Vetta del Vallone 2135 m in lunga ciaspolata tra le cime del gruppo San Jorio/ Mt.Bar
Video: [/drive.google.com/file/d/1kGIMh3-75MM3gKepi8Asz6Np8N_HiLBa/v...]
Si tratta della mia prima "lunga uscita" del 2021. Quest'anno l'inverno ha regalato condizioni poco usuali per questi tempi e per me è l'occasione di riscoprire le montagne di casa in veste invernale.
In questa gita mi sono spinto oltre le montagne di casa, dietro al Gazzirola, dove avevo visto, durante una recente escursione al San Jorio, che c'è tutto un mondo da scoprire.
L'obiettivo di questa escursione sarebbe stato (già per la seconda volta) di raggiungere il Pizzo di Gino, ma anche stavolta mi sono dovuto confrontare con la lunghezza del tragitto e le condizioni non facili del terreno.
Pertanto ho svolto un itinerario in parte fedele a quello pianificato e in parte modificato e improvvisato: sono partito da Colla prima dell'alba, ho raggiunto il Gazzirola, ho seguito il crinale verso NE toccando il Monte Segor e la Vetta del Vallone. Sono quindi ritornato al Gazzirola e, una volta sceso alla base della sua cresta S, ho deciso di aggiungere una bella cima per completare l'anello: il Monte Bar.

Poco dopo l'alba in balia del vento lungo la cresta S del Gazzirola
Descrizione
Parcheggio a Colla presso la Chiesa di Scatiàn, nella zona alta del paese. Ci sono -8 gradi ed è ancora notte, mi incammino alle 06.37 e indosso le ciaspole un po' più in alto, dove iniziavo a sprofondare. Con i miei ritmi lenti raggiungo la cima del Gazzirola alle 10.20. Come traccia ho seguito il sentiero fino a Barchi di Colla, quindi ho tagliato dritto lungo la dorsale fino a Pozzaiolo. Poi da lì ho seguito la cresta SW del Gazzirola. Questo percorso non prevede difficoltà, non ci sono particolari pendenze, è comunque impegnativo e l'unico punto in cui prestare più attenzione è sulla cresta quando ci si avvicina alle cornici.
Il Gazzirola quel giorno è battuto dal vento che trasporta molta neve, cancella le mie tracce, crea depositi di neve soffiata e mi obbliga a indossare molti vestiti.
In cima al Gazzirola ho talmente fame che mangio nonostante il vento molto freddo. Senza soffermarmi più del dovuto mi avvio lungo il crinale che risale verso NE, in un territorio nuovo per me. Il paesaggio e la natura sono sconfinati e affascinanti, regnano la pace e il silenzio. La via è ampia e facile, tra saliscendi vari tocco il punto 2105, il Monte Segor (2096) e incrocio la cresta che dalla base del Segor collega il crinale al Camoghè.
Ora mi spingo ulteriormente a NE, per salire sulla Vetta del Vallone ma, osservando la cresta, noto che ci sono rocce sulla destra, cornici sulla sinistra, la via è molto stretta e ripida su neve fresca. Pertanto non mi sento di salire direttamente, ma mi abbasso sulla destra e svolgo un traverso sul pendio meridionale.
Questo è il punto più delicato perchè il pendio è ripido e la neve fresca ha già prodotto valanghe di piccole dimensioni. Inoltre con le ciaspole mi incastro in un buco in prossimità delle rocce, devo fare acrobazie per liberarmi ed essendo riparato dal vento e riscaldato dal sole inizio ad avere molto caldo.
Pertanto mi tolgo vari strati. La vetta è sopra di me, ma vedo un paio di scialpinisti salirvi dalla cresta orientale partendo da una sella (alla mia destra). Per raggiungere la cima, la cresta o la sella ho la stessa pendenza in tutti i casi, pertanto salgo dritto verso la cresta, la raggiungo e in pochi istanti sono in vetta. Sono le 12.00. I scialpinisti sono due ragazzi di Menaggio. Chiedo a loro un parere su come proseguire, se fare una mezzacosta dietro al Gazzirola per raggiungere il San Lucio, proseguire sul crinale e avvicinarmi al Pizzo di Gino per poi ritornare dalla valle o se tornare dalla mia strada. Loro mi consigliano di tornare indietro. Le altre opzioni sembrano a loro piuttosto rischiose.
Mi prendo una pausa, mangio e faccio foto. Inoltre valuto cosa fare: continuare il crinale mi allontanerebbe molto da Colla e vedo la cresta troppo difficile, pertanto dovrei scendere spesso per aggirare i passaggi esposti. Ascolto il consiglio dei ragazzi che se sono già andati da un po' e decido quindi di tornare indietro.

