Grande Chenalette, Pointe de Drone, Mont Fourchon
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Oggi siamo in tre e già un anno fa eravamo partiti per questo panoramico itinerario salvo cambiare obiettivo perché la sera prima aveva nevicato solo qui. Dal Colle del Gran San Bernardo, accanto agli edifici dell’Ospizio, in territorio svizzero, salire seguendo le indicazioni per la Pointe de Drone. Dopo pochi metri di stradina asfaltata, il sentiero ben segnalato con bande bianco-rosse sale abbastanza deciso verso un punto panoramico a circa 2792 metri. La vista, finora dominata da Grand Combin e Mont Velan, si amplia decisamente dalla Grivola al gruppo del Bianco. Dopo un paio di tornanti su ghiaione comincia il sentiero attrezzato con cavi che non sono il massimo della modernità e con qualche scaletta, attrezzature che aiutano a superare le placche più ripide e meno appigliate. In alcuni punti mi assicuro col set da ferrata, più per scrupolo che per effettiva necessità. Circa 20 minuti di sentiero attrezzato e sbuchiamo sulla cima della Grande Chenalette.
Dalla cima della Grande Chenalette sulla destra una corda fissa aiuta a scendere lungo rocce scistose appoggiate, poi si continua con un sentierino che si tiene sulla destra (versante nord, svizzero) quasi sempre poco sotto il filo di cresta. Una cengetta aiuta ad aggirare pochi metri di cresta esposta, poi dei cavi e una cengetta fanno superare in orizzontale una placca rocciosa. Dopo un tratto su rocce poco ripide, d’ora in poi è sentierino fin quasi alla cima della Pointe de Drone dove gli ultimi metri sono su grossi massi. Segnalazioni di vernice sempre presenti. Qui facciamo una sosta per uno spuntino.
Dalla Pointe de Drone pochi metri di cresta orizzontale mi richiedono un minimo di attenzione poi si scende su sentierino con un tratto iniziale ripido e qualche corda fissa su saltini rocciosi. La pendenza diminuisce e si arriva al Col de Fonteinte. Intanto in basso sono visibili i Lacs de Ferret.
Dal Col de Fonteinte ignoriamo l’invitante sentiero che scende verso la strada del Gran San Bernardo e proseguiamo su un sentierino che conduce in cresta. Facciamo una deviazione sulla destra fino alla cima della Tete de Fonteinte, segnata da un evidente ometto. Tornati sulla cresta principale si scende per traccia su detrito e pietraia (segnalazioni assenti) fino al Col Fenetre de Ferret.
Ignorati i sentieri che scendono a sud e a nord, andiamo avanti per cresta verso la Tete Fenetre, dove nell’ultimo tratto si aggira la cresta salendo a destra su sfasciumi con labili tracce (segnalazioni sempre assenti) e si arriva in cima, dove un ometto di sassi sostiene una scopa. Continuando su cresta, con qualche saltino roccioso, si arriva in vista di una placca esposta sulla sinistra, all’inizio della cresta che conduce al Mont Fourchon. A destra c’è un pendio di sfasciumi che non mi piace. L’avversione verso l’arrampicata esposta, anche se facile, è un limite che non ho mai superato, pertanto mi va bene che i miei due soci proseguano mentre io scendo per pendio terroso e detritico verso il fondo della valle che scende dal M.Fourchon.
A circa 2700 metri intercetto il sentierino che percorre la valle e faccio una pausa pranzo. Avvisto un branco di circa 20 stambecchi e assisto a una scena che non avevo visto prima: uno degli animali più in alto fa cadere alcune pietre, gli animali fuggono all’unisono lateralmente, si fermano un 200 metri più in là, restano immobili per circa un minuto poi riprendono a pascolare. Io invece riprendo a salire sul sentierino, segnato da numerosi ometti, per incontrare i miei soci che staranno scendendo. Arrivo così di nuovo sulla cresta, non distante dalla cima del M.Fourchon. Raggiunta anche questa cima, è evidente che i miei soci devono essere saliti anche sul Pain de Sucre, che da qui appare proprio un “panettone” roccioso e detritico ben diverso dalla cima aguzza visibile dal Colle del Gran San Bernardo, ma che comunque è la cima più evidente e importante dell’itinerario assieme alla Pointe de Drone. Dato che sono in ritardo rispetto ai soci, e non trovando comunque particolarmente invitante il Pain de Sucre, scendo lungo tutta la valletta fino alla strada del Gran San Bernardo, alla malga Baou (o montagna Baus), passando accanto alla caratteristica Tour des Fous.
