Dal Poncione di Breno al Gradiccioli - Val Veddasca
Di decreto in decreto, il Piemonte si fa sempre più lontano, l'inverno sembra avviato alla sua conclusione e non voglio perdermi quello che potrebbe essere l'ultimo giro sulla neve senza allontanarmi troppo da casa. Vado quindi a percorrere un buon tratto della classica traversata Lema - Tamaro, con partenza da Curiglia e discesa su Ponte di Piero.
Annotazioni
Ho percorso buona parte del giro con racchette da neve, togliendole nel tratto più delicato della traversata, tra il Poncione di Breno e lo Zottone (per me quasi un F, nel primo tratto della cresta).
L'esistenza di una traccia semplifica di molto la scelta dei passaggi, che altrimenti sarebbe non scontata, per la presenza di cornici e tratti esposti.
Il percorso
Da Curiglia (670 m) mi incammino sulla rizzada, il selciato locale, e prendo la mulattiera per gli Alpi Ca' del Sasso (che non raggiungerò). Sopra la baita della Selva, imbocco la deviazione (ben segnalata) che supera su un ponte in cemento il Riale e in breve traversa al grosso corte di Sarona (944 m). Si tratta per lo più di case ristrutturate nel rispetto della tradizione locale anche se non tutti i tetti conservano le antiche piode. Le costruzioni in lastre sottili alternano i toni del grigio e del marrone, una combinazione che colpisce maggiormente quando sono circondate dalla neve.
Senza tema di sbagliare (non c'è da inventare nulla, essendo tutto ben segnalato) proseguo lungo la rizzada verso l'Alpone. Ad un certo punto, intorno a 1050 m di quota, devio a sinistra (Nord) dove la CNS mostra una cappella isolata. Dal sentiero non si vede nulla e inizialmente sono un po' scettico ma dopo avere fatto i primi passi su neve a chiazze, ecco che compare la cappella, con il suo tetto in piode ancora al suo posto. Peccato non saperne il nome...
Riprendo il cammino e proseguo, ora con le racchette ai piedi, fino alla chiesetta della Madonna della Guardia nei pressi dell'Alpone. Seguo il sentiero per la Fontana dei Tamarini e quindi, con uno strappetto finale, mi porto sulla piatta cresta a pochi metri dal Piano del Poncione. Il Poncione di Breno (1654 m) si lascia raggiungere da questo lato senza opporre alcuna difficoltà. Bellissimo il panorama sul Malcantone e il Ceresio. Fino qui circa 2:30.
Mi incammino lungo la cresta verso lo Zottone. I primi metri sono una facile discesa, poi però ci sono alcune cornici da aggirare e l'attrezzatura che ho sotto i piedi comincia a risultare non del tutto adeguata perché gli spazi di manovra in alcuni punti sono molto stretti.
La neve presenta ancora un fondo compatto ma in superfice, non avendo rigelato, è poco coerente. Tolgo le racchette e proseguo fino alla sommità dello Zottone (1569 m). Superata una depressione con un capanno di cui ignoro il nome, risalgo su cresta al Monte Magino (1589 m) e quindi al Monte Magno (1636 m). Da qui in avanti è evidente che si può precedere con le racchette senza alcun problema perché la cresta diventa di fatto un ampio pendio. Supero le facilities del Passo d'Agario (1552 m, rivendita di getranke, chiusa per ovvie ragioni, e cesso quasi-pensile con scarico verso la zona denominata Pianca Soliva...) e mi concedo una breve pausa prima di salire la faticosa china che porta sulla piatta sommità del Monte Polà (1742 m). Da qui mi attende la lunga cresta Sud Ovest del Gradiccioli, già percorsa con la neve tanti anni fa, e che non presenta difficoltà. Arrivo così sul Monte Gradiccioli (1936 m), il punto più alto dell'escursione, sempre con le racchette ai piedi. Fin qui circa 5:30 lorde.
Bellissimi alcuni scorci sulla cresta percorsa, illuminata a sprazzi dal sole che a fatica oggi ha bucato le nuvole, e sui pendi innevati, e sorprendentemente intonsi, su entrambi i lati della cresta.
Discesa sempre per la cresta SO e poi verso la piatta sommità del Sasso della Gallina, che con i suoi 1630 m è il risalto più alto della provincia di Varese. Viste le condizioni pessime della neve, non ci provo nemmeno a scendere direttamente la cresta Sud Est e mi porto alla Capanna Merigetto e quindi, sul sentiero ufficiale per Monteviasco, all'Alpe Corte. Il traverso che precede l'alpe è una traccia piuttosto stretta su terreno ripido da cui la neve in parte se ne è già andata. Tolgo così definitivamente le racchette e procedo verso il sentiero della dorsale. Arrivato al nucleo dell'Alpe Cascinelle, scendo su ripido sentiero a Monteviasco e quindi, in breve, al parcheggio della funivia (sempre non funzionante) a Ponte di Piero (549 m), il punto più basso dell'escursione. Ancora una mezzora di asfalto e sono di ritorno a Curiglia dove si chiude questo bel giro.
