Bivacco Alpe Manco 1750 m
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Come già detto da altri, spostarsi, tra divieti e limitazioni non è facile. La provincia di Sondrio sembra la più aperta. Qui se escludiamo le classiche escursioni dove c’è un rifugio, si riesce spesso a camminare senza incontrare anima viva, come oggi.
Partenza da San Pietro di Samolaco. Dopo un breve tratto di asfalto incrociamo il sentiero per l’Alpe Manco. Entriamo subito nel bosco e ci rimarremo quasi per tutta la salita.
Giungiamo prima alla bella chiesetta di Santa Teresa in mezzo ad uno dei meravigliosi alpeggi della zona. Proseguiamo per Sambusina dove un comodo tavolo ci offre la possibilità di finire il panettone, abbandonato a se stesso dall’8 marzo, ancora un poco e cominciava a camminare da solo!
Ora tiriamo il fiato compiendo un lungo traverso ma perdendo anche un poco ci quota. Attraversiamo un paio di torrenti, uno in particolare bello gonfio ma a parte i piedi bagnati, si passano senza problemi.
Riprendiamo a salire ripidamente e finalmente usciamo nella meravigliosa conca dell’Alpe Manco. Conca ancora ben innevata.
Il bivacco oltre a essere in un posto incantevole offre un panorama eccezionale sulla Valchiavenna e le cime del versante opposto, Pizzo di Prata in primis.
Un’occhiata in giro per fare il punto della situazione. Fino alla Bocchetta di Campo nessun problema, sul versante opposto invece probabilmente troveremo neve. Altro spuntino e si riparte.
Attraversiamo qualche chiazza di neve non portante e giungiamo in Bocchetta. Veloce deviazione al dosso alla nostra dx che il GPS identifica come Al Colman. Una traccia sembra proseguire lungo tutta la cresta ma, non conoscendone le difficoltà ed essendoci ancora neve preferiamo tornare in Bocchetta e scendere all’Alpe Campo.
Perdiamo quota scendendo lungo lingue di neve sempre non portante dove in un paio di occasioni Marco finisce dentro fino alla vita. Diversamente da quanto riportato sulla cartina non è necessario scendere fino all’Alpe Campo, troviamo una deviazione un poco sopra.
Un piccolo appunto. La Kompass riporta un sentiero a linea continua, per cui ci aspettiamo un sentiero e non una traccia su pendii erbosi tra l’altro. Potrebbe essere che lo stop di due mesi ci abbia fatto vedere la cosa più impegnativa del normale, fatto sta che questo lungo traverso in sali scendi, dove abbiamo dovuto attraversare più slavine, ci ha messo un po’ di tensione addosso. La progressione è molto lenta ma senza grosse difficoltà oggettive, dobbiamo solo prestare molta più attenzione. Poco prima di giungere al colletto sotto il Monte Borlasca, la traccia diventa sentiero e la neve termina definitivamente. Tiriamo un sospiro di sollievo e con un ultimo strappo saliamo al Monte Borlasca per la meritatissima sosta panino!
Scendiamo alla deserta Alpe Borlasca e all’altrettanto deserta Alpe Pozzolo e senza incontrare anima viva torniamo a San Pietro.
Grandissima soddisfazione.
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