Traverso sul pendio meridionale della Vetta del Vallone

Vetta del Vallone vista dal Monte Segor, più avanti si vede il Pizzo di Gino
Questa cima domina la Val Cavargna, ha una visuale completa della Valle Riviera, del Camoghé, delle Grigne e di tante altre cime. Qui niente vento, mi posso rilassare. Il silenzio è avvolgente.
Il ritorno al Gazzirola non ha particolarità, se non il delicato traverso che eseguo con prudenza sulla mia stessa traccia.
Alle 14:00 sono di nuovo al Gazzirola, il vento soffia forte, mi rivesto. Scendo da dove sono salito e mi prendo una pausa a Pozzaiolo, precisamente dove c'è l'incrocio con il sentiero "basso" per il Camoghè e l'inizio della cresta SW del Gazzirola.
Sono le 14:30, tanta fatica per raggiungere quelle montagne, mi dispiace un po' lasciarle e scendere a Colla.
È a questo punto che decido di andare al Monte Bar, una montagna da cui sono sempre passato senza mai salire in vetta. Una cima molto bella, panoramica su Lugano.
La via invernale coincide con il sentiero estivo, un saliscendi sulla sommità del crinale che tocca la Cima Moncucco, un paio di selle più basse e una cima senza nome quotata 1680 m.
Con la luce dorata del pomeriggio inoltrato è un piacere camminare su questa facile tratta. Faccio un po' fatica nelle salite, specialmente nell'ultima, che mi porta in cima al Monte Bar.
Lassù è uno spettacolo: il sole basso illumina con una luce rossiccia, il vento di nuovo tempestoso solleva e trasporta la neve spazzando la cima. L'effetto è dinamico e bello alla vista. Essendo molto freddo mi si scaricano tutti i dispositivi, telefono e garmin, e le mani mi si paralizzano mentre cerco di filmare e catturare qualche immagine.
Il sole tramonta ed è ora di tornare a casa. Non c'è nemmeno la luna ad illuminarmi la via.

La via per il Monte Bar

Vetta del Monte Bar al tramonto
Bom basta ora scendo. Dal Monte Bar a Corticiasca è una discesa velocissima, mi fermo nei pressi della Capanna a bermi un te caldo (dalla mia thermos, non mi prendo il tempo di togliere le ciaspole e verificare se si possa entrare). Si fa notte, scendo contemplando l'orizzonte rosso delineato dai 4000.
Perdo il sentiero al buio con un frontale che funziona a sprazzi (ne ho comprato uno in ordine in questi giorni perché ero veramente stufo di oggetti malfunzionanti). Ma guardando la mappa sul telefono nel frattempo ricaricato con il powerbank, punto diretto a Corticiasca dai boschi e in pochissimo sono giù.
Ora mi resta la strada principale. Sono in ritardo per una cena. Faccio autostop ma le cinque o sei macchine che passano rallentano, girano a largo e vanno. Sono troppo ingombrante con le ciaspole e lo zaino, e vabbè sono potenziale covid +. Alla fine me la faccio volentieri a piedi in 45 minuti. A Colla devo risalire fino alla chiesa di Scatian. Senza accorgermi sono ben 5 gradi sotto zero, l'acqua nella borraccia è gelata.
Soddisfatto chiudo il cerchio in quasi 13 ore. Sono quei bei giri che piacciono a me, dove parti al buio e torni al buio. Il giorno lo vivi tutto lassù, da solo con la montagna.
Entro la fine dell'inverno sto benedetto Pizzo di Gino ce lo facciamo. Se qualcuno vuole venire....
Si tratta della mia prima "lunga uscita" del 2021. Quest'anno l'inverno ha regalato condizioni poco usuali per questi tempi e per me è l'occasione di riscoprire le montagne di casa in veste invernale.
In questa gita mi sono spinto oltre le montagne di casa, dietro al Gazzirola, dove avevo visto, durante una recente escursione al San Jorio, che c'è tutto un mondo da scoprire.
L'obiettivo di questa escursione sarebbe stato (già per la seconda volta) di raggiungere il Pizzo di Gino, ma anche stavolta mi sono dovuto confrontare con la lunghezza del tragitto e le condizioni non facili del terreno.
Pertanto ho svolto un itinerario in parte fedele a quello pianificato e in parte modificato e improvvisato: sono partito da Colla prima dell'alba, ho raggiunto il Gazzirola, ho seguito il crinale verso NE toccando il Monte Segor e la Vetta del Vallone. Sono quindi ritornato al Gazzirola e, una volta sceso alla base della sua cresta S, ho deciso di aggiungere una bella cima per completare l'anello: il Monte Bar.

