um 10:11
Una montagna che ti ...strega !
Io continuero' ad ammirarla da li sotto...

Mario

Michea82 hat gesagt: RE:Complimenti !!!!!
Gesendet am 15. Juni 2023 um 12:13
Sì è stato intenso. Soprattutto perché la prima volta venimmo respinti e per me c'era una bella componente di apprensione mista al fascino. Trovarlo in condizione è raro. Ma quando lo è non è difficile da fare (se si trova tracciato bene e non si fanno deviazioni complicate come noi).
Grazie e ciao!

gbal hat gesagt:
Gesendet am 18. Juni 2023 um 15:04
Complimenti. Stavolta avete colto nel segno, Bravi!
E il nervosismo iniziale? Dissolto dopo la conquista?
Ciao

Michea82 hat gesagt: RE:
Gesendet am 18. Juni 2023 um 18:44
Ciao Giulio il Zebrù per noi è stato davvero un grande tour. Quella sensazione di irrequietezza è andata via mentre ci avvicinavamo alla Valfurva. Quando siamo arrivati là stavamo benissimo. E così anche durante l'ascesa. Sebbene questa ci abbia chiesto un bel impegno in termini di concentrazione.
Grazie e ciao
Michea


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