Sentiero Alpino Calanca
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Bruna, Enrico, Ines, Lara, Marzia, Sandro, Tania.
Grazie, compagni d' avventura solari, amichevoli, allegri, schietti e modesti.
Tutte persone interessanti che mi piacerebbe rivedere.
Alessio, grazie a un capogita coi fiocchi.
Osservo da subito che le ragazze hanno bello chiaro il loro lato maschile ben presente. Bene.
Ed i maschi non temono di mostrare il loro lato femminile. Bene.
Fa piacere: siamo nel 2018, oppure no?
Lo sapevo prima della partenza che ero poco allenata.
Sapevo che le ginocchia non erano sicure, ma doloranti e incapaci di grandi sforzi di propulsione.
Sapevo che i famigerati nervi di Morton, ossessionanti fiamme ossidriche sotto ai piedi, erano in agguato.
Però mi ero iscritta. Chissà...
Si parte tranquilli, il capogita Alessio mantiene un passo calmo.
I Famigerati non ci mettono però molto a manifestarsi, i bastardi!
Pass di Passit, bivio.
Via di fuga.
E se facessi l' anello che permette di ritornare a San Bernardino?
Si riparte.
Calma, l' andatura di Alessio.
Passaggi attrezzati con catene, ci mostra come si fa.
Paesaggi fantastici, m' inselvatichisco.
Occhio di riguardo alle ginocchia, vietato cadere a terra, e che fatica il minimo scalino! Impossibile, la spinta all' insù!
Intanto, la fiamma ossidrica brucia imperterrita, e che peso lo zaino, ma ci ho messo dentro pietre o cosa?
Mi sega le spalle. Questo zaino non mi è mai piaciuto, quando torno giù vado a comperarmene uno nuovo.
Uffa! ma questo sentiero non la finisce mai con i suoi saliscendi, ogni salita una tortura...
Finalmente in vista i due triangoli dei rifugi di Pian Grand, non vedo l' ora di togliere gli scarponi -che cessi l' ossessiva fiamma ossidrica- e lo zaino che sega le spalle!
Rifugi di Pian Grand, bivio.
Via di fuga.
E se domani scendessi a Pian San Giacomo?
Prima si cena, alla via di fuga ci penso poi.
Vado a letto presto, molto prima dei compagni, ho sonno, sono stanchissima, mi giro e rigiro, non riesco a trovare una posizione nella quale non mi facciano male le ginocchia, e i Famigerati, pur nudi, perché bruciare ancora, vi chiedo?
Mattina.
Che paesaggio da sogno. M' inselvatichisco.
Ma subito si sale nella pietraia, non c' è spazio per la contemplazione.
Alessio, passo calmo, ma costante.
Come ieri, si allontanano i compagni da me, a ogni foto che scatto, dieci metri di ritardo!
E ne scatto poche, troppa fatica fermarsi...
E su e giù, e su e giù, non c' è pace per il respiro...
I Famigerati bruciano , felici di esserci anche loro.
Bruciano le spalle, segate dallo zaino.
Meraviglioso mondo di Trescolmen, il mondo della mia Denise, la mia topina...
Nel lago, ci avevamo fatto il bagno nude, ricordi?
E che risate! che contentezza del cuore!
Fuggiti, i tormenti! le pene!
Noi due, a nuotare nelle acque fresche, tornate bambine...
Lagh de Trescolmen, bivio.
Via di fughe.
E se scendessi a Mesocco? a Valbella?
Breve pausa in riva al lago. Si riparte, il passo ritmato su quello tranquillo di Alessio.
C' è solo Sandro a ribellarsi, e a scappare là davanti, stambecco testardo!
Saliscendi, passaggi attrezzati con catene.
E l' incidente.
Sulla sinistra agguanto a due mani un angolo di pioda, con dipinta la marcatura biancorossa, bisogna passare piodate inclinate sopra un breve canale un pochino viscido, un due metri...
Si stacca netto l' angolo di pioda, parte sulla destra sfiorandomi e raspandomi una gamba e spellandomi un ditone della mano.
Vanno a danzare i bastoncini, nel canalino.
Enrico, rimasto indietro con Tania, rischia, per ricuperarli, anche perché il secondo, preso, gli scappa di mano, e scivola ancora più in basso, il bastardo!
Tania, dalla sua postazione, consiglia, commenta.
Gocce di sangue, nessuna conseguenza.
Quando non ti aspetti l' incidente, non hai tempo per aver paura, è il bello degli incidenti!
Il momento più fatato del percorso: la prima visione, dall' alto, del laghetto a forma di cuore del Calvaresc.
