Val Colla
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Oggi sono da solo, le mie abituali compagne d'escursione sono entrambe impegnate. Decido di andare a vedere la cresta confinaria che dal Gazzirola va verso Nord Est.
Di neve in giro ce n'è ben poca ma avendo timore che quelle poche chiazze presenti possano essere gelate, e conoscendo la ripidità di certi traversi, ad ogni buon conto oltre alla piccozza metto nello zaino anche i ramponi.
Poco prima delle 9 sono alla chiesa di Scatian, parto salendo ai Barchi di Colla e poi, seguendo un anziano escursionista che a quanto pare sta facendo il mio stesso percorso, per il sentiero che, salendo da Ciapelon, si inerpica ripido fino al Passo di Pozzaiolo, a dire il vero nell'ultima parte perdo la traccia per cui sbuco una cinquantina di metri più in alto del passo. Incrocio una ragazza in compagnia dei suoi espansivi cagnolini, a questo punto però decido di salire con più calma: i miei globuli rossi e la sideremia stanno aumentando ma sono ancora ben lontano dall'essere in piena forma.
Sulla cima del Gazzirola faccio un po' di fotografie, mi chiedo se Monica, che sta portando un gruppetto di escursionisti al Bregagno, possa essere già in cima. Così abbiamo un breve scambio di messaggi in cui entrambi millantiamo di vederci a vicenda proprio sulla cima.
Proseguo verso il Monte Segor e da qui,sempre sulla linea del displuvio o appena sotto, verso la Vetta del Vallone, la cima è erbosa ma la spalla che la precede è caratterizzata da roccette ripide e abbastanza esposte, trovo un passaggio sul versante settentrionale che mi permette di raggiungere il filo e da lì proseguo facilmente verso la cima. Qualche foto e riprendo il cammino, la cresta che va alla Cima della Segonaia è un centinaio di metri sotto, il pendio è ripido e pieno di neve, metto mano alla piccozza e mi avvio, la neve ricopre la paglierina e delle roccette, più sotto vi sono delle banconate rocciose che con il terreno asciutto potrebbero anche essere divertenti ma ora preferisco evitare spostandomi a destra, raggiungo la traccia di sentiero che contorna la Vetta del Vallone e lo seguo fino ad un intaglio, il sentiero, qui poco più che una traccia, è ingombro di neve e corre su dei pendii decisamente verticali. Tutto sommato preferisco guadagnare il filo di cresta: spostarsi eventualmente a cavalcioni non sarà elegante ma senz'altro più sicuro. Salgo e scendo i vari risalti rocciosi finchè arrivo a quella che dovrebbe essere la Cima della Segonaia: è il più alto dei vari dentelli saliti fin qui. A questo punto però decido di averne abbastanza: sono piuttosto stanco e anche non del tutto a mio agio. Mi sembra di sentire la voce di Monica (sempre molto più saggia di me) che mi consiglia di tornare e non rischiare ulteriormente (per cosa poi?).
Ripercorro la cresta, il sentierino sottostante mi sembra decisamente troppo pieno di neve e molto esposto.
Dall'intaglio sotto la Vetta del Vallone però prendo il sentiero, alcuni tratti sono decisamente infidi: la neve ricopre tutto così procedo con cautela saggiando ogni passo con la piccozza, I tratti in ombra sono anche ghiacciati, finalmente sbuco al sole in prossimità di una forcella del Monte Lungo, faccio i pochi metri che mi separano dalla "cima" poi seguo il crinale che sale verso il Segor, il sentiero si sposta verso sinistra con qualche passaggino su roccette, elementari ma piuttosto esposti, fino a sbucare poco sotto la cima del Monte Segor.
Proseguo verso il Gazzirola, guardo l'ora: ci sta anche la salita alla croce del Prato della Basciota.
Il crinale che mi porta verso Sud offre dei magnifici colpi d'occhio, raggiungo la croce, poco sotto vi sono parcheggiate due moto da enduro, in cima trovo i due motociclisti ed una famiglia saliti dal sottostante rifugio Garzirola.
Mi fermo qualche minuto e poi ritorno, seguo il sentiero a mezzacosta sula sinistra che mi permette di non risalire al Gazzirola, c'è un tratto interessato da una frana ma si passa senza difficoltà.
Raggiungo il Passo di Pozzaiolo dopo una breve sosta per mangiare qualcosa. Decido di prendermela comoda per cui non scendo direttamente ma raggiungo l'Alpe Pietrarossa e poi seguo la strada fino ai Barchi di Colla, da qui taglio nel prato seguendo i segnavia fino alla casa posta al bivio per Cozzo, poi ancora sulla strada: il primo tratto di sentiero, come ho visto stamane, è veramente ingombro di foglie, non ho nessuna voglia di fare un volo in discesa a pochi metri dall'auto.
Bella gita: questi luoghi offrono dei panorami veramente mozzafiato, oggi poi con la nebbia che ricopriva i fondovalle e la pianura erano fantastici.
Difficoltà:
fino al Gazzirola ed al Segor T2,
il proseguio della cresta T3 con un breve passaggio su roccia (I) sulla spalla della Vetta del Vallone,
la discesa da questa nelle condizioni odierne T4- così come la cresta fino alla Cima della Segonaia che presenta diversi passaggi rocciosi facili ma esposti ed oggi ingombri di neve e ghiaccio.
Il sentiero che sale al Monte Lungo T3+ nelle condizioni trovate oggi con neve e ghiaccio.