Poco dopo l'alba in balia del vento lungo la cresta S del Gazzirola
Descrizione
Parcheggio a Colla presso la Chiesa di Scatiàn, nella zona alta del paese. Ci sono -8 gradi ed è ancora notte, mi incammino alle 06.37 e indosso le ciaspole un po' più in alto, dove iniziavo a sprofondare. Con i miei ritmi lenti raggiungo la cima del Gazzirola alle 10.20. Come traccia ho seguito il sentiero fino a Barchi di Colla, quindi ho tagliato dritto lungo la dorsale fino a Pozzaiolo. Poi da lì ho seguito la cresta SW del Gazzirola. Questo percorso non prevede difficoltà, non ci sono particolari pendenze, è comunque impegnativo e l'unico punto in cui prestare più attenzione è sulla cresta quando ci si avvicina alle cornici.
Il Gazzirola quel giorno è battuto dal vento che trasporta molta neve, cancella le mie tracce, crea depositi di neve soffiata e mi obbliga a indossare molti vestiti.
In cima al Gazzirola ho talmente fame che mangio nonostante il vento molto freddo. Senza soffermarmi più del dovuto mi avvio lungo il crinale che risale verso NE, in un territorio nuovo per me. Il paesaggio e la natura sono sconfinati e affascinanti, regnano la pace e il silenzio. La via è ampia e facile, tra saliscendi vari tocco il punto 2105, il Monte Segor (2096) e incrocio la cresta che dalla base del Segor collega il crinale al Camoghè.
Ora mi spingo ulteriormente a NE, per salire sulla Vetta del Vallone ma, osservando la cresta, noto che ci sono rocce sulla destra, cornici sulla sinistra, la via è molto stretta e ripida su neve fresca. Pertanto non mi sento di salire direttamente, ma mi abbasso sulla destra e svolgo un traverso sul pendio meridionale.
Questo è il punto più delicato perchè il pendio è ripido e la neve fresca ha già prodotto valanghe di piccole dimensioni. Inoltre con le ciaspole mi incastro in un buco in prossimità delle rocce, devo fare acrobazie per liberarmi ed essendo riparato dal vento e riscaldato dal sole inizio ad avere molto caldo.
Pertanto mi tolgo vari strati. La vetta è sopra di me, ma vedo un paio di scialpinisti salirvi dalla cresta orientale partendo da una sella (alla mia destra). Per raggiungere la cima, la cresta o la sella ho la stessa pendenza in tutti i casi, pertanto salgo dritto verso la cresta, la raggiungo e in pochi istanti sono in vetta. Sono le 12.00. I scialpinisti sono due ragazzi di Menaggio. Chiedo a loro un parere su come proseguire, se fare una mezzacosta dietro al Gazzirola per raggiungere il San Lucio, proseguire sul crinale e avvicinarmi al Pizzo di Gino per poi ritornare dalla valle o se tornare dalla mia strada. Loro mi consigliano di tornare indietro. Le altre opzioni sembrano a loro piuttosto rischiose.
Mi prendo una pausa, mangio e faccio foto. Inoltre valuto cosa fare: continuare il crinale mi allontanerebbe molto da Colla e vedo la cresta troppo difficile, pertanto dovrei scendere spesso per aggirare i passaggi esposti. Ascolto il consiglio dei ragazzi che se sono già andati da un po' e decido quindi di tornare indietro.

