Monte Pian Nave (m.1058)
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Il Monte Pian Nave, nonostante i suoi facili accessi dovuti a strade militari e fortificazioni della Linea Cadorna, è una montagna non priva di fascino, in grado di fornire qualche avventura... a cercarsela. ;)
Già provata meno di un'anno fà, ma in discesa (quindi senza riferimenti), la salita voluta è stata centrata perfettamente dopo un attento studio sulla carta, che peraltro non s'invoglia a ripetere per via del ravano e del fatto che certi sentieri son stati non solo inghiottiti dalla vegetazione ma anche da proprietà private che una volta non c'erano. Motivi d'interesse nel complesso non ve ne sono molti e si vaga lungamente per boschi ormai abbandonati a sè stessi, come purtroppo avviene in gran parte della provincia di Varese, che si avvale a scopo promozionale di uno slogan risibile quale "Land of Tourism" (ma dove???).
Parto da Malpensata, frazione di Grantola, salendo in breve a Mesenzana, da cui inforco il "trekking degli insubri", dapprima mulattiera, quindi ampia carrareccia devastata dai tagliaboschi in cui è facile confondersi ad un bivio senza segnaletica (posto ometto in loco), quindi sentiero in un desolante ma affascinante "bosco sacro" ricoperto di muschio. In tale frangente ho il tenerissimo incontro con un piccolo di cinghiale... temo rimasto solo dopo l'abbattimento di qualche grande, visto che è in corso una battuta di caccia. Nel rimanente tratto di percorso che mediante la Val Gesora (o Val Chiesone) mi porta a Motto Superiore incontro almeno 5 cacciatori in "posta".
A Motto Superiore studio il da farsi per individuare un sentiero che mi porti sulla strada per San Michele senza scendere a Brissago Valtravaglia e dover risalire su asfalto: ne trovo uno, che anzi è una ex-mulattiera, il quale mi porta a una cascina in disuso in una radura malmessa per i rovi e le felci. Trovo passaggi di animale lambendo un'ampia proprietà privata senza capire se ci sono dentro o fuori visto l'abbandono del tutto... sta di fatto che evito d'avvicinarmi troppo a un'ampia baita con comignolo fumante per evitare non impossibili incontri "canini", salendo e sapendo d'incontrare presto la strada per San Michele. Ritrovo l'evidente mulattiera trincerata (Linea Cadorna?) che passa proprio accanto alla recinzione, per poi entrare nella proprietà (!) su breve tratto asfaltato che mi porta (non c'è cancello ma semplice sbarra all'ingresso) sulla strada, proprio in corrispondenza di un'altra forestale che si rivolge al Monte Pian Nave e sicuramente a Cascina Profarè, sul versante di Brezzo di Bedero che già conosco. Il tratto ravanoso appena descritto è quasi più rapido da affrontare che da spiegare. ;)
Ora si tratta di trovare - sempre dando retta alla cartina - una linea che parrebbe portare direttamente alla Cima Nord del Monte Pian Nave, pertanto non appena la forestale rimane bassa mi stacco per una larga traccia erbosa a sinistra in lieve salita, portandomi a un ampio spiazzo in cui giacce una ruspa in riposo domenicale tra una macerie di pini. Noto anche 2-3 costruzioni in rovina ma senza soffermarmi salgo sulla dorsale sovrastante trovando bolli gialli un pò sbiaditi, intervallati da altri arancioni dei tagliaboschi. Mi giro e vedo sotto di me una vecchia e marcia postazione di caccia da cui proviene un sentierino con lo stesso tipo di bollatura... buon segno. Risalgo la dorsale con la sua traccia e i suoi bolli finchè il bosco diventa boscaglia inestricabile e spinosa all'altezza di un traliccio: trovo con pazienza l'unico corridoio "pulito" per portarmi verso esso e guardacaso trovo ancora i bolli... ottimo. Da qui la traccia su dorsale è abbastanza evidente, con le due diverse bollature che confortano ulteriormente: nel complesso questo tratto semi-boscoso è il più piacevole della salita, finchè i bolli terminano, benchè la traccia prosegua in due direzioni diverse. Rimango alto in quello che si direbbe comunque un sentiero con un suo "passato" (forse Linea Cadorna) pervenendo a una prima fascia calcarea che affronto su facili cengie e tracce animali, trovando poco dopo la (temutissima!) marcatura ufficiale biancorossa. Dico temutissima perchè si tratta di una sequela di sentieri e sentierini tutti marcati che s'indirizzano in ogni direzione senza però sapere bene dove. Essendoci già cascato almeno due volte appena noto una bollatura rossa non ufficiale che taglia dritto i pendii la seguo senza indugio, finchè anch'essa, anzichè seguire una linea retta s'inventa aggiramenti inutili: si direbbe che chi ha tracciato tutti questi sentierini abbia fatto sincera amicizia con una bottiglia di brandy o di grappa, perchè è tutto un nonsense... ;)
Come da copione anche la bollatura rossa finisce nel nulla, pertanto taglio dritto verso la seconda e più consistente fascia calcarea, impegnativa da superare non tanto per i passaggi quanto per il groviglio di piante cresciutogli attorno, ritrovando poco dopo la bollatura ufficiale e la prima neve. Qui mi ritrovo, e so che in breve sarò sulla Cima Nord, pertanto posso dire d'aver - più o meno fedelmente - seguito un vecchio sentiero ancora mappato ma di fatto tutto da cercare ed inventarsi.
