Pizzo di Vogorno (2442 m)


Publiziert von ariasottile , 3. November 2020 um 18:50.

Region: Welt » Schweiz » Tessin » Locarnese
Tour Datum:17 Oktober 2020
Wandern Schwierigkeit: T5 - anspruchsvolles Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: L
Wegpunkte:
Geo-Tags: CH-TI   Gruppo Cima dell'Uomo   Gruppo Poncione Rosso 
Zeitbedarf: 12:00
Aufstieg: 2050 m
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Autostrada A2, uscita di Bellinzona Sud, seguire per Locarno e poi per la Val Verzasca, proseguendo fino a Lavertezzo. Prima del paese, si può lasciare l'auto in uno spiazzo gratuito sulla sinistra, altrimenti nel parcheggio "collettivo" circa 500 m più avanti (il più economico nella bella stagione, gratuito in inverno).
Kartennummer:map.geo.admin.ch

Il Pizzo di Vogorno è un’ambita montagna piramidale della Verzasca, solcata da una buona varietà di percorsi di salita e con una splendida vista sul Lago Maggiore. Tralasciando gli itinerari più classici, il Brenna nella sua guida ne cita uno per “rudi montanari” che da Lavertezzo raggiunge Laghetto prima di condurre, con esposta traversata, al dimenticato alpeggio di Arpètt. Ma Arpètt è raggiungibile anche dal cuore della Val Carecchio, lungo un tracciato non segnato sulle carte che da Monte della Valle risale l’ombroso e selvaggio versante di Riali. Le informazioni in rete dal sito alpi-ticinesi.ch sono sommarie ma indispensabili per porre le basi dell’esplorazione in questione.

Lasciata l’auto in uno dei pochi spiazzi gratuiti prima di Lavertezzo, mi inoltro in Val Carecchio alla luce della frontale. Il mio scopo è arrivare a Monte della Valle alle prime luci in modo da poter studiare senza errori l’itinerario che mi aspetta al di là del torrente. L’idea non riesce in quanto, ingannato da alcune tracce che portano ad uno spiazzo pulito con numerose piante tagliate, vago inutilmente nel bosco per circa un’ora alla ricerca del percorso. Tornato quindi a Monte della Valle ormai deciso a proseguire sul sentiero segnato per la Bocchetta di Rognoi, individuo alcuni metri più avanti il ponticello da attraversare per raggiungere una baita isolata, dove parte il traverso poco evidente che porta in leggera salita in direzione di Riali. In precedenza ero sommariamente nel posto giusto, ma senza punti di riferimento: ora a guidare la salita in questo tratto c’è un tubo nero dell’acqua, che segue il sentiero fino al crinale di fronte a Riali, a circa 1100 m. Qui abbandono il tubo dell'acqua per salire a sinistra nella ripida faggeta, su vaghe tracce di sentiero abbastanza riconoscibili. A quota 1220 m incontro i ruderi di un alpe sconosciuto che chiamerò Riali. Ai piedi della pietraia soprastante, una traccia evidente mi conduce al torrente che scende dalla quota 1791 m di Arpètt, consentendomi il guado a circa 1270 m. Qui mi tocca districarmi negli arbusti per raggiungere il successivo ruscello che scende dalla quota 1689 m, scorrendo in un canale di roccia attraversabile solo in pochi punti. Appena oltre, mantenendo una direzione di salita SSW (segni di calpestio), cerco di raggiungere l'estremità occidentale delle placche indicate a 1500 m sulla CNS. Alcuni tratti ghiacciati mi obbligano a procedere con attenzione e ad effettuare alcuni aggiramenti, sempre su ripidi pendii, aggrappandomi occasionalmente a ciuffi d’erba e qualche alberello. Proseguendo con stupore tra i cervi in amore e qualche camoscio fuggiasco, rimonto il pendio ora più dolce sino ad incrociare la traccia che arriva da Laghetto a circa 1680 m di quota. Proseguo quindi in falsopiano verso E, raggiungendo in breve il primo gruppo di ruderi a 1689 m. La traversata continua e, su percorso ora ben visibile, giungo sul caratteristico terrazzino sospeso del nucleo principale di Arpètt, ancora in buono stato e con segni di frequentazione tutto sommato recenti. Il sole è finalmente arrivato anche qui e posso goderne il tepore tra i colori dorati dei larici. Purtroppo la pausa è breve vista l’ora tarda e devo infilarmi nuovamente nell’ombroso versante N del Vogorno, dove preferisco ramponarmi: giunto nella conca a NE della costola rocciosa che domina le baite, risalgo dapprima ai piedi della parete e poi mi alzo sotto i contrafforti ghiacciati per gande e prati innevati alla quota 2011 m. Da qui, su vasta pietraia, rientro nel bacino di Arpètt e raggiungo la sella a 2150 m (muro a secco) dove transita il sentiero segnato che sale da Bardughè. La vista improvvisa del lago e di un versante così soleggiato è un’emozione. Aggirato in breve il pendio erboso, eccomi sul percorso bollato con la mole innevata del pizzo proprio di fronte a me. Da qui il percorso è noto e non faccio altro che procedere ramponato sul traverso nella neve fresca fino all’ultimo pendio per la vetta.

