Pizzo dell'Asino
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In tarda mattinata è previsto l'inizio di una due-giorni di maltempo (che poi fortunatamente latiterà per alcune ore), per cui si organizza in fretta un giretto in zone ampiamente conosciute, ma con ancora una cimetta sempre trascurata a favore della più veloce circumnavigazione. Si è rivelata una giornata con temperature gradevolmente fresche e con una luce incredibile nei panorami: non è frequente dover desaturare i colori delle foto in postproduzione! Parecchia gente in giro e tanti (troppi) spari dei cacciatori.
Dal parcheggio si torna in discesa lungo la Via S.Giuseppe fino al ponte che porta in Via Quinto Alpini (indicazioni all'angolo); subito ci si trova di fronte alla salita del sentiero "Tamon" verso la Capanna Mara. La salita è costante lungo la traccia sassosa, attualmente sporca di parecchi detriti dei recenti temporali, che si dirige attraverso la bella faggeta fino al punto di confluenza in un secondo importante sentiero, quello del "Dos Curnus", proveniente dal Monte Puscio. Dopo un breve tratto lungo la dorsale, si raggiunge la capanna Mara e si prosegue verso destra sulla cementata che sale dall'Alpe del Vicerè; oltrepassata la Bocchetta di Lemna, in pochi passi si arriva alla deviazione verso sinistra per il Pizzo dell'Asino: la traccia è ripidissima e rettilinea nella sua verticalità. La cima, equamente divisa fra pascolo e bosco, permette una visuale amplissima fra la pianura e le più lontane vette delle Orobie. La cresta settentrionale è un'ampia e poco pendente traccia sassosa verso la Bocchetta di Palanzo, dove convergono vari sentieri: noi scendiamo subito a destra lungo le regolari serpentine che conducono verso l'Alpe del Prina. Verso la parte bassa, dove il sentiero si trasforma in traccia per mezzi forestali, l'accumulo di detriti è veramente abbondante e fastidioso: sassi ghiaie fogliame e ramaglie si sono accumulati secondo i flussi del ruscellamento e rallentano il passo. Guadato il torrente asciutto, si oltrepassa la cascina dell'Alpe del Prina e si arriva al Foro Francescano.
Dal parcheggio si torna in discesa lungo la Via S.Giuseppe fino al ponte che porta in Via Quinto Alpini (indicazioni all'angolo); subito ci si trova di fronte alla salita del sentiero "Tamon" verso la Capanna Mara. La salita è costante lungo la traccia sassosa, attualmente sporca di parecchi detriti dei recenti temporali, che si dirige attraverso la bella faggeta fino al punto di confluenza in un secondo importante sentiero, quello del "Dos Curnus", proveniente dal Monte Puscio. Dopo un breve tratto lungo la dorsale, si raggiunge la capanna Mara e si prosegue verso destra sulla cementata che sale dall'Alpe del Vicerè; oltrepassata la Bocchetta di Lemna, in pochi passi si arriva alla deviazione verso sinistra per il Pizzo dell'Asino: la traccia è ripidissima e rettilinea nella sua verticalità. La cima, equamente divisa fra pascolo e bosco, permette una visuale amplissima fra la pianura e le più lontane vette delle Orobie. La cresta settentrionale è un'ampia e poco pendente traccia sassosa verso la Bocchetta di Palanzo, dove convergono vari sentieri: noi scendiamo subito a destra lungo le regolari serpentine che conducono verso l'Alpe del Prina. Verso la parte bassa, dove il sentiero si trasforma in traccia per mezzi forestali, l'accumulo di detriti è veramente abbondante e fastidioso: sassi ghiaie fogliame e ramaglie si sono accumulati secondo i flussi del ruscellamento e rallentano il passo. Guadato il torrente asciutto, si oltrepassa la cascina dell'Alpe del Prina e si arriva al Foro Francescano.
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