Super anello con traversata Cimetta (1670 m) - Pizzo Orgnana (2218 m)


Publiziert von Michea82 , 30. April 2023 um 18:26.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Locarnese
Tour Datum:25 April 2023
Wandern Schwierigkeit: T5 - anspruchsvolles Alpinwandern
Klettern Schwierigkeit: II (UIAA-Skala)
Schneeshuhtouren Schwierigkeit: WT4 - Schneeschuhtour
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   Gruppo Poncione Piancascia 
Zeitbedarf: 12:45
Aufstieg: 2650 m
Abstieg: 2650 m
Strecke:26 km anello da Gordevio
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Gordevio in Valle Maggia (parcheggi liberi)
Unterkunftmöglichkeiten: Capanna Nimi  Capanna Cardada Cimetta

La fine di aprile è uno dei momenti più belli per cavalcare sulle creste dei nostri 2000.

I fondovalle sono verdi, i rilievi sfumano in varie tonalità di marrone e le vette sono ancora bianche, i contrasti e giochi di luce sono peculiari. Inoltre ci si può avvicinare dalle pendici più velocemente ed agevolmente rispetto all'inverno in quanto i sentieri sono puliti, superando in giornata grandi dislivelli come in estate. 

Questo mega anello ha come punto di partenza Gordevio, villaggio che ho scoperto essere un paradiso. Ho scelto di percorrerlo in senso antiorario (partendo da Cimetta) soltanto per non avere il sole in faccia. Di questa catena ho finora toccato soltanto la cima sud del Madone di Mergoscia, quest'inverno. Per il resto è tutto nuovo per me: sono 7 le vette da concatenare includendo quella già raggiunta lo scorso dicembre. L'obiettivo ultimo è il Pizzo d'Orgnana con l'adiacente Motto di Pègor. Tuttavia il dislivello è rilevante ed essendoci neve sono pronto ad abbandonare a metà percorso. Ma la tipologia di percorso, equilibrata e facile, mi permetterà di realizzare il mio tour senza problemi. 

Video 

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Il Vogorno è in primo piano durante l'intera traversata



Gordevio - Cimetta

Dal villaggio di Gordevio mi incammino nei pressi del municipio lungo la sponda destra del Riale Brié, supero il nucleo di Villa dove c'è la chiesa e oltrepasso un tumultuoso torrente (Riale della Villa) tramite un ponte romano. È presto, sono le 05.30, mi aspetta un gran giro. La vallata nella quale mi immetto raccoglie le acque del Madone, è rigogliosa e verde, la primavera sta esplodendo e i corsi d'acqua sono belli carichi. 
Arrivare a Cimetta implica già di suo un dislivello di quasi 1400 metri. La salita si svolge dapprima sul fianco settentrionale della lunga costa occidentale della Cima della Trosa: dopo un piccolo errore in partenza (ho seguito la strada che si connette al sentiero per Mergozzo a nord del Riale Villa) retrocedo brevemente per imboccare il sentiero (non evidente al buio) alla mia destra. Con esso guadagno quota, supero un bivio tendendo la destra nei pressi della cappella, raggiungo Pii dove posso osservare le principali vette che mi aspettano in giornata ed, infine, culmino a Piano. Si tratta di un ampio monte panoramico con diverse cascine. All'orizzonte posso ammirare il Gridone splendente ai raggi del primo sole.
La salita prosegue nella Valle del Ria Grande: inizialmente mi abbasso un poco, poi al bivio (toponimo Sgerbi a quota 943 m) devio a sinistra e risalgo nuovamente il costone della Cima della Trosa fino ai monti di Pianosto (a 1300 m). Mi prendo una pausa, studio nel frattempo le possibili vie di fuga lungo la traversata. Dal Madone dovrei tornare indietro oppure raggiungere almeno la Bocchetta di Orgnana. 


Da Pianosto (1338 m) vista sul Pizzo di Orgnana


Il sentiero si allunga ancora a sud-est verso la testata della valle aggirando la Cima della Trosa a destra e convertendo nei pressi dell'Alpe Vegnasca (1422 m). Si tratta di una piacevole mezzacosta nel bosco. 
Da qui Cimetta è vicina, potrei tagliare dritto alla Bassa di Cardada ma preferisco salire gradualmente e seguire la strada per poi prendere il grande costone erboso occidentale, panoramico e meno ripido. 
Tengo un ritmo di 300 m all'ora per non stancarmi troppo. In realtà non riuscirei ad essere più svelto.. In poco più di 4 ore sono a Cimetta, una vetta che mi sorprende per la vista che offre. Nonostante sia molto turistica essa rimane pur sempre bella. Ho fatto bene ad allungarmi tanto verso sud!

