Cima dell'Uomo 2390 m in invernale con mistica notte in Borgna
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La Cima dell'Uomo è una bellissima montagna che merita di essere visitata in qualsiasi stagione.
Essendo da solo ho preferito concentrarmi esclusivamente su questa cima senza collegarmi all'Erbea come inizialmente pianificato: il grande freddo unito ad altri fattori esterni mi ha portato a decidere di rientrare presto.
Avendo una finestra serale libera (cambio turno al lavoro) ne ho approfittato per avvicinarmi in serata/notte alle pendici della montagna appoggiandomi ad un' incantevole Capanna della SEV: la Borgna. Dotata dei comfort per me fondamentali ho trascorso una notte solitaria ai confini del mondo, senza alcuna presenza umana nel raggio di 10 km.
La Cima dell'Uomo vista dall'Alpe di Ruscada

Il problema dell'accesso invernale alla Borgna
La Borgna non è vicina ai fondovalle di locarnese e bellinzonese. Ci vogliono almeno 4 ore da qualunque via. Non potendo partire prima delle 17.00 e, disponendo di un'ora scarsa di luce, in fase pianificatoria dovrò considerare l'avvicinamento in modo serio. Da Vogorno c'è un bel sentiero nella Val Porta, da me in parte appena percorso per fare il Pizzo di Vogorno (il 10 gennaio). Tuttavia è molto lungo anche nella prospettiva del rientro all'indomani, soprattutto qualora volessi andare all'Erbea.
Da Mornera: non penso sia buono superare la Bocchetta di Erbea e quella della Cima dell'Uomo al buio. Rimangono i Monti della Gana: suppongo che in auto ci si arrivi vicino. In effetti la neve mi fermerà solo nell'ultimo chilometro.
Ora: il sentiero diretto per la Borgna che passa dalla Forcola l'ho percorso in estate una sola volta. Il guardiano me l'ha sconsigliato per via degli scoscendimenti. Quello che però mi preoccupa di più, con un manto nevoso esiguo e stabile sotto i 2000m, non sono tanto le valanghe quanto il mantenimento della traccia al buio su neve o ghiaccio, in un terreno scosceso e, in certi tratti, ripido. Non vorrei perdermi nel traverso per la Borgna con dieci gradi sotto lo zero, il vento e il buio. Tutti fattori che mi portano a scegliere la salita dalla più facile, sebbene più lunga, Alpe di Ruscada.
È un vallone che considero sicuro, da me conosciuto in altre due escursioni, e che ritengo ideale da percorrere in condizioni abbastanza severe.
Avvicinamento e notte ai piedi della Cima dell'Uomo
Alle 17.00 in punto mi incammino lungo la strada asfaltata che dal parcheggio dei Monti della Motta prosegue fino ai Monti della Gana. Il fondo stradale da qui è innevato. In mezz'ora raggiungo i suddetti Monti e ammiro il crepuscolo sul Lago Maggiore. L'aria è pungente, sono ben vestito e consapevole delle ore di buio e di freddo che mi attendono. Ho con me un garmin inReach in caso di problemi in assenza di ricezione.
Al bivio scelgo la via più lunga per la Borgna: non quella diretta dalla Forcola, ma quella che passa da Corte di Mezzo (Alpe di Ruscada). Al buio percorro la lunga mezzacosta nel ripido bosco sulle pendici di Sassariente, Sassello fino al costone del Madonetto, supero alcuni valloni e devo prestare attenzione a non scivolare su placche gelate (il bosco sottostante è davvero ripido). Risalgo fino a 1589 metri per poi ridiscendere alla Corte di Mezzo dove, mediante il ponte di legno, attraverso il fiume. Da qui indosso le ciaspole. Non c'è la luna ma la luce diffusa da Milano e dalla regione insubrica mi consente di riconoscere il profilo delle montagne e la forma della vallata. Intuisco il sentiero da seguire: esso segue il fiume sulla destra. Nella prima parte non è evidente mantenerlo in quanto la morfologia del terreno, con le piante e i sassi, è variegata. Raggiungo il primo risalto e lo supero senza difficoltà portandomi alla bella Corte di Cima. Anche qui tengo la destra del fiume (sinistra orografica). Raggiungo il secondo risalto, lo supero procedendo in modo intuitivo. Sono a Torasella. Ora il freddo è notevole ma sono caldo e coperto. Punto al Passo di Ruscada che ormai è molto prossimo.
Una volta su sono sorpreso dalla pendenza sottostante: non posso scendere direttamente alla Borgna. Controllo la mappa scaricata offline: devo andare in direzione della Bocchetta di Cazzane e appena possibile girare a sinistra. In questo modo non incontro pendenze rilevanti e posso scendere tranquillamente alla Borgna che raggiungo dopo aver superato un enorme masso.
Ci sono meno 10 gradi.
Veloce mi approvvigiono di legna e avvio la stufa. Quindi birretta. Preparo i pentoloni pieni di neve per ottenere acqua calda per rigovernare e per preparare le borracce.
La camera di sopra si scalda discretamente ma mi sistemo nei pressi della cucina per poter sorvegliare il fuoco di notte senza farlo spegnere.
Dormo 5 ore di buon sonno.
Stalla adiacente alla Capanna Borgna