Che grazia...
Felici scendiamo al suo incontro, a rinfrescarci viso, mani e piedi!
Due temerarie si lanciano nell' acqua frescolina: bagno sarà! breve nuotata sarà!
Già si vede da qui la capanna Buffalora, agognata meta, che fa capolino nel lariceto.
Ma quanti saliscendi, ancora! quanti passi brucianti, quante spalle dolenti, stufe di portar sassi nello zaino, quanti respiri affannosi a ogni gradino!
Finalmente capanna!
Subito, salutare la simpatica coppia di guardiani!
Rifiutare il te bollente offerto e optare per una bella birra fresca: alla salute! compagni!
Poi, installazione nelle spaziose stanze, scegliersi uno spazioso letto, mettere ad asciugare gli abiti intrisi di sudore, mettere ogni cosa utile al suo posto, poi cenare, poi a letto presto!
Ammiro il rosso di sera dal mio letto, che bellezza, ascolto il piacevole cicaleccio delle conversazioni, cerco la posizione meno dolorosa per ginocchia e piedi. Di colpo mi addormento...
Mattina presto.
Capanna Buffalora, bivio.
Via di fuga.
E se scendessi a Rossa?
Ci penso su dopo aver fatto colazione, eh?
Alessio controlla il suo gruppetto.
"Micaela, ci sei? Pronta, si può partire?"
Calmo, il suo passo. La tappa sarà lunga. Costante, il suo passo.
Indovinate un po': saliscendi, toh!
La prima mezzo' ora, tranquilla, poi, evviva i Famigerati! evviva, le ginocchia senza forza di propulsione! evviva lo zaino che sega le spalle, oddio, ma ci hai messo dentro dei sassi?
La Musica cambia quando il sentiero si fa esposto, veramente aereo, già prima delle scale con catene, poi anche tutta la discesa successiva, bella ripida: qui occorre concentrarsi, non ci sono fiamme ossidriche, ginocchia traballanti o sassi nello zaino che contino. Con-cen-tra-zio-ne e basta.
Sospiro di sollievo una volta arrivati su terreno più sicuro...
E su! e giù! e giù e su! non cessano i saliscendi, ogni volta che scorgo un segno biancorosso lassù mi torna in anticipo il respiro affannoso!
Ancora una scala, ancora catene, ancora torrentelli viscidi, ancora canalini: veglia Alessio.
Una paretina con più catene: non si stanca di spiegare, Alessio, come ci si cala. Tranquilli, ci sono, per tutti voi!
Poteva esserci un incidente:
arriviamo in tre all' attraversamento di un riale, ma dall' altra sponda Ines ci grida di non toccare la catena, mezzo staccata, e su roccia pericolante.
Domani chiamerò l' ente che controlla il sentiero, sento ancora in bocca il gusto del pezzo di pioda che si è staccato ieri dalle mie mani...
A furia di su e giù e giù e su, arriviamo, dopo esserci fermati a pranzare sullo stupendo punto panoramico del Mottone, a Cort di Settel, dove si divideranno i nostri percorsi: le due Anarchiche scendono a Braggio, onde risparmiare le ginocchia nella lunga discesa su Santa Maria; ai sette compagni che restano non gliene frega niente di risparmiare le ginocchia, perché le hanno sane e forti!
Momento di melancolia...
Ciao, è stato bello camminare con voi!
Noi due Anarchiche scendiamo con calma, c' è tutto il tempo, la teleferica di Braggio è a richiesta, in valle a Arvigo, se manchiamo l' ultimo postale, vuoi che non si fermi nessuna auto vedendo do bei tosan?
Io, poi, sono in minigonna! Poi, se non funzionasse la visione di una minigonna, posso sempre far vedere la mano ferita e bendata!
Scendiamo da Anarchiche, ci fermiamo quanto ci pare, indispettendo gli stambecchi testardi, contempliamo, adagiate nell' erba, il volo delle nuvole tra gli alti tronchi.
Braggio, gelato, teleferica, ultima occasione di gustare pura adrenalina, oddio! com' è in piedi! e se si staccasse dal suo cavo! che volo nel vuoto!
Ma non succede niente.
Atterraggio ad Arvigo, breve attesa del bus giallo (quanto li amo!), il piacere della corsa sulla strada a curve della Calanca, eccoci al bivio, l' ultimo, ancora una camminata e ritroviamo le nostre auto, rosse!
Ciao, Anarchica, buon ritorno a casa! Chissà, il resto del gruppo, quelli dalle ginocchia sane e forti!