Giunto in cima mangiucchio, con la mezza idea di arrotondare il dislivello facendo la dorsale sino al San Martino, ma alla fine preferisco stare basso per rientrare con più calma (si fà per dire). Sceso a San Michele dunque mi rivolgo alla bellissima forestale per Valalta che taglia lungamente l'intero versante Monte Ganna-Colonna-San Martino, inforcando poi la strada militare per Mesenzana. Poco prima di giungervi cerco un altro passaggio mappato sulla carta che conduca sul sentiero tra Cassano Valcuvia e il San Martino, ma un impervio vallone di non semplice lettura ne percorrenza scoraggia l'impresa, per cui su tracce e sentieri secondari mi ricollego in qualche modo alla strada militare, trovando invece il sentierone basso e ben bollato (bolli gialloverdi dell'Anulare Valcuviano) che collega appunto Mesenzana a Cassano Valcuvia. Da Cassano scendo alla pista ciclopedonale che collega Valcuvia e Valtravaglia alla Val Marchirolo-Valganna, e seguendola interamente rientro direttamente a casa, passando dalla Cascata di Ferrera (o Fermona) e Cunardo.
Il dislivello non sarà stato granchè, ma i chilometri non voglio neppure saperli. ;)
Avanti così.
Già provata meno di un'anno fà, ma in discesa (quindi senza riferimenti), la salita voluta è stata centrata perfettamente dopo un attento studio sulla carta, che peraltro non s'invoglia a ripetere per via del ravano e del fatto che certi sentieri son stati non solo inghiottiti dalla vegetazione ma anche da proprietà private che una volta non c'erano. Motivi d'interesse nel complesso non ve ne sono molti e si vaga lungamente per boschi ormai abbandonati a sè stessi, come purtroppo avviene in gran parte della provincia di Varese, che si avvale a scopo promozionale di uno slogan risibile quale "Land of Tourism" (ma dove???).
Parto da Malpensata, frazione di Grantola, salendo in breve a Mesenzana, da cui inforco il "trekking degli insubri", dapprima mulattiera, quindi ampia carrareccia devastata dai tagliaboschi in cui è facile confondersi ad un bivio senza segnaletica (posto ometto in loco), quindi sentiero in un desolante ma affascinante "bosco sacro" ricoperto di muschio. In tale frangente ho il tenerissimo incontro con un piccolo di cinghiale... temo rimasto solo dopo l'abbattimento di qualche grande, visto che è in corso una battuta di caccia. Nel rimanente tratto di percorso che mediante la Val Gesora (o Val Chiesone) mi porta a Motto Superiore incontro almeno 5 cacciatori in "posta".
