"Invernalina" Monte Lema (m.1586) - Gradiccioli (m.1936)
Cresta Lema-Tamaro... Non saprei dire quante volte l'abbia fatta in qualsiasi stagione da almeno una dozzina d'anni a questa parte, ma la bella nevicata del weekend precedente mi convince a ripercorrere per l'ennesima volta i miei passi, più che altro per poterne studiare le caratteristiche in vista di (sperate) nevicate più "serie" nel prossimo inverno. L'idea sarebbe di giungere sino al Tamaro pur sapendo che le ore di luce son poche e la neve rallenterà sicuramente il passo di un buon 30-40%.
Quindi perchè non complicarsi la vita subito partendo da Novaggio e solcando una bella valletta chiamata Vinera - con un bel vecchio mulino ristrutturato a fini "mondani" - che fa subito perdere una cinquantina di metri di dislivello prima di risalire in breve alla vicina Miglieglia. Da qui il sentiero per il Monte Lema è cosa nota, ma sarà l'occasione per me di vederla con occhi nuovi sempre in cerca di "vie" ignote (o inesistenti...). Arrivato sotto la verticale della cima svizzera, quella dell'osservatorio astronomico, la memoria mi riporta indietro di qualche anno allorchè trovai il sentiero che sale a zigzag verso il Rifugio completamente coperto dalla neve, e fui costretto a una salita avventurosa e precaria (neve ghiacciata da scalinare nei metri finali) per giungere in cima e godere di uno spettacolo bianco tuttora indimenticabile. Stavolta la neve c'è solo, e pochina, negli ultimi metri, ma la risalita su paglia è comunque di tutto rispetto, con pendenza ostica e mai da sottovalutare: si prende come riferimento il grosso traliccio della funivia - cui passare sotto o a destra - e si sale liberamente seguendo la linea più agevole di cresta: da sconsigliare d'estate, ma ideale come "via invernale" da Miglieglia, ovviamente con pericolo basso o moderato di valanghe essendo un versante Sud.
In cima mi accoglie un vento moderato ma freddino, e la vista è - come c'era da aspettarsi - in tutto degna della sua fama. Evito la risalita sulla cima italiana, benchè siano passate solo poco più di due ore dalla partenza, e punto subito alla forcella d'Arasio con situazione completamente mutata ed invernale (30-40 cm. di neve sul sentiero) ove l'occhio nota tre escursionisti qualche decina di metri avanti a me sul sentiero per il Poncione di Breno, mia prossima meta. Risalgo il ripido pendio di neve misto paglia giungendo sul Piano del Poncione e alla selletta prima della vetta, incrociando puntualmente il trio, che continua la traversata a mezzacosta, mentre io risalgo in breve verso il bell'omone in pietra a catturare altri panorami mozzafiato. Ridisceso raggiungo in breve i miei compagni di viaggio, appartenenti al CAI Besozzo: proseguiamo assieme sino al ricovero del Zottone, conversando amabilmente e scoprendo che uno di loro sta "festeggiando" con questa bella escursione panoramica i suoi 90 anni d'età. E con che baldanza e sicurezza! Ennesimo esempio quasi scientifico che la montagna, se coltivata con continuità, mantiene corpo e mente a livelli di sorprendente freschezza e salute: ed anche qui su Hikr - come ben sappiamo - abbiamo floridi esempi di questo tipo...
Mi congedo col simpatico e cordiale terzetto visto che ho come meta il Tamaro, ma inizio a temere di non farcela coi tempi: punto comunque alla vetta del Monte Magno, che sul versante settentrionale di discesa tra ontani e rododendri presentava quasi un metro di neve (sprofondo sino alla vita), e giungo al Passo Agario. Senza fermarmi attacco la risalita al Gradiccioli, dove l'innevamento aumenta anche sul lato meridionale benchè il sole abbia già lavorato da par suo. Evito di salire il Monte Polà perchè si fa sempre più convinta l'idea di lasciar perdere il Tamaro e rientrare dal lato italiano, ripassando pertanto al ritorno, e affronto con una certa fatica l'ultimo tratto di salita, benchè piuttosto agevole anche nei pochi tratti rocciosi. Raggiungo la piccola e significativa croce di vetta - con scritte alcune tra le più sagge ed incisive parole mai lette sulla montagna - a oltre 5 ore dalla partenza godendomi per mezz'ora piena uno dei panorami più belli ed ampi delle prealpi insubriche, che tinto di bianco è ancor più spettacolare del solito. Potrei farcela a raggiungere il Tamaro e scendere a Magadino (i ramponi, indispensabili per il suo glaciale lato nord, sono nello zaino), ma il Gradiccioli è un tale Climax di ariosità e potenza che sarebbe un vero peccato lasciarselo alle spalle, pur con Sua bellissima Maestà che faccia di tutto per attrarti nelle sue spire. Giusto fermarsi qui oggi.
