Gran Zebrù - Parete Nord (Via Minnigerode)
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La partenza dai Forni non è delle migliori: un debole ma fastidioso nevischio ci accompagna durante l'intera salita. Alla Casati la nebbia ci impedisce di valicare verso Solda, così ci rintaniamo al calduccio nell'invernale.
Il giorno dopo ce la prendiamo con calma: gli zaini non sono leggerissimi e la nord è ancora lontana.
Il sole finalmente torna a splendere nel cielo blu, anche se qualche nuvoletta di troppo ci impedisce di ammirare la vetta del Gran Zebrù.
Arrivati alle pendici dello zoccolo di roccia che permette l'accesso alla parete nord dello Zebrù, decidiamo di montare la tendina gialla poco lontano dall'attacco.
Dopo l'ennesimo pasto a base di panini, ci rintaniamo nei nostri sacchi a pelo. La notte trascorre lentissima: le 3,30 sembrano non arrivare mai, e i sassi appuntiti sotto la schiena non son proprio il massimo per fare sonni tranquilli.
Tra cordini e occhiali misteriosamente scomparsi, finalmente arriva l'ora di partire.
Per l'agitazione, lo stomaco è chiuso e le gambe fanno fatica a carburare; ma superato lo zoccolo di roccia ci si para davanti agli occhi uno spettacolo unico: un ghiacciaio puntellato da giganteschi seracchi e sovrastato da un'infinita parete illuminata dai primi raggi del sole.... Ci siamo! Eccoci finalmente alla base della nord!
Il canale dove si snoda la Minnigerode sembra infinito: ogni volta che volgi in su il naso vedi la cresta sempre lì, non si avvicina mai!
Ma ecco che finalmente, dopo le ultime roccette marce, sbuchiamo sulla cresta Est, non tanto lontano dalla cima... Che emozione avercela fatta... e sopratutto di avercela fatta INSIEME!!
Discesa, come sempre, interminabile; gambe stanchissime e tanta voglia di una doccia, di un letto e di un pranzo non a base di panini!
Dal parcheggio, risalire sino all'Albergo del Ghiacciaio dei Forni, dove s'imbocca la sterrata (in alternativa è possibile percorrere anche il sentiero panoramico) che, percorrendo la lunga ed interminabile Val Cedec, conduce al Rifugio Pizzini-Frattola (q. 2706 m). Splendido panorama sul gruppo Tresero-S. Matteo e Gran Zebrù.
Portarsi alle spalle del Rifugio, quindi proseguire in direzione nord-est, lasciando sulla sinistra le tracce che salgono al Passo Zebrù e la traccia per l'omonima montagna.
Seguire la strada sterrata in leggera salita sino a raggiungere la stazione a valle della teleferica (q. 2850 m circa) che sale al Rifugio Casati. Qui abbiamo due possibilità per raggiungere la Casati:
1) seguire il sentiero estivo, ripido ma più breve (consigliato solo in assenza di neve causa pericolo slavine);
2) seguire il sentiero invernale che, su pendenze inizialmente dolci, aggira sulla destra il pendio, per poi congiungersi (q. 3190 m circa) col precedente sentiero nei pressi di una cresta rocciosa attrezzata con catene e scalini in legno.
Guadagnato il Passo del Cevedale (q. 3256 m), svoltare decisamente a sinistra e, in breve, raggiungere il Rifugio Casati (q. 3269 m).
Portarsi sul ghiacciaio ai piedi del Rifugio, quindi traversare in direzione nord lungo la Vedretta Lunga, passando alle pendici della Cima Solda. Cercando di perdere quota il meno possibile, puntare ad un intaglio con paletto in legno posto appena a destra della cresta NE della Cima Solda.
Valicare l'Oberer Eisseeepass (q. 3235 m) e scendere lungo la Vedretta di Solda tenendosi bene sulla destra (faccia a valle).
Raggiunta la q. 3000 m circa, lasciare sulla destra le tracce che portano al Rifugio Città di Milano (q. 2591 m), quindi traversare decisamente verso sinistra (direzione NW), puntando all'impervio contrafforte roccioso che sorregge la maestosa seraccata della Vedretta del Gran Zebrù. Tenendosi a debita distanza dalla seraccata e seguendo alcuni paletti in legno con segnavia bianco-rossi, oltrepassare alcune morene e avvallamenti, portandosi all'estrema destra del contrafforte roccioso sopracitato fino ad incontrare una rampa nevosa ascendente verso sinistra ove si attacca (q. 2750 m circa).
Seguire il canale (45° con brevi saltini più ripidi) per circa 200 metri, fino a guadagnare un esile colletto nevoso. Dal colletto, seguire l'esile e breve crestina nevosa verso destra, quindi risalire le soprastanti rocce (IV) (cordone con chiodi, utile un friend), raggiungendo una cengia detritica, ove è possibile sostare su uno spit.
