Alpe e Valle Camiasca - Valgrande
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L’alpe Camiasca è uno dei tanti alpeggi dimenticati della Valgrande posti in una posizione impervia e appartata fuori da ogni direttrice escursionistica e quindi penso quasi mai visitato tranne che dall’autore dell’ottimo sito in-valgrande.it dal quale ho preso spunto per andare a scovare quest’alpe. Una delle cose più interessanti per me quando entro in Valgrande è andare a trovare alpi remoti in posti impensabili, che arrivano ad essere escursioni molto impegnative in cui ci si deve arrampicare su costoni quasi verticali o aggrapparsi all’erba come l'alpe Saler ad esempio. Questo fa pensare ai tempi in cui erano utilizzati dagli alpigiani e la mia ammirazione e rispetto per loro aumenta sempre di più perché il vivere in quei posti non doveva affatto essere semplice. Il solo costruire sentieri in posti tanto impervi i cui resti ogni tanto ancora oggi sopravvivono denota un grande ingegno in quegli uomini e donne d’un tempo.
Parto dal parcheggio alla fine della strada a Ruspesso e mi dirigo all'alpe Ompio, supero il rifugio Fantoli e alla Croce, al bivio dove si può salire al monte Faiè, prendo il sentiero per Corte Buè tante volte percorso in passato. Il sentiero si sviluppa a mezza costa tra la cresta di Cima Corte Lorenzo e il solco del rio Valgrande con belle vedute sulla valle. Arrivo nei pressi di Corte Buè in un’ora e mezza e senza scendere alle baite rimanendo alto mi innesto sul sentiero che porta a Orfalecchio chiamato “della teleferica” per via di un grosso impianto di teleferica che c’era una volta per il disboscamento. Questo sentiero l’avevo percorso già molti anni fa e me lo ricordavo abbastanza impegnativo infatti lo è, anche se mi pare che sia stato rimesso un po’ a posto e con segnalazioni nuove. Ogni tanto ci sono delle catene nei posti più esposti come in corrispondenza del canale della val Camiasca che oltrepasso e in discesa giungo a quota 870m nei pressi di un vecchio trave poggiato su dei basamenti di cemento segni della vecchia teleferica.
Poco prima di questa trave scendo nel bosco liberamente seguendo il percorso migliore tra piante abbattute e sassi malfermi. Il terreno è piuttosto impegnativo e ripido, passo vicino a una placca rocciosa sulla sinistra e verticalmente scendo quasi in linea retta tenendo d’occhio l’altimetro perché l’alpe Camiasca dovrebbe trovarsi a quota 670 metri. Infatti avvisto il rudere della prima baita quella superiore e poi i ruderi di altre tre alcune con i muri perimetrali ancora in piedi ovviamente senza il tetto. L’alpe si trova nell’unico posto un po’ in piano di questo versante scosceso che poi finisce nel solco del rio Valgrande. Gironzolo un po’ tra queste baite ora immerse nel bosco fermandomi dentro a una di esse immaginando col pensiero la vita di un tempo, cosa che faccio ogni volta che raggiungo alpeggi sperduti .
Poi dopo un’oretta riprendo la dura risalita perché il mio obiettivo prevede di risalire la Val Camiasca fino al suo termine. Giungo di nuovo nei pressi del trave e riprendo il sentiero verso Corte Buè, oltrepasso il canale della valle e a circa quota 1000 metri inizio la dura risalita del versante orografico destro della val Camiasca che all’inizio è un pratone ripidissimo con sparsi alberi. Salendo mi sposto progressivamente verso destra verso il centro del canale mentre il bosco si infittisce. L’erba è molto alta non facendomi vedere bene dove si mettono i piedi e ogni tanto scivolo ma pur con molta fatica proseguo avvicinandomi al canale in cui entro a quota 1200 m, lo risalgo con difficoltà poiché lo trovo bagnato, questo è il punto più impegnativo, e mi devo aggrappare bene per non scivolare. Ma dopo poco lascio il canale e salgo sulla destra uno sperone ripidissimo, procedendo aggrappandomi all’erba alta e agli arbusti, spostandomi un po’ ancora a destra vedo comunque la fine della valle e la cresta dove passa la via normale alla cima Corte Lorenzo, dove giungo spossato ed esausto. Sbuco proprio dove inizia il tratto con catene che supera un tratto esposto prima di arrivare alla cima Sassarut . Il tratto della val Camiasca che ho percorso dal sentiero della teleferica è di circa 400 metri di dislivello duri e ripidissimi e pur non presentando tratti eccessivamente difficili richiedono una buona gamba.