A Motto Superiore studio il da farsi per individuare un sentiero che mi porti sulla strada per San Michele senza scendere a Brissago Valtravaglia e dover risalire su asfalto: ne trovo uno, che anzi è una ex-mulattiera, il quale mi porta a una cascina in disuso in una radura malmessa per i rovi e le felci. Trovo passaggi di animale lambendo un'ampia proprietà privata senza capire se ci sono dentro o fuori visto l'abbandono del tutto... sta di fatto che evito d'avvicinarmi troppo a un'ampia baita con comignolo fumante per evitare non impossibili incontri "canini", salendo e sapendo d'incontrare presto la strada per San Michele. Ritrovo l'evidente mulattiera trincerata (Linea Cadorna?) che passa proprio accanto alla recinzione, per poi entrare nella proprietà (!) su breve tratto asfaltato che mi porta (non c'è cancello ma semplice sbarra all'ingresso) sulla strada, proprio in corrispondenza di un'altra forestale che si rivolge al Monte Pian Nave e sicuramente a Cascina Profarè, sul versante di Brezzo di Bedero che già conosco. Il tratto ravanoso appena descritto è quasi più rapido da affrontare che da spiegare. ;)
Ora si tratta di trovare - sempre dando retta alla cartina - una linea che parrebbe portare direttamente alla Cima Nord del Monte Pian Nave, pertanto non appena la forestale rimane bassa mi stacco per una larga traccia erbosa a sinistra in lieve salita, portandomi a un ampio spiazzo in cui giacce una ruspa in riposo domenicale tra una macerie di pini. Noto anche 2-3 costruzioni in rovina ma senza soffermarmi salgo sulla dorsale sovrastante trovando bolli gialli un pò sbiaditi, intervallati da altri arancioni dei tagliaboschi. Mi giro e vedo sotto di me una vecchia e marcia postazione di caccia da cui proviene un sentierino con lo stesso tipo di bollatura... buon segno. Risalgo la dorsale con la sua traccia e i suoi bolli finchè il bosco diventa boscaglia inestricabile e spinosa all'altezza di un traliccio: trovo con pazienza l'unico corridoio "pulito" per portarmi verso esso e guardacaso trovo ancora i bolli... ottimo. Da qui la traccia su dorsale è abbastanza evidente, con le due diverse bollature che confortano ulteriormente: nel complesso questo tratto semi-boscoso è il più piacevole della salita, finchè i bolli terminano, benchè la traccia prosegua in due direzioni diverse. Rimango alto in quello che si direbbe comunque un sentiero con un suo "passato" (forse Linea Cadorna) pervenendo a una prima fascia calcarea che affronto su facili cengie e tracce animali, trovando poco dopo la (temutissima!) marcatura ufficiale biancorossa. Dico temutissima perchè si tratta di una sequela di sentieri e sentierini tutti marcati che s'indirizzano in ogni direzione senza però sapere bene dove. Essendoci già cascato almeno due volte appena noto una bollatura rossa non ufficiale che taglia dritto i pendii la seguo senza indugio, finchè anch'essa, anzichè seguire una linea retta s'inventa aggiramenti inutili: si direbbe che chi ha tracciato tutti questi sentierini abbia fatto sincera amicizia con una bottiglia di brandy o di grappa, perchè è tutto un nonsense... ;)
Come da copione anche la bollatura rossa finisce nel nulla, pertanto taglio dritto verso la seconda e più consistente fascia calcarea, impegnativa da superare non tanto per i passaggi quanto per il groviglio di piante cresciutogli attorno, ritrovando poco dopo la bollatura ufficiale e la prima neve. Qui mi ritrovo, e so che in breve sarò sulla Cima Nord, pertanto posso dire d'aver - più o meno fedelmente - seguito un vecchio sentiero ancora mappato ma di fatto tutto da cercare ed inventarsi.
Giunto in cima mangiucchio, con la mezza idea di arrotondare il dislivello facendo la dorsale sino al San Martino, ma alla fine preferisco stare basso per rientrare con più calma (si fà per dire). Sceso a San Michele dunque mi rivolgo alla bellissima forestale per Valalta che taglia lungamente l'intero versante Monte Ganna-Colonna-San Martino, inforcando poi la strada militare per Mesenzana. Poco prima di giungervi cerco un altro passaggio mappato sulla carta che conduca sul sentiero tra Cassano Valcuvia e il San Martino, ma un impervio vallone di non semplice lettura ne percorrenza scoraggia l'impresa, per cui su tracce e sentieri secondari mi ricollego in qualche modo alla strada militare, trovando invece il sentierone basso e ben bollato (bolli gialloverdi dell'Anulare Valcuviano) che collega appunto Mesenzana a Cassano Valcuvia. Da Cassano scendo alla pista ciclopedonale che collega Valcuvia e Valtravaglia alla Val Marchirolo-Valganna, e seguendola interamente rientro direttamente a casa, passando dalla Cascata di Ferrera (o Fermona) e Cunardo.
Il dislivello non sarà stato granchè, ma i chilometri non voglio neppure saperli. ;)
Avanti così.
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