Cima della Trosa e Madone 

Finalmente inizio a disegnare una curva nel mio anello. Direzione: nord. Previsione: cella nevosa in arrivo da nord-ovest. Motivazione: sempre molto alta.

La traccia che ho disegnato in fase pianificatoria su swisstopo mi indica che mancherebbero altri 1200 metri di dislivello. Sono un po' perplesso al riguardo ma mi rendo conto che la Cima della Trosa e il Madone sono separati da una grande V. Salire alla Cima della Trosa sono 259 metri, poi se ne perdono 212, quindi per il Madone se ne riprendono altri 394. In seguito c'è un saliscendi sempre nell'ordine dei 50 o 100 metri  ad ogni risalita,  per concludere con un bel 269 metri ammazza-gambe all'Orgnana. In realtà la mia traccia sarebbe proseguita dal Pégor per la Capanna Nimi (con l'opzione finale della Cima di Nimi in caso me la fossi sentita) ma in questo caso avrei rischiato il divorzio ancor prima di sposarmi: l'intenzione è quella di rientrare per tempo. 

Per scendere da Cimetta alla Bassa di Cardada seguo il filo di cresta (ampio ed erboso, parzialmente innevato). Poi sfrutto il sentiero normale che risale da ovest la Cima della Trosa. Raggiungo la croce di vetta quando mi accorgo che in Valle Maggia il cielo è cupo e sta nevicando.

Croce di vetta della Cima della Trosa


Avevo scorto nel bollettino meteo degli sconfinamenti in Ticino delle precipitazioni previste a nord delle Alpi. Per questo avevo scelto questa zona, anzichè Bosco Gurin, dove invece le precipitazioni sarebbero state più corpose e le nubi sempre presenti sulle cime. 

Il sentiero per la sella alla base del Madone è un T4, segnato in blu , che discende direttamente la cresta nord-est. Quasi completamente innevato, grazie all'esposizione settentrionale, lo percorro senza ausilio di attrezzature in quanto prevedo che la salita al Madone sarà priva di neve o quasi e non intendo mettere e togliere subito le ciaspole. Vengo investito dalla piccola cella nevosa, con un po' di vento e riduzione della visibilità. Ma dopo un inverno trascorso a vagare tra i 2000 e i 3000 metri questa cosa non mi disturba affatto. Anzi...
Raggiunta la sella a 1657 metri aggiro, tenendomi a mezzacosta, il punto quotato 1723 m (Chignö) e ricomincio a salire. Ho fatto bene a non cambiare assetto. Le chiazze di neve sono ancora discontinue, procedo sul sentiero evitando il più possibile la neve, è molto ripido e a volte devo uscire dalla traccia per camminare sull'erba, oppure affondare fino ai polpacci (il che è ancora accettabile). Il dislivello inizia a farsi sentire, nel frattempo smette di nevicare e per le 12.30 potrei essere al Madone.
La salita è regolare e con calma raggiungo la vetta meridionale, da me toccata in dicembre. Proseguo per cresta e supero facili passaggi di roccia fino a toccare la cima nord del Madone, dotata di croce. Sono le 12.30 ma non mi fermo perché c'é ancora troppo vento e l'instabilità persiste. Confido in un miglioramento a breve termine.

Il pendio meridionale del Madone e la Cima della Trosa sullo sfondo



Traversata Madone - Pizzo di Corbella

Non si può dire che sia una Tamaro - Lema. Di fatto questa traversata è piuttosto breve e si svolge agevolmente. È il momento di dare un senso alle ciaspole appese allo zaino per 2000 metri. La neve è uniforme, seguo il sentiero che percorre il crinale tenendosi sul filo oppure sul versante occidentale sotto-cresta. Anzi riguardando la traccia gpx vedo che seguo il filo di cresta subito dopo il Madone fino al Passo del Lupo (il sentiero rimane più basso), poi mi abbasso lungo il sentiero fino alla quota 1941 m per risalire al punto 1972 m, tengo il filo ma le rocce mi obbligano a scendere nuovamente sul sentiero (non evidente con la neve) fino alla sella quotata 1908 m. Questo è il punto in cui inizia la salita al Corbella. Dopo una rampa la cresta si appiana. È lungo questo tratto piano che mi fermo finalmente a mangiare il secondo pranzo. Il tempo volge finalmente al bello. 
Il sentiero non tocca la cima del Pizzo Corbella ma io non me ne accorgo in quanto rimango sulla cresta e raggiungo tramite un breve tratto molto ripido (fortunatamente erboso) una spalla rocciosa dalla quale devo discendere mediante un piccolo passaggio di grado II. Con le ciaspole è un po' laborioso dato che non ho l'agilità e devo disarrampicare con le sole braccia. La scena è di sicuro piuttosto goffa. Ma, come succede sempre nelle mie gite, non c'è anima viva nel raggio di 10 km e di 10 ore dal mio spazio-tempo. Mi abbasso poi per un breve traverso nevoso e infine risalgo l'ultima parte del crinale che corrisponde alla vetta del Pizzo di Corbella. 