Qui si trova il passaggio chiave dell'intera salita: un tiro di 15/20 metri di IV+ (3 spit e 1 chiodo) su tacchette e roccia non sempre di buona qualità.
Raggiunta la sosta attrezzata, traversare verso sinistra su terreno detritico e rocce rotte (III) su percorso non obbligato, fino a raggiungere la Vedretta del Gran Zebrù.
Per raggiungere l'attacco della Via Minnigerode (q. 3200 m circa) abbiamo due possibilità:
1) in caso di buona copertura nevosa del ghiacciaio, è possibile attraversare il Ghiacciaio direttamente zigzagando tra i seracchi e puntando al conoide di attacco della Via Minnigerode (q. 3200 m circa);
2) non sempre il passaggio diretto risulta possibile, di conseguenza è necessario rimanere sulla sinistra orografica della Vedretta, aggirare sulla destra un grosso isolotto roccioso, per poi traversare nuovamente verso sinistra (faccia a monte) lungo il pianoro nevoso sottostante la mitica Via Ertl (il cui attacco è posto proprio sotto la verticale della vetta). Attraversare il ghiacciaio e, in leggera discesa, raggiungere il conoide di attacco della Via Minnigerode (q. 3200 m circa).
Con attenzione, oltrepassare la crepaccia terminale, quindi compiere un breve traverso ascendente verso destra fino a guadagnare la base di un ripido (circa 80°) saltino ghiacciato, oltre il quale si entra nel canale nevoso della Minnigerode. Seguire lungamente il canale nevoso su pendenze nevose costanti di 55°/60°, intervallate da qualche saltino più ripido e ghiacciato (75°/80°).
Vinte anche le roccette instabili della parte alta, si guadagna l'aerea cresta est, che si segue lungo il filo fino ad intercettare le tracce che salgono dalla via normale del Gran Zebrù. Da qui, in breve, si è alla croce di vetta del Gran Zebrù (q. 3851 m).
La discesa si svolge lungo la via normale.
Dalla vetta seguire interamente l'affilata cresta (attenzione ad eventuali cornici e alla forte esposizione sulla Parete Nord della montagna), fino a raggiungere l'ingresso all'ampia pala. Scendere lungo la pala (max 40°/45°) mantenendo il suo margine destro (faccia a valle) fino a guadagnare il famoso Colle di Bottiglia (q. 3490 m).
Facendo attenzione ai detriti instabili e alle possibili scariche di sassi, scendere lungo il canalino (45°/50°) posto sotto al Colle, quindi fare ritorno alla Pizzini e poi alla macchina.
TEMPI DI PERCORRENZA:
PARCHEGGIO DEI FORNI - RIFUGIO PIZZINI: 1,10 ora
RIFUGIO PIZZINI - RIFUGIO CASATI: 2,00 ore
RIFUGIO CASATI - OBER EISSEEPASS: 45 minuti
OBER EISSEEPASS - RAMPA NEVOSA DI ATTACCO ALLO ZOCCOLO: 2,00 ore
RAMPA NEVOSA DI ATTACCO ALLO ZOCCOLO - ATTACCO VIA MINNIGERODE: 3,00 ore
ATTACCO VIA MINNIGERODE - GRAN ZEBRU': 3,30 ore
GRAN ZEBRU' - PARCHEGGIO FORNI: 3,00 ore
CONDIZIONI AL 01/06/20:
- L'idea iniziale era quella di compiere la salita in 2 giorni: il primo giorno raggiungere il Rifugio Città di Milano (chiuso e senza bivacco invernale) e il secondo giorno slaire la nord dello Zebrù. La nebbia nei press della Casati ci ha costretti a trascorrere una notte in più nell'invernale della Casati (8 posti letto, no fornelletto a gas). Visto il peso degli zaini, è stato meglio così
- Per raggiungere la Casat siam saliti dal sentiero invernale: il sentiero estivo è ancora bello innevato, ma tracciato
- La Vedretta di Solda è ancora ben chiusa e la traccia passa a debita distanza dai seracchi
- I tiri di IV per superare lo zoccolo sono puliti, occorre fare molta attenzione alla pessima qualità della roccia
- Per raggiungere l'attacco della Minnigerode è per ora possibile traversare direttamente la Vedretta del Gran Zebrù, senza fare il giro largo. Abbiamo incontrato un solo crepaccio.
- La terminale si supera ancora abbastanza agevolmente sfruttando un ponte di neve
- Via Minnigerode ben tracciata e in ottime condizioni. Noi siam saliti in conserva, facendo dei tiri sui saltini più ripidi
- Per la progressione sono utili 2 chiodi da ghiaccio, qualche cordino e 2 o 3 firends medio/piccoli per attrezzare eventuali soste
- Discesa dalla normale in ottime condizioni
con Gabry
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