La Cima dell'Uomo
Stavolta attendo la prima luce per uscire. Ho camminato abbastanza di notte. Devo anche poter osservare i pendii e scegliere la migliore via.
Alle 07.00 mi avvio dopo aver sistemato la Capanna. Ritorno nei pressi del Passo di Ruscada e attraverso la valletta a sud della Bocchetta di Madee. Salgo sulla pendice della Cima dell'Uomo descrivendo un semicerchio per evitare le pendenze. Da qui in poi il terreno è una ganna caratteristica. Ci sono grandi massi. La neve non li ricopre completamente e normalmente ci sarebbero voragini a cui prestare attenzione. Ma oggi la neve è durissima e si procede bene.
Senza raggiungere la Bocchetta della Cima dell'Uomo mi avvicino alle bastionate della struttura sommitale. Punto ad un evidente canalino a destra (appena sopra ad una piccola bocchetta). La pendenza è sostenuta ma tengo le ciaspole fino al canale stesso che risalgo per alcuni metri.
Quindi sono obbligato a cambiare assetto: la faccenda si fa più seria. Il canale si erge e la neve non è uniforme. Ci sono rocce, placche e neve. Trovo un piccolo terrazzetto nei pressi di una roccia e cambio assetto.
Proseguo: ci sono 3 staffe metalliche che aiutano molto. Quindi sfrutto le rocce per tenermi, affronto alcuni punti di ripido pendio nevoso, insomma un misto.
Canale nel fianco orientale della Cima dell'Uomo (via normale)

Raggiunta la base della vetta non posso scavalcarla ma la aggiro da sud. Per farlo devo uscire in esposizione sul pendio, percorrere una cengia e, infine, saltare di nuovo in cresta. Seguo la breve crestina finale, piana e scenografica, fino al gendarme e alla croce di vetta.
È troppo freddo per fermarmi. Scatto qualche foto e mi abbasso nella cengia sul pendio meridionale. Qui parzialmente riparato dal vento mi mangio un panino e mi riposo un attimo.
Ritorno diretto senza altre cime
Non sono in bolla per poter pensare ad altre cime. Sono le 10.00. Sarebbe relativamente presto. Il vento finora mi ha in parte risparmiato mantenendosi in prevalenza debole con qualche raffica. Ma il freddo è intenso. Ho trascorso una notte da solo. Mio figlio
eidan è al San Giovanni di Bellinzona (ricoverato per una sepsi) e il mio pensiero è di andare a fargli visita. Ora, mentre scrivo, sta bene ed è già a casa. In serata ho una cena al Kings Pub di Valsolda dove ci sarà musica dal vivo, anche gli impegni sociali sono importanti. Inoltre sono stanco. Pertanto mi concentro sulla breve parte tecnica per scendere dalla vetta e poi con calma mi incammino lungo la vasta ganna ai piedi della vetta. È molto bella e merita di essere attraversata. Il vento è in rinforzo e gradualmente diviene forte a tutte le quote. Questo mi impedirà di scaldarmi nella discesa. Attraverso le varie corti dell'Alpe di Ruscada, questa volta con la luce del sole.
Piccola pausa dopo la Corte di Mezzo e poi giù veloce ai Monti della Motta, dove alle 15.00 si conclude il mio tour.
Ganna sotto la Cima dell'Uomo

