Proman dal Cröt dul büsìn lung - Valgrande
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Il Cröt dul büsìn lung è l'ultimo di tre canalini da risalire per superare il dedalo, all'apparenza inestricabile, di canali e guglie che, "in grandioso disordine", costituisce la caratteristica più evidente del versante sud del Proman, tutto selvaggia bellezza e colossale imponenza.
"E' assodata la salita da parte dei cacciatori locali tra la Vugia e il Proman, lungo un canalino denominato Cröt dul büsìn lung (Crotto del buco lungo), ripidissimo e ricoperto da un tappeto fiorito".
Così Teresio Valsesia, nel suo seminale Valgrande Ultimo Paradiso, ed è tutto ciò che riferisce riguardo a questo percorso. Fin qui solo un nome evocativo, per un itinerario che sarebbe tutto da indovinare, se non fosse già stato riscoperto nel 2011 dall'amico Ferruccio e documentato per la prima volta sul suo sito, riferimento fondamentale per ogni appassionato della Valgrande (link).
Questa volta però Ferruccio non è della partita e sono in compagnia di Corrado. Cercheremo di cavarcela da soli, con la sua relazione...
Difficoltà
La difficoltà principale è l'orientamento, dovuto ad un'orografia complessa e alla mancanza di inequivocabili punti di riferimento.
Sulla cresta prima di arrivare ella Vugia e all'ingresso del primo canale ci sono dei passaggi su roccia (max II). Nei canali e sulla cresta il terreno è ripido, con qualche passaggio esposto, in prevalenza erboso.
Da non sottovalutare il dislivello, da superare quasi integralmente senza sentiero, e lo sviluppo della cresta.
L'itinerario di salita
Partiamo dal parcheggio di Via Risorgimento a Cuzzago, a fianco del campo sportivo. Ci incamminiamo lungo Via Proman. Al termine della strada, svoltiamo a destra (E) in Via al Monte e usciamo dall'abitato su una stradina che in breve porta al ponte sul Rio dei Mulini. Lasciamo le postazioni della Linea Cadorna alla nostra sinistra e proseguiamo sul sentiero che traversa nel bosco verso Est, fino ad immettersi sulla strada tagliafuoco proveniente da Nibbio. Saliamo a sinistra (O) lungo lo sterrato fino ad un cartello che indica di svoltare a sinistra (O), per imboccare una mulattiera che porta verso le postazioni della Linea Cadorna. Al termine di una dorsale pianeggiante tagliata nel senso della lunghezza da una trincea, si giunge alla base di un ripido pendio boscoso. Qui un tempo la Linea Cadorna proseguiva sulla destra (E) ma il versante è franato e si deve salire nel bosco su tracce confuse, fino ad incrociare più in alto la mulattiera militare, che si percorre fino al suo termine. Questa parte della Linea Cadorna versa in stato di abbandono e presenta dei tratti crollati e delle interruzioni che sono raccordate da tracce non sempre evidenti.
Giunti su un pianoro in parte artificiale (muri di sostegno), dove la mulattiera ha termine, si sale su una traccia segnata da qualche taglio a destra (E) del pianoro, fino alla base di una parete dove si trova un passaggio obbligato (resti di gradini): una piccola cengia che porta in una fessura tra le rocce, che si deve risalire. Il sentiero prosegue fino ad un poggio panoramico (quota 902 m IGM). Superato un saltino su delle rocce appoggiate, il sentiero prosegue sulla destra (dove si trovano anche dei gradini molto imboscati), per poi raggiungere nuovamente il colmo della dorsale. Aiutati da qualche taglio, si cercano i passaggi migliori e si risale tutta la dorsale tra il Vallone del Rio Balangeri e il Vallone dei Mulini, superando qualche passaggio di arrampicata (I, max II), in molti casi aggirabili, ora su un versante, ora sull'altro.
Si giunge così ai piedi della Vugia ("ago" nel dialetto locale), la caratteristica punta rocciosa visibile anche da Cuzzago.
Dalla selletta alle spalle delle Vugia, si traversa brevemente in direzione NE sul versante affacciato verso il Vallone dei Mulini, fino a portarci sotto il primo canalino da risalire, poco evidente, il cui accesso appare sbarrato da un salto di rocce con un albero nel mezzo.
Superate le rocce con pochi metri di facile arrampicata (II), risaliamo il canalino. La vegetazione presente è di aiuto nel superare i tratti più ripidi. Giunti ad un colletto a circa 1540 m di quota, traversiamo sulla destra (E) in un secondo canale, più agevole del primo, afferente al canale principale (il terzo e ultimo). Risaliamo il secondo canale per un breve tratto, fino ad un apertura nella dorsale sulla destra (E), a circa 1615 m di quota, poco metri prima del colletto terminale, oltre il quale non si può proseguire.
Traversiamo quindi in discesa verso il fondo del terzo e ultimo canale, il Cröt dul büsìn lung vero e proprio. Risaliamo il fondo del canale, che da qui in avanti si presenta come un ripido pendio erboso chiuso tra creste di roccia, fino ad una biforcazione, dove proseguiamo nel ramo sulla sinistra (O) fino al suo termine, a circa 1850 m.
Raggiungiamo così un risalto della cresta Sud del Proman. L'ambiente è di grande fascino, nonostante la foschia densa che oggi nasconde il fondovalle.
Una prima sommità rocciosa si aggira salendo un canalino sulla destra (E), il cui accesso richiede il superamento di una breve placca (I) con una piccola betulla. Dopo questo primo ostacolo, si tratta per lo più di aggirare i successivi risalti compiendo traversi su pendii erbosi, in alcuni casi ripidi e moderatamente esposti, incontrando talvolta tracce di animali che - come sempre in questi ambienti - danno una sicurezza in più quando si cercano i passaggi più logici.
La croce appare solo all'ultimo momento, quando si arriva sull'anticima Ovest, nodo orografico dove si congiungono le creste Ovest e Sud. Giunti in cima al Proman, ci godiamo la soddisfazione della salita e i silenzi della Valgrande sotto di noi.
Il ritorno
Percorriamo inizialmente il sentiero segnalato del Proman verso la Colma di Premosello, facile e molto panoramico, e lo abbandoniamo intorno ai 1830 m di quota, poco dopo il marcato intaglio tra la Quana e il Moncucco, per salire con percorso libero verso la cresta Nord del Moncucco, cercando di evitare per quanto possibile rododendri e ontani.
Raggiunta la pianeggiante Cima Nord del Moncucco (quota 1970 m), aggiriamo sul versante Est il roccioso castello sommitale della Cima Sud (quota 1972 m).
Sono le 14.40 e siamo indecisi se scendere direttamente a Cuzzago passando da Pianezza, lungo un percorso che avevo già fatto in salita qualche tempo fa, o se scendere a Premosello. Dopo un breve consulto, optiamo per la seconda soluzione, che è sicuramente la più rilassante.
Scesi al colletto di quota 1830 m, a SO della cima, traversiamo verso N alla base delle rocce fino alla lapide del Piudalit (che avevo documentato qui), quindi - con percorso libero su terreno a tratti scomodo - raggiungiamo il sentiero ufficiale per la Colma di Premosello.
Passando dagli Alpi La Motta, La Piana e dall'Alpetto Cornala scendiamo a Premosello e, con un poco piacevole tratto asfaltato finale, ritorniamo a Cuzzago, dove si chiude questa lunga escursione.
Tempi
Cuzzago - Vugia: 2:40
Vugia - Proman: 2:45
Proman - Piudalit: 1:30
Piudalit - Premosello: 2:45
Premosello - Cuzzago: 0:40

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