Attraverso i Gàvet fino ai Laghi di Porcile


Publiziert von cai56 , 26. Juli 2019 um 11:36. Text und Fotos von den Tourengängern

Region: Welt » Italien » Lombardei
Tour Datum:21 Juli 2019
Wandern Schwierigkeit: T3 - anspruchsvolles Bergwandern
Wegpunkte:
Geo-Tags: I 
Zeitbedarf: 5:30
Aufstieg: 1219 m
Abstieg: 1219 m
Strecke:Circolare 19,08 km
Zufahrt zum Ausgangspunkt:Da Milano alla Valtellina lungo le statali 36 e 38; al termine della superstrada, alla rotonda, si prende lo svincolo per Valtartano e si sale lungamente fino a Tartano. Volgendo a sinistra in Val Lunga, si procede fino a trovare parcheggio a bordo strada nei pressi della contrada Piana.

La Valtartano è frequentata più in inverno per lo scialpinismo che per le gite estive: in quest'ultimo caso la meta pressoché unica è la visita ai Laghi di Porcile che, nelle giornate climaticamente favorevoli, si trasformano purtroppo in una piccola Rimini. L'espediente per evitare la folla della "via normale" è cercare un itinerario alternativo (in questo caso, effettivamente, molto alternativo) che consenta di visitare alpeggi fuorimano e... arrivare ai laghi quando sia già cominciata l'ora del rientro generale. La presente escursione rispetta in pieno questi requisiti, ma occorre una precisazione: la più recente mappa delle Orobie (in commercio dallo scorso anno) evidenzia un sentiero - il nostro - come ben marcato e segnalato, ma a noi è stato necessario perdere circa un'ora di tempo per venire a capo di un passaggio introvabile di poche centinaia di metri. Nella relazione tenterò di chiarire la situazione.


Dal punto di parcheggio tornare verso Tartano fino ad individuare il sentiero - palina con indicazioni - che si porta, scendendo paludoso, ad attraversare il torrente; sull'altra riva inizia subito una ripida salita che, con una serie di serrati tornanti, attraversa la fascia boscosa che precede gli estesissimi pascoli dei Gavet. La mulattiera appena percorsa, a causa dell'ancora attuale passaggio di mandrie di bovini e della mancata manutenzione da decenni, risulta parecchio rovinata, ma presenta tuttora pregevoli tratti gradinati e lunghe sezioni accuratamente selciate. Appena usciti dagli alberi si incontra la Baita Prima dove alloggiano i cavalli dei pastori, poi si intraprende la salita attraverso i prati della Casera Gavet, fino alle baite dove ora pascolano decine di manze: i due cani guardiani sono così accoglienti e giocosi che dispiace allontanarsene (vedi video). Da qui il sentiero si avvia ad un lungo spostamento in direzione sudest attraverso vastissimi spazi sparsi di baite e casere in parte restaurate ed in uso stagionale: si oltrepassano Gavedin e Gavedon e, oltre uno spigolo roccioso (cresta est del Monte Gavet), si scende nella conca della Baita Fregia. Fin qui il sentiero è rimasto ben evidente e ben segnalato a vernice, ma dopo la baita praticamente tutto scompare: nell'erba la traccia è pari a zero e della vernice rimane solo qualche crostina sbiadita. La direzione da seguire è del tutto intuitiva: occorre scavalcare la cresta nordest del Pizzo Scala, ma la scelta dell'opportuno punto di passaggio non è semplice. Girovagando in cerca di ispirazione, incappiamo in uno splendido laghetto innominato (molto meno cupo dei celebrati Laghi di Porcile, anche se molto più minuscolo) e in un'antica mulattiera lastricata che si avvia ad attraversare una frana di blocchi: nessun segnale e, infatti, termine nel nulla di un ripido canalone. Si torna al laghetto. Decidiamo di scendere un po' lungo l'emissario, visto che abbiamo accertato l'impraticabilità verso l'alto del versante del Pizzo Scala; nuovo effimero entusiasmo all'individuazione di ometti di pietre: si rivelano indicazioni provvisorie di cacciatori di camosci (bracconieri in realtà: siamo del Parco delle Orobie e la caccia sarebbe vietata!!) che portano a cenge inconcludenti. Proseguiamo quindi nella discesa alla cieca fra gande e fitti cespugli di rododendro e ginepro nano finchè - come un'apparizione nel deserto - incrociamo un ottimo e frequentato sentiero (non cartografato) che sale da valle: non resta che seguirlo, lui ed i suoi bei bolli di vernice. La traccia attraversa ripidi prati fra radi larici fino al breve passaggio-chiave, una passerella di tronchi assistita da catene-corrimano ad oltrepassare uno speroncino roccioso: da qui si entra nei pascoli della Casera Scala. Il sentiero tende a scomparire spesso nella folta erba non ancora pascolata, ma la direzione verso il visibile Passo Tartano è evidente: salendo fra dossi e vallette si arriva ad incrociare la traccia dell'Alta Via della Valtartano e la si segue verso sinistra fino ad imboccare la sassosa mulattiera del passo. Visitati i resti - in ottime condizioni - della Linea Cadorna, si segue verso sinistra il crinale SO-BG lungo il sentiero a saliscendi che lo percorre, fino al Canalino del Tufo (affioramento di travertino) dove si cala ripidamente di nuovo in Valtartano. Attraversata una pietraia comunque ben tracciata, si raggiunge l'area dei Laghi di Porcile: seguendo i vari sentieri che aggirano gli specchi d'acqua o vagando a piacere fra rocce e pascolo, si raggiunge il più piccolo ed inferiore dove si trova il sentiero per scendere in Val Lunga: dove la traccia tende a salire in traverso in direzione della Baita Lares, risulta invece molto più rapido imboccare una scorciatoia verso destra che accompagna fin quasi alla piana della Casera Porcile sul sentiero "canonico". Seguendo quest'ultimo, molto sassoso e sconnesso, ci si porta a raggiungere la carrozzabile di fondovalle che - nota dolente dell'escursione - va seguita fino a ritrovare il parcheggio.

Tourengänger: cai56, chiaraa
Communities: Hikr in italiano


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