E' stato bello...
Grazie, compagni d' avventura solari, amichevoli, allegri, schietti e modesti.
Tutte persone interessanti che mi piacerebbe rivedere.
Alessio, grazie a un capogita coi fiocchi.
Osservo da subito che le ragazze hanno bello chiaro il loro lato maschile ben presente. Bene.
Ed i maschi non temono di mostrare il loro lato femminile. Bene.
Fa piacere: siamo nel 2018, oppure no?
Lo sapevo prima della partenza che ero poco allenata.
Sapevo che le ginocchia non erano sicure, ma doloranti e incapaci di grandi sforzi di propulsione.
Sapevo che i famigerati nervi di Morton, ossessionanti fiamme ossidriche sotto ai piedi, erano in agguato.
Però mi ero iscritta. Chissà...
Si parte tranquilli, il capogita Alessio mantiene un passo calmo.
I Famigerati non ci mettono però molto a manifestarsi, i bastardi!
Pass di Passit, bivio.
Via di fuga.
E se facessi l' anello che permette di ritornare a San Bernardino?
Si riparte.
Calma, l' andatura di Alessio.
Passaggi attrezzati con catene, ci mostra come si fa.
Paesaggi fantastici, m' inselvatichisco.
Occhio di riguardo alle ginocchia, vietato cadere a terra, e che fatica il minimo scalino! Impossibile, la spinta all' insù!
Intanto, la fiamma ossidrica brucia imperterrita, e che peso lo zaino, ma ci ho messo dentro pietre o cosa?
Mi sega le spalle. Questo zaino non mi è mai piaciuto, quando torno giù vado a comperarmene uno nuovo.
Uffa! ma questo sentiero non la finisce mai con i suoi saliscendi, ogni salita una tortura...
Finalmente in vista i due triangoli dei rifugi di Pian Grand, non vedo l' ora di togliere gli scarponi -che cessi l' ossessiva fiamma ossidrica- e lo zaino che sega le spalle!
Rifugi di Pian Grand, bivio.
Via di fuga.
E se domani scendessi a Pian San Giacomo?
Prima si cena, alla via di fuga ci penso poi.
Vado a letto presto, molto prima dei compagni, ho sonno, sono stanchissima, mi giro e rigiro, non riesco a trovare una posizione nella quale non mi facciano male le ginocchia, e i Famigerati, pur nudi, perché bruciare ancora, vi chiedo?
Mattina.
Che paesaggio da sogno. M' inselvatichisco.
Ma subito si sale nella pietraia, non c' è spazio per la contemplazione.
Alessio, passo calmo, ma costante.
Come ieri, si allontanano i compagni da me, a ogni foto che scatto, dieci metri di ritardo!
E ne scatto poche, troppa fatica fermarsi...
E su e giù, e su e giù, non c' è pace per il respiro...
I Famigerati bruciano , felici di esserci anche loro.
Bruciano le spalle, segate dallo zaino.
Meraviglioso mondo di Trescolmen, il mondo della mia Denise, la mia topina...
Nel lago, ci avevamo fatto il bagno nude, ricordi?
E che risate! che contentezza del cuore!
Fuggiti, i tormenti! le pene!
Noi due, a nuotare nelle acque fresche, tornate bambine...
Lagh de Trescolmen, bivio.
Via di fughe.
E se scendessi a Mesocco? a Valbella?
Breve pausa in riva al lago. Si riparte, il passo ritmato su quello tranquillo di Alessio.
C' è solo Sandro a ribellarsi, e a scappare là davanti, stambecco testardo!
Saliscendi, passaggi attrezzati con catene.
E l' incidente.
Sulla sinistra agguanto a due mani un angolo di pioda, con dipinta la marcatura biancorossa, bisogna passare piodate inclinate sopra un breve canale un pochino viscido, un due metri...
Si stacca netto l' angolo di pioda, parte sulla destra sfiorandomi e raspandomi una gamba e spellandomi un ditone della mano.
Vanno a danzare i bastoncini, nel canalino.
Enrico, rimasto indietro con Tania, rischia, per ricuperarli, anche perché il secondo, preso, gli scappa di mano, e scivola ancora più in basso, il bastardo!
Tania, dalla sua postazione, consiglia, commenta.
Gocce di sangue, nessuna conseguenza.
Quando non ti aspetti l' incidente, non hai tempo per aver paura, è il bello degli incidenti!
Il momento più fatato del percorso: la prima visione, dall' alto, del laghetto a forma di cuore del Calvaresc.
Che grazia...
