Punta di Verdona (2868 m)


Publiziert von Sky , 16. Oktober 2020 um 02:22.

Region: Welt » Italien » Aostatal
Tour Datum:20 August 2020
Wandern Schwierigkeit: T5 - anspruchsvolles Alpinwandern
Hochtouren Schwierigkeit: WS-
Klettern Schwierigkeit: II (UIAA-Skala)
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 

Dopo un’estate passata per vette della Val d’Aosta, alcune decisamente frequentate, ho bisogno di ritrovare la solitudine che amo: cosa c’è di meglio della Valpelline? Però, a ben vedere, anche in questa valle meno conosciuta ci sono luoghi in cui è impossibile non trovare gente: ad esempio, al Rifugio Nacamuli. Così decido di scegliere una vetta in cui sicuramente non incontrerò anima viva: la punta di Verdona. Uno dei pochi rapporti che trovo in rete è quello di titty79. Oltre a quello, ho con me la descrizione fatta dal Buscaini in “Pennine II”, dove si parla di “tratti di I grado”.

Parto da Vernosse lungo la strada che attraversa il Buthier in corrispondenza di un piccolo bacino artificiale, per poi abbandonarla e prendere il sentiero che porta agli alpeggi della Comba de Verdona. Il tempo è un po’ brumoso, nonostante le previsione siano buone. Il sentiero sembra poco frequentato, giusto qualche traccia ormai seccata del passaggio di animali da pascolo. Passo dalla baita di Verdonaz e poi dai ruderi di Broiller. A quota 2250 la valle si allarga, lasciando spazio ad un pianoro popolato da cavalli. Una volta superatolo, passo a fianco di una casa: attraverso una finestra vedo il vapore che sale da un bollitore, unico segno di presenza umana. Fuori dalla porta, una sella.

Proseguo alla volta del Col de Saint-Barthélemy. A quota 2600 un altro pianoro, questa volta popolato di mucche che, al mio passaggio, smettono improvvisamente di brucare, come se non fossero abituate a vedere qualcuno da quelle parti! Una volta giunto al colle, le cose si fanno più complesse. La cresta non sembra per nulla una passeggiata. Mantenendo sempre calma e concentrazione, parto. Specie sul versante S, il pendio è ripido ed erboso, inframmezzato da roccette. In alcuni punti devo “forzare” un po’ per passare, ma alla fine sono in vetta senza grossi problemi. Le nuvolaglie passano sulla mia testa, oscurando in parte il sole ed il panorama, dimodoché non rimango molto in vetta. Tra l’altro, mi rendo conto che il versante della Comba di Vessona è all’apparenza più facile. Rileggendo a casa, in effetti, il Buscaini dice, proprio del versante Nord-est, che è un accesso facile, ma lungo e monotono. Qui è tutta una pietraia, un terreno dunque dove sono più a mio agio. Devo solo stare tutto vicino al versante S della Grand Couta per imbroccare il corridoio in cui la pendenza è più bassa e si evita il salto delle placche ripide, a destra. Senza problemi, dunque, sono a valle. Nel frattempo il mio sguardo va, dall’altra parte della valle, al versante sotto al Mont Pisonet: quest’ultimo era una delle mete che mi ero prefissato per quest’estate, ma che poi, dopo aver chiesto proprio a Titty, avevo lasciato perdere, perché mi aveva detto che bisognava passare da un canale piuttosto ripido, dove aveva incontrato degli stambecchi che la guardavano dall’alto. Visto da qui non sembra infattibile, ma è difficile giudicare. A questo punto mi cambio gli scarponi e mi rimetto le scarpette, anche se per arrivare al sentiero devo ancora tribolare un po’. A questo punto i ricordi vanno ad un anno fa quando, di qui, passai al Tot Dret: scendendo dal Col Vessona, dovevo raggiungere la base vita di Oyace. La discesa fu lunghissima, ma passò bene, anche grazie alla compagnia di un ragazzo impegnato sul Tor, con cui condivisi un lungo tratto. Oggi ovviamente le cose sono completamente diverse, ma non posso non pensare a quando di qui tornerò il prossimo anno, questa volta indossando il pettorale del Tor des Geants. A questo punto, dunque, non mi trovo più in una vallata sperduta, come era stato in salita, ciononostante non incontro che una famigliola: in fondo, pur essendo sull’Alta Via, mi trovo pur sempre in Valpelline!

Una volta arrivato quasi al torrente Buthier, ben memore dell’anno scorso, non scendo giù fino al ponte, onde evitare la ripida risalita sull’altro versante, ma seguo il sentiero che, a mezzacosta, riporta sulla strada da cui ero arrivato.

Questa, dunque, l’ultima vetta di questa mia estate valdostana: sono decisamente soddisfatto di queste mie tre settimane di vacanze, trascorse col favore del meteo e portandomi a casa un bel bottino. Qui quasi tutto mi era nuovo, quindi non avevo che l’imbarazzo della scelta. Ho cercato di “spaziare” in tutte le valli, per evitare di focalizzarmi solo su una ed avere così un quadro un po’ su tutte. Questo ovviamente mi ha portato ad optare anche per mete più “classiche”, ma per una volta tanto ci sta anche questo! L’importante, sempre, è poter compensare con mete, invece, più solitarie, dove trovare la mia pace interiore. E questa è ovviamente una di loro! Val d’Aosta, al prossimo anno.


Tourengänger: Sky
Communities: Hikr in italiano


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