Purtroppo l'eccesso d'amore per il lato italiano (Monteviasco, come resistere...) mi fa "dimenticare" che da questo versante i mezzi pubblici, ahimè, scarseggiano, contrariamente a quello ticinese. Scendo dunque ai Pianoni e risalgo in vetta al Monte Polà, scendendo ripidamente su buona neve trasformata alla selletta. Qui, ovviamente, mi complico ancora la vita salendo al Sass Gallina, la cui cresta di discesa è tutt'altro che banale, presentando canalini, brevi caminetti, roccette che uniti alla situazione semi-nevosa portano via più tempo del sentiero normale per la Capanna Merigetto. Ancora speranzoso di giungere a Dumenza prima delle 17,00 per l'ultimo bus decido - per una volta - di concedermi la comodità della funivia per il Ponte di Piero e quindi di farmela tutta su asfalto senza risalire al Roccolo, una volta superata Curiglia. Purtroppo la realtà sarà ben diversa e alle 17,00 sarò solo alle Cinque strade, pertanto - rassegnato all'idea di farmela a piedi sino a Luino - allungo il giro provando per la prima volta il piacevole percorso da qui a Dumenza passando dalle frazioni di Regordallo e Stivigliano. Da Dumenza a Luino... meglio non dir nulla, che è meglio: evitatelo, se potete...
Comunque tutto bellissimo... ;)
Avanti così.
NB. Il dislivello, ovviamente, non tiene conto dei 400 metri di discesa in funivia da Monteviasco a Ponte di Piero. La gradazione escursionistica (T3+) vuol essere una media dettata dalla situazione nevosa e dalle difficoltà più marcate del giro, ovvero la "variante" per il Monte Lema (T4-) e la cresta di discesa del Sass Gallina (T5-).
Quindi perchè non complicarsi la vita subito partendo da Novaggio e solcando una bella valletta chiamata Vinera - con un bel vecchio mulino ristrutturato a fini "mondani" - che fa subito perdere una cinquantina di metri di dislivello prima di risalire in breve alla vicina Miglieglia. Da qui il sentiero per il Monte Lema è cosa nota, ma sarà l'occasione per me di vederla con occhi nuovi sempre in cerca di "vie" ignote (o inesistenti...). Arrivato sotto la verticale della cima svizzera, quella dell'osservatorio astronomico, la memoria mi riporta indietro di qualche anno allorchè trovai il sentiero che sale a zigzag verso il Rifugio completamente coperto dalla neve, e fui costretto a una salita avventurosa e precaria (neve ghiacciata da scalinare nei metri finali) per giungere in cima e godere di uno spettacolo bianco tuttora indimenticabile. Stavolta la neve c'è solo, e pochina, negli ultimi metri, ma la risalita su paglia è comunque di tutto rispetto, con pendenza ostica e mai da sottovalutare: si prende come riferimento il grosso traliccio della funivia - cui passare sotto o a destra - e si sale liberamente seguendo la linea più agevole di cresta: da sconsigliare d'estate, ma ideale come "via invernale" da Miglieglia, ovviamente con pericolo basso o moderato di valanghe essendo un versante Sud.