Annotazioni
Ho percorso buona parte del giro con racchette da neve, togliendole nel tratto più delicato della traversata, tra il Poncione di Breno e lo Zottone (per me quasi un F, nel primo tratto della cresta).
L'esistenza di una traccia semplifica di molto la scelta dei passaggi, che altrimenti sarebbe non scontata, per la presenza di cornici e tratti esposti.
Il percorso
Da Curiglia (670 m) mi incammino sulla rizzada, il selciato locale, e prendo la mulattiera per gli Alpi Ca' del Sasso (che non raggiungerò). Sopra la baita della Selva, imbocco la deviazione (ben segnalata) che supera su un ponte in cemento il Riale e in breve traversa al grosso corte di Sarona (944 m). Si tratta per lo più di case ristrutturate nel rispetto della tradizione locale anche se non tutti i tetti conservano le antiche piode. Le costruzioni in lastre sottili alternano i toni del grigio e del marrone, una combinazione che colpisce maggiormente quando sono circondate dalla neve.
Senza tema di sbagliare (non c'è da inventare nulla, essendo tutto ben segnalato) proseguo lungo la rizzada verso l'Alpone. Ad un certo punto, intorno a 1050 m di quota, devio a sinistra (Nord) dove la CNS mostra una cappella isolata. Dal sentiero non si vede nulla e inizialmente sono un po' scettico ma dopo avere fatto i primi passi su neve a chiazze, ecco che compare la cappella, con il suo tetto in piode ancora al suo posto. Peccato non saperne il nome...
Riprendo il cammino e proseguo, ora con le racchette ai piedi, fino alla chiesetta della Madonna della Guardia nei pressi dell'Alpone. Seguo il sentiero per la Fontana dei Tamarini e quindi, con uno strappetto finale, mi porto sulla piatta cresta a pochi metri dal Piano del Poncione. Il Poncione di Breno (1654 m) si lascia raggiungere da questo lato senza opporre alcuna difficoltà. Bellissimo il panorama sul Malcantone e il Ceresio. Fino qui circa 2:30.
Mi incammino lungo la cresta verso lo Zottone. I primi metri sono una facile discesa, poi però ci sono alcune cornici da aggirare e l'attrezzatura che ho sotto i piedi comincia a risultare non del tutto adeguata perché gli spazi di manovra in alcuni punti sono molto stretti.
La neve presenta ancora un fondo compatto ma in superfice, non avendo rigelato, è poco coerente. Tolgo le racchette e proseguo fino alla sommità dello Zottone (1569 m). Superata una depressione con un capanno di cui ignoro il nome, risalgo su cresta al Monte Magino (1589 m) e quindi al Monte Magno (1636 m). Da qui in avanti è evidente che si può precedere con le racchette senza alcun problema perché la cresta diventa di fatto un ampio pendio. Supero le facilities del Passo d'Agario (1552 m, rivendita di getranke, chiusa per ovvie ragioni, e cesso quasi-pensile con scarico verso la zona denominata Pianca Soliva...) e mi concedo una breve pausa prima di salire la faticosa china che porta sulla piatta sommità del Monte Polà (1742 m). Da qui mi attende la lunga cresta Sud Ovest del Gradiccioli, già percorsa con la neve tanti anni fa, e che non presenta difficoltà. Arrivo così sul Monte Gradiccioli (1936 m), il punto più alto dell'escursione, sempre con le racchette ai piedi. Fin qui circa 5:30 lorde.
Bellissimi alcuni scorci sulla cresta percorsa, illuminata a sprazzi dal sole che a fatica oggi ha bucato le nuvole, e sui pendi innevati, e sorprendentemente intonsi, su entrambi i lati della cresta.
Discesa sempre per la cresta SO e poi verso la piatta sommità del Sasso della Gallina, che con i suoi 1630 m è il risalto più alto della provincia di Varese. Viste le condizioni pessime della neve, non ci provo nemmeno a scendere direttamente la cresta Sud Est e mi porto alla Capanna Merigetto e quindi, sul sentiero ufficiale per Monteviasco, all'Alpe Corte. Il traverso che precede l'alpe è una traccia piuttosto stretta su terreno ripido da cui la neve in parte se ne è già andata. Tolgo così definitivamente le racchette e procedo verso il sentiero della dorsale. Arrivato al nucleo dell'Alpe Cascinelle, scendo su ripido sentiero a Monteviasco e quindi, in breve, al parcheggio della funivia (sempre non funzionante) a Ponte di Piero (549 m), il punto più basso dell'escursione. Ancora una mezzora di asfalto e sono di ritorno a Curiglia dove si chiude questo bel giro.
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