E’ trascorsa un’eternità da quando sono partito ma è una soddisfazione essere qui ora, a godermi l’aria tersa e le montagne circostanti, dopo un itinerario così entusiasmante. Il mio desiderio era raggiungere questo pizzo nelle esatte condizioni trovate e con la limpidezza autunnale del Lago Maggiore a deliziare la vista.

Inizio la discesa che sono quasi le 15, ma poco importa e mi concedo un’ulteriore pausa presso il bellissimo alpeggio di Bardughè, dove ho la fortuna di imbattermi poco sotto in un altro gruppo di cervi e in un camoscio a pochi metri proprio sul sentiero e intento a cibarsi di felci. Giunto a Vogorno, percorro rilassato i 4 km di strada asfaltata verso Lavertezzo, mentre cala il giorno sulla bella avventura trascorsa.


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Kommentare (12)


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danicomo hat gesagt:
Gesendet am 3. November 2020 um 19:03
Bellissimo.....
D

ariasottile hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. November 2020 um 09:43
Si,
un'escursione davvero fantastica!

Ciao,
Emanuele

ivanbutti hat gesagt:
Gesendet am 3. November 2020 um 20:59
Complimenti, un Vogorno davvero inusuale.
Ciao, Ivan

ariasottile hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. November 2020 um 09:58
La ricerca di itinerari dimenticati è un morbo che se ti prende non ti abbandona più :)
Grazie per i complimenti.

Ciao,
Emanuele

igor hat gesagt:
Gesendet am 3. November 2020 um 21:46
Bravo io l'ho fatto sabato scorso dalla altro versante passando per la prima volta dalla valle di porta,bellissimo anche il tuo giro ! Bravo

ariasottile hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. November 2020 um 10:02
Ciao Igor,
qualche anno fa in primavera ero salito al Madone dalla Val della Porta, molto bello anche quel versante. Ricordo un'invasione di zecche!

Grazie e buone gite,
Emanuele

Serzo hat gesagt:
Gesendet am 4. November 2020 um 08:18
Ciao, complimenti, sempre bravo a scovare itinerari inusuali anche per montagne "di fama". A chi non c'è mai stato neanche dalla normale, consiglieresti di salire dalla tua via o meglio partire da cose più convenzionali? Grazie, Sergio

ariasottile hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. November 2020 um 10:34
Ciao Sergio,
per me è stata la prima volta sul Pizzo di Vogorno: francamente non sono del parere che se un posto non si conosce bisogna per forza valutare gli itinerari più semplici. Generalmente salgo una cima una sola volta, studiando con attenzione sulla carta possibili varianti impegnative, selvagge e spesso abbandonate. Personalmente mi danno grande soddisfazione ed accrescono l'esperienza in montagna molto di più di una classica via segnata. In questo caso, soprattutto in alto, la salita si svolge su terreno faticoso e invaso dalla vegetazione, con solo sporadiche tracce. Probabilmente era il vecchio percorso con il quale il bestiame saliva ad Arpètt, ma ormai non più utilizzato da decenni. Se sei amante del "ravano", indubbiamente te lo consiglio :)

Ciao,
Emanuele

Zaza hat gesagt:
Gesendet am 4. November 2020 um 11:24
Splendido, complimenti!!

ariasottile hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. November 2020 um 11:54
Grazie mille,
gita emozionante su due versanti diversissimi.
Ne approfitto comunque per ringraziarti, la tua visita ad Arpètt di qualche anno fa ha fatto da spunto!

Ciao,
Emanuele

Poncione hat gesagt:
Gesendet am 4. November 2020 um 13:36
Bravissimo... e complimenti per il "morbo". Ti capisco benissimo. ;)

ariasottile hat gesagt: RE:
Gesendet am 4. November 2020 um 14:36
Si, è un qualcosa che ti prende. Una sorta di dipendenza dal "ravano"...:)

Ciao,
Emanuele


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