Dosso Grigio 3080m - Non perdiamoci di vista
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E’ da un po’ che non posso fare a meno di guardare il Collalto, lo osservo da tutti i lati e ho cominciato a desiderarlo. Così quando capita di fare una uscita con Georg propongo di andarci. Ovviamente lo temo, lo rispetto. Dopo aver letto tante relazioni, voglio rendermi conto di persona.
Così partiamo da valle, non mi risparmio nulla. Sono concentrato e ascolto il mio corpo, cerco di non affrettarmi e in cinque ore siamo in cima al Dosso Grigio. Gli ultimi passaggi sono esposti ma non difficili. Si vede il ghiacciaio del Collalto da un lato, la pietraia che lo separa dal Collaspro dall’altro.
Trovo un punto comodo, una panchina naturale e mi rilasso un secondo, poi guardo la cresta a salire. Dalle foto non si capisce che mancano ancora 400 metri, dopo averne fatti 1500. Le foto sono scattate orientando la macchina in su e sembrano una traversata orizzontale per chi le guarda.
Quando sei sul Dosso Grigio ti rendi conto che la parte impegnativa deve ancora cominciare. Mi fa paura la salita esposta, ma soprattutto penso alla discesa in cui devi disarrampicare con l’abisso da entrambi i lati. Capisco che non ho la forza fisica per affrontare altre due ore in salita e due ore a scendere prima di sedermi di nuovo su questa panchina, se manca la forza fisica allora perdi anche la lucidità mentale, quindi decido di lasciare. Georg ovviamente arriva in cima.
Ora penso che sia stato giusto così, mi dispiace, ma non sono deluso. Sono stato un po’ arrogante a pensare di salire sul Hochgall senza aver fatto gli altri tremila vicini. Intanto sono salito sul Graues Nöckl e comunque io e l’Hochgall non ci perdiamo di vista.
Così partiamo da valle, non mi risparmio nulla. Sono concentrato e ascolto il mio corpo, cerco di non affrettarmi e in cinque ore siamo in cima al Dosso Grigio. Gli ultimi passaggi sono esposti ma non difficili. Si vede il ghiacciaio del Collalto da un lato, la pietraia che lo separa dal Collaspro dall’altro.
Trovo un punto comodo, una panchina naturale e mi rilasso un secondo, poi guardo la cresta a salire. Dalle foto non si capisce che mancano ancora 400 metri, dopo averne fatti 1500. Le foto sono scattate orientando la macchina in su e sembrano una traversata orizzontale per chi le guarda.
Quando sei sul Dosso Grigio ti rendi conto che la parte impegnativa deve ancora cominciare. Mi fa paura la salita esposta, ma soprattutto penso alla discesa in cui devi disarrampicare con l’abisso da entrambi i lati. Capisco che non ho la forza fisica per affrontare altre due ore in salita e due ore a scendere prima di sedermi di nuovo su questa panchina, se manca la forza fisica allora perdi anche la lucidità mentale, quindi decido di lasciare. Georg ovviamente arriva in cima.
Ora penso che sia stato giusto così, mi dispiace, ma non sono deluso. Sono stato un po’ arrogante a pensare di salire sul Hochgall senza aver fatto gli altri tremila vicini. Intanto sono salito sul Graues Nöckl e comunque io e l’Hochgall non ci perdiamo di vista.
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