Pizzo San Pio (m.2304)
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Dopo una piacevole serata (Capanna quasi piena) "inaspettata" ma una notte quasi insonne alle 6,00 in punto son già in cammino.
Saggezza imporrebbe da subito la discesa a valle, sapendo quanto sia lunga, ma visto che ci sono perchè non inforcare un'altra bella cima che mi ha sempre attratto, cioè il Pizzo San Pio? Seguo pertanto la via marcata per l'omonima Bocchetta, su sentierini e tracce ormai inerbati e privi della minima manutenzione, che più oltre si evidenzia in un infido e ripidissimo canalone di sfasciumi e detriti instabili, che si rimonta fino al termine, dove una vista selvaggia si spalanca sulla Val Cavrig, il suo "Leone", che ruggisce ancora all'ombra, il Pizzo Rabbi e il Ledù.
La via indicata dalla Guida CAI-TCI non passa dalla Bocchetta, da cui ho davanti la mia affilata ma non impossibile meta: una cengia erbosa (esposta) sul canale di salita porta senza problemi a un intaglio, che si discende in breve per placche ed erba, prima d'iniziare una bella salita su sentierino di capre che, costeggiando il versante SW del Pizzo San Pio porta a una selletta erbosa, da cui per cengette e facili roccette terminali (I°) si giunge in vetta (m.2304).
Per la discesa evito la stessa via, col suo canale sfasciumoso e marcio, inventandomi una discesa su prati e trovando un secondo canale rivolto a N, più impegnativo e più breve del precedente ma con roccia decisamente sana. Su placche, blocchi e cenge erbose si discende senza problemi raggiungendo la ganna che ricopre il fianco SW della montagna, per poi traversare liberamente (ricostruiti 2-3 ometti) in direzione della via di salita, dove ritrovo i segnavia dell'Alta Via del Lario.
Alle 9,45 sono al Lago Darengo pronto per la discesa a valle. Discesa, nel caso della bellissima Val Darengo, è una parola grossa in quanto veramente interminabile per la sua pendenza inesistente e le continue risalite. Alla Corte Darengo (m.1378) giunge un'inaspettato scroscio d'acqua mentre lassù splende il sole; a Baggio (m.930) finalmente inizia a vedersi il lago. In tre ore sono a Dangri, dove si segue un'altro tratto interminabile e pianeggiante, su sterrato, cemento e asfalto, fino a Livo. Qui, dove sosto per un pranzo frugale, ha finalmente inizio la "vera" discesa, su agevole pista forestale e poi mulattiera, a Gravedona. Purtroppo il bus per Como mi ha preceduto di pochi minuti e devo attendere un'ora e mezzo, che sfrutto per raggiungere Dongo.
Raggiungo Como in orario da "supplemento" varesino-valgannese, ma mi giungono in aiuto Angelo ed Eleonora - reduci dalla Val d'Aosta - che con la scusa della solita pizza "made in Valganna" ;) mi evitano l'ulteriore fatica finale. Grazie ad
Angelo & Ele.
NB. Capanna Como-Bocchetta San Pio-Pizzo San Pio T3+, Pizzo San Pio (variante di discesa)-Capanna Como T4+, Capanna Como-Dangri T2, Dangri-Livo-Gravedona T1, Gravedona-Dongo SS Regina T1
Saggezza imporrebbe da subito la discesa a valle, sapendo quanto sia lunga, ma visto che ci sono perchè non inforcare un'altra bella cima che mi ha sempre attratto, cioè il Pizzo San Pio? Seguo pertanto la via marcata per l'omonima Bocchetta, su sentierini e tracce ormai inerbati e privi della minima manutenzione, che più oltre si evidenzia in un infido e ripidissimo canalone di sfasciumi e detriti instabili, che si rimonta fino al termine, dove una vista selvaggia si spalanca sulla Val Cavrig, il suo "Leone", che ruggisce ancora all'ombra, il Pizzo Rabbi e il Ledù.
La via indicata dalla Guida CAI-TCI non passa dalla Bocchetta, da cui ho davanti la mia affilata ma non impossibile meta: una cengia erbosa (esposta) sul canale di salita porta senza problemi a un intaglio, che si discende in breve per placche ed erba, prima d'iniziare una bella salita su sentierino di capre che, costeggiando il versante SW del Pizzo San Pio porta a una selletta erbosa, da cui per cengette e facili roccette terminali (I°) si giunge in vetta (m.2304).
Per la discesa evito la stessa via, col suo canale sfasciumoso e marcio, inventandomi una discesa su prati e trovando un secondo canale rivolto a N, più impegnativo e più breve del precedente ma con roccia decisamente sana. Su placche, blocchi e cenge erbose si discende senza problemi raggiungendo la ganna che ricopre il fianco SW della montagna, per poi traversare liberamente (ricostruiti 2-3 ometti) in direzione della via di salita, dove ritrovo i segnavia dell'Alta Via del Lario.
Alle 9,45 sono al Lago Darengo pronto per la discesa a valle. Discesa, nel caso della bellissima Val Darengo, è una parola grossa in quanto veramente interminabile per la sua pendenza inesistente e le continue risalite. Alla Corte Darengo (m.1378) giunge un'inaspettato scroscio d'acqua mentre lassù splende il sole; a Baggio (m.930) finalmente inizia a vedersi il lago. In tre ore sono a Dangri, dove si segue un'altro tratto interminabile e pianeggiante, su sterrato, cemento e asfalto, fino a Livo. Qui, dove sosto per un pranzo frugale, ha finalmente inizio la "vera" discesa, su agevole pista forestale e poi mulattiera, a Gravedona. Purtroppo il bus per Como mi ha preceduto di pochi minuti e devo attendere un'ora e mezzo, che sfrutto per raggiungere Dongo.
Raggiungo Como in orario da "supplemento" varesino-valgannese, ma mi giungono in aiuto Angelo ed Eleonora - reduci dalla Val d'Aosta - che con la scusa della solita pizza "made in Valganna" ;) mi evitano l'ulteriore fatica finale. Grazie ad

NB. Capanna Como-Bocchetta San Pio-Pizzo San Pio T3+, Pizzo San Pio (variante di discesa)-Capanna Como T4+, Capanna Como-Dangri T2, Dangri-Livo-Gravedona T1, Gravedona-Dongo SS Regina T1
Tourengänger:
Poncione

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Kommentare (15)