Il proseguio della gita T2.
Di neve in giro ce n'è ben poca ma avendo timore che quelle poche chiazze presenti possano essere gelate, e conoscendo la ripidità di certi traversi, ad ogni buon conto oltre alla piccozza metto nello zaino anche i ramponi.
Poco prima delle 9 sono alla chiesa di Scatian, parto salendo ai Barchi di Colla e poi, seguendo un anziano escursionista che a quanto pare sta facendo il mio stesso percorso, per il sentiero che, salendo da Ciapelon, si inerpica ripido fino al Passo di Pozzaiolo, a dire il vero nell'ultima parte perdo la traccia per cui sbuco una cinquantina di metri più in alto del passo. Incrocio una ragazza in compagnia dei suoi espansivi cagnolini, a questo punto però decido di salire con più calma: i miei globuli rossi e la sideremia stanno aumentando ma sono ancora ben lontano dall'essere in piena forma.
Sulla cima del Gazzirola faccio un po' di fotografie, mi chiedo se Monica, che sta portando un gruppetto di escursionisti al Bregagno, possa essere già in cima. Così abbiamo un breve scambio di messaggi in cui entrambi millantiamo di vederci a vicenda proprio sulla cima.
Proseguo verso il Monte Segor e da qui,sempre sulla linea del displuvio o appena sotto, verso la Vetta del Vallone, la cima è erbosa ma la spalla che la precede è caratterizzata da roccette ripide e abbastanza esposte, trovo un passaggio sul versante settentrionale che mi permette di raggiungere il filo e da lì proseguo facilmente verso la cima. Qualche foto e riprendo il cammino, la cresta che va alla Cima della Segonaia è un centinaio di metri sotto, il pendio è ripido e pieno di neve, metto mano alla piccozza e mi avvio, la neve ricopre la paglierina e delle roccette, più sotto vi sono delle banconate rocciose che con il terreno asciutto potrebbero anche essere divertenti ma ora preferisco evitare spostandomi a destra, raggiungo la traccia di sentiero che contorna la Vetta del Vallone e lo seguo fino ad un intaglio, il sentiero, qui poco più che una traccia, è ingombro di neve e corre su dei pendii decisamente verticali. Tutto sommato preferisco guadagnare il filo di cresta: spostarsi eventualmente a cavalcioni non sarà elegante ma senz'altro più sicuro. Salgo e scendo i vari risalti rocciosi finchè arrivo a quella che dovrebbe essere la Cima della Segonaia: è il più alto dei vari dentelli saliti fin qui. A questo punto però decido di averne abbastanza: sono piuttosto stanco e anche non del tutto a mio agio. Mi sembra di sentire la voce di Monica (sempre molto più saggia di me) che mi consiglia di tornare e non rischiare ulteriormente (per cosa poi?).
Ripercorro la cresta, il sentierino sottostante mi sembra decisamente troppo pieno di neve e molto esposto.
Dall'intaglio sotto la Vetta del Vallone però prendo il sentiero, alcuni tratti sono decisamente infidi: la neve ricopre tutto così procedo con cautela saggiando ogni passo con la piccozza, I tratti in ombra sono anche ghiacciati, finalmente sbuco al sole in prossimità di una forcella del Monte Lungo, faccio i pochi metri che mi separano dalla "cima" poi seguo il crinale che sale verso il Segor, il sentiero si sposta verso sinistra con qualche passaggino su roccette, elementari ma piuttosto esposti, fino a sbucare poco sotto la cima del Monte Segor.
Proseguo verso il Gazzirola, guardo l'ora: ci sta anche la salita alla croce del Prato della Basciota.
Il crinale che mi porta verso Sud offre dei magnifici colpi d'occhio, raggiungo la croce, poco sotto vi sono parcheggiate due moto da enduro, in cima trovo i due motociclisti ed una famiglia saliti dal sottostante rifugio Garzirola.
Mi fermo qualche minuto e poi ritorno, seguo il sentiero a mezzacosta sula sinistra che mi permette di non risalire al Gazzirola, c'è un tratto interessato da una frana ma si passa senza difficoltà.
Raggiungo il Passo di Pozzaiolo dopo una breve sosta per mangiare qualcosa. Decido di prendermela comoda per cui non scendo direttamente ma raggiungo l'Alpe Pietrarossa e poi seguo la strada fino ai Barchi di Colla, da qui taglio nel prato seguendo i segnavia fino alla casa posta al bivio per Cozzo, poi ancora sulla strada: il primo tratto di sentiero, come ho visto stamane, è veramente ingombro di foglie, non ho nessuna voglia di fare un volo in discesa a pochi metri dall'auto.
Bella gita: questi luoghi offrono dei panorami veramente mozzafiato, oggi poi con la nebbia che ricopriva i fondovalle e la pianura erano fantastici.
Difficoltà:
fino al Gazzirola ed al Segor T2,
il proseguio della cresta T3 con un breve passaggio su roccia (I) sulla spalla della Vetta del Vallone,
la discesa da questa nelle condizioni odierne T4- così come la cresta fino alla Cima della Segonaia che presenta diversi passaggi rocciosi facili ma esposti ed oggi ingombri di neve e ghiaccio.
Il sentiero che sale al Monte Lungo T3+ nelle condizioni trovate oggi con neve e ghiaccio.
Il proseguio della gita T2.
Tourengänger:
paoloski

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Kommentare (5)