Veloce mi reco da mio figlio, lui mi mostrerà le sue foto scattate nei vari momenti della sua degenza ospedaliera. Io gli mostrerò le immagini della stessa cima che tentammo per la stessa via assieme nella primavera del 2020 (vedi relazione /www.hikr.org/tour/post152336.html).
Al pub gli occhi mi si chiuderanno ma farò in tempo ad assaggiare 2 ottimi gin e a mangiare una sfiziosa pizza. La musica dal vivo è tutta un'altra cosa. Deborah sarà la mia autista per il rientro a casa dove mi fionderò nel letto in quanto all'indomani sarò di nuovo al lavoro ahimè.
Video breve
/www.instagram.com/reel/CnsYldTJ2Hr/?igshid=YmMyMTA2M2Y=
Essendo da solo ho preferito concentrarmi esclusivamente su questa cima senza collegarmi all'Erbea come inizialmente pianificato: il grande freddo unito ad altri fattori esterni mi ha portato a decidere di rientrare presto.
Avendo una finestra serale libera (cambio turno al lavoro) ne ho approfittato per avvicinarmi in serata/notte alle pendici della montagna appoggiandomi ad un' incantevole Capanna della SEV: la Borgna. Dotata dei comfort per me fondamentali ho trascorso una notte solitaria ai confini del mondo, senza alcuna presenza umana nel raggio di 10 km.
La Cima dell'Uomo vista dall'Alpe di Ruscada

Il problema dell'accesso invernale alla Borgna
La Borgna non è vicina ai fondovalle di locarnese e bellinzonese. Ci vogliono almeno 4 ore da qualunque via. Non potendo partire prima delle 17.00 e, disponendo di un'ora scarsa di luce, in fase pianificatoria dovrò considerare l'avvicinamento in modo serio. Da Vogorno c'è un bel sentiero nella Val Porta, da me in parte appena percorso per fare il Pizzo di Vogorno (il 10 gennaio). Tuttavia è molto lungo anche nella prospettiva del rientro all'indomani, soprattutto qualora volessi andare all'Erbea.
Da Mornera: non penso sia buono superare la Bocchetta di Erbea e quella della Cima dell'Uomo al buio. Rimangono i Monti della Gana: suppongo che in auto ci si arrivi vicino. In effetti la neve mi fermerà solo nell'ultimo chilometro.
Ora: il sentiero diretto per la Borgna che passa dalla Forcola l'ho percorso in estate una sola volta. Il guardiano me l'ha sconsigliato per via degli scoscendimenti. Quello che però mi preoccupa di più, con un manto nevoso esiguo e stabile sotto i 2000m, non sono tanto le valanghe quanto il mantenimento della traccia al buio su neve o ghiaccio, in un terreno scosceso e, in certi tratti, ripido. Non vorrei perdermi nel traverso per la Borgna con dieci gradi sotto lo zero, il vento e il buio. Tutti fattori che mi portano a scegliere la salita dalla più facile, sebbene più lunga, Alpe di Ruscada.
È un vallone che considero sicuro, da me conosciuto in altre due escursioni, e che ritengo ideale da percorrere in condizioni abbastanza severe.
Avvicinamento e notte ai piedi della Cima dell'Uomo
Alle 17.00 in punto mi incammino lungo la strada asfaltata che dal parcheggio dei Monti della Motta prosegue fino ai Monti della Gana. Il fondo stradale da qui è innevato. In mezz'ora raggiungo i suddetti Monti e ammiro il crepuscolo sul Lago Maggiore. L'aria è pungente, sono ben vestito e consapevole delle ore di buio e di freddo che mi attendono. Ho con me un garmin inReach in caso di problemi in assenza di ricezione.
Al bivio scelgo la via più lunga per la Borgna: non quella diretta dalla Forcola, ma quella che passa da Corte di Mezzo (Alpe di Ruscada). Al buio percorro la lunga mezzacosta nel ripido bosco sulle pendici di Sassariente, Sassello fino al costone del Madonetto, supero alcuni valloni e devo prestare attenzione a non scivolare su placche gelate (il bosco sottostante è davvero ripido). Risalgo fino a 1589 metri per poi ridiscendere alla Corte di Mezzo dove, mediante il ponte di legno, attraverso il fiume. Da qui indosso le ciaspole. Non c'è la luna ma la luce diffusa da Milano e dalla regione insubrica mi consente di riconoscere il profilo delle montagne e la forma della vallata. Intuisco il sentiero da seguire: esso segue il fiume sulla destra. Nella prima parte non è evidente mantenerlo in quanto la morfologia del terreno, con le piante e i sassi, è variegata. Raggiungo il primo risalto e lo supero senza difficoltà portandomi alla bella Corte di Cima. Anche qui tengo la destra del fiume (sinistra orografica). Raggiungo il secondo risalto, lo supero procedendo in modo intuitivo. Sono a Torasella. Ora il freddo è notevole ma sono caldo e coperto. Punto al Passo di Ruscada che ormai è molto prossimo.
Una volta su sono sorpreso dalla pendenza sottostante: non posso scendere direttamente alla Borgna. Controllo la mappa scaricata offline: devo andare in direzione della Bocchetta di Cazzane e appena possibile girare a sinistra. In questo modo non incontro pendenze rilevanti e posso scendere tranquillamente alla Borgna che raggiungo dopo aver superato un enorme masso.
Ci sono meno 10 gradi.
Veloce mi approvvigiono di legna e avvio la stufa. Quindi birretta. Preparo i pentoloni pieni di neve per ottenere acqua calda per rigovernare e per preparare le borracce.
La camera di sopra si scalda discretamente ma mi sistemo nei pressi della cucina per poter sorvegliare il fuoco di notte senza farlo spegnere.
Dormo 5 ore di buon sonno.
Stalla adiacente alla Capanna Borgna