Scendo soddisfatto il sentiero verso l’alpe Ompio che ho fatto molte volte e che ora mi pare un’autostrada rispetto a prima, incontrando per la prima volta oggi i primi escursionisti. Il rifugio Fantoli è pieno di gente che si gode la bella giornata domenicale e penso al contrasto che c’è fra qui e la val Camiasca dov’ero poco fa quasi un altro mondo lontano, solitario, selvaggio ma allo stesso tempo vicino.
Parto dal parcheggio alla fine della strada a Ruspesso e mi dirigo all'alpe Ompio, supero il rifugio Fantoli e alla Croce, al bivio dove si può salire al monte Faiè, prendo il sentiero per Corte Buè tante volte percorso in passato. Il sentiero si sviluppa a mezza costa tra la cresta di Cima Corte Lorenzo e il solco del rio Valgrande con belle vedute sulla valle. Arrivo nei pressi di Corte Buè in un’ora e mezza e senza scendere alle baite rimanendo alto mi innesto sul sentiero che porta a Orfalecchio chiamato “della teleferica” per via di un grosso impianto di teleferica che c’era una volta per il disboscamento. Questo sentiero l’avevo percorso già molti anni fa e me lo ricordavo abbastanza impegnativo infatti lo è, anche se mi pare che sia stato rimesso un po’ a posto e con segnalazioni nuove. Ogni tanto ci sono delle catene nei posti più esposti come in corrispondenza del canale della val Camiasca che oltrepasso e in discesa giungo a quota 870m nei pressi di un vecchio trave poggiato su dei basamenti di cemento segni della vecchia teleferica.
Poco prima di questa trave scendo nel bosco liberamente seguendo il percorso migliore tra piante abbattute e sassi malfermi. Il terreno è piuttosto impegnativo e ripido, passo vicino a una placca rocciosa sulla sinistra e verticalmente scendo quasi in linea retta tenendo d’occhio l’altimetro perché l’alpe Camiasca dovrebbe trovarsi a quota 670 metri. Infatti avvisto il rudere della prima baita quella superiore e poi i ruderi di altre tre alcune con i muri perimetrali ancora in piedi ovviamente senza il tetto. L’alpe si trova nell’unico posto un po’ in piano di questo versante scosceso che poi finisce nel solco del rio Valgrande. Gironzolo un po’ tra queste baite ora immerse nel bosco fermandomi dentro a una di esse immaginando col pensiero la vita di un tempo, cosa che faccio ogni volta che raggiungo alpeggi sperduti .
Poi dopo un’oretta riprendo la dura risalita perché il mio obiettivo prevede di risalire la Val Camiasca fino al suo termine. Giungo di nuovo nei pressi del trave e riprendo il sentiero verso Corte Buè, oltrepasso il canale della valle e a circa quota 1000 metri inizio la dura risalita del versante orografico destro della val Camiasca che all’inizio è un pratone ripidissimo con sparsi alberi. Salendo mi sposto progressivamente verso destra verso il centro del canale mentre il bosco si infittisce. L’erba è molto alta non facendomi vedere bene dove si mettono i piedi e ogni tanto scivolo ma pur con molta fatica proseguo avvicinandomi al canale in cui entro a quota 1200 m, lo risalgo con difficoltà poiché lo trovo bagnato, questo è il punto più impegnativo, e mi devo aggrappare bene per non scivolare. Ma dopo poco lascio il canale e salgo sulla destra uno sperone ripidissimo, procedendo aggrappandomi all’erba alta e agli arbusti, spostandomi un po’ ancora a destra vedo comunque la fine della valle e la cresta dove passa la via normale alla cima Corte Lorenzo, dove giungo spossato ed esausto. Sbuco proprio dove inizia il tratto con catene che supera un tratto esposto prima di arrivare alla cima Sassarut . Il tratto della val Camiasca che ho percorso dal sentiero della teleferica è di circa 400 metri di dislivello duri e ripidissimi e pur non presentando tratti eccessivamente difficili richiedono una buona gamba.
Scendo soddisfatto il sentiero verso l’alpe Ompio che ho fatto molte volte e che ora mi pare un’autostrada rispetto a prima, incontrando per la prima volta oggi i primi escursionisti. Il rifugio Fantoli è pieno di gente che si gode la bella giornata domenicale e penso al contrasto che c’è fra qui e la val Camiasca dov’ero poco fa quasi un altro mondo lontano, solitario, selvaggio ma allo stesso tempo vicino.
Tourengänger:
antrobi

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Kommentare (3)