Prominenza rocciosa prima del Pizzo di Corbella e, dietro, il Madone



Il Pizzo d'Orgnana e l'adiacente Mött di Pègor

Imponente si erge dinnanzi a me l'Orgnana. Io e la sua vetta siamo separati, oltre che dalla Bocchetta di Orgnana, da una bastionata rocciosa aggirabile su una placconata piuttosto ripida. Sono le 14.00. Decido di valutare il da farsi una volta superata la bocchetta. 
La discesa dal Pizzo di Corbella è vieppiù ripida, tant'è che devo per forza cambiare assetto: ramponi. Questo cambio assetto innesca in me quella spinta a proseguire: sento di poter affrontare con una certa leggerezza nelle gambe anche l'ultima montagna. 

Il Pizzo d'Orgnana visto dal Pizzo di Corbella


Dalla bocchetta devo scendere un poco a sinistra sprofondando nella neve. Raggiunta la base delle rocce che si trovano ora alla mia sinistra individuo una traccia bianco-blu. Si tratta della Via Alta Valle Maggia. La seguo: mi conduce lungo la base della linea rocciosa fino alla placconata. Si infila in un piccolo canaletto e supera un muretto (II) che è facilitato dalla presenza di staffe e di un cavo. Quindi risale un tratto ripido a destra di un canale per poi attraversarlo e proseguire a mezzacosta oltre una seconda linea rocciosa. 
Io mentre mi trovo in mezzo al canale punto in alto. Lentamente risalgo su terreno misto nevoso-erboso, non mi serve la piccozza (max 40 gradi) e raggiungo la cresta sud-est. Questa si presta ad essere risalita agevolmente, ci sono piccoli passaggi dove mettere le mani sulla roccia. L'unica difficoltà è data dai 2500 metri nelle gambe. Senza mai lamentarmi conquisto l'Orgnana alla "igoriana" ora delle 15.12. 

Placconata del versante sud dell'Orgnana e vista sul Pizzo di Corbella


Il bisogno di fumare e riposare diventa via via più frequente. Mi fermo su questa montagna. Mi prendo il tempo di compilare il libro di vetta e di riposare un po'. 
Volgo il mio sguardo al motto adiacente: mi aspettavo un facile piattone ed invece la cresta è un susseguirsi di rocce. Tenerne il filo sarebbe laborioso pertanto alterno cresta e sottocresta sul versante meridionale secondo logico percorso. La neve sfonda e mi rallenta ma in poco tempo e perdendo poche decine di metri mi ritrovo sull'ultima vetta di giornata: il Mött di Pégor. 
Da questo punto posso ammirare tutto il crinale da me percorso fin qui. 


Rapidissimo ritorno a Gordevio

Non proseguo per Nimi ma discendo la dorsale erbosa per l'Alpe Pizzit e Mergozzo. 
Poco più in basso del motto mi fermo un'ultima volta: mangio ancora qualcosa, tolgo i ramponi e mi metto in maglietta in previsione della discesa nonostante ci sia vento. Per esperienza so che nelle discese mi scaldo tantissimo.
Mi lancio lungo il sentiero piuttosto veloce rispetto al mio solito. Tra Pizzit e Mergozzo impiego meno di 20 min (per 400 metri di discesa), quindi proseguo ancora rapido, ormai abituato a queste discese, fino ad Ör e poi ancora ad Archeggio e da qui giù per scalinate fino a Gordevio. 
Chiudo il mio anello con soddisfazione e rientro a casa molto prima di ogni pronostico. Il prezzo lo pagherò: nei tre giorni successivi dovrò appoggiarmi ad un tavolo per potermi alzare da qualunque sedia tanto sarà il male alle cosce.
Nimi sono contento di tenerlo per un'altra uscita. 

La lunga discesa verso il fondovalle

Tourengänger: Michea82


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