Proman dal Crot dul Busin Lung
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Il Proman viene salito frequentemente dalla Colma di Premosello e per la bella mulattiera militare che anche se un po’ esposta in certi punti permette una salita facile anche se lunga. Ma ci sono altri percorsi più impegnativi e più diretti che partono da Cuzzago e che risalgono l’impervio versante del P.zo Voggia (o de la Vugia) tra cui quello che salendo al dente della Vugia percorre dei canalini molto ripidi che arrivano sulla cresta sud del Proman e poi in cima. Prende il nome dal Crot dul Busin Lung che è l’ultimo canale che si sale prima della cresta. Questo percorso di cui accenna T.Valsesia nel suo libro sulla Valgrande è stato descritto e percorso dall’ottimo sito in-valgrande.it. E’ un percorso lungo impegnativo e molto faticoso senza sentiero o segnalazioni varie in cui oltre all’intuito e all’esperienza per trovare il percorso occorre sapersi muovere in ambiente impervio con passaggi esposti. Inoltre occorre un ottimo allenamento perché si sale sempre ripidamente senza tregua e una eventuale discesa sarebbe molto più problematica.
Parto alle 6 da Cuzzago dirigendomi verso il percorso segnalato della linea Cadorna prendendo il sentiero che sale a tornanti fino alla fine delle segnalazioni (circa 700m) dove c’è una bandiera e fino a qui si cammina bene senza problemi. Dopo il percorso cambia totalmente, il sentiero è franato, bisogna subito scavalcare una serie di alberi schiantati proprio sui ruderi delle trincee, poi non è facile rimanere sulla traccia confusa. Comunque a volte si trovano dei resti dell’antica mulattiera che indicano il percorso e si sale puntando verso una parete rocciosa dove si scopre il passaggio obbligato verso sinistra (resti di muretti e gradini) che permette di accedere sopra alla parete con una breve arrampicata e poi con la traccia che però è nascosta dalla vegetazione si sale avvicinandosi alla dorsale, trovando un altro tratto gradinato. Si percorre il lato che dà sul vallone del rio Balangeri e si arriva ai piedi delle rocce della dorsale cercando il punto migliore per salire. Qualche sporadico ometto aiuta ma comunque con qualche passaggio di arrampicata non difficile si guadagna la dorsale che si segue superando alcuni salti di roccia e aggirando a sinistra un tratto affilato, arrivando ai piedi del dente della Vugia a circa 1400m, una caratteristica guglia rocciosa molto affilata che si vede già da Cuzzago in mezzo ad altre guglie rocciose. Fin qui circa tre ore dalla partenza. Questo tratto l'avevo già percorso l'anno scorso in preparazione a questo giro, un pò prima della ripresa della vegetazione quando la traccia era più evidente, e nonostante lo conoscessi già mi ha dato filo da torcere, e in certi punti ho dovuto cercare il percorso giusto più volte.
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Si prosegue, dalla selletta dietro al dente, per una traccia sul versante del vallone dei Mulini sotto a delle rocce, che arriva dove c’è una paretina di 3-4 metri da arrampicare (II), l’unico punto debole che permette di giungere all’inizio del primo canalino che si presenta molto ripido e stretto tra rocce verticali cosparso di pietre e con della vegetazione che intralcia ma anche permette di aggrapparvisi agevolando la progressione. Questo tratto è veramente cupo e claustrofobico dove si ha la sensazione di essere persi nelle viscere della montagna. Si supera più avanti un altro breve salto impegnativo e si giunge a circa 1540m alla confluenza da destra di un altro canale dove ci si immette, più erboso del precedente. Si sale fino a circa 1620m e prima che termini su un salto invalicabile, si scende a destra dove c’è un albero, per una traccia esposta poco evidente che attraversa il pendio sotto a delle rocce e giunge sul fondo del terzo canale che è il Crot dul Busin Lung. Questo canale diventa praticamente un ripido pendio erboso da risalire con fatica ma senza difficoltà. Ad una diramazione ho preso il ramo di sinistra che ho risalito piegando a destra alla sua fine fino a giungere su un rilievo della cresta sud del Proman a circa 1850m. Sulla crestina rocciosa che delimita il canale a ovest si vede un foro nella roccia che potrebbe aver dato il nome al canale.
L’ambiente in cui ci si trova è davvero impervio e affascinante allo stesso tempo. Si è sospesi tra guglie di roccia, profondi canali, ripidi pendii erbosi, in un posto così solitario e fuori dal mondo da incutere un certo timore. Poi, essendo solo, tutto questo viene amplificato e provo emozioni e sentimenti unici che è quello che mi spinge ad affrontare simili percorsi.
D’ora in poi bisogna cercare di intuire i passaggi migliori e logici per proseguire evitando maggiori difficoltà. Si segue la crestina poi ci si abbassa a destra per un canalino fino ai piedi di una grossa elevazione della cresta. Si oltrepassa una breve paretina e poi si sale per ripidi pendii erbosi a sinistra per poi tornare sul filo di cresta aggirando intuitivamente altre asperità fino a vedere finalmente la croce di vetta dove le difficoltà terminano (2098m).
Dal dente della Vugia al Proman 2h 45m.
Il panorama oggi con questa giornata di sole merita veramente e lo sguardo indugia soprattutto sul Lesino e sui suoi paurosi contrafforti che scendono nel vallone di Nibbio. Poi si vede il Pedum e tutte le cime e valli della Valgrande fino ai laghi della pianura. Non sto a descrivere il resto del panorama per non farla troppo lunga ma si può immaginare.