Traverso sul pendio meridionale della Vetta del Vallone

Vetta del Vallone vista dal Monte Segor, più avanti si vede il Pizzo di Gino
Questa cima domina la Val Cavargna, ha una visuale completa della Valle Riviera, del Camoghé, delle Grigne e di tante altre cime. Qui niente vento, mi posso rilassare. Il silenzio è avvolgente.
Il ritorno al Gazzirola non ha particolarità, se non il delicato traverso che eseguo con prudenza sulla mia stessa traccia.
Alle 14:00 sono di nuovo al Gazzirola, il vento soffia forte, mi rivesto. Scendo da dove sono salito e mi prendo una pausa a Pozzaiolo, precisamente dove c'è l'incrocio con il sentiero "basso" per il Camoghè e l'inizio della cresta SW del Gazzirola.
Sono le 14:30, tanta fatica per raggiungere quelle montagne, mi dispiace un po' lasciarle e scendere a Colla.
È a questo punto che decido di andare al Monte Bar, una montagna da cui sono sempre passato senza mai salire in vetta. Una cima molto bella, panoramica su Lugano.
La via invernale coincide con il sentiero estivo, un saliscendi sulla sommità del crinale che tocca la Cima Moncucco, un paio di selle più basse e una cima senza nome quotata 1680 m.
Con la luce dorata del pomeriggio inoltrato è un piacere camminare su questa facile tratta. Faccio un po' fatica nelle salite, specialmente nell'ultima, che mi porta in cima al Monte Bar.
Lassù è uno spettacolo: il sole basso illumina con una luce rossiccia, il vento di nuovo tempestoso solleva e trasporta la neve spazzando la cima. L'effetto è dinamico e bello alla vista. Essendo molto freddo mi si scaricano tutti i dispositivi, telefono e garmin, e le mani mi si paralizzano mentre cerco di filmare e catturare qualche immagine.
Il sole tramonta ed è ora di tornare a casa. Non c'è nemmeno la luna ad illuminarmi la via.

La via per il Monte Bar

Vetta del Monte Bar al tramonto
Bom basta ora scendo. Dal Monte Bar a Corticiasca è una discesa velocissima, mi fermo nei pressi della Capanna a bermi un te caldo (dalla mia thermos, non mi prendo il tempo di togliere le ciaspole e verificare se si possa entrare). Si fa notte, scendo contemplando l'orizzonte rosso delineato dai 4000.
Perdo il sentiero al buio con un frontale che funziona a sprazzi (ne ho comprato uno in ordine in questi giorni perché ero veramente stufo di oggetti malfunzionanti). Ma guardando la mappa sul telefono nel frattempo ricaricato con il powerbank, punto diretto a Corticiasca dai boschi e in pochissimo sono giù.
Ora mi resta la strada principale. Sono in ritardo per una cena. Faccio autostop ma le cinque o sei macchine che passano rallentano, girano a largo e vanno. Sono troppo ingombrante con le ciaspole e lo zaino, e vabbè sono potenziale covid +. Alla fine me la faccio volentieri a piedi in 45 minuti. A Colla devo risalire fino alla chiesa di Scatian. Senza accorgermi sono ben 5 gradi sotto zero, l'acqua nella borraccia è gelata.
Soddisfatto chiudo il cerchio in quasi 13 ore. Sono quei bei giri che piacciono a me, dove parti al buio e torni al buio. Il giorno lo vivi tutto lassù, da solo con la montagna.
Entro la fine dell'inverno sto benedetto Pizzo di Gino ce lo facciamo. Se qualcuno vuole venire....
Tourengänger:
Michea82

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (6)