Anello Campo dei Fiori 33 km
Nota: T4 per la breve parte sotto il Sacro Monte (sentiero assente). Il resto tutto T2.
Lo so, sono diventata noiosa, non salgo più su cime panoramiche ed emozionati, ma mi limito alle colline di “casa”, rincorrendo l’allenamento giusto.
Così, per non impiegare tempo prezioso in auto, guido diretta al Campo dei Fiori, precisamente a Barasso, poco distante da Comerio. Lascio l’auto in un parcheggio sulla strada asfaltata, vicino l’imbocco della via ciotolata, via al Piano. Parto con una corsa blanda alle 12:30 e quando supero la Colonia Marisa Rossi maledisco un cartello blu “P” a sinistra…mi sarei risparmiata un po’ di salita.
Incontro il cartello del sentiero n.10, che in piano corre lungo il versante sud del CdF. Incontro un paio di scolaresche che educatamente mi salutano con un “Buongiorno Signora!”. COSA??? Raggiunto Cavernago, sempre nei boschi, vado dritto, fino ad incontrare il sentiero diretto al Forte di Orino. Il sentiero ora si fa più stretto e roccioso. Tengo un buon ritmo ma, man mano che predo quota, le gambe ed il cuore iniziano a avere meno energia ed il fiato si fa sempre più profondo. Bolli verde e gialli mi guidano su per la salita infinita, anche quando questa si fa strada tra un cimitero di alberi abbattuti. In pochi minuti raggiungo il Forte di Orino dove mi concedo una pausa e un momento di riflessione sul da farsi. Non mi sento in forma, non ho molte forze, fa caldo…tutti motivi che mi spingono a scendere e rinunciare all’anello studiato. I secondi che trascorrono e l’imminente discesa mi convincono a provarci.
Scendo il paio di tornanti che mi riportano all’uscita del sentiero di salita e svolto a destra, su cui corro qualche metro prima di svoltare a sinistra e scendere in picchiata nel bosco, su morbido terriccio e qualche sasso sporgente. Una vasta scelta di sentieri mi fanno perdere la svolta giusta, arrivando ad Orino con un paio di km in più da quelli programmati. Ad Orino percorro un breve tratto per il paese e proseguo per la strada chiusa, via la Rocca, ben indicata con i cartelli escursionistici per direzione Brinzio.
Un largo e comodo sentiero, ottimo anche per passeggiate in famiglia, mi porta a Castello Cabaglio e, senza passare dal paese, risalgo per la strada asfaltata fino alla terza curva da cui diparte il sentiero che sale “dolcemente” fino al Wild Land, prestando attenzione ai cartelli escursionistici. I numerosi sentieri mi portano brevemente fuori rotta. Torno indietro di una cinquantina di metri e mi dirigo verso est, ignorando i sentieri che dipartono sulla mia destra. Quando incontro una croce ed una palina segnaletica svolto decisamente a destra e riprendo a salire, sempre più lentamente.
Raggiungo il Passo Varrò e mi appoggio ad un palo in cerca di conforto. Mi sento decisamente lenta, non ho forze, non ho fiato e non ho gambe, ma ormai non posso tornare indietro. Mi consola la discesa che mi aspetta, sebbene sia molto sconnessa, tra sassi e foglie. Arrivo senza problemi a Pian di Beol ed ecco il buio. Ma qui dove vado? Oltre il piccolo pianoro, posteggio dei cacciatori, vedo solo pendenze ripide e rovi, alla mia destra rami e rovi…prendo quest’ultima direzione, come sulla traccia gps di OpenStreetMaps. Salgo a naso come si suol dire lungo la dorsale abbastanza ripulita fino a quando la traccia (sulla cartina digitale) svolta a sinistra. Oltre effettivamente non vale la pena procedere, oltre alberi e rovi c’è la parete rocciosa. Mi addentro ancor di più tra tronchi e ramoscelli, alla ricerca di una traccia. La trovo, esile, ma si perde ogni pochi metri. Traverso come meglio posso sotto la parete rocciosa e quando noto una traccia più recente decido di risalire il pendio. Mi trovo ad inerpicarmi su traccia di cinghiali o altri animali selvatici e facili roccette finali, ma fortunatamente mi riporta alla luce del sole, appena sotto il parcheggio del Sacro Monte.
Dopo aver riempito la borraccia alla fontana del parcheggio riprendo la mia corsa sul sentiero che porta al Valico Pizzelle. E’ sempre più dura, sebbene non sia una pendenza eccessiva, la stanchezza vieta ogni sorta di jogging. Dal Valico raggiungo l’arrivo della vecchia scala funicolare. Questi sentieri li conosco bene (finalmente!). Senza salire al Monte Tre Croci, seguo per la pensione Irma e da qui su al Belvedere. Al Belvedere finalmente la salita termina ed il solo pensiero mi solleva. Uno sguardo allo splendido panorama, mai noioso. Riprendo la mia corsa, stavolta psicologicamente più leggera, per la jeppabile sterrata. Superato il Passo Merigetto trovo la deviazione a sinistra, sul tornante, che scende deciso per il pendio ora disboscato inizialmente e poi nel bosco. Eccomi nuovamente sul sentiero n.10. Manca poco ma non è ancora finita. Incontro qualche coppia a passeggio, che piacevole serata! Raggiungo la strada ciottolata che mi riporta giù alla macchina, alleluia è finita!