Dopo un’oretta di riposo scendo per la bella mulattiera militare fino alla Colma di Premosello dove posso finalmente dissetarmi avendo finito le scorte.(infatti lungo tutto il percorso di salita non si trova acqua). Qui incontro due simpatiche escursioniste che mi faranno compagnia per gran parte della discesa (e un po’ di compagnia ci vuole ogni tanto!) fino alla stradina dove, salutatele, proseguo per l’alpe Cornala fino a Premosello e poi lungo la strada rettilinea un po’ trafficata torno a Cuzzago (il tratto più pericoloso dell’intera gita!!) chiudendo questa magnifica escursione.
P.S. mi scuso per alcune foto un pò sfocate ma ho talmente sudato che mi si è bagnato pure l'obbiettivo della macchina fotografica!!
Parto alle 6 da Cuzzago dirigendomi verso il percorso segnalato della linea Cadorna prendendo il sentiero che sale a tornanti fino alla fine delle segnalazioni (circa 700m) dove c’è una bandiera e fino a qui si cammina bene senza problemi. Dopo il percorso cambia totalmente, il sentiero è franato, bisogna subito scavalcare una serie di alberi schiantati proprio sui ruderi delle trincee, poi non è facile rimanere sulla traccia confusa. Comunque a volte si trovano dei resti dell’antica mulattiera che indicano il percorso e si sale puntando verso una parete rocciosa dove si scopre il passaggio obbligato verso sinistra (resti di muretti e gradini) che permette di accedere sopra alla parete con una breve arrampicata e poi con la traccia che però è nascosta dalla vegetazione si sale avvicinandosi alla dorsale, trovando un altro tratto gradinato. Si percorre il lato che dà sul vallone del rio Balangeri e si arriva ai piedi delle rocce della dorsale cercando il punto migliore per salire. Qualche sporadico ometto aiuta ma comunque con qualche passaggio di arrampicata non difficile si guadagna la dorsale che si segue superando alcuni salti di roccia e aggirando a sinistra un tratto affilato, arrivando ai piedi del dente della Vugia a circa 1400m, una caratteristica guglia rocciosa molto affilata che si vede già da Cuzzago in mezzo ad altre guglie rocciose. Fin qui circa tre ore dalla partenza. Questo tratto l'avevo già percorso l'anno scorso in preparazione a questo giro, un pò prima della ripresa della vegetazione quando la traccia era più evidente, e nonostante lo conoscessi già mi ha dato filo da torcere, e in certi punti ho dovuto cercare il percorso giusto più volte.
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Si prosegue, dalla selletta dietro al dente, per una traccia sul versante del vallone dei Mulini sotto a delle rocce, che arriva dove c’è una paretina di 3-4 metri da arrampicare (II), l’unico punto debole che permette di giungere all’inizio del primo canalino che si presenta molto ripido e stretto tra rocce verticali cosparso di pietre e con della vegetazione che intralcia ma anche permette di aggrapparvisi agevolando la progressione. Questo tratto è veramente cupo e claustrofobico dove si ha la sensazione di essere persi nelle viscere della montagna. Si supera più avanti un altro breve salto impegnativo e si giunge a circa 1540m alla confluenza da destra di un altro canale dove ci si immette, più erboso del precedente. Si sale fino a circa 1620m e prima che termini su un salto invalicabile, si scende a destra dove c’è un albero, per una traccia esposta poco evidente che attraversa il pendio sotto a delle rocce e giunge sul fondo del terzo canale che è il Crot dul Busin Lung. Questo canale diventa praticamente un ripido pendio erboso da risalire con fatica ma senza difficoltà. Ad una diramazione ho preso il ramo di sinistra che ho risalito piegando a destra alla sua fine fino a giungere su un rilievo della cresta sud del Proman a circa 1850m. Sulla crestina rocciosa che delimita il canale a ovest si vede un foro nella roccia che potrebbe aver dato il nome al canale.
L’ambiente in cui ci si trova è davvero impervio e affascinante allo stesso tempo. Si è sospesi tra guglie di roccia, profondi canali, ripidi pendii erbosi, in un posto così solitario e fuori dal mondo da incutere un certo timore. Poi, essendo solo, tutto questo viene amplificato e provo emozioni e sentimenti unici che è quello che mi spinge ad affrontare simili percorsi.
D’ora in poi bisogna cercare di intuire i passaggi migliori e logici per proseguire evitando maggiori difficoltà. Si segue la crestina poi ci si abbassa a destra per un canalino fino ai piedi di una grossa elevazione della cresta. Si oltrepassa una breve paretina e poi si sale per ripidi pendii erbosi a sinistra per poi tornare sul filo di cresta aggirando intuitivamente altre asperità fino a vedere finalmente la croce di vetta dove le difficoltà terminano (2098m).
Dal dente della Vugia al Proman 2h 45m.
Il panorama oggi con questa giornata di sole merita veramente e lo sguardo indugia soprattutto sul Lesino e sui suoi paurosi contrafforti che scendono nel vallone di Nibbio. Poi si vede il Pedum e tutte le cime e valli della Valgrande fino ai laghi della pianura. Non sto a descrivere il resto del panorama per non farla troppo lunga ma si può immaginare.
Dopo un’oretta di riposo scendo per la bella mulattiera militare fino alla Colma di Premosello dove posso finalmente dissetarmi avendo finito le scorte.(infatti lungo tutto il percorso di salita non si trova acqua). Qui incontro due simpatiche escursioniste che mi faranno compagnia per gran parte della discesa (e un po’ di compagnia ci vuole ogni tanto!) fino alla stradina dove, salutatele, proseguo per l’alpe Cornala fino a Premosello e poi lungo la strada rettilinea un po’ trafficata torno a Cuzzago (il tratto più pericoloso dell’intera gita!!) chiudendo questa magnifica escursione.
P.S. mi scuso per alcune foto un pò sfocate ma ho talmente sudato che mi si è bagnato pure l'obbiettivo della macchina fotografica!!
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