Dalla malga per la stradina-sentiero, sottostante lo stradone e utilizzata dalla “Via Alpina”, torno verso il Colle del Gran San Bernardo. Intercettato lo stradone, percorro gli ultimi metri sul sentiero del Tour des Combins fino a sbucare sul lato italiano del Colle, dove mezz’ora dopo vengo raggiunto dai miei due soci che come pensavo hanno salito anche il Pain de Sucre.
I dislivelli sono stati calcolati tenendo conto della mia deviazione per evitare la placca e del rientro dalla malga al parcheggio.
Dalla cima della Grande Chenalette sulla destra una corda fissa aiuta a scendere lungo rocce scistose appoggiate, poi si continua con un sentierino che si tiene sulla destra (versante nord, svizzero) quasi sempre poco sotto il filo di cresta. Una cengetta aiuta ad aggirare pochi metri di cresta esposta, poi dei cavi e una cengetta fanno superare in orizzontale una placca rocciosa. Dopo un tratto su rocce poco ripide, d’ora in poi è sentierino fin quasi alla cima della Pointe de Drone dove gli ultimi metri sono su grossi massi. Segnalazioni di vernice sempre presenti. Qui facciamo una sosta per uno spuntino.
Dalla Pointe de Drone pochi metri di cresta orizzontale mi richiedono un minimo di attenzione poi si scende su sentierino con un tratto iniziale ripido e qualche corda fissa su saltini rocciosi. La pendenza diminuisce e si arriva al Col de Fonteinte. Intanto in basso sono visibili i Lacs de Ferret.
Dal Col de Fonteinte ignoriamo l’invitante sentiero che scende verso la strada del Gran San Bernardo e proseguiamo su un sentierino che conduce in cresta. Facciamo una deviazione sulla destra fino alla cima della Tete de Fonteinte, segnata da un evidente ometto. Tornati sulla cresta principale si scende per traccia su detrito e pietraia (segnalazioni assenti) fino al Col Fenetre de Ferret.
Ignorati i sentieri che scendono a sud e a nord, andiamo avanti per cresta verso la Tete Fenetre, dove nell’ultimo tratto si aggira la cresta salendo a destra su sfasciumi con labili tracce (segnalazioni sempre assenti) e si arriva in cima, dove un ometto di sassi sostiene una scopa. Continuando su cresta, con qualche saltino roccioso, si arriva in vista di una placca esposta sulla sinistra, all’inizio della cresta che conduce al Mont Fourchon. A destra c’è un pendio di sfasciumi che non mi piace. L’avversione verso l’arrampicata esposta, anche se facile, è un limite che non ho mai superato, pertanto mi va bene che i miei due soci proseguano mentre io scendo per pendio terroso e detritico verso il fondo della valle che scende dal M.Fourchon.
A circa 2700 metri intercetto il sentierino che percorre la valle e faccio una pausa pranzo. Avvisto un branco di circa 20 stambecchi e assisto a una scena che non avevo visto prima: uno degli animali più in alto fa cadere alcune pietre, gli animali fuggono all’unisono lateralmente, si fermano un 200 metri più in là, restano immobili per circa un minuto poi riprendono a pascolare. Io invece riprendo a salire sul sentierino, segnato da numerosi ometti, per incontrare i miei soci che staranno scendendo. Arrivo così di nuovo sulla cresta, non distante dalla cima del M.Fourchon. Raggiunta anche questa cima, è evidente che i miei soci devono essere saliti anche sul Pain de Sucre, che da qui appare proprio un “panettone” roccioso e detritico ben diverso dalla cima aguzza visibile dal Colle del Gran San Bernardo, ma che comunque è la cima più evidente e importante dell’itinerario assieme alla Pointe de Drone. Dato che sono in ritardo rispetto ai soci, e non trovando comunque particolarmente invitante il Pain de Sucre, scendo lungo tutta la valletta fino alla strada del Gran San Bernardo, alla malga Baou (o montagna Baus), passando accanto alla caratteristica Tour des Fous.
Dalla malga per la stradina-sentiero, sottostante lo stradone e utilizzata dalla “Via Alpina”, torno verso il Colle del Gran San Bernardo. Intercettato lo stradone, percorro gli ultimi metri sul sentiero del Tour des Combins fino a sbucare sul lato italiano del Colle, dove mezz’ora dopo vengo raggiunto dai miei due soci che come pensavo hanno salito anche il Pain de Sucre.
I dislivelli sono stati calcolati tenendo conto della mia deviazione per evitare la placca e del rientro dalla malga al parcheggio.
Tourengänger:
andrea62

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