Tempo in movimento: 5h 14'
Sfinita, assolutamente non soddisfatta, e nervosa di quel tratto di sentiero inesistente. Insomma, il Campo dei Fiori è stupendo, ma per un po’ basta :)
Lo so, sono diventata noiosa, non salgo più su cime panoramiche ed emozionati, ma mi limito alle colline di “casa”, rincorrendo l’allenamento giusto.
Così, per non impiegare tempo prezioso in auto, guido diretta al Campo dei Fiori, precisamente a Barasso, poco distante da Comerio. Lascio l’auto in un parcheggio sulla strada asfaltata, vicino l’imbocco della via ciotolata, via al Piano. Parto con una corsa blanda alle 12:30 e quando supero la Colonia Marisa Rossi maledisco un cartello blu “P” a sinistra…mi sarei risparmiata un po’ di salita.
Incontro il cartello del sentiero n.10, che in piano corre lungo il versante sud del CdF. Incontro un paio di scolaresche che educatamente mi salutano con un “Buongiorno Signora!”. COSA??? Raggiunto Cavernago, sempre nei boschi, vado dritto, fino ad incontrare il sentiero diretto al Forte di Orino. Il sentiero ora si fa più stretto e roccioso. Tengo un buon ritmo ma, man mano che predo quota, le gambe ed il cuore iniziano a avere meno energia ed il fiato si fa sempre più profondo. Bolli verde e gialli mi guidano su per la salita infinita, anche quando questa si fa strada tra un cimitero di alberi abbattuti. In pochi minuti raggiungo il Forte di Orino dove mi concedo una pausa e un momento di riflessione sul da farsi. Non mi sento in forma, non ho molte forze, fa caldo…tutti motivi che mi spingono a scendere e rinunciare all’anello studiato. I secondi che trascorrono e l’imminente discesa mi convincono a provarci.
Scendo il paio di tornanti che mi riportano all’uscita del sentiero di salita e svolto a destra, su cui corro qualche metro prima di svoltare a sinistra e scendere in picchiata nel bosco, su morbido terriccio e qualche sasso sporgente. Una vasta scelta di sentieri mi fanno perdere la svolta giusta, arrivando ad Orino con un paio di km in più da quelli programmati. Ad Orino percorro un breve tratto per il paese e proseguo per la strada chiusa, via la Rocca, ben indicata con i cartelli escursionistici per direzione Brinzio.
Un largo e comodo sentiero, ottimo anche per passeggiate in famiglia, mi porta a Castello Cabaglio e, senza passare dal paese, risalgo per la strada asfaltata fino alla terza curva da cui diparte il sentiero che sale “dolcemente” fino al Wild Land, prestando attenzione ai cartelli escursionistici. I numerosi sentieri mi portano brevemente fuori rotta. Torno indietro di una cinquantina di metri e mi dirigo verso est, ignorando i sentieri che dipartono sulla mia destra. Quando incontro una croce ed una palina segnaletica svolto decisamente a destra e riprendo a salire, sempre più lentamente.
Raggiungo il Passo Varrò e mi appoggio ad un palo in cerca di conforto. Mi sento decisamente lenta, non ho forze, non ho fiato e non ho gambe, ma ormai non posso tornare indietro. Mi consola la discesa che mi aspetta, sebbene sia molto sconnessa, tra sassi e foglie. Arrivo senza problemi a Pian di Beol ed ecco il buio. Ma qui dove vado? Oltre il piccolo pianoro, posteggio dei cacciatori, vedo solo pendenze ripide e rovi, alla mia destra rami e rovi…prendo quest’ultima direzione, come sulla traccia gps di OpenStreetMaps. Salgo a naso come si suol dire lungo la dorsale abbastanza ripulita fino a quando la traccia (sulla cartina digitale) svolta a sinistra. Oltre effettivamente non vale la pena procedere, oltre alberi e rovi c’è la parete rocciosa. Mi addentro ancor di più tra tronchi e ramoscelli, alla ricerca di una traccia. La trovo, esile, ma si perde ogni pochi metri. Traverso come meglio posso sotto la parete rocciosa e quando noto una traccia più recente decido di risalire il pendio. Mi trovo ad inerpicarmi su traccia di cinghiali o altri animali selvatici e facili roccette finali, ma fortunatamente mi riporta alla luce del sole, appena sotto il parcheggio del Sacro Monte.
Dopo aver riempito la borraccia alla fontana del parcheggio riprendo la mia corsa sul sentiero che porta al Valico Pizzelle. E’ sempre più dura, sebbene non sia una pendenza eccessiva, la stanchezza vieta ogni sorta di jogging. Dal Valico raggiungo l’arrivo della vecchia scala funicolare. Questi sentieri li conosco bene (finalmente!). Senza salire al Monte Tre Croci, seguo per la pensione Irma e da qui su al Belvedere. Al Belvedere finalmente la salita termina ed il solo pensiero mi solleva. Uno sguardo allo splendido panorama, mai noioso. Riprendo la mia corsa, stavolta psicologicamente più leggera, per la jeppabile sterrata. Superato il Passo Merigetto trovo la deviazione a sinistra, sul tornante, che scende deciso per il pendio ora disboscato inizialmente e poi nel bosco. Eccomi nuovamente sul sentiero n.10. Manca poco ma non è ancora finita. Incontro qualche coppia a passeggio, che piacevole serata! Raggiungo la strada ciottolata che mi riporta giù alla macchina, alleluia è finita!
Tempo in movimento: 5h 14'
Sfinita, assolutamente non soddisfatta, e nervosa di quel tratto di sentiero inesistente. Insomma, il Campo dei Fiori è stupendo, ma per un po’ basta :)
Tourengänger:
martynred

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