La Cima dell'Uomo
Stavolta attendo la prima luce per uscire. Ho camminato abbastanza di notte. Devo anche poter osservare i pendii e scegliere la migliore via.
Alle 07.00 mi avvio dopo aver sistemato la Capanna. Ritorno nei pressi del Passo di Ruscada e attraverso la valletta a sud della Bocchetta di Madee. Salgo sulla pendice della Cima dell'Uomo descrivendo un semicerchio per evitare le pendenze. Da qui in poi il terreno è una ganna caratteristica. Ci sono grandi massi. La neve non li ricopre completamente e normalmente ci sarebbero voragini a cui prestare attenzione. Ma oggi la neve è durissima e si procede bene.
Senza raggiungere la Bocchetta della Cima dell'Uomo mi avvicino alle bastionate della struttura sommitale. Punto ad un evidente canalino a destra (appena sopra ad una piccola bocchetta). La pendenza è sostenuta ma tengo le ciaspole fino al canale stesso che risalgo per alcuni metri.
Quindi sono obbligato a cambiare assetto: la faccenda si fa più seria. Il canale si erge e la neve non è uniforme. Ci sono rocce, placche e neve. Trovo un piccolo terrazzetto nei pressi di una roccia e cambio assetto.
Proseguo: ci sono 3 staffe metalliche che aiutano molto. Quindi sfrutto le rocce per tenermi, affronto alcuni punti di ripido pendio nevoso, insomma un misto.
Canale nel fianco orientale della Cima dell'Uomo (via normale)

Raggiunta la base della vetta non posso scavalcarla ma la aggiro da sud. Per farlo devo uscire in esposizione sul pendio, percorrere una cengia e, infine, saltare di nuovo in cresta. Seguo la breve crestina finale, piana e scenografica, fino al gendarme e alla croce di vetta.
È troppo freddo per fermarmi. Scatto qualche foto e mi abbasso nella cengia sul pendio meridionale. Qui parzialmente riparato dal vento mi mangio un panino e mi riposo un attimo.
Ritorno diretto senza altre cime
Non sono in bolla per poter pensare ad altre cime. Sono le 10.00. Sarebbe relativamente presto. Il vento finora mi ha in parte risparmiato mantenendosi in prevalenza debole con qualche raffica. Ma il freddo è intenso. Ho trascorso una notte da solo. Mio figlio

Piccola pausa dopo la Corte di Mezzo e poi giù veloce ai Monti della Motta, dove alle 15.00 si conclude il mio tour.
Ganna sotto la Cima dell'Uomo

Veloce mi reco da mio figlio, lui mi mostrerà le sue foto scattate nei vari momenti della sua degenza ospedaliera. Io gli mostrerò le immagini della stessa cima che tentammo per la stessa via assieme nella primavera del 2020 (vedi relazione /www.hikr.org/tour/post152336.html).
Al pub gli occhi mi si chiuderanno ma farò in tempo ad assaggiare 2 ottimi gin e a mangiare una sfiziosa pizza. La musica dal vivo è tutta un'altra cosa. Deborah sarà la mia autista per il rientro a casa dove mi fionderò nel letto in quanto all'indomani sarò di nuovo al lavoro ahimè.
Video breve
/www.instagram.com/reel/CnsYldTJ2Hr/?igshid=YmMyMTA2M2Y=
Tourengänger:
Michea82

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