In cima mi accoglie un vento moderato ma freddino, e la vista è - come c'era da aspettarsi - in tutto degna della sua fama. Evito la risalita sulla cima italiana, benchè siano passate solo poco più di due ore dalla partenza, e punto subito alla forcella d'Arasio con situazione completamente mutata ed invernale (30-40 cm. di neve sul sentiero) ove l'occhio nota tre escursionisti qualche decina di metri avanti a me sul sentiero per il Poncione di Breno, mia prossima meta. Risalgo il ripido pendio di neve misto paglia giungendo sul Piano del Poncione e alla selletta prima della vetta, incrociando puntualmente il trio, che continua la traversata a mezzacosta, mentre io risalgo in breve verso il bell'omone in pietra a catturare altri panorami mozzafiato. Ridisceso raggiungo in breve i miei compagni di viaggio, appartenenti al CAI Besozzo: proseguiamo assieme sino al ricovero del Zottone, conversando amabilmente e scoprendo che uno di loro sta "festeggiando" con questa bella escursione panoramica i suoi 90 anni d'età. E con che baldanza e sicurezza! Ennesimo esempio quasi scientifico che la montagna, se coltivata con continuità, mantiene corpo e mente a livelli di sorprendente freschezza e salute: ed anche qui su Hikr - come ben sappiamo - abbiamo floridi esempi di questo tipo...
Mi congedo col simpatico e cordiale terzetto visto che ho come meta il Tamaro, ma inizio a temere di non farcela coi tempi: punto comunque alla vetta del Monte Magno, che sul versante settentrionale di discesa tra ontani e rododendri presentava quasi un metro di neve (sprofondo sino alla vita), e giungo al Passo Agario. Senza fermarmi attacco la risalita al Gradiccioli, dove l'innevamento aumenta anche sul lato meridionale benchè il sole abbia già lavorato da par suo. Evito di salire il Monte Polà perchè si fa sempre più convinta l'idea di lasciar perdere il Tamaro e rientrare dal lato italiano, ripassando pertanto al ritorno, e affronto con una certa fatica l'ultimo tratto di salita, benchè piuttosto agevole anche nei pochi tratti rocciosi. Raggiungo la piccola e significativa croce di vetta - con scritte alcune tra le più sagge ed incisive parole mai lette sulla montagna - a oltre 5 ore dalla partenza godendomi per mezz'ora piena uno dei panorami più belli ed ampi delle prealpi insubriche, che tinto di bianco è ancor più spettacolare del solito. Potrei farcela a raggiungere il Tamaro e scendere a Magadino (i ramponi, indispensabili per il suo glaciale lato nord, sono nello zaino), ma il Gradiccioli è un tale Climax di ariosità e potenza che sarebbe un vero peccato lasciarselo alle spalle, pur con Sua bellissima Maestà che faccia di tutto per attrarti nelle sue spire. Giusto fermarsi qui oggi.
Purtroppo l'eccesso d'amore per il lato italiano (Monteviasco, come resistere...) mi fa "dimenticare" che da questo versante i mezzi pubblici, ahimè, scarseggiano, contrariamente a quello ticinese. Scendo dunque ai Pianoni e risalgo in vetta al Monte Polà, scendendo ripidamente su buona neve trasformata alla selletta. Qui, ovviamente, mi complico ancora la vita salendo al Sass Gallina, la cui cresta di discesa è tutt'altro che banale, presentando canalini, brevi caminetti, roccette che uniti alla situazione semi-nevosa portano via più tempo del sentiero normale per la Capanna Merigetto. Ancora speranzoso di giungere a Dumenza prima delle 17,00 per l'ultimo bus decido - per una volta - di concedermi la comodità della funivia per il Ponte di Piero e quindi di farmela tutta su asfalto senza risalire al Roccolo, una volta superata Curiglia. Purtroppo la realtà sarà ben diversa e alle 17,00 sarò solo alle Cinque strade, pertanto - rassegnato all'idea di farmela a piedi sino a Luino - allungo il giro provando per la prima volta il piacevole percorso da qui a Dumenza passando dalle frazioni di Regordallo e Stivigliano. Da Dumenza a Luino... meglio non dir nulla, che è meglio: evitatelo, se potete...
Comunque tutto bellissimo... ;)
Avanti così.
NB. Il dislivello, ovviamente, non tiene conto dei 400 metri di discesa in funivia da Monteviasco a Ponte di Piero. La gradazione escursionistica (T3+) vuol essere una media dettata dalla situazione nevosa e dalle difficoltà più marcate del giro, ovvero la "variante" per il Monte Lema (T4-) e la cresta di discesa del Sass Gallina (T5-).
Tourengänger:
Poncione

Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (15)