Felici scendiamo al suo incontro, a rinfrescarci viso, mani e piedi!
Due temerarie si lanciano nell' acqua frescolina: bagno sarà! breve nuotata sarà!
Già si vede da qui la capanna Buffalora, agognata meta, che fa capolino nel lariceto.
Ma quanti saliscendi, ancora! quanti passi brucianti, quante spalle dolenti, stufe di portar sassi nello zaino, quanti respiri affannosi a ogni gradino!
Finalmente capanna!
Subito, salutare la simpatica coppia di guardiani!
Rifiutare il te bollente offerto e optare per una bella birra fresca: alla salute! compagni!
Poi, installazione nelle spaziose stanze, scegliersi uno spazioso letto, mettere ad asciugare gli abiti intrisi di sudore, mettere ogni cosa utile al suo posto, poi cenare, poi a letto presto!
Ammiro il rosso di sera dal mio letto, che bellezza, ascolto il piacevole cicaleccio delle conversazioni, cerco la posizione meno dolorosa per ginocchia e piedi. Di colpo mi addormento...
Mattina presto.
Capanna Buffalora, bivio.
Via di fuga.
E se scendessi a Rossa?
Ci penso su dopo aver fatto colazione, eh?
Alessio controlla il suo gruppetto.
"Micaela, ci sei? Pronta, si può partire?"
Calmo, il suo passo. La tappa sarà lunga. Costante, il suo passo.
Indovinate un po': saliscendi, toh!
La prima mezzo' ora, tranquilla, poi, evviva i Famigerati! evviva, le ginocchia senza forza di propulsione! evviva lo zaino che sega le spalle, oddio, ma ci hai messo dentro dei sassi?
La Musica cambia quando il sentiero si fa esposto, veramente aereo, già prima delle scale con catene, poi anche tutta la discesa successiva, bella ripida: qui occorre concentrarsi, non ci sono fiamme ossidriche, ginocchia traballanti o sassi nello zaino che contino. Con-cen-tra-zio-ne e basta.
Sospiro di sollievo una volta arrivati su terreno più sicuro...
E su! e giù! e giù e su! non cessano i saliscendi, ogni volta che scorgo un segno biancorosso lassù mi torna in anticipo il respiro affannoso!
Ancora una scala, ancora catene, ancora torrentelli viscidi, ancora canalini: veglia Alessio.
Una paretina con più catene: non si stanca di spiegare, Alessio, come ci si cala. Tranquilli, ci sono, per tutti voi!
Poteva esserci un incidente:
arriviamo in tre all' attraversamento di un riale, ma dall' altra sponda Ines ci grida di non toccare la catena, mezzo staccata, e su roccia pericolante.
Domani chiamerò l' ente che controlla il sentiero, sento ancora in bocca il gusto del pezzo di pioda che si è staccato ieri dalle mie mani...
A furia di su e giù e giù e su, arriviamo, dopo esserci fermati a pranzare sullo stupendo punto panoramico del Mottone, a Cort di Settel, dove si divideranno i nostri percorsi: le due Anarchiche scendono a Braggio, onde risparmiare le ginocchia nella lunga discesa su Santa Maria; ai sette compagni che restano non gliene frega niente di risparmiare le ginocchia, perché le hanno sane e forti!
Momento di melancolia...
Ciao, è stato bello camminare con voi!
Noi due Anarchiche scendiamo con calma, c' è tutto il tempo, la teleferica di Braggio è a richiesta, in valle a Arvigo, se manchiamo l' ultimo postale, vuoi che non si fermi nessuna auto vedendo do bei tosan?
Io, poi, sono in minigonna! Poi, se non funzionasse la visione di una minigonna, posso sempre far vedere la mano ferita e bendata!
Scendiamo da Anarchiche, ci fermiamo quanto ci pare, indispettendo gli stambecchi testardi, contempliamo, adagiate nell' erba, il volo delle nuvole tra gli alti tronchi.
Braggio, gelato, teleferica, ultima occasione di gustare pura adrenalina, oddio! com' è in piedi! e se si staccasse dal suo cavo! che volo nel vuoto!
Ma non succede niente.
Atterraggio ad Arvigo, breve attesa del bus giallo (quanto li amo!), il piacere della corsa sulla strada a curve della Calanca, eccoci al bivio, l' ultimo, ancora una camminata e ritroviamo le nostre auto, rosse!
Ciao, Anarchica, buon ritorno a casa! Chissà, il resto del gruppo, quelli dalle ginocchia sane e forti!
E' stato bello...